09 agosto 2021

NON SIAMO TUTTI UGUALI.PER FORTUNA

 





No,non siamo tutti uguali,per fortuna.Uno non vale uno.Uno vale per quello che fa,per come lo sa fare.Lo hanno dimostrato quei ragazzi,laggiù in Giappone,alle Olimpiadi di Tokio,in questo mese di agosto 2021 che rimarrà storico per lo sport olimpico italiano e per l'atletica leggera in particolare:Gianmarco "Gimbo" Tamberi e Marcell Jacobs sono stati il simbolo e l'icona delle vittorie italiane alle Olimpiadi.L'uno che sfida la legge di gravità e vola al di sopra dell'assicella del salto in alto,l'altro che corre  dentro al vento e contro il tempo  nella gara regina dell'atletica leggera,i 100 metri piani.Uno che alza i centimentri,l'altro che abbassa i centesimi.E alla fine entrambi con la medaglia d'oro al collo,i più forti al mondo nelle loro discipline.Hanno superato e battuto gli avversari ma anche fragilità fisiche e mentali.Infortuni,situazioni familiari complicate,e da ultimo anche Covid.Allenamenti e sforzi e fatiche e rinunce ed impegno  ce ne hanno messo tanto quei due ragazzi d'oro in questi anni di preparazione alle Olimpiadi,in vista di quel sogno che forse neanche loro avevano sognato.Sono questi i valori e i requisiti per "vincere",nello sport come nella vita:una cultura del lavoro,del dovere e una selezione dei meritevoli.Ed è qui il punto.Nel nostro Paese c'è la difficoltà a riconoscere una cultura del dovere rispetto a una cultura dei diritti che ha caratterizzato gli ultimi 50 anni.Nella rivoluzione culturale cominciata coi movimenti del '68,è stata impostata una cultura egemonica nelle scuole,nelle università,nei media,tesa ad affermare il diritto di tutti a ottenere una società più equa e più attenta alle istanze delle classi più deboli.La genesi di questa cultura e queste istanze,assolutamente giuste e fondamentali per una società veramente democratica,fu quella di evitare ineguaglianze e disparità assolutamente inaccettabili.Il problema però,fu che la difesa dei diritti dei più deboli e meno abbienti fu la cancellazione della cultura del dovere e della selezione dei più meritevoli.Chi non ricorda i "principi" del Movimento Studentesco sessantotino?Tutto a tutti,tutti uguali a tutti,il 6 politico,il 18 politico,i compiti in classe di gruppo,l’egualitarismo,il collettivismo,il mondialismo,l’antagonismo,il pansindacalismo.La conseguenza di questa "cultura dei diritti" sono poi state una scuola e una politica nelle quali,in conseguenza della cancellazione di ogni necessaria selezione,abbiamo assistito alla perdita di importanza delle competenze in qualsiasi ambito,alla cancellazione della selezione della classe dirigente sublimata dal recente e folle “uno vale uno”.La scuola e l'università sono state trasformate in diplomifici sotto la falsa tesi che bisognava assicurare a tutti un titolo o una laurea,senza invece privilegiare la selezione dei migliori e senza un reale aiuto a chi non poteva avere un supporto familiare adeguato.Così,di fatto,le classi economicamente più abbienti spediscono i figli all’estero nelle università migliori che selezionano in entrata e definiscono un rigore da noi sconosciuto perpetuando una nuova disparità delle possibilità dei nostri ragazzi secondo il censo.E' vero,invece,proprio il contrario.La selezione dei migliori non è espressione di una cultura classista,ma soltanto il meccanismo di funzionamento dell’ascensore sociale,necessario per migliorare costantemente la nostra società,in un contesto mondiale globalizzato,che ha costantemente "alzato l’asticella".Si ha la sensazione che tutto questo sia stato quasi impedito da una classe dirigente a dir poco mediocre,composta da persone del tutto incapaci,timorose dell'arrivo di una classe politica e dirigente di competenti.Sentir parlare tal Laura Castelli,o Fabiana Dadone,o Danilo Toninelli rafforza questa sensazione di difesa del privilegio dell’ignorante assurto al potere.In economia,poi,l'errore è stato ancora più drammatico.Concepire il debito pubblico come "equilibratore dei diritti",senza porsi il problema di chi dovrà poi ripargarlo,resterà il lascito più criminale di una società senza più giovani e con una crisi demografica senza precedenti,che comporterà l'obbligo di ripagare il debito creato già prima della pandemia.Oggi,insomma,il sistema dominante è quello della "mediocrazia",cioè la scelta dei mediocri,a scapito degli eccellenti che di "amici" non ne hanno ed è questa la cifra costante della nostra società.Così le persone scelte nella politica, nelle università e altrove non sono mai le migliori o le più competenti,ma solo e semplicemente i mediocri che hanno saputo baciare la pantofola del politico in auge.Mario Draghi,per fortuna,costituisce una rottura di questo schema e i risultati si sono visti da subito,mella gestione della pandemia e più in generale dello Stato dopo i 3 drammatici/comici anni di reality show di Giuseppe Conte e Rocco Casalino.Ma Mario Draghi non può e non deve essere un'eccezione.Per ottenere risultati duraturi serve che nelle famiglie si insegni innanzitutto che esistono doveri oltre che diritti,che il lavoro è un dovere per dare ai giovani la possibilità di imparare e crescere in una società che richiede anni di formazione per svolgere compiti qualificati,e che perciò il merito va riconosciuto e premiato.Dunque una cultura dei doveri,del sapere e della competenza,con il riconoscimento dei migliori e pìù bravi.Non si vincono le Olimpiadi,come hanno fatto Jacobs o Tamberi e tutti gli altri atleti italiani,per diritto ma solo con sacrificio e impegno continuo e costante nel tempo,oltre alle doti conferite da madre natura.Dobbiamo essere orgogliosi per le vittorie di questa nuova comunità sportiva multietnica,ma dobbiamo altresì pretendere lo stesso criterio di selezione dei migliori nella scuola e nella politica,tenendo conto dell’impegno dimostrato nella vita.Non siamo tutti uguali(per fortuna).Perciò non possiamo pretendere diritti senza corrispondenti doveri.Se ciò non fosse,ci ritroveremo con molti meno diritti e con molta più disuguaglianza,come dimostra la storia della Russia,di Cuba e di tutti i luoghi dove si è creata la tecnocrazia del burocrate di partito.E i nostri ragazzi continueranno tristemente,ad emigrare in massa per crescere professionalmente nelle società dove la cultura del dovere esiste e il merito viene premiato.

2 commenti:

Julia ha detto...

Ciao Clem. Tutto bene. E tu?
Grazie e buon tutto
Julia

Clem ha detto...

Ciao Julia
che piacere risentirti dopo tanto tempo ! Sai ? Spesso andavo sul tuo blog per vedere se eri tornata e se comunque era tutto ok,ma rivedevo sempre l'ultimo post di febbraio.Mi fa veramente tantissimo piacere,perciò,sentirtelo dire.
Si anch'io tutto ok,grazie
Ciao e a presto
Clem