29 maggio 2022

LA MORTE DELLA CIVILTA'





No,non é una "denazificazione" dell'Ucraina come vorrebbe far credere il criminale del Cremlino.La c.d. "operazione speciale" con la quale la Russia di Putin sta radendo al suolo le città ucraine,sa piuttosto di una "deucrainazzione",di uno sradicamento della stessa identità etnica e culturale dell'Ucraina;la negazione a vivere di quella nazione,che per Putin non é mai esistita storicamente.Lo testimoniano non soltanto la distruzione totale delle città,da Mariupol a Severodonetsk ma anche le deportazioni di decina di migliaia di bambini verso la Russia e l'autentico genocidio della popolazione,gli stupri di donne e bambini,le fosse comuni che ogni giorno continuano ad essere scoperte.E adesso l'orrore del supermercato di Mariupol,nei cui locali,abbandonati e distrutti,i russi hanno gettato i cadaveri degli ucraini raccolti in città o esumati dalle tombe.Guardare le immagini di quei corpi ammassati uno sull'altro,con dei numerini sulle braccia,come ai deportati di Auschwitz,suscita orrore e raccapriccio.Corpi in decomposizione, ammucchiati sul pavimento in mezzo agli scaffali devastati e vuoti,alle casse desolate,alle immondizie delle cose saccheggiate.In questa guerra abbiamo visto tante scene orribili:stragi con i missili,distruzione di orfanatrofi,ospedali pedriatici,psichiatrici ed oncologici,civili eliminati con un colpo alla testa per strada come inciampi umani e buttati in fosse comuni.Ogni volta la guerra reitera l'immagine del Male,la negazione della Ragione.Ma la barbarie sui cadaveri é la negazione della nostra Civiltà,della nostra Storia,di ciò che siamo,delle battaglie ideali e valoriali che abbiamo combattuto per dirci Uomini.

Perché il culto e il rispetto dei morti é uno dei concetti fondanti della nostra civiltà;quel concetto che tanta parte ha preso nel pensiero filosofico,da Platone ad Agostino,da Pascal a Kierkegaard,da Nietzsche ad Heidegger.La tomba é il termine del percorso umano,ma è il punto di partenza della umanità.Tutto in fondo inizia dalla fine.La morte e il suo culto rendono immortali.Il rispetto e la sacralità della Morte,celebrata anche con il più umile ritorno alla terra,rende l'Uomo immortale.

Ed invece oggi,nel terzo millennio,assistiamo con angoscia e orrore alla profanazione della morte,con quell'immensa offesa fatta ai cadaveri di Mariupol,atrocemente e volutamente gettati lì,in terra in un supermercato quasi come merce guasta di cui non si sa cosa fare. 

La negazione della tomba e di una sepoltura a quei cadaveri significa negare che ciò che si trova sotto una semplice lastra di pietra sia degno di rimanere negli affetti e nei sentimenti.Invece,quella logica di "deucrainizzazione" ha lo scopo anche di dire che la gente ucraina non ha significato né importanza,nessuna dignità,neppure da morta.Anche se a poco a poco di quei corpi non ne resteranno che ossa e cenere e polvere.Ma una dignità è dovuta anche ai resti materiali dal momento che non sono cose,scarti,ma testimonianza di quello che significa l'Umanità.

In questi 100 giorni dalla brutale aggressione russa,abbiamo assistito per il tramite del circuito massmediale,ad un numero di mostrosuità indicibili, consumate contro la popolazione civile.Mostrosuità consumate al centro di quell'Europa,Madre di civiltà e cultura.Ma di fronte alla umiliazione dei morti,allo sfregio dei cadaveri non c'é più civiltà.Laddove l'Uomo è ancora Uomo,laddove esiste ancora la Civiltà e con essa la cultura della Morte,il morto che viene sepolto,pianto e perciò rimpianto,indicato con una lapide,una croce,anche un semplice sasso,fa ancora parte della umanità,non è un cadavere.Perché non lo si è abbandonato,lasciato cadere nel Nulla,ma lo si continua a "sentire" presente,anche se in altro modo. 

A Mariupol non si combatte più da giorni.Non si può perciò nemmeno dire che siccome si sta combattendo strada per strada,i vivi,che lottano per non essere a loro volta uccisi,non hanno la materiale possibilità di seppellire quei corpi con un gesto di pietà verso i vinti.Al contrario.Questi cadaveri sono stati apposta raccattati tra le rovine dei palazzi o addirittura esumati  e poi abbandonati per essere mostrati in quel luogo perché così si è cinicamente voluto.

Quei cadaveri lasciati apertamente a disfarsi nel lento degrado fisico della materia,significano che non si vuole affatto sbarazzarsi di quei morti.Non si vuole dar loro una tomba,perché non si vuol dar loro rispetto e dignità neanche da morti,neanche con una umile sepoltura.Perché dare una sepoltura a un corpo significa avere pietà e rispetto di quel corpo.Invece i corpi di Mariupol,in decomposizione tra la sporcizia di quel supermercato distrutto,sono la profanazione fatta da una violenza totalitaria che dopo essersi presa le vite ora afferra e dileggia perfino il nemico ucciso.

I russi che hanno violato la morte dei morti ucraini esibendola con questa profanazione oscena,sembrano quasi(orribile a dirsi) "compiacersi" della decomposizione di quei cadaveri.Perché per Putin la decomposizione di quei corpi é la decomposizione dell'Ucraina e della cultura occidentale.Perché per lui l'Ucraina é solo una costruzione "artificiale antirussa",e la "denazificazione" non é altro che una "deucrainizzazione" e,insieme e contemporaneamente,una "de-europeizzazione",cioé di quella cultura che lui considera marcia e degradata.E allora,difronte a tutto questo,cosa vuoi che conti una Mariupol o una Severodonetsk rase al suolo,o gli orrori di Bucha e Irpin?In dondo sono "solo" nomi.Sono " solo" altre Grozny o altre Aleppo,roba già vista e,soprattutto,già "fatta".Niente di "particolare".E anche quei morti del supermercato di Mariupol,erano "solo" morti ucraini,morti non avevano diritto nemmeno di morire.

23 maggio 2022

IL CORAGGIO DELLE SCELTE





In quel pomeriggio di 30 anni fa,il 23 maggio 1992,tre auto correvano sull’autostrada A29 verso Palermo.A bordo c'erano il giudice Giovanni Falcone,sua moglie Francesca Morvillo,magistrata anche lei e gli uomini della scorta.Ma la corsa di quelle auto e la vita di quelle persone finirono tragicamente alle 17 e 58 minuti,quando esplosero i 500 chili di tritolo sistemati sotto l’autostrada,all'altezza dello svincolo di Capaci.Agli occhi dei primi soccorritori si presentò una scena allucinante:l'asfalto sventrato,un'enorme voragine nell'autostrada,tutto un inferno di lamiera,terra e detriti.L’auto in testa al corteo proiettata a 50 metri dalla carreggiata.Fu un'esplosione talmente potente che fu avvertita dall'osservatorio di geofisica e vulcanologia di Erice,distante 70 km.
Sono 30 anni da quella strage di mafia.Perché di mafia si trattò.Quella mafia che Falcone stava combattendo con gran senso delle istituzioni e dello Stato:di quello Stato e di quella sua Sicilia che avrebbe voluto cambiare anzitutto eticamente,per ridar dignità a un patrimonio morale e ideale secolare,oppressi dal malaffare criminale.

Da quel 23 maggio 1992 son trascorsi altri trenta 23 maggio,ma quell'esempio di moralità e senso dello Stato non é stato ancor oggi recepito,soprattutto dalla politica italiana.Al di là delle solite vuote e formali celebrazioni retoriche,di lapidi  scoperte e di corone di fiori,la politica italiana mai,concretamente,ha assunto come esempio la figura e l'esempio di Falcone.Anzi.Il tema della mafia sembra scomparso nell'azione quotidiana di governo e opposizione.Quasi come se la mafia non ci fosse più in questo Paese.E invece eccome se esiste ancora oggi la mafia.Ma non é tanto la mafia dei mitra o delle bombe quella più pericolosa.E' una mafia finanziaria quella di oggi,ed è proprio la mafia che già allora Falcone aveva cominciato a disvelare.Lui fu il primo a "raccontare" una mafia "diversa",che contava sui consulenti finanziari,sulle banche e sugli affari,più che sulle pistole.Una mafia "diversa",perché mafia non vuol dire soltanto estorsioni,minacce,omicidi,droga.E' Mafia quella che fa fallire aziende,per poi "riaprirle" per riciclare denaro.E' mafia quella che fa violenza a imprenditori coraggiosi,sconfitti da una concorrenza invincibile perché basata sui profitti illeciti,grandi opere pubbliche realizzate al risparmio sulla pelle dei cittadini.Ancora oggi,nonostante l'insegnamento di Falcone,quell'intreccio perverso tra malavita,politica e burocrazia corrotte continua ad esserci negli appalti pubblici,nel mondo finanziario e dei grandi affari.

Ma Falcone  prima che a Capaci,morì altrove.Morì in quei posti dove politici,giornalisti a loro vicini e perfino i suoi colleghi magistrati,lo combatterono con lo strumento della delegittimazione che é quella condizione di cui parlava il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa,poco prima di essere ammazzato,quand'era prefetto di Palermo:il personaggio pubblico viene eliminato:   "quando(.....)è diventato troppo pericoloso ma lo si può uccidere perché è isolato".



Come con Falcone.Si attacca un magistrato nel personale,si scava nella sua vita familiare,gli si nega un incarico che potrebbe ufficializzarne il prestigio,lo si emargina,in una parola.Morì anche per l’invidia dei colleghi di Palermo,per l’arretratezza culturale del Consiglio Superiore della Magistratura che bocciò la sua candidatura.Neppure fu nominato Alto Commissario Antimafia.E fu ucciso idealmente da una classe politica che non ne aveva capito il suo inestimabile valore(o che lo aveva capito fin troppo bene e lo lottava proprio per questo).Anche di quella classe politica che poi su presunte battaglie contro Cosa Nostra costruì le proprie fortune poltiche,pur senza,in realtà,mai aver mosso un dito.Erano(e sono)tutti quei politici che il  grande scrittore siciliano Leonardo Sciascia chiamò i "professionisti dell'Antimafia".

Giovanni Falcone fu sottoposto a infami linciaggi,ad accuse vili e spregevoli,tese a rovinarne la reputazione e il decoro personale e professionale.Oggetto di torbidi giochi di potere,tentativi di strumentalizzazione della partitocrazia,di meschini sentimenti di invidia e di gelosia da parte dei colleghi magistrati.Fu tutto questo che consentì alle mafie di metterlo più facilmente nel mirino.Che poi ad ucciderlo materialmente siano stati altri,poco importa.

Ogni anno l'Ente internazionale "Transparency International" stila la classifica sulla corruzione nel mondo.E come ormai da un pò di tempo accade,l'Italia non é certo ben messa in questa classifica.Ciò deriva da fenomeni diffusi non soltanto nella politica e dalle sue connessioni mafiose,ma anche da comportamenti della popolazione:le tangenti,che siano esse corruzioni o concussione,la politica clientelare,la sottomissione personale a qualcuno in cambio di favori e benefici,il compromesso politico/criminale e quella mentalità diffusa e radicata a non rispettare le regole che in Italia è normale quotidianità.

A 30 anni da Capaci,se vogliamo davvero onorare la memoria di Falcone,dobbiamo imparare e replicare la sua lezione.Non rassegnarci,anzitutto.Non rassegnarci,non adeguarci a ciò che per tanti,per troppi é divenuta quotidiana "normalità".Quei tanti,quei troppi che frodano,imbrogliano,prendono tangenti stando nella politica,nella società,nelle istituzioni e nei partiti.Perchè poi l'illegalità e il malaffare non si espande solo per le minacce della mafia,ma anche per gli stili di vita e i modelli economici e sociali cui guardiamo per vivere tra gli agi.Ecco.Occorre il coraggio di fare scelte,anche di rinunciare,per "fare sempre il proprio dovere,qualsiasi sia il sacrificio da sopportare".Proprio queste erano le parole di Giovanni Falcone.Proprio questo l'esempio che ci ha lasciato.Questo esempio s'ha da riprendere,per non farlo finire a Capaci.

"Che le cose siano così, – diceva Falcone – non vuol dire che debbano andare sempre così.Solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche e cambiare,c’è un prezzo da pagare.Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”.

E' questa deriva,questa pigrizia mentale che ci fa rassegnare e adeguare.Repingerla e re-agire é l'impegno che ognuno di noi,nella propria vita,deve prendere per onorare veramente e degnamente Giovanni Falcone.E dopo toccherà allo Stato fare la propria parte.30 anni fa Giovanni Falcone ci ha lasciato una responsabilità di grande impegno,che però é anche un modello di bellezza della vita che non si può disattendere.Falcone aveva ragione:"possiamo sempre fare qualcosa".

20 maggio 2022

IL CIRCO BARNUM


Questa guerra della Russia all’Ucraina e all’Occidente è un fatto storico  che determinerà modificazioni storiche,politiche ed economiche epocali,la cui tragicità sarà davvero percepita solo tra qualche tempo.Ma intanto in Italia continua il solito,mediocre teatrino dell’inquinamento informativo e del dirottamento del dibattito pubblico verso la solita narrazione cospiratoria,con il dibattito sulla guerra in Ucraina che ha sostituito quello sul Covid.

Così le piattaforme mediatiche e digitali,che per 2 anni hanno presentato la pandemia come un esperimento politico pianificato e i vaccini come strumento di biopolizia,oggi riscrivono,nel migliore stile putiniano,la vulgata sull' "Operazione speciale" in Ucraina.Quasi a ricopiare la favola di Fedro:"Il lupo e l'agnello",dando ovviamente ragione al lupus superior(la Russia)per gli oltraggi subiti dall’agnus inferior(l’Ucraina).

Ma a far male al principio e al mestiere della libera stampa non sono solo i piazzisti delle verità alternative,tipo i Borgonovo o i Belpietro,gli Orsini o i Freccero,o gli inviati della Rai a Mosca che sembrano essere piuttosto capi ufficio stampa di Putin(vero Mark Innaro?).C'é una disinformazione paurosa in quel gran circo Barnum di trasmissioni tv,ridotte a palcoscenico di personaggi onnipresenti ma improponibili nella lotta nel fango di clown,nani e ballerine.Ognuno di loro con i propri protagonismi,narcisismi e padreternismi.Tutti con i loro "dubbi legittimi",tutti pronti a chiedersi :"quello che c’è dietro" e "cosa non ci dicono",a cominciare dal direttore dell' "Avvenire",Tarquini e giù,giù(molto giù)alla filosofa Di Cesare,Sgarbi,Giordano,e Capuozzo.

Così di questa guerra se ne parla su giornali e tv come si è parlato per due anni di Covid,tra negazionismi e scandalismi,cospirazioni e dittature etico-sanitarie.Insomma si parla di una rappresentazione propagandistica e contro-propagandistica della guerra,che non ha praticamente relazioni con la sua realtà,con quello che i cittadini hanno veramente da conoscere della Russia di Putin dopo che per 20 anni dall'occupazione della Crimea,gran parte della politica italiana ha passato il tempo a negare o a relativizzare la sfida putiniana e a mantenere rapporti e connubi interessati con il despota russo.Di questo l’informazione e l'intellettualità italiana,quella così tanto rispettabile,così tanto scientifica e studiata continua a discutere:della benzina sul fuoco americana e delle armi all'Ucraina e dell'espansionismo della Nato e bla,bla,bla e domani si ricomincia.

Tutti questi sproloqui e dilavamenti parolai erosivi della verità sono solo un espediente per non guardare il fondo dell’abisso con gli orrori di Bucha e delle tante altre Bucha ancora sconosciute.Tutti questi distinguo evitano di porsi le domande fondamentali sulla responsabilità politica del dramma ucraino;del rapporto tra la violenza e l’obbedienza,tra libertà e potere dittatoriale.Senza il coraggio di guardare il senso vero della tragedia,non si può poi avere la pretesa di raccontare quello che veramente sta accadendo in Ucraina.E neanche di quello che sta accadendo in Italia sul piano economico e sociale e nelle aree più povere del mondo dove la mancanza del grano ucraino sta portando ad una spaventosa crisi alimentare ed umanitaria.

Se questa é il modello informativo oggi in Italia,non ci si può stupire se gli italiani siano inclini a pensare che per propiziare la pace sia meglio disarmare questi ucraini che,uffà,ma perchè sono così cocciuti a difendersi e non decidono finalmente di arrendersi ? Se,come vorrebbero Vittorio Feltri o Silvio Berlusconi,vecchio amico di Vladimir,si arrendessero e accettassero le,chiamiamole così,"proposte" di Putin,tutto finirebbe e tutti vivremmo felici e contenti.

In realtà la cattiva coscienza giornalistica e di conseguenza la falsa e controfattuale informazione di media e talk televisivi é lo specchio della cattiva coscienza politica,dei meschini calcoli elettoralistici di chi smercia e conforta l’illusione che le cose per noi si possano aggiustare stando a guardare e chiamandosi fuori dal conflitto,e che si possano tirar fuori i vecchi slogan pacifisti autoproclamando la pace nazionale di una guerra internazionale i cui effetti riguardano tutti,ma proprio tutti,negazionisti e menefreghisti compresi. 

17 maggio 2022

LA "FATICA" DELLA DEMOCRAZIA





Prima di tutto ci sono loro,é ovvio:vecchi,donne e bambini intrappolati nei caseggiati sventrati dai missili,ma anche massacrati,stuprati e poi buttati in fosse comuni.
Ma dopo aver sollevato gli occhi dall'orrore di quegli eccidi premeditati,dopo aver guardato dentro gli occhi terrorizzati di quei vecchi,donne e bambini,di tutta quella gente da 3 mesi nascosti nelle metropolitane e nei sottoscala dei palazzi,senza cibo né acqua,ci atterisce anche quel panorama che giornalmente gli inviati delle tv rimandano nelle nostre vite:un paesaggio lunare di distruzione totale di intere città,di palazzi bruciati o sventrati dalle bombe russe,con i sopravvissuti costretti ad aggirarsi nel cratere di città fantasma,dov’è stata annientata ogni forma di vita associata.Perchè la demolizione materiale di quegli spazi,scuole,ospedali,università attesta la volontà di soffocare l’intera testimonianza civica di un popolo,di demolire ogni spazio politico,civile,umano,culturale.Perché dove adesso ci sono palazzi sventrati,piazze cancellate,strade saltate per aria,prima c’erano teatri,chiese,caffè,scuole,municipi,cioé i luoghi dove si consumava il rito quotidiano della democrazia e della civile convivenza,dell'aggregazione tra umani,in un comune sentimento di cittadinanza:tutta quella serie di atti del vivere quotidiano che abbiamo la possibilità di fare quando abbiamo la fortuna di vivere liberi.Adesso quelle città,calpestate dalla violenza e dalla brutalità,non ci sono più,e di questo nessuno qui in Europa ne parla.Ed invece è importante parlarne,perché é proprio in quei posti che si rintracciano i valori fondanti dell’Europa:il sentimento di abitare nell'unica Città globale europea;il sentimento di essere dentro l'Agorà politica,culturale e civile di un unico popolo europeo nel quale lo spazio privato e domestico è collegato alla piazza del mercato e delle riunioni,cioé il luogo dov’è nata la democrazia.

E allora colpire scuole,università,municipi,teatri significa che scopo voluto e preciso dell’invasore era quello di estirpare la Democrazia stessa dalla natura del popolo ucraino in tutte le forme e i luoghi dove essa si esprimeva(e vuole continuare a esprimersi).

E quei tanti,quei troppi,in Italia e in Occidente,che dicono che,vabbè,sì la Russia ha aggredito ma l'Ucraina ha le sue colpe,dovrebbero guardare questa immensa "tabula rasa",questo sterminato panorama urbano di macerie delle città ucraine.Perché guardare quelle macerie materiali significa capire che non é stata annientata solo un palazzo sede di un municipio o un teatro o un'università:bombardare quei luoghi significa eliminare l’esercizio popolare della cittadinanza,la libertà politica degli individui,i Templi della cultura e degli Studi.E' dunque è la nostra stessa cultura,i nostri valori e istituti democratici occidentali a essere bombardati in Ucraina.E' il nostro modo di vivere e convivere in un sistema di tolleranza e rispetto del diverso da noi,in un modello democratico di convivenza pacifica.

Dopo 3 mesi di guerra è amara l'immagine che arriva dal fronte dell'impegno occidentale sulla questione ucraina:troppi distinguo e tanti "però" e "ma",che alla fine portano a non mobilitarsi veramente per preservare la fortuna immensa di cui godiamo in Occidente,cioè la fortuna di vivere in Democrazia e in Libertà.Quella Libertà che oggi si vorrebbe sottrarre al popolo ucraino.E così non si dice che la "Operazione speciale" è uno sfregio non solo per la democrazia ucraina,ma per la nostra stessa democrazia occidentale.
In questo atteggiamento pesano ancora i furori ideologici fuori stagione del Novecento,le nostalgie neocomuniste che vorrebbero sopravvivere alle sentenze della storia,emesse davanti al Muro di Berlino in quel novembre 1989.Senza contare l’antiamericanismo e antieuropeismo culturale e politico di destra e di sinistra.

Qui,in Italia,poi,di fianco a questi pregiudiziali atteggiamenti ideologici,c'è anche una disaffezione alla democrazia,perché troppo debole é il contatto tra cittadino e politica,chiusa com'è nei suoi palazzi dorati.Così,mentre l’ideologia mistificatrice si autocelebra,sulla democrazia si tace.Come se Democrazia e Libertà fossero beni definitivamente acquisiti,che non debbano essere riconquistati giorno dopo giorno.Adesso in Ucraina stanno combattendo per riconquistare quei beni.Noi,qui in Europa e in Occidente dobbiamo combattere per mantenerli e proteggere quei beni.Perché,come ogni costruzione umana,bisogna curare quel patrimonio fatto di ideali e valori secolari,dando contenuti ogni volta nuovi e più forti alle parole Libertà e Democrazia.Eppur tuttavia proprio nella "fatica" della sua costruzione e riconquista costante,sta la grandezza della Democrazia,perché,ricominciando ogni volta a cercarla,lì si ritrovano quei valori nati in Occidente,i valori,cioè,della "Magna Charta" inglese,della Rivoluzione francese,del Risorgimento dei tanti Stati europei.Ecco perché anche noi occidentali abbiamo qualcosa da difendere in questa guerra,a cominciare dal rifiuto dell’abuso e della sopraffazione.E tenendo bene a mente che non l’ipocrisia e l’equidistanza,ma l’impegno per i valori della democrazia è l’unica strada per sconfiggere le tirannie.

09 maggio 2022

UN POPOLO E LA SUA LIBERTA'






Avendo appreso la notizia di un suo necrologio,lo scrittore Mark Twain mandò un telegramma all'Agenzia che lo aveva pubblicato(l' "Associated Press")nel quale,con il suo solito sarcasmo,scriveva:"Spiacente deludervi,ma la notizia della mia morte è grossolonamente esagerata".Ecco,parafrasando questa frase del grande scrittore americano,si potrebbe dire a tutta quella bella compagnia di giro che Michele Santoro ha radunato al teatro Ghione di Roma e sulla piattaforma televisiva iperpopulista ByoBlu:"Spiacente di deludervi,ma la notizia della morte dell’informazione libera in Italia è grossolanamente esagerata".Perchè poi è questa la narrazione che vorrebbe accreditare tutta una certa "elite" culturale,giornalistica e universitaria:fino ai ieri sulla pandemia,oggi con la guerra dell'Ucraina.Ma una mente appena appena aperta e libera da pregiudizi non può non rilevare che in nessun paese occidentale come in Italia le tesi più ardite e strampalate sono presenti in ogni talk show,o meglio trash-show,che hanno come protagonisti i personaggi più narcisisti e mattoidi,i complottisti più esagitati,i conduttori più felici di fare caciara per qualche zerovirgola di ascolto in più piuttosto che di dare informazioni attendibili e verificate.

Il risultato è,com’è avvenuto già con la pandemia,che tutte le tesi risultano avere pari dignità,per cui ogni falso storico,che volumi di studi hanno ampiamente smentito,viene presentato come un’opinione legittima:il complotto ebraico mondiale,Hitler che era ebreo,la terra piatta,i Protocolli dei Savi di Sion,i vaccini che uccidono,il falso sbarco sulla luna.Sono questi i mali(ormai annosi)dell’informazione italiana,che comunque non ha bisogno di nuove regole,divieti e gabbie,ma "solamente" di un modo di informazione buona che scacci quella cattiva.Di questo ha bisogno l'informazione italiana più che di serate al teatro Ghione,di sguaiati cannoneggiamenti verbali di un Borgonovo o di un Orsini difronte ai bombardamenti(quelli drammaticamente veri)dei russi sull'Ucraina.

In occasione della guerra,come prima per il vaccino e il green pass,é così cresciuta una bolla mediatica che unisce intellettuali come Freccero,Canfora,Mattei,Cacciari con il M5S di Conte e del loro organo di stampa,il "Fatto Quotidiano" di Marco Travaglio e l’estrema sinistra con aree del pacifismo cattolico,come quella del direttore dell'Avvenire Marco Tarquinio.Il bello é che poi tutti costoro vengono a trovarsi in una oggettiva convergenza con il nemico per eccellenza Matteo Salvini,ma comunque tutti accomunati da un "idem sentire" antieuropeista,antioccidentale e antiamericano.

In questi giorni circolano in Italia  vari sondaggi che rilevano una spaccatura a metà del Paese sull’invio delle armi ai combattenti ucraini.Ciò significa che la linea di conflitto sul conflitto passa nelle famiglie,tra gli amici,i conoscenti:un déjà-vu già visto per vaccini e greenpass.In realtà la vera bussola d'orientamento dovrebbe sempre razionalmente riguardare i valori fondanti dell'Uomo:la vita e la morte,la libertà e l’oppressione,la pace.E sarebbe anche opportuno un richiamo di Storia,per ricordare che se è vero che le divisioni sul tema della guerra si sono già presentate nei tempi passati,è anche vero che se avessimo seguito Neville Chamberlain e non Winston Churchill,Charles Lindbergh e non Franklin Delano Roosevelt oggi il tanto vituperato occidente non vivrebbe in democrazia ma nella distopia raccontata da Philip Roth nel suo "Complotto contro l’America" o da Philip K. Dick  nel suo classico "La Svastica sul Sole" ,opere nelle quali a vincere erano i pacifisti di allora e a dominare il mondo erano nazisti e giapponesi.

E dunque il non fornire armi all'Ucraina,così come la tragicomica compagnia del Teatro Ghione pretenderebbe,sembra assomigliare ad una pax romana,quella pax,cioè imposta da un dittatore con la forza,come appunto la "Pax Augustea" era.La  sinistra intellettualità italiana non ha invece mai fatto sentire(tranne rare eccezioni)la propria indignazione sull'invasione sovietica della Cecoslovacchia nel '68,nemmeno davanti alla torcia umana di Ian Palach.E le richieste di non fornire le armi ad un  popolo sovrano che lotta per la propria libertà non pare siano mai state fatte dagli odierni pacifisti italiani,quando l'URSS riforniva di armi il popolo vietnamita che lottava per la propria libertà.All'epoca in tutto il mondo ogni giorno sì manifestava(giustamente)contro la guerra dell'America in Vietnam.Ed è proprio qui,per Santoro & Co. che é l'inghippo,come direbbe il Sommo Bardo:oggi come ieri un popolo ha diritto a difendere la propria Terra,la propria libertà e la propria indipendenza con le armi,come il Vietnam ieri e l’Ucraina oggi.Punto.