A voler parafrasare il titolo del celebre film di Ettore Scola,si potrebbe dire che domenica 11 luglio è stata una "giornata particolare" per gli italiani.La Nazionale italiana di calcio,infatti,ha vinto a Wembley,uno dei templi del calcio mondiale,la finale dei Campionati Europei,conquistando la Coppa dopo ben 53 anni.Contemporaneamente un nostro tennista,Matteo Berrettini,ha giocato la finale del Torneo di Wimbledon,uno dei più prestigiosi al mondo,giocando in un altro grande tempio dello sport mondiale,quello di Wimbledon,appunto.E se anche alla fine Berrettini ha perso contro Djokovic,numero 1 al mondo,l'impresa rimane storica,perché mai un italiano era giunto in finale in questo torneo.Sport,società e politica sono cose diverse.Ma una cosa si può dire,perché non
riguarda solo la dimensione sportiva.Le prestazioni dei nostri atleti hanno restituito al Paese la possibilità di vivere finalmente una gioia
collettiva e condivisa.Dopo 128.000 morti per Covid,4 milioni di contagiati,lo strazio di familiari,l'impegno di medici,infermieri,le immagini devastanti delle città deserte,dopo la perdita di posti di lavoro con saracinesche dei negozi abbassate e cancelli delle fabbriche sbarrati,dopo la più grande tragedia
italiana dal dopoguerra,gli italiani sono tornati a sorridere e ad abbracciarsi,superando mesi di distanziamento e lontananze fisiche e mentali.Certo non si può minimamente pensare che con le partite di Berrettini e della Nazionale,si sia risolta anche la partita contro la pandemia.Ma ci sono segnali che possono significare che il Paese sta ripartendo,e che,come spesso accade,lo sport anticipa i cambiamenti
del clima generale.E in questo momento il nostro Paese sembra stia vivendo una inaspettata
ma meritata primavera sportiva,dopo il lungo e buio inverno di una pandemia sanitaria ed economica.La Nazionale di calcio,solo 3 anni fa sbattuta fuori dai Mondiali,ha in breve tempo ricucito il
rapporto anche sentimentale con il Paese,giungendo in finale(e già solo questo sarebbe stato un successo)e poi vincendo la più prestigiosa competizione europea.I tennisti italiani come Berrettini(ma poi ci sono anche Sinner e Musatti e Sonego e Fognini)che ha fatto emozionare l’intero paese.E poi ancora la nazionale italiana di basket che raggiunge,dopo 17 anni,le Olimpiadi di Tokyo.E i giovani dell'atletica leggera con i loro risultati e record insperati.E' come se la "meglio gioventù"(per richiamare la raccolta di poesie di Pier Paolo Pasolini)costretta a rimuovere per mesi le relazioni e gli
spazi sociali,abbia trovato,nella fatica degli allenamenti,un senso nuovo per superare il tempo cupo che le è toccato.E la caratteristica che si è notata in tutti questi sport,è quell'inedito senso di solidarietà,quasi una specie di abbraccio collettivo nazionale.L'abbraccio,ad esempio,tra calciatori
che pure si contendono lo stesso posto da titolare,o tra tennisti,o giocatori del nostro
basket.E' come se si volesse superare quella separazione tra l'io e il noi,la segregazione dell'individuo che sente invece il bisogno di (ri)trovare il significato dell'avverbio "insieme".Lo sport ci restituisce il valore del collettivo,della comunità,l’interesse generale che prevale sull'egoismo.Ed anche il sapore e la bellezza del sentimento dell’amicizia e la solidarietà che ha portato,per esempio,i calciatori italiani a
dedicare la vittoria a un loro collega sfortunato,o che ha spinto i ragazzi danesi
a disporsi in circolo per sottrarre alla rapacità
dei media la vista di un loro compagno che
combatteva tra la vita e la morte.Dalla tragedia del covid "ne usciremo migliori" hanno detto in tanti.No,non è assolutamente così.Questo dramma ci ha ferito profondamente e ne porteremo per sempre il segno nelle carni.Però i teatranti della nostra politica,delle istituzioni,della società e,diciamolo pure,della scienza,dovrebbero capire e avvertire il
sentimento del Paese,espresso invece benissimo dallo sport,che non è più tempo di
baruffe e sceneggiate strumentali.C'è bisogno di serietà,stabilità,competenza(altro che "uno vale uno";come nello sport vale chi è più bravo)ed efficienza per affrontare la grave crisi economica e sociale che abbiamo difronte e che stiamo affrontando grazie al contributo(anche qui)solidale dell'Europa,alla faccia di sovranismi e nazionalismi.La politica e i partiti hanno il dovere di lasciar perdere interessi egoistici partitici o,peggio,personalistici,di ex premier,perché c'è l'obbligo di fare riforme per ripartire spendendo i fondi europei per la nazione,il lavoro,l'occupazione,la coesione sociale,attraverso il prestigio e l’autorevolezza di chi dirige il governo.Gli italiani,sono stanchi e sentono il bisogno di un senso di concordia come quello espresso nello sport,che si levi al di sopra
degli interessi minuscoli e mediocri di presunti leader capaci di guardare solo ai sondaggi.Soggetti che starnazzano quotidianamente con il rancore di "haters" professionisti,come si vede sui social.C'è bisogno,invece,di una democrazia funzionante,veloce ma anche di una giustizia che esca dalle proprie logiche di casta e di potere.Un Paese non di insignificanti improvvisatori,ma di figure ed eccellenze in tutti i campi,che facciano così primeggiare il nostro Paese come è accaduto nello sport.E questo richiede fatica,sacrificio,talento,studio.E richiede,sempre,spirito di squadra,come nello sport,come nella vita.
13 luglio 2021
10 luglio 2021
UOMINI SENZA DIRITTI
I video,divulgati dal quotidiano "Il Domani",che documentano quanto successo l'anno scorso,nel periodo del Covid,dentro il carcere di S.Maria Capua Vetere,restituiscono qualcosa di incredibile:decine di detenuti sottoposti dalla polizia penitenziaria a violenze,pestaggi,torture e umiliazioni di ogni genere(una vera e propia "mattanza" l'ha definita il giudice inquirente).Una cosa che lascia esterefatti,inorriditi,ma anche profondamente indignati.Indignati perchè quei fatti sono accaduti in una struttura di uno Stato democratico,nel quale dovrebbero essere garantita la legge e i diritti,anche i diritti di chi la legge ha violato.Perché questo prevede la nostra Costituzione all'articolo 27("Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità")e all'articolo 13("È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà").E' questa l'essenza stessa di uno Stato di diritto.La stessa ministra della Giustizia,Marta Cartabia,ha detto che quei fatti sono "un tradimento della Costituzione",mentre invece un anno fa,un altro ministro della Giustizia,il 5Stelle Bonafede,disse in Parlamento che con quelle azioni di polizia in quel carcere "era stata ripristinata la legalità".Ma perchè poi è avvenuto quel massacro di uomini e di diritto?Semplicemente perchè i detenuti chiedevano mascherine e tamponi dopo la comparsa del virus Covid nel penitenziario.E allora vien fatto di chiedersi:ma lo Stato dov’era in quei giorni?E la risposta,purtroppo è:lo Stato mancava del tutto in quei giorni,in quel carcere di Santa
Maria Capua Vetere.Mancava la fedeltà
alla Costituzione,mancava l'osservanza della legge che regola i
diritti di ognuno,l’osservanza dei regolamenti che governano
un mondo complesso come il carcere:e infine il
rispetto per la democrazia e i suoi principi,e la coscienza della
civiltà in cui viviamo,che è la base dentro la quale lo
Stato opera a tutela del bene comune.Queste norme sono state soppresse,in quei giorni a Santa Maria Capua Vetere,e un'altra nera pagina del diritto è stata scritta nel Paese di Cesare Beccaria,che proprio dei "Delitti e delle pene" scriveva già nel '700.Le divise di quegli agenti penitenziari,da simbolo di
servizio dell’ordine repubblicano,sono diventate quasi come il "permesso" all’abuso,alla violenza di gruppo.Una forza di polizia nata per tutelare
l’ordinamento democratico e la dignità del
cittadino,anche se in arresto,si trasforma in un corpo di
picchiatori scatenato a colpire,torturare,manganellare i detenuti.Protervia e senso di onnipotenza hanno
permesso al raid punitivo annunciato nelle chat degli agenti("li
abbattiamo come vitelli","domani chiave e piccone in mano")di
svolgersi con incredibile violenza.Dalle immagini,divulgate da"Il Domani",emerge il quadro miserabile di un gruppo armato di caschi
e manganelli che si scaglia contro uomini inermi,una folla di
divise che circonda ogni volta un individuo isolato e lo getta a
terra con calci,pugni,bastonate,ginocchiate nelle parti intime.Non solo i carcerati non possono in alcun modo proteggersi,ma il
pestaggio non ha nessuna giustificazione,perché non si trattava di sedare una rivolta.Nei video ci sono i poliziotti disposti su due file,e i prigionieri sono
costretti a passare ad uno ad uno dentro questo corridoio umano
tenendo le mani dietro la testa,mentre le guardie li colpiscono,li
atterrano e li prendono a calci,infieriscono col
manganello.In piena Europa,quell'Europa che chiede all'Italia una riforma del sistema giustizia,in cambio dei finanziamenti del PNNR,nel cuore della civiltà occidentale,la civiltà giudiziaria italiana del 2021 mostra lo spettacolo di uomini rannicchiati
sul pavimento che si coprono la testa con le mani per ripararsi,una persona addirittura sulla sedia a rotelle,con il capo affondato tra le spalle sperando di evitare altri colpi,la
disperazione di chi è totalmente esposto a una furia
inconcepibile,fuori da tutte le regole.Colpisce(è proprio il caso di usare questo verbo)di fronte alla brutalità del sopruso e alla
disumanità della ferocia,che nessuno altro agente abbia avuto un
moto di repulsione,un soprassalto di consapevolezza,chiedendo di smetterla,di arrestare la vigliaccheria di una forza collettiva
che abusava di sé,contro uomini già in stato di minorità esistenziale.La forza diventa vessazione e oltraggio,forse perché si pensa che dall’altra parte ci sono "solo" dei detenuti,cioè dei cittadini di serie B,indegni di essere nel consesso civile,benché proprio il carcere dovrebbe favorire il recupero e il reinserimento del detenuto-cittadino.E tutto questo accade dopo il caso Cucchi,con una giustizia arrivata tardivamente solo grazie all’ostinazione della
sorella della vittima,perchè l’assassinio aveva potuto contare per
nove lunghi anni su una copertura dei vari gradi gerchici delle forze dello Stato.E c'è l'amarezza di constatare che quella vicenda non ha insegnato nulla.E allora qual'è il concetto di democrazia che si ha in questo Paese,difronte a situazioni di violenza come queste,contro gli esclusi
e i marginali,che trovano un sorta di silenzioso e rabbioso consenso nella pubblica opinione che vede sempre nel detenuto l'individuo che non ha diritto ad avere diritti?È per questo che chi guida il Paese,a tutti i livelli,nel
governo,nella magistratura,nei vari corpi di polizia e nelle carceri,nei partiti,deve
sentire la gravità di quanto accaduto,senza stare a parlare di qualche "mela marcia".Della situazione delle carceri e del mancato rispetto dei diritti dei detenuti solo i Radicali,nel corso degli anni,si sono interessati,con la loro meritoria associazione "Nessuno tocchi Caino".Invece lo Stato e le istituzioni sono stati assente a Santa Maria Capua Vetere,perchè da troppo tempo c'é un vuoto della politica che consente una insofferenza diffusa per
il diverso,il deviante,il portatore di colpa.A Santa Maria Capua Vetere si è smarrito il
sentimento dello Stato,la coscienza del diritto,la responsabilità
generale di ognuno nei confronti della legge.E una domanda ulteriore bisogna farsi:cosa avrebbe visto l'occhio dello Stato,del diritto,della democrazia,senza l'occhio di quelle telecamere acccese?
LE IMMAGINI E IL VIDEO SONO STATI TRATTI DAL WEB
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