13 maggio 2024

IL REFERENDUM CHE CAMBIO' L'ITALIA








50 anni fa,il 13 maggio 1974,si svolse il referendum,voluto dalla DC di Amintore Fanfani,per l'abrogazione della legge che 4 anni prima aveva istituito anche nel nostro Paese il divorzio,la legge conosciuta anche come Fortuna-Baslini,dal nome dei suoi primi firmitari,il socialista Loris Fortuna e il liberale Antonio Baslini(sopra nella foto).Oltre 19 milioni di italiani ‒ il 59,1% dei votanti ‒ scelsero di non abrogare la legge Fortuna-Baslini approvata in Parlamento il 1° dicembre 1970.

Quella legge fu un risultato innovativo in un sistema politico vecchio e sclerotizzato come quello italiano e recepì quei processi di emancipazione culturale e i fermenti e le inquietudini già presenti nel sottosuolo sociale dell’Italia del tempo, rivelando quanto profondamente i costumi e i valori della società civile si stavano velocemente evolvendo. Dopo il 1974 e la sconfitta del fronte del “sì”, una nuova stagione politica e culturale si aprì  e l’Italia si scoprì laica e libertaria, accettando un diritto civile allora riconosciuto in tutti i paesi d’Europa,ad eccezione della cattolicissima Spagna franchista.

Si veniva da anni ribelli, con i movimenti di protesta che mettevano in crisi apparati politici e visioni di mondo, opponendosi all’autorità,mettendo in atto nuovi modi di entrare in relazione con le istituzion e la politica. Prima ancora che i palazzi del potere,erano le strade e le piazze, le università e le associazioni,che parlavano di aborto,libertà personali,di emancipazione economica della donna,di pillola contraccettiva, di famiglia non tradizionale.
Ma si veniva anche da anni bui. I protagonisti della “strategia della tensione” (fascisti e apparati deviati dello Stato) avevano già colpito a Milano il 12 dicembre del 1969, con la strage di piazza Fontana,e di lì a poco altre bombe ci sarebbero state con altre stragi,come in piazza della Loggia, a Brescia,e poi ancora con l’attentato al treno Italicus, in una orribile spirale di morte. Gli “anni di piombo” erano dunque già cominciati e più cruenti ancora essi sarebbero diventati anni dopo con l'arrivo delle Brigate Rosse e l'omicidio di Aldo Moro nel 1978.

Ma la conquista della legge sul divorzio finì presto nel mirino del fronte anti-divorzista,che diffuse “Il messaggio dei 25”: un appello di esponenti del mondo cattolico che raccolsero  un milione e quattrocentomila firme per chiedere un referendum abrogativo della norma appena introdotta.
 
La campagna referendaria vide schierati sul versante del "SI" – cioè i contrati al divorzio – la Democrazia cristiana di Amintore Fanfani e il Movimento sociale italiano (partito neofascista di Giorgio Almirante).Dall’altro lato,a sostegno del "NO" all’abrogazione della legge,il Partito socialista(di cui faceva parte Loris Fortuna)il Partito Liberale(nel quale militava Antonio Baslini)il PRI di La Malfa,il PSDI e quello comunista,e i radicali di Marco Pannella,i quali,pur non essendo ancora presenti in Parlamento,fecero una grande battaglia di impegno civile per il "NO" al referendum.Pannella e molti Radicali erano certi che il Paese fosse maturo per il cambiamento.Pur esclusi dalle partecipazioni televisive,i Radicali fecero volantinaggi e comizi in ogni dove.E ci fu il giornale "Liberazione" che Marco Pannella si inventò per l'occasione e il settimanale allora molto popolare 'Abc' che si impegnarono per quella battaglia per il NO.

Quello che accade alle urne in quel maggio 1974 è un test politico sorprendente: una società civile che conferma di voler guardare avanti anziché arretrare; cittadine e cittadini che, chiamati a pronunciarsi, dicono “no”,notificando a istituzioni e partiti,come scrisse Pier Paolo Pasolini sul "Corriere della Sera",di non essere più quelli di una volta. Perfino all’interno del mondo cattolico.

Il responso delle urne confermò la solita spaccatura di un Paese diviso in due.La frattura Nord/Sud,infatti,era stata solo in parte sanata negli anni del boom economico: al Nord lo schieramento divorzista trionfò in tutte le regioni (tranne il Veneto e il Trentino Alto Adige),con percentuali altissime,mentre al Sud gli antidivorzisti prevalsero,anche se meno del previsto.
Anche in chiave politica emersero due schieramenti: da un lato, la Dc di Fanfani e il Msi di Almirante a fare da perno a un blocco cementato dagli allarmi sull’ordine pubblico,anche se poi molti esponenti della stessa DC e del MSI votarono per il "NO",venendo meno alle indicazioni di partito e delle alte gerarchie della Chiesa cattolica.

Vinse dunque la modernità e l’Italia industriale e consumistica sconfisse nettamente quella contadina e frugale, spalancando le porte a un cambiamento che investì anche la politica,con l'avanzata elettorale delle sinistre nel biennio 1975-1976,cui seguì il "compromesso storico".Fu quella una grande stagione riformista(le leggi sul nuovo diritto di famiglia, l’introduzione del servizio civile e dell’obiezione di coscienza,l’ abolizione dei manicomi con la legge Basaglia,la legge sull’aborto).Una stagione,però,cancellata dalle successive stragi del terrorismo,e,in campo internazionale,dalla guerra fredda.

Se 50 anni dopo torniamo su quella data,non è soltanto per ricordare il successo di un referendum che in parte ha cambiato i tratti dell’Italia,quanto per non dimenticare che qualsiasi libertà,perfino dentro un sistema democratico può sempre essere messa ancora in dubbio.

10 maggio 2024

200 DALLA PRIMA DELLA NONA


Era la sera del 7 maggio 1824 quando a Vienna Beethoven, benché ormai afflitto da sordità totale, diresse personalmente la prima esecuzione della IX Sinfonia destinata a diventare una delle più grandi e immortali opere della Musica di ogni tempo.Beethoven la diresse con il supporto del direttore del teatro. Il numeroso pubblico in sala accolse la Sinfonia con grandissimo entusiasmo e acclamò il compositore con cinque standing ovation, tributandogli oltre agli applausi, che lui non poteva sentire, un gioioso e accorato sventolio di fazzoletti bianchi.

Nasceva così una delle opere più amate della storia della musica, un capolavoro che ha attraversato indenne duecento anni di esecuzioni.Attraverso i quattro movimenti di cui è composta,la 9 Sinfonia di Beethoven è come se ci conducesse dal buio alla luce, dal caos alla pace, da uno stato di affanno e angoscia attraverso un percorso di speranza che sfocia nella gioia.Quella gioia che esplode nel movimento corale conclusivo,forse il brano musicale più noto di Beethoven, sulle parole dell’inno di Friedrich Schiller An die Freude - “Alla gioia”,poi adottato come inno dell'Unione Europea.

Davanti alla grandezza di quest’opera di Beethoven ci si sente piccoli e comunque affascinati e coinvolti, come sempre avviene quando si resta attoniti difronte alla grandiosità del talento di cui sono capaci certi uomini e pensando a che livelli può elevarsi la grandezza del pensiero umano.Eppure,e nel contempo,ascoltando l’Inno alla gioia ci rendiamo conto che Beethoven ha cercato di essere semplice,di coinvolgere tutti e ognuno,di parlare con un linguaggio che chiunque potesse comprendere,di lanciare un messaggio universale che riecheggiasse nei tempi a venire.

A intonare questo canto è l’umanità stessa,pur nella sua  imperfezione e fragilità,spinta dal desiderio interiore di essere migliore,di elevarsi al di sopra delle proprie miserie in un abbraccio di fratellanza e di gioia comune.Quanta attualità riveste questo messaggio difronte alle tragedie e agli orrori alle quali in questi giorni nostri stiamo assistendo.

Difronte a quest'opera immensa e grandiosa non si possono che ricordare  le parole pronunciate da Michail Bakunin a Richard Wagner:

" Se ogni specie di musica dovesse essere condannata a sparire nella conflagrazione universale, noi, anche con pericolo della vita, dovremmo salvare questa sinfonia "



09 maggio 2024

IL SOGNO EUROPEO




Il 9 maggio è la festa dell’Europa perché il 9 maggio 1950 il ministro francese degli affari esteri Robert Schuman,ritenuto uno dei padri fondatori dell'Unione europea annunciò la costituzione della  C.E.C.A.(Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio)che era il primo passo per la costituzione della "Federazione europea".Ma oggi,a quasi 75 anni da quell'accordo,a che punto è l'Europa sognata dai suoi padri fondatori ?

Nel limitato arco temporale degli ultimi 15 anni il mondo,e l'Europa in particolare,hanno vissuto(e ancora vivono)una molteplicità di eventi di portata epocale.Prima ci fu lo shock economico-finanziario più pesante del secolo,quello del 2008,quello della Banca Lehman Brothers,un disastro finanziario con conseguenza drammatiche per l'economia mondiale che comportò il fallimento delle più grandi istituzioni finanziarie del mondo,ma soprattutto la devastazione economica e sociale di tanta gente comune che nel giro di pochi mesi vide distrutti i risparmi di una vita.Fu quella vicenda che originò nei popoli di tutto il mondo l'avversione contro la globalizzazione,la sfiducia verso i governi e le istituzioni politiche sovranazionali e la nascita dei sovranismi nazionalistici.

Negli ultimi anni poi il fenomeno delle migrazioni dal Sud al Nord del mondo ha assunto proporzioni gigantesche.Migrazioni dovute a guerre locali,ma anche a fame e carestie,causate dai cambiamenti climatici che portano siccità o,al contrario,disastrose alluvioni.

Poi,improvvisa e inaspettata,è arrivata la minaccia universale e mortale del Covid: entrò ovunque e riguardò chiunque quel tremendo virus.Cambiò i nostri comportamenti quotidiani,spezzò i fili di socialità,costrinse tutti e ciascuno a vivere senza la possibilità di uscire di casa.Tutto fu chiuso:scuole,fabbriche,uffici,cinema,stadi.Tornano alla memoria quegli irreali silenzi,quelle angoscianti immagini di città deserte,raggelanti nella loro freddezza,perché le città non sono fatte solo di mattoni ma di persone,sorrisi e parole.E ritornano alla mente pure quelle parole fino allora semisconosciute:mascherine, zone rosse,Dad,Dpcm,quarantena,tampone,ventilatori.

Quando sembrava che si fosse usciti da quella minaccia universale,ecco,nel cuore d'Europa,in Ucraina,a due passi dalle nostre vite il ritorno della guerra,fino allora percepita distante e lontana.

Questi eventi hanno avuto come principale scenario l’Europa.In particolare l’emergenza-covid ha trasformato l'Europa degli egoismi nazionalistici indirizzandola sempre più verso una maggiore integrazione,rendendola capace di essere vero soggetto politico e non solo gestore di una moneta unica.Così anche i Paesi più "rigoristi" nella gestione della spesa pubblica,si sono fatti carico dei debiti dei Paesi con un forte debito pubblico come l'Italia,accettando un debito comune con il c.d. "Recovery Fund".Oltre all'aspetto economico c'è stata poi anche una gestione congiunta della sanità con gli acquisti comuni dei vaccini,e un'organizzazione sovranazionale della difesa del continente con gli aiuti militari condivisi all’Ucraina.Certo,sono state decisioni prese per obbligo più che per scelta,ma che comunque hanno già realizzato un trasferimento di potere e di sovranità verso le istituzioni europee comunitarie.

E allora se si volesse cercare la data di nascita degli Stati Uniti d'Europa(definizione cara a quei tanti che,già a partire da Victor Hugo nel corso dei secoli hanno sognato e si sono spesi per quell'idea)questa potrà individuarsi nella stagione del Covid. Un virus che costringeva gli uomini e i popoli ad allontanarsi tra loro,è diventato invece fattore unificante,politicamente e socialmente.Il primo caso ufficiale di Covid ci fu in Italia,e presto la pandemia si diffuse in tutta Europa;e fu lì che si infranse la presunzione di chi pensava di poter fare da solo,senza e anzi contro gli altri Stati.E' stata infatti proprio la pandemia ad abbattere il disegno del sovranismo nazionalista come scorciatoia populista,perché davanti a una minaccia globale l’istinto di sicurezza collettivo cerca rimedio in soluzioni unitarie.

Così la Bce annunciò un programma straordinario di acquisto di titoli di Stato, per evitare il tracollo del continente, mentre la Ue sospese il patto di stabilità, con i vincoli per il deficit e per il debito.E fu allora che spuntò la parola “Recovery”,una misura che da sola cambiò il meccanismo di convivenza del 27 membri della Ue, avvicinando l’Unione al sogno della “Nazione Europa”.Soprattutto per l'Italia il Recovery fu la salvezza:il nostro Paese,paralizzato dal lockdown,con il lavoro che saltava, le fabbriche che chiudevano,lo spread che s’impennava,era vicino alla bancarotta.

Ad aprile,poi,quattro Paesi(Italia, Germania,Francia,Olanda) rinunciarono alla sovranità sanitaria, delegando al governo europeo la gestione integrale degli acquisti dei vaccini anti-Covid.Quello non fu solo un fatto tecnico,ma un cambiamento della filosofia politica dell’essere Europa.Davanti all’emergenza,si vide come l’unione tra i Paesi non era solo un’opzione dei governi, ma essa stessa uno strumento pratico di rafforzamento e di difesa. Di fatto i singoli Stati riconoscevano di essere inadeguati rispetto alla scala sovranazionale dei problemi e alla dimensione globale della sfida.

Così,lo slogan sovranista del "meno Europa",andò a farsi benedire.Il meccanismo finanziario diventò strumento politico,costitutivo della nuova Europa.La gestione comune del debito  aiutò la solidarietà europea.E adesso,di fronte all’invasione russa dell’Ucraina voluta da Putin,si va più decisamente e convintamente verso la nascita dell’Unione europea della difesa tanto auspicata da Luigi Einaudi,perchè tutti hanno compreso che essa è  indispensabile per garantire la sicurezza dei cittadini, soprattutto con il disimpegno isolazionista americano dall’Europa e dalla Nato, con l'avvento di Trump.

Dopo la nascita della Comunità e la creazione della moneta unica,siamo entrati nella terza era dell’Europa:ora tocca a quella "Federazione Europea" di cui parlava Schuman,a quella Nazione Europa,come soggetto che può far valere la forza economica,unendola alla potenza dei suoi valori e della sua storia:la democrazia,i diritti,il welfare,il benessere nella convivenza pacifica.Quei valori e quella storia che permettano di realizzare,cioè,il "sogno europeo",come lo definisce l'economista e sociologo americano Jeremy Rifkin,ritenendolo addirittura più forte del "sogno americano".Il momento per realizzarlo è questo,domani potrebbe essere già troppo tardi.