13 luglio 2021

UNA GIORNATA PARTICOLARE



A voler parafrasare il titolo del celebre film di Ettore Scola,si potrebbe dire che domenica 11 luglio è stata una "giornata particolare" per gli italiani.La Nazionale italiana di calcio,infatti,ha vinto a Wembley,uno dei templi del calcio mondiale,la finale dei Campionati Europei,conquistando la  Coppa dopo ben 53 anni.Contemporaneamente un nostro tennista,Matteo Berrettini,ha giocato la finale del Torneo di Wimbledon,uno dei più prestigiosi al mondo,giocando in un altro grande tempio dello sport mondiale,quello di Wimbledon,appunto.E se anche alla fine Berrettini ha perso contro Djokovic,numero 1 al mondo,l'impresa rimane storica,perché mai un italiano era giunto in finale in questo torneo.Sport,società e politica sono cose diverse.Ma una cosa si può dire,perché non riguarda solo la dimensione sportiva.Le prestazioni dei nostri atleti hanno restituito al Paese la possibilità di vivere finalmente una gioia collettiva e condivisa.Dopo 128.000 morti per Covid,4 milioni di contagiati,lo strazio di familiari,l'impegno di medici,infermieri,le immagini devastanti delle città deserte,dopo la perdita di posti di lavoro con saracinesche dei negozi abbassate e cancelli delle fabbriche sbarrati,dopo la più grande tragedia italiana dal dopoguerra,gli italiani sono tornati a sorridere e ad abbracciarsi,superando mesi di distanziamento e lontananze fisiche e mentali.Certo non si può minimamente pensare che con le partite di Berrettini e della Nazionale,si sia risolta anche la partita contro la pandemia.Ma ci sono segnali che possono significare che il Paese sta ripartendo,e che,come spesso accade,lo sport anticipa i cambiamenti del clima generale.E in questo momento il nostro Paese sembra stia vivendo una inaspettata ma meritata primavera sportiva,dopo il lungo e buio inverno di una pandemia sanitaria ed economica.La Nazionale di calcio,solo 3 anni fa sbattuta fuori dai Mondiali,ha in breve tempo ricucito il rapporto anche sentimentale con il Paese,giungendo in finale(e già solo questo sarebbe stato un successo)e poi vincendo la più prestigiosa competizione europea.I tennisti italiani come Berrettini(ma poi ci sono anche Sinner e Musatti e Sonego e Fognini)che ha fatto emozionare l’intero paese.E poi ancora la nazionale italiana di basket che raggiunge,dopo 17 anni,le Olimpiadi di Tokyo.E i giovani dell'atletica leggera con i loro risultati e record insperati.E' come se la "meglio gioventù"(per richiamare la raccolta di poesie di Pier Paolo Pasolini)costretta a rimuovere per mesi le relazioni e gli spazi sociali,abbia trovato,nella fatica degli allenamenti,un senso nuovo per superare il tempo cupo che le è toccato.E la caratteristica che si è notata in tutti questi sport,è quell'inedito senso di solidarietà,quasi una specie di abbraccio collettivo nazionale.L'abbraccio,ad esempio,tra calciatori che pure si contendono lo stesso posto da titolare,o tra tennisti,o giocatori del nostro basket.E' come se si volesse superare quella separazione tra l'io e il noi,la segregazione dell'individuo che sente invece il bisogno di (ri)trovare il significato dell'avverbio "insieme".Lo sport ci restituisce il valore del collettivo,della comunità,l’interesse generale che prevale sull'egoismo.Ed anche il sapore e la bellezza del sentimento dell’amicizia e la solidarietà che ha portato,per esempio,i calciatori italiani a dedicare la vittoria a un loro collega sfortunato,o che ha spinto i ragazzi danesi a disporsi in circolo per sottrarre alla rapacità dei media la vista di un loro compagno che combatteva tra la vita e la morte.Dalla tragedia del covid "ne usciremo migliori" hanno detto in tanti.No,non è assolutamente così.Questo dramma ci ha ferito profondamente e ne porteremo per sempre il segno nelle carni.Però i teatranti della nostra politica,delle istituzioni,della società e,diciamolo pure,della scienza,dovrebbero capire e avvertire il sentimento del Paese,espresso invece benissimo dallo sport,che non è più tempo di baruffe e sceneggiate strumentali.C'è bisogno di serietà,stabilità,competenza(altro che "uno vale uno";come nello sport vale chi è più bravo)ed efficienza per affrontare la grave crisi economica e sociale che abbiamo difronte e che stiamo affrontando grazie al contributo(anche qui)solidale dell'Europa,alla faccia di sovranismi e nazionalismi.La politica e i partiti hanno il dovere di lasciar perdere interessi egoistici partitici o,peggio,personalistici,di ex premier,perché c'è l'obbligo di fare riforme per ripartire spendendo i fondi europei per la nazione,il lavoro,l'occupazione,la coesione sociale,attraverso il prestigio e l’autorevolezza di chi dirige il governo.Gli italiani,sono stanchi e sentono il bisogno di un senso di concordia come quello espresso nello sport,che si levi al di sopra degli interessi minuscoli e mediocri di presunti leader capaci di guardare solo ai sondaggi.Soggetti che starnazzano quotidianamente con il rancore di "haters" professionisti,come si vede sui social.C'è bisogno,invece,di una democrazia funzionante,veloce ma anche di una giustizia che esca dalle proprie logiche di casta e di potere.Un Paese non di insignificanti improvvisatori,ma di figure ed eccellenze in tutti i campi,che facciano così primeggiare il nostro Paese come è accaduto nello sport.E questo richiede fatica,sacrificio,talento,studio.E richiede,sempre,spirito di squadra,come nello sport,come nella vita.

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