50 anni fa,il 13 maggio 1974,si svolse il referendum,voluto dalla DC di Amintore Fanfani,per l'abrogazione della legge che 4 anni prima aveva istituito anche nel nostro Paese il divorzio,la legge conosciuta anche come Fortuna-Baslini,dal nome dei suoi primi firmitari,il socialista Loris Fortuna e il liberale Antonio Baslini(sopra nella foto).Oltre 19 milioni di italiani ‒ il 59,1% dei votanti ‒ scelsero di non abrogare la legge Fortuna-Baslini approvata in Parlamento il 1° dicembre 1970.
Quella legge fu un risultato innovativo in un sistema politico vecchio e sclerotizzato come quello italiano e recepì quei processi di emancipazione culturale e i fermenti e le inquietudini già presenti nel sottosuolo sociale dell’Italia del tempo, rivelando quanto profondamente i costumi e i valori della società civile si stavano velocemente evolvendo. Dopo il 1974 e la sconfitta del fronte del “sì”, una nuova stagione politica e culturale si aprì e l’Italia si scoprì laica e libertaria, accettando un diritto civile allora riconosciuto in tutti i paesi d’Europa,ad eccezione della cattolicissima Spagna franchista.
Si veniva da anni ribelli, con i movimenti di protesta che mettevano in crisi apparati politici e visioni di mondo, opponendosi all’autorità,mettendo in atto nuovi modi di entrare in relazione con le istituzion e la politica. Prima ancora che i palazzi del potere,erano le strade e le piazze, le università e le associazioni,che parlavano di aborto,libertà personali,di emancipazione economica della donna,di pillola contraccettiva, di famiglia non tradizionale.
Ma si veniva anche da anni bui. I protagonisti della “strategia della tensione” (fascisti e apparati deviati dello Stato) avevano già colpito a Milano il 12 dicembre del 1969, con la strage di piazza Fontana,e di lì a poco altre bombe ci sarebbero state con altre stragi,come in piazza della Loggia, a Brescia,e poi ancora con l’attentato al treno Italicus, in una orribile spirale di morte. Gli “anni di piombo” erano dunque già cominciati e più cruenti ancora essi sarebbero diventati anni dopo con l'arrivo delle Brigate Rosse e l'omicidio di Aldo Moro nel 1978.
Ma la conquista della legge sul divorzio finì presto nel mirino del fronte anti-divorzista,che diffuse “Il messaggio dei 25”: un appello di esponenti del mondo cattolico che raccolsero un milione e quattrocentomila firme per chiedere un referendum abrogativo della norma appena introdotta.
La campagna referendaria vide schierati sul versante del "SI" – cioè i contrati al divorzio – la Democrazia cristiana di Amintore Fanfani e il Movimento sociale italiano (partito neofascista di Giorgio Almirante).Dall’altro lato,a sostegno del "NO" all’abrogazione della legge,il Partito socialista(di cui faceva parte Loris Fortuna)il Partito Liberale(nel quale militava Antonio Baslini)il PRI di La Malfa,il PSDI e quello comunista,e i radicali di Marco Pannella,i quali,pur non essendo ancora presenti in Parlamento,fecero una grande battaglia di impegno civile per il "NO" al referendum.Pannella e molti Radicali erano certi che il Paese fosse maturo per il cambiamento.Pur esclusi dalle partecipazioni televisive,i Radicali fecero volantinaggi e comizi in ogni dove.E ci fu il giornale "Liberazione" che Marco Pannella si inventò per l'occasione e il settimanale allora molto popolare 'Abc' che si impegnarono per quella battaglia per il NO.
Quello che accade alle urne in quel maggio 1974 è un test politico sorprendente: una società civile che conferma di voler guardare avanti anziché arretrare; cittadine e cittadini che, chiamati a pronunciarsi, dicono “no”,notificando a istituzioni e partiti,come scrisse Pier Paolo Pasolini sul "Corriere della Sera",di non essere più quelli di una volta. Perfino all’interno del mondo cattolico.
Il responso delle urne confermò la solita spaccatura di un Paese diviso in due.La frattura Nord/Sud,infatti,era stata solo in parte sanata negli anni del boom economico: al Nord lo schieramento divorzista trionfò in tutte le regioni (tranne il Veneto e il Trentino Alto Adige),con percentuali altissime,mentre al Sud gli antidivorzisti prevalsero,anche se meno del previsto.
Anche in chiave politica emersero due schieramenti: da un lato, la Dc di Fanfani e il Msi di Almirante a fare da perno a un blocco cementato dagli allarmi sull’ordine pubblico,anche se poi molti esponenti della stessa DC e del MSI votarono per il "NO",venendo meno alle indicazioni di partito e delle alte gerarchie della Chiesa cattolica.
Vinse dunque la modernità e l’Italia industriale e consumistica sconfisse nettamente quella contadina e frugale, spalancando le porte a un cambiamento che investì anche la politica,con l'avanzata elettorale delle sinistre nel biennio 1975-1976,cui seguì il "compromesso storico".Fu quella una grande stagione riformista(le leggi sul nuovo diritto di famiglia, l’introduzione del servizio civile e dell’obiezione di coscienza,l’ abolizione dei manicomi con la legge Basaglia,la legge sull’aborto).Una stagione,però,cancellata dalle successive stragi del terrorismo,e,in campo internazionale,dalla guerra fredda.
Se 50 anni dopo torniamo su quella data,non è soltanto per ricordare il successo di un referendum che in parte ha cambiato i tratti dell’Italia,quanto per non dimenticare che qualsiasi libertà,perfino dentro un sistema democratico può sempre essere messa ancora in dubbio.
Nessun commento:
Posta un commento