Tra qualche giorno,il 2 novembre,ricorrerà l'anniversario della sua morte.Ma soprattutto quest'anno ricorrono i 100 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini.In occasione del centenario è stata organizzata a Roma,a Palazzo Barberini,dal 28 ottobre 2022 al 12 febbraio 2023,la mostra:"Pier Paolo Pasolini.TUTTO È SANTO"(il titolo è tratto dalle parole di un personaggio del suo film "Medea").
Pier Paolo Pasolini fu personaggio che ebbe un ruolo di primissimo ordine nel panorama culturale e sociale italiano.Certamente se ne andò via troppo presto.Fu strappato da questo mondo prematuramente.E la sua morte avvenne in maniera barbara,crudele ed iniqua.Iniqua perché ancora oggi le circostanze della sua morte sono coperte dal mistero e piene di interrogativi,come del resto in tanti,troppi altri casi é successo in Italia in questi anni.
Pasolini era un uomo particolare.Un "ribelle" culturale per i suoi tempi.E non a caso e a ragione molti critici ed intellettuali hanno relazionato la sua personalità a quella di Caravaggio,un altro "rivoluzionario" e "ribelle" per la propria epoca.Pasolini fu comunista,ma più per sensibilità sociale che per convinzione politica.Eppure fu "conservatore" sui valori.Anche se "trasgressivo",mantenne dentro di sé un rigore morale,un’onestà intellettuale,una disciplina verso la correttezza,tanto da poterlo far definire "luterano" in senso lato,cioè insofferente(tanto meno per convenienza od opportunismo)alle restrizioni e alle imposizioni del regime politico ed intellettuale,nella profonda convinzione,al contrario,di un libero credere ed agire.Non a caso una sua opera si intitolava proprio "Lettere luterane".Con essa sferzò ferocemente l'opprimente sistema di potere democristiano e l’intera classe politica italiana,in maniera sicuramente più efficace di qualsiasi opposizione politica presente al tempo in Italia.Davvero un Lutero dei nostri tempi.
Pasolini fu coscienza critica del Paese,morale ed intellettuale,perché aveva titolo e autorevolezza per parlare.Era persona vera,perché credeva nell'onestà e nella libertà del pensiero.Proprio per questo,in un'epoca di rigido ed oscurantista costume borghese,fu facile bersaglio di quel Potere da lui tanto combattuto,un Potere che gli scagliò contro le masse,accusandolo di tutto.Soprattutto lo colpirono sulle sue note preferenze sessuali.Si scatenò contro di lui tutta quell'ampia massa di ipocriti,che magari nulla avrebbero detto se quel "vizio" lo avesse avuto con delle donne.Quegli ipocriti,quei "sepolcri imbiancati",facilitati dal modo di pensare del tempo,volevano relegarlo a mera figura di "deviato",ad un uomo che non poteva dire nulla di buono e,anzi,ad un corruttore di giovani,perché frequentava i ragazzi delle borgate romane,quelli raccontati soprattutto nei suoi libri "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta".Ed invece lui proprio dei giovani voleva che tutti si interessassero.La sua speranza era di istruirli,di far pensare a loro prima come esseri umani,e poi cittadini verso i quali lo Stato aveva dei doveri.
Insieme ai giovani,un altro grande merito ebbe Pasolini:umanizzare quelle figure e quelle categorie umane emarginate e quasi "invisibili",che dovevano esistere solo per soddisfare il vizio ma che dovevano restare nell’ombra,per l’egoismo di una società che non sapeva essere inclusiva creando sacche di povertà e sofferenza sociale.Come,ad esempio,la figura della prostituta nel suo film"“Mamma Roma ",interpretata dalla grande Anna Magnani.Pasolini,raccontando quelle persone,dava loro dei valori,un’etica e rendeva impossibile all’uomo comune far finta di ignorare quelle realtà.Era persona scomoda Pasolini,perciò facile bersaglio di quella società le cui convenzioni ipocrite lui stravolgeva pubblicamente.Ma non piaceva neanche ai giovani contestatori,ai cosiddetti sessantottini,che lui stesso contestò quando,nella famosa battaglia di Valle Giulia tra studenti e poliziotti,gli studenti aggredirono i poliziotti.Pasolini non era conformista.Sarebbe stato facile,in quel tempo,difendere gli studenti in Italia come Sartre in Francia.E invece nel tempo di quella "battaglia di Valle Giulia",rimasta famosa nella cultura del '68,non esitò a schierarsi dalla parte dei poliziotti,veri "figli di poveri",come lui li definì.
Fu perennemente assetato di verità,in un paese di segreti,di congiure e complotti di Palazzo,in quella infinita "Notte della Repubblica",come la definì Sergio Zavoli.Un Paese di compromessi silenziosi e compiacenze e di scandali politico-sessuali messi a tacere,come il "Caso Piccioni".Pasolini ebbe un profondo senso di equità e giustizia sociale,e forse per questo "amava" i Radicali di Marco Pannella,al cui Congresso doveva intervenire il giorno successivo alla sua morte.Anche perciò abbiamo l'obbligo di dire che Pasolini morì troppo presto.Perché la sua presenza avrebbe dato ancora cose importanti per nutrire le nostre coscienze e che invece abbiamo perduto,dispersi per le strade di questa Italia,devastata da una intellualità prezzolata ed opportunistica e da una malapolitica che ha corrotto e svuotato ogni sentimento e passione.
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