Nel limitato arco temporale degli ultimi 15 anni il mondo,e l'Europa in particolare,hanno vissuto(e ancora vivono)una molteplicità di eventi di portata epocale.Prima ci fu lo shock economico-finanziario più pesante del secolo,quello del 2008,quello della Banca Lehman Brothers,un disastro finanziario con conseguenza drammatiche per l'economia mondiale che comportò il fallimento delle più grandi istituzioni finanziarie del mondo,ma soprattutto la devastazione economica e sociale di tanta gente comune che nel giro di pochi mesi vide distrutti i risparmi di una vita.Fu quella vicenda che originò nei popoli di tutto il mondo l'avversione contro la globalizzazione,la sfiducia verso i governi e le istituzioni politiche sovranazionali e la nascita dei sovranismi nazionalistici.
Negli ultimi anni poi il fenomeno delle migrazioni dal Sud al Nord del mondo ha assunto proporzioni gigantesche.Migrazioni dovute a guerre locali,ma anche a fame e carestie,causate dai cambiamenti climatici che portano siccità o,al contrario,disastrose alluvioni.
Poi,improvvisa e inaspettata,è arrivata la minaccia universale e mortale del Covid: entrò ovunque e riguardò chiunque quel tremendo virus.Cambiò i nostri comportamenti quotidiani,spezzò i fili di socialità,costrinse tutti e ciascuno a vivere senza la possibilità di uscire di casa.Tutto fu chiuso:scuole,fabbriche,uffici,cinema,stadi.Tornano alla memoria quegli irreali silenzi,quelle angoscianti immagini di città deserte,raggelanti nella loro freddezza,perché le città non sono fatte solo di mattoni ma di persone,sorrisi e parole.E ritornano alla mente pure quelle parole fino allora semisconosciute:mascherine, zone rosse,Dad,Dpcm,quarantena,tampone,ventilatori.
Quando sembrava che si fosse usciti da quella minaccia universale,ecco,nel cuore d'Europa,in Ucraina,a due passi dalle nostre vite il ritorno della guerra,fino allora percepita distante e lontana.
Questi eventi hanno avuto come principale scenario l’Europa.In particolare l’emergenza-covid ha trasformato l'Europa degli egoismi nazionalistici indirizzandola sempre più verso una maggiore integrazione,rendendola capace di essere vero soggetto politico e non solo gestore di una moneta unica.Così anche i Paesi più "rigoristi" nella gestione della spesa pubblica,si sono fatti carico dei debiti dei Paesi con un forte debito pubblico come l'Italia,accettando un debito comune con il c.d. "Recovery Fund".Oltre all'aspetto economico c'è stata poi anche una gestione congiunta della sanità con gli acquisti comuni dei vaccini,e un'organizzazione sovranazionale della difesa del continente con gli aiuti militari condivisi all’Ucraina.Certo,sono state decisioni prese per obbligo più che per scelta,ma che comunque hanno già realizzato un trasferimento di potere e di sovranità verso le istituzioni europee comunitarie.
E allora se si volesse cercare la data di nascita degli Stati Uniti d'Europa(definizione cara a quei tanti che,già a partire da Victor Hugo nel corso dei secoli hanno sognato e si sono spesi per quell'idea)questa potrà individuarsi nella stagione del Covid. Un virus che costringeva gli uomini e i popoli ad allontanarsi tra loro,è diventato invece fattore unificante,politicamente e socialmente.Il primo caso ufficiale di Covid ci fu in Italia,e presto la pandemia si diffuse in tutta Europa;e fu lì che si infranse la presunzione di chi pensava di poter fare da solo,senza e anzi contro gli altri Stati.E' stata infatti proprio la pandemia ad abbattere il disegno del sovranismo nazionalista come scorciatoia populista,perché davanti a una minaccia globale l’istinto di sicurezza collettivo cerca rimedio in soluzioni unitarie.
Così la Bce annunciò un programma straordinario di acquisto di titoli di Stato, per evitare il tracollo del continente, mentre la Ue sospese il patto di stabilità, con i vincoli per il deficit e per il debito.E fu allora che spuntò la parola “Recovery”,una misura che da sola cambiò il meccanismo di convivenza del 27 membri della Ue, avvicinando l’Unione al sogno della “Nazione Europa”.Soprattutto per l'Italia il Recovery fu la salvezza:il nostro Paese,paralizzato dal lockdown,con il lavoro che saltava, le fabbriche che chiudevano,lo spread che s’impennava,era vicino alla bancarotta.
Ad aprile,poi,quattro Paesi(Italia, Germania,Francia,Olanda) rinunciarono alla sovranità sanitaria, delegando al governo europeo la gestione integrale degli acquisti dei vaccini anti-Covid.Quello non fu solo un fatto tecnico,ma un cambiamento della filosofia politica dell’essere Europa.Davanti all’emergenza,si vide come l’unione tra i Paesi non era solo un’opzione dei governi, ma essa stessa uno strumento pratico di rafforzamento e di difesa. Di fatto i singoli Stati riconoscevano di essere inadeguati rispetto alla scala sovranazionale dei problemi e alla dimensione globale della sfida.
Così,lo slogan sovranista del "meno Europa",andò a farsi benedire.Il meccanismo finanziario diventò strumento politico,costitutivo della nuova Europa.La gestione comune del debito aiutò la solidarietà europea.E adesso,di fronte all’invasione russa dell’Ucraina voluta da Putin,si va più decisamente e convintamente verso la nascita dell’Unione europea della difesa tanto auspicata da Luigi Einaudi,perchè tutti hanno compreso che essa è indispensabile per garantire la sicurezza dei cittadini, soprattutto con il disimpegno isolazionista americano dall’Europa e dalla Nato, con l'avvento di Trump.
Dopo la nascita della Comunità e la creazione della moneta unica,siamo entrati nella terza era dell’Europa:ora tocca a quella "Federazione Europea" di cui parlava Schuman,a quella Nazione Europa,come soggetto che può far valere la forza economica,unendola alla potenza dei suoi valori e della sua storia:la democrazia,i diritti,il welfare,il benessere nella convivenza pacifica.Quei valori e quella storia che permettano di realizzare,cioè,il "sogno europeo",come lo definisce l'economista e sociologo americano Jeremy Rifkin,ritenendolo addirittura più forte del "sogno americano".Il momento per realizzarlo è questo,domani potrebbe essere già troppo tardi.
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