"La più intima missione cui per 40 anni avevo dedicata ogni energia,cioé la pacifica federazione dell’Europa,era andata in rovina;quello che io avevo temuto più che la mia stessa morte,la guerra di tutti contro tutti,era ormai scatenata".Così scriveva allo scoppio della Seconda guerra mondiale lo scrittore austriaco Stefan Zweig,nel suo capolavoro:"Il mondo di ieri.Ricordi di un europeo".Già da queste parole si intuisce qual'era il sogno di Zweig:un'Europa unita,un'Europa dei popoli in pacifica convivenza tra loro.Un'Europa dall'Atlantico agli Urali,come anni dopo avrebbe detto il generale De Gaulle.E non a caso Zweig aveva chiamato "Europa" la sua villa a Salisburgo.Quell’idea di Europa era fondata,nella sua concezione,sulla cultura e sui valori spirituali espressi dai tanti grandi intellettuali da lui conosciuti e frequentati;da Hermann Hesse a Joseph Roth,da James Joyce a Maksim Gor’kij,da Rainer Maria Rilke a Thomas Mann da Salvador Dalì a Toscanini e non fu un caso che fu proprio Zweig a pronunciare l'orazione funebre per Sigmund Freud.Ma la narrazione s'arresta e quel sogno s'infrange al momento dell'arrivo della Grande Guerra prima e del mostro nazista hitleriano poi.
Forse è necessario rileggere Stefan Zweig,ancor più oggi,nel 2022.Zweig morì giusto 80 anni fa(il 22 febbraio 1942)ed è triste ed angoscioso rilevare la coincidenza del giorno della sua morte con quello dell'inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte di un altro bestiale criminale come Putin.Ancora oggi dobbiamo allora recitare il requiem per un’Europa che,unita apparentemente dalla moneta,è stata però incapace,per egoismi economici nazionali e per l'assenza di solidarietà tra i popoli,di respirare con i suoi due polmoni,Occidente e Oriente, dall’Atlantico agli Urali.
Forse nessuno scrittore è riuscito meglio di Stefan Zweig a raccontare il brusco passaggio dalla gloriosa epoca del liberalismo classico,caratterizzata da un lungo periodo di pace e progresso,a quella dello Stato onnipotente cominciata nel 1914 con lo scoppio della I guerra mondiale.Zweig visse la fine del rassicurante,pacifico,libero mondo borghese della sua giovinezza come un trauma personale.Non poteva credere che la grande civiltà europea fosse impazzita al punto di rendersi responsabile delle più infami nefandezze contro i valori universali dell'Umanità.Eppure il peggio doveva ancora arrivare.E arrivò 20 anni dopo,quando il nazismo salì al potere in Germania e devastò materialmente e spritualmente l'Europa intera.Dopo la catastrofe della Grande Guerra,Zweig non resse a questa seconda perdita del suo mondo,alla scomparsa della sua vecchia e amata Europa e,dopo essere fuggito in Brasile,lì si suicidò nel 1942(anche se alcuni dicono che "venne suicidato" dai nazisti).
Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo è il suo capolavoro.E' al tempo stesso un’autobiografia e una riflessione sugli avvenimenti della storia europea della prima metà del Novecento.Il mondo precedente la prima guerra mondiale,scrive Zweig,fu l’età d’oro della sicurezza per l'Europa,in una maniera che i più giovani considerano inimmaginabile.
"Era dolce vivere in quell'atmosfera di tolleranza,dove ogni cittadino,senza averne coscienza,veniva educato a essere supernazionale e cosmopolita".
In quel mondo nessuno poteva credere che ci potessero essere guerre o rivoluzioni.C'era fede in un progresso continuo in virtù della forza di quella Ragione,dimostrata dai continui nuovi miracoli della scienza e della tecnica,e della fede nella irresistibile forza conciliatrice della tolleranza.Insomma,agli inizi del ‘900 l’Europa progrediva a una velocità mai vista prima,e da mille cose si avvertiva il crescere di una agiatezza umana e culturale,insieme alla convinzione che nulla avrebbe potuto interrompere quel progresso.Ma poi ci furono gli spari di Sarajevo e l’inizio della catastrofe con l'esplosione della I Guerra Mondiale.
Ma quella tragedia purtroppo si ripeté,in forma ancora peggiore,20 anni dopo,con lo scoppio della II guerra mondiale.Difronte all'avvento del regime di Adolf Hitler,così scriveva Zweig:"Anche la vera patria che il mio cuore si era eletto,l’Europa,è perduta per me da quando per la seconda volta,con furia suicida,essa é dilaniata in una guerra fratricida.Contro la mia volontà ho dovuto assistere alla più spaventosa sconfitta della ragione e al più selvaggio trionfo della brutalità"(.....).Negli anni "ho visto crescere e diffondersi le grandi ideologie delle masse,il bolscevismo in Russia,il fascismo in Italia,il nazismo in Germania,e anzitutto la peste peggiore,il nazionalismo che ha avvelenato la fioritura della nostra cultura europea".Ecco,il nazionalismo.Probabilmente é in questa riflessione che può essere trovata l'attualità del pensiero di Zweig,in relazione alla guerra che sconvolge l'Ucraina e l'Europa intera.La peste,per Zweig,é dunque il nazionalismo,corruzione del sano amor di patria che permette alle nazioni di cooperare,cioé di mettere in comune il meglio e non di competere in maniera alla fine controproducente,considerato il mondo interconnesso nel quale viviamo.Ed invece sembra proprio che in questi decenni di pace apparente,non sia cambiato nulla,perché non ci si è realmente avvicinati agli altri,anzi si sono costruite altre barriere e nuovi muri tra i popoli.
Oggi,dopo la tragedia della pandemia e nel corso di una drammatica guerra al centro d'Europa,il testo di Zweig dovrebbe essere letto in particolare dai difensori del patriottismo nazionale che hanno dimenticato gli effetti nefasti del nazionalismo e pretendono di legittimare la superiorità della propria nazione rispetto alle altre(“America first” come “Deutschland uber alles” oppure “d'abord les Français” o “prima gli Italiani”)che vengono prima degli altri.C'é,al contrario,un'unica patria,l'Umanità".Non perché non abbiamo identità nazionali,ma perché ogni popolo è un crocevia di identità molteplici e stratificate.Mettere la nazione in primo luogo significa tradire tutte le altre.Ed é anzi proprio questo che ha permesso a politici sognatori del calibro,ad esempio,di Altiero Spinelli,di affermare la validità del progetto europeo in quanto esso non è stato seppellito dalla storia come altri progetti ma è un progetto che è sempre rinato dopo le sue sconfitte.Come affermava il più famoso costituzionalista dell'epoca moderna,Montesquieu,"se qualcuno mi proponesse di fare qualcosa che si rivelasse utile per la mia patria ma pregiudizievole per l'Europa",la considererei come un crimine".
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