Tutto è iniziato con Mahsa Amini, 22 anni,arrestata dalla c.d. “polizia morale”,una squadra speciale di polizia incaricata dell'applicazione pubblica delle norme islamiche.Mahsa Amini è stata uccisa perché i capelli le uscivano un po’ dal velo.Secondo il rapporto ufficiale della polizia Mahsa Amini sarebbe morta per un'insufficienza cardiaca,massacrata in realtà dalle botte subite dalla polizia.
E qui in Occidente e in Italia qual'é stata la reazione a questi fatti?Nessuna o poco più.Ma forse bisogna avvertire direttamente su di sé gli effetti della tirannia,dei suoi misfatti,della sua bestialità,per capire che quello che sta accadendo in Iran é una tragedia che si consuma dietro l’angolo di casa,non altrove e lontano?
Ed invece dopo che in questo Paese per anni ci sono state caterve di appelli insinceri all’indignazione morale contro avversari politici o ideologici(dove sono,oggi,quelli del "se non ora quando?".E i movimenti femministi? E quelli pacifisti?).Dopo una campagna elettorale tra le peggiori degli ultimi 15 anni in Italia,con la quale,a tratti,sembrava quasi che si dovesse salvare il pianeta e con lo sguardo ipocritamente rivolto al futuro,dimenticando poi l'oggi e mettere in discussione il diritto di un popolo,quello ucraino,ad esistere e respingere un’invasione di assassini,ecco che il presente delle libertà negate ci scivola addosso.
I capelli delle ragazze iraniane,la ciocca tagliata,gli hijab,il velo che le donne iraniane sono costrette a portare,ma che oggi quelle donne non hanno paura di bruciare in pubblico sulle piazze,e il fiume di sangue sparso da una “polizia morale”(sembra quasi di rileggere il romanzo distopico di George Orwell "1984" nel quale l'autore parlava della Psicopolizia)che spara e uccide in nome di una divinità che pretende di possedere la vita di tutti e che anzi pretende di imporsi anche sulle "corrotte" e "immorali" regole della cultura occidentale.Tutto questo dimostra(e noi non vogliamo capirlo)il vero carattere della tirannia quando impone cose squallide alla gente comune.
Ecco.Son queste le cose che dovremmo sentire in modo personale e sulle quali indignarci.Che gli autocrati sono nostri nemici,anche in tempi difficili come questi,tempi di inflazione,bollette stratosferiche,timori per il lavoro e il reddito.I diritti negati con la forza bruta,nella dimenticanza o nella distrazione dell’occidente,sono una realtà un po’ diversa dalla retorica occidentale dei diritti,che invece a Teheran sono repressi in fiumi di sangue e soffocati di strada in strada per una capigliatura,un fazzoletto,una treccia.
La liberaldemocrazia non è un'idea lontana,perduta nell'Iperuranio,un qualcosa di scontato e acquisito una volta per tutte.Come pure l’indignazione non è un sentimento morale a buon mercato da spendersi poi sul mercato del "politically correct",ma è un’armatura politica che società civile,partiti,comunità e singoli individui devono darsi come qualcosa di indispensabile,come l'aria che si respira.
A questo dovrebbero pensare quei ragazzi che occupano assurdamente il liceo Manzoni contro la vittoria elettorale della destra,invece che scatenare l’inferno delle loro voci per il ritiro dell’ambasciatore italiano a Teheran.E tutti noi,indistantamente,dobbiamo riscoprire il senso dell'inaccettabile,quello delle cose per cui ci si DEVE ribellare,di fare anche il niente che si può fare,esigere che l’autorità pubblica e le comunità private diano importanza ai valori del vivere civile e libero,nei quali pure solennemente diciamo di credere.
Le cose delle quali indignarci sono tante,ma l’indignazione per le cause che sembrano altrui e che invece sono profondamente nostre,diventa per noi solo un farfugliamento moralistico.Così protestiamo per Snowden e Assange,ma siamo silenti quando agli oppositori di Putin vengono comminate pene pesantissime e sentenze tremende ed é messa in gioco l’inviolabilità legale personale e la libertà di espressione.E la stessa indignazione dobbiamo ora rivolgere a quel potente atto simbolico di libertà,quello del taglio di una ciocca di capelli.Quell'atto deve riscuotere attenzione,protesta politica,fatta con ogni mezzo possibile,perché oggi l'Iran è un teatro della crudeltà fondato sull’esproprio della fede e il soffocamento della libertà.Lo dobbiamo alle coraggiose donne iraniane,ma in fondo lo dobbiamo a noi stessi.
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