11 maggio 2013

UN LIBERALE DIVENUTO PRESIDENTE



L’11 maggio di 65 anni fa Luigi Einaudi viene eletto Presidente della Repubblica.
Curioso.L'uomo che nel referendum tra Monarchia e Repubblica s'era schierato apertamente per la prima,ora diventava Presidente del contrapposto modello di disegno istutuzionale.Del resto anche dopo la proclamazione della Repubblica Einaudi mai nascose la sua precedente scelta.Ed anzi proprio nel suo discorso di insediamento presidenziale dinanzi alle Camere riunite disse che egli aveva "usato,innanzi al 2 giugno 1946 del suo diritto di manifestare una opinione,sulla scelta del regime migliore da dare all’Italía;ma,come ho promesso a se stesso ed ai suoi elettori,ho dato poi al nuovo regime repubblicano voluto dal popolo qualcosa di più di una mera adesione.Il trapasso avvenuto il 2 giugno dall’una all’altra forma istituzionale dello Stato fu non solo meraviglioso per la maniera legale, pacifica del suo avveramento, ma anche perché fornì al mondo la prova che il nostro Paese era oramai maturo per la democrazia".
Le istituzioni.La sua elezione alla principale delle nuove istituzioni,l'elezione a Presidente della Repubblica,il suo diventare,perciò, "super partes" gli faceva venir meno-come egli diceva- il piacere di starci nelle istituzioni,di viverle,di partecipare al libero dibattito democratico che in esse i sviluppava:"Nelle vostre discussioni,-egli diceva sempre nel discorso di insediamento- signori del Parlamento,è la vita vera,la vita medesima delle istituzioni che noi ci siamo liberamente date;e se v’ha una ragione di rimpianto nel separarmi, per vostra volontà, da voi è questa è(......)"non potere più sentire la gioia,una delle più pure che cuore umano possa provare,la gioia di essere costretti a poco a poco dalle argomentazioni altrui a confessare a se stessi di avere,in tutto od in parte,torto e ad accedere, facendola propria,alla opinione di uomini più saggi di noi......
Il piacere,cioè,di ascltare l'altrui opinione e convincersi,da liberale vero,che l'altro,politicamente "diverso" da te,ha ragione.Perchè la tolleranza liberale e la "ragione" di professare e praticare laicamente la religione liberale in questo consiste.Saper ascoltare,saper ragionare,saper rispettare l'altro e le sue idee.E se si prova gioia nel riuscire a convincere il "politicamente" diverso della bontà delle tue idee,gioia ancor maggiore,proprio come diceva Einaudi,è quella di farsi convincere dalla bontà dell'altrui,diversa "altra" opinione.
Ma per Einaudi c'era anche dell'altro,molto d'altro.C'era la necessità di dare senso alla nuova Costituzione che l'Italia s'era data nel dopoguerra.C'era la necessità di dare senso alla Costituzione soprattutto in due principi:"conservare della struttura sociale presente tutto ciò e soltanto ciò che è garanzia della libertà della persona umana contro l’onnipotenza dello Stato e la prepotenza privata; e garantire a tutti,qualunque siano i casi fortuiti della nascita,la maggiore uguaglianza possibile nei punti di partenza.
Ecco.Rileggendo il suo "Scrittoio" ti convinci ogni volta di più che Luigi Einaudi non era un Presidente della Repubblica liberale.Era molto,ma molto di più.Era un liberale,un vero e grande liberale.Un grande liberale divenuto Presidente della Repubblica.

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