28 dicembre 2021

NON SONO NUMERI




In questi giorni qualsiasi Tg si guardi,qualsiasi talk show si segua,oramai lo schema è sempre quello:si comincia a parlare del virus,delle statistiche giornaliere,dei contagiati e dei vaccinati,delle posizioni dei No vax e No Green Pass,e poi si passa alla pagina politica,con esclusivo "focus" sulla prossima elezione del Presidente della Repubblica,con relativo totonomi:Mattarella bis,Draghi,Berlusconi,Cartabia e l'eterno Amato(!!!!).Epperò i profluvi di parole,ipotesi e progetti che quotidianamente gli esponenti delle forze politiche si scambiano nei loro vuoti bla,bla,bla,sembrano quasi un tentativo di distrarre l'opinione pubblica,di sospendere,mettere da parte le preoccupazioni sull'attuale drammatica situazione economica e sociale conseguente al virus,dal momento che le preoccupazioni "quirinalesche" sulle quali si affannano le forze politiche non affrontano gli autentici problemi,le reali necessità e i veri bisogni delle persone che vivono il Paese reale.L’attuale e monopolizzante discussione sull’elezione del prossimo presidente della Repubblica è l’emblema di questa sospensione della realtà.Per di più questa discussione sembra offrire ai partiti politici una formidabile piattaforma dove scontrarsi,con inaudita ferocia e con l’obbiettivo di annientare politicamente il proprio avversario,percepito piuttosto come nemico(ma questa è storia vecchia che dura oramai da 30 anni)invece che come soggetto con il quale discutere l’interesse del Paese con senso di responsabilità.Anche perchè l'elezione del Capo dello Stato non può e non deve essere l'espressione di una sola parte politica,ma,soprattutto,anche alla luce dell'attuale situazione sanitaria ed economica,deve rappresentare la scelta di un uomo o di una donna capace di assicurare il rigoroso rispetto delle regole del gioco,chiunque sia il presidente del Consiglio dei ministri.Ed invece e purtroppo,il dibattito pubblico è focalizzato da questa surreale discussione tra i partiti,che non guarda alle sofferenze del Paese reale,come ad esempio la persistenza di vecchi e l’emergere di nuovi squilibri sociali che attanagliano le persone,alle tante crisi industriali con migliaia di operai licenziati,ai negozi che chiudono e chissà quando e se riapriranno,ai giovani senza prospettive di futuro,alle nuove e diffuse povertà,ad una scuola fortemente provata dai lockdown  e che,quelle sì,dovrebbero rappresentare le preoccupazioni dei partiti.Perchè poi è proprio questo che accade.Se si distoglie lo sguardo da questo riduttivo dibattito politico del Palazzo e si guarda il Paese reale,saltano agli occhi le disuguaglianze croniche che vivono famiglie,giovani,lavoratrici e lavoratori,precari e disoccupati.Difronte a tutto ciò,sono davvero squallide le preoccupazioni di una politica che pensa solo alla propria sopravvivenza,accecata dall’insana brama per il potere e che non riesce a guardare questo mondo reale che soffre.A questo riguardo,sono impressionanti le cifre del Censis sulla situazione sociale del Paese.Negli ultimi 30 anni l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite: -2,9 per cento contro il +276,3 per cento addirittura della Lituania.Con un 69,6 per cento della popolazione che si dichiara molto inquieto pensando al futuro,e il dato sale al 70,8 per cento tra i giovani.Ma questi dati non sono semplicemente dei numeri.Ci sono esseri umani che si celano dietro questi dati statistici,brutalmente silenziati dall’indifferenza e dalla narrazione distorta,quasi orwelliana della realtà.Ed invece dovrebbero essere proprio questa gente,questi esseri umani,che dovrebbero essere al centro del dibattito pubblico e della scena politica,così come da anni chiede anche Papa Francesco.Occorre guardare in faccia e negli occhi la gente che in numero crescente è finito nelle fasce e nel baratro della povertà.Bisogna tornare a riconoscere il volto di chi soffre e di chi aspira ad una vita degna.Perchè non bastano gli affanni e l'azione  del solo e solito Volontariato,come,ad esempio,la Caritas o la Croce Rossa o la Comunità di Sant'Egidio,a dare risposte esaustive.Non basta il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri.Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione,di chi lotta contro le ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto.La politica riacquisterà autorevolezza morale e credibilità se sarà politica alta e se riuscirà a riconnettersi sentimentalmente con questa moltitudine sospesa,nascosta,silenziata,ulteriormente prostrata dalle nuove difficoltà portate dalla pandemia.Di qui a poco,dunque,si eleggerà non solo e non tanto un Presidente della Repubblica.Si eleggerà,cioè si sceglierà,la qualità e della salute della nostra democrazia,in un momento di grande sofferenza economica,sociale,ma anche istituzionale e costituzionale,viste tutte le restrizioni alla vita di ogni cittadino che il virus ha comportato.E già in questi giorni,mentre si attende l'inizio dei lavori del Parlamento per l'elezione della massima carica dello Stato,sarebbe opportuno un uso responsabile della parola,come parte dell’essenza del vivere insieme.E' tempo,perciò,fare i conti con la vera,drammatica realtà economica,sociale,oltre che sanitaria,che vive oggi il nostro Paese reale:la realtà del lavoro che manca,dei più deboli ed emarginati,dei giovani senza futuro,invece che discutere di nomi,formule ed equilibri politici che ignorano le necessità di chi un numero non è.

07 dicembre 2021

UN'ALTRA PANDEMIA



Dietro ogni numero,un volto,una storia,una vita.Sopra un'impalcatura,dietro i macchinari di una fabbrica,attorno i congegni di un'attrezzatura,nell'assordante rumore di un cantiere,si intrecciano sentimenti tanto diversi:felicità,sogni,speranze,ma anche paure,angosce,preoccupazioni.La gioia per quel lavoro,sia pure precario,appena trovato.O per quel figlio che tua moglie sta per avere e che darà un altro senso all'attuale esistere familiare.Ma anche angosce e paure.L'angoscia che ti arrivi,come a "quelli" della Whirlpool di Napoli o della GKN di Firenze,un SMS o un Whatapps che ti dice che sei licenziato,che un lavoro non ce l'hai più.Tante storie di tanti uomini e donne.Poi,un giorno,improvvisa,arriva la fine di quelle vite,di quelle speranze.Vite finite per una caduta da un'impalcatura o straziate dentro i congegni infernali di un macchinario di una fabbrica.Il lavoro,che per tutte quelle donne e quegli uomini era Vita e speranza di vita per le proprie famiglie,diventa in tante,troppe volte la Morte.Ed è qui che quei volti,quelle storie,quelle vite diventano solo numero,il numero sempre più grande dei morti per gli incidenti sul lavoro,per le "morti bianche",come anche le chiamano,quelle morti.Sono già più di mille in questo 2021 le morti bianche in Italia.Una strage senza fine.Di lavoro,sul lavoro si continua a morire in Italia:nelle fabbriche,nei campi e nelle serre,nei cantieri edili,nei magazzini,per le strade delle città,come succede per i riders,ad esempio.Quelle vite che sembrano raccontarsi come dentro una Antologia di Spoon river da sotto le lapidi dei morti di un cimitero di un paese immaginario,quello sterminato  paese del mondo del lavoro italiano.Come raccontano la propria vita i defunti nel bel libro dello scrittore americano Edgar Lee Masters


dal quale Fabrizio De Andrè trasse un'altrettanto bellissima canzone.


In Italia ci sono in media tre morti bianche sul lavoro al giorno.Dati spaventosi,ben superiori alla media europea.Ma dati parziali:molti non vengono neanche denunciati,soprattutto quando a essere coinvolti sono lavoratori irregolari,perlopiù stranieri.Esemplificativa la storia di quel taglialegna moldavo ucciso da un cavo nel bellunese e portato fuori dal cantiere dal suo datore di lavoro,così da non far emergere il suo impiego in nero.O i tanti immigrati sfruttati nei campi di raccolta nelle terre del Sud.C’è un problema di sicurezza del lavoro in Italia,una mancanza che è prima di tutto culturale.Gli alti costi del lavoro fanno sì che imprenditori senza scrupoli compensino le loro spese tagliando proprio lì dove invece andrebbero destinate ancora più risorse:la tutela dei propri dipendenti.Scarsa formazione,mancanza di dispositivi di protezione,ma anche assunzioni irregolari per non dover sottostare alle costose disposizioni securitarie.A tutto questo va poi aggiunto il processo di precarizzazione in corso,con gli effetti prodotti dalla pandemia,che non fanno altro che peggiorare una situazione già critica.La depressione economica,le sempre minori opportunità professionali,spingono le persone ad accettare qualunque cosa,anche quei lavori che li espongono a rischi notevoli.Perchè c'è una famiglia da mantenere,e un mutuo da pagare,e le bollette e gli studi dei figli.E già le fasce delle nuove povertà si  vanno allargando,come attestano anche i rapporti della Cgia di Mestre o del Censis,ricomprendendo sempre più gente,anche quella che fino a qualche anno fa riusciva ancora a cavarsela.C’è poi il discorso della fretta sul lavoro,data da una contemporaneità sempre più veloce.Pensiamo ai rider,che ogni giorno devono sfrecciare nelle vie delle città come fossero circuiti urbani,dal momento che le piattaforme per cui lavorano(Uber,Glovo,Just Eat,etc.)promettono nei loro volantini la consegna entro 30 minuti e che le misere paghe dipendono da quante consegne riescono a fare in un’ora.Lavori che hanno assunto ritmi insostenibili durante il lungo tempo del lockdown.Un tessuto sociale sempre più disperato e privo di alternative,datori di lavoro che mettono il bilancio della propria attività davanti alla salute dei propri dipendenti,le sacche del lavoro nero che non accennano a diminuire,consumatori che non sono più disposti ad aspettare e vogliono tutto subito.Eccolo il quadro italiano,quello dove le morti bianche fanno segnare valori record.Eppure i decessi giornalieri continuano a occupare trafiletti nei giornali,i morti restano perlopiù senza nome e la politica da decenni non affronta la questione, divenuta ormai parte stessa della nostra quotidianità.Ma intanto la strage nei luoghi di lavoro continua e da essi sale un grido d’aiuto,un appello a intervenire in modo risoluto sul tema della sicurezza del lavoro.Quella delle morti bianche è un'altra pandemia,una pandemia tipicamente italiana che va avanti da troppo tempo.

05 dicembre 2021

TROMBONI E CIALTRONI






Sarà stato il "super green pass",sarà stata la nuova variante "Omicron" del virus,certo è che la corsa a vaccinarsi di tantissima gente che fino a ieri non aveva voluto fare neppure la prima dose,suona come la più umiliante sconfessione di quel pezzo di subumanità che va sotto il nome di No vax.Perchè il popolo,che il movimento "No Vax" e "No Greenpass" pretenderebbe di rappresentare in nome di una battaglia di libertà,è stato,invece,molto più responsabile e ha isolato quella setta di fanatici fuori dalla vita concreta della gente.E non c’è stato bisogno nemmeno di un “marcia dei 40.000”,tipo quella che gli impiegati e i quadri della Fiat fecero nel 1980 a Torino per protestare contro i picchettaggi dei sindacati che per 35 giorni  impedirono loro di andare a lavorare.E' come ha detto il Presidente Mattarella:il referendum sui vaccini e più in generale sulla scienza lo ha stravinto quel 90% di italiani che si è vaccinato.Come dire:"SI VAX" batte "NO VAX" 9 a 1 e la partita poteva anche essere interrotta per manifesta inferiorità dell'avversario.E a perdere la partita sono stati anche quei mâitre à penser che in tarda età cercano di giustificare il proprio pensiero debole riscoprendo una sorta di nichilismo negazionista;ma ormai le loro comparsate televisive,sempre più patetiche,non fanno manco crescere  gli ascolti dei talk show nei quali dispensano i loro dotti saperi.Forse se Agamben,Cacciari,Freccero,Barbero "et similia",mettessero un pò in aspettativa i loro cervelli non farebbero male,tanto l'umanità non ne sentirebbe la mancanza.

E sarebbe pure ora di piantarla con questa assurda par condicio messa su dai conduttori di talk show,per contrapporre scienziati e dei cialtroni,tra virologi e signor(e signore)nessuno,di questi personaggi in cerca di notorietà che cercano di dimostrare la propria esistenza in vita sguaiando in tv tesi raccattate qua e là sul web-spazzatura(tipo quella tizia là,quella specie di massaia,quella Maddalena Loy,che assume pure di essere un'insegnante(poveri ragazzi!)che poi,se le facessero un lockdown personalizzato per chiuderla in casa e non vederla in giro,male non sarebbe).Ecco,appunto.L’informazione televisiva dovrebbe saper scegliere meglio la comunicazione da fornire ai cittadini,evitando di ammannire bufale antiscientifiche.Basta con gli arruffapopolo cattedratici che paragonano Draghi a Goring e i preti e i vescovi fuori di testa con le loro teorie sui feti degli aborti procurati dalle case farmaceutiche,e gli arrabbiati del porto di Trieste.A proposito:dov’è finito Stefano Puzzer?Ha poi incontrato Draghi,Mattarella e Papa Francesco?E l'appuntamento con nostro Signore per quando gli è stato fissato?

I No vax,intesi non come persone serie e problematiche,somma di angosce e dubbi individuali,ma come operazione politica latamente eversiva,stanno esaurendo la spinta propulsiva,si stanno sciogliendo come un moccolo di candela.A Milano,dopo 20 settimane consecutive di sabati pomeriggio in piazza,nell'ultima manifestazione erano solo in qualche decina,tipo ultimi giapponesi nella giungla.A Roma,invece,non c’era letteralmente nessuno,tutti completamente "desaparecidos".

I capi fascisti che soffiavano sul fuoco mentre assaltavano la Cgil,sono in carcere,e i vari Pappalardo appaiono ormai patetiche macchiette invecchiate,i Montesani e Pippifranchi(sì,quello che doveva fare l'assessore alla cultura con Michetti sindaco)non se li fila nessuno.Di serio adesso c'è Omicron,la nuova variante del virus.Ma può darsi persino che Omicron alla fine risulti come uno straordinario spot a favore dei vaccini,dato che il "paziente zero" della nuova variante sudafricana ha detto di star bene grazie proprio al fatto di essersi vaccinato.Tutto bene allora?No,purtroppo,perchè c’è in giro uno scoramento di tipo nuovo,come una rassegnazione a vivere un diverso esistere,ma anche una consapevolezza che siamo difronte ad un virus che circolerà anni e anni ancora e che ogni volta dovrà essere ricacciato indietro,nelle altre mutazioni nelle quali si (ri)presenterà,che nella gente ci saranno altre sofferenze fisiche e mentali e altri errori della scienza e della politica;tuttavia resistendo ogni volta e progredendo.Come l'Umanità da secoli fa.Dinanzi a questa autentica resistenza popolare,le squadre dei No vax perdono ogni giorno consensi.Anche i più arrabbiati tra di loro,dopo essersi contagiati,finiti in rianimazione e aver visto la morte in faccia,adesso invitano tutti a vaccinarsi.

La perdita di consensi dei No vax è testimoniata anche dall’affievolirsi del sostegno dei partiti sovranisti.Soprattutto di Giorgia Meloni la quale,dopo avere per mesi supportato di fatto i movimenti di piazza  No Vax,si è resa conto che quel mondo negazionista si stava trasformando in forza antagonista allo Stato e alle Istituzioni.Inoltre la Meloni e Salvini,che ai sondaggi sono sempre sensibili,hanno visto che la stragrande parte del loro elettorato è favorevole ai vaccini e al green pass(83 per cento la Lega,81 Fratelli d'Italia).E si son resi conto che la cosa non solo è pericolosa ma non porta voti,meglio lasciar perdere.

Dunque con il "super green pass" il governo ha individuato una strada efficace senza bisogno di ricorrere all’obbligo vaccinale.Siamo dunque giunti qui,faccia a faccia con Omicron,con lo Stato che organizza la terza dose e gli italiani che rispondono in massa e ancora una volta si rimboccano le maniche.Bene così,ce lo ha detto anche la Merkel:"Difronte al Covid,se fossi in Italia,mi sentirei più sicura".E anche noi italiani staremmo ancor meglio sarebbe se tromboni,cialtroni e ciarlatani sparissero dalle nostre serate televisive.

23 novembre 2021

PER UN'ETICA DELLA RESPONSABILITA'




Certo,c'è il telecomando per spegnere la tv ed evitare la tortura dei talk show che sono diventati il cassonetto della spazzatura nei quali confluisce tutta la subumanità di quel mondo no vax e no green pass,che trovano nel populismo di 
Salvini e Meloni i loro referenti politici.Ma anche dopo aver spento la tv,ti accorgi che qualcosa è rimasto.Proprio grazie a quei talk e a quella politica sovranpopulista,sono state seminate nella gente dubbi e ancor più sentimenti di rancore,rabbia e risentimento.Lo si vede nei disordini delle piazze di Roma,Milano,Torino e Trieste.Ed è qui che ci sono le responsabilità dei massmedia e dei talk show.Il "format" di questi talk è sempre lo stesso:usare una sorta di "par condicio",per dar spazio e voce,ai mondi del si e no vax,del si e no green pass.Ma utilizzare il bilancino della par condicio in materia vaccinale è irresponsabile.La par condicio fu adottata in politica da un sistema ipocrita,che aveva paura che la gente si ponesse domande e che voleva(e vuole)centellinare l'informazione,nel presupposto antico che la libertà sia rischiosa.Proprio come Fëdor Dostoevskij fa dire alla famosa figura del "Grande Inquisitore" nei "Fratelli Karamazov".Con la pandemia,però,è tutto diverso.In tema di Covid,vaccini e green pass non si può far parlare tutti,fino all'ultimo imbecille che propone improbabili teorie fanta-sanitarie.Non si può far confrontare chi raccatta qualche nozione pseudosanitaria su Wikipedia,con chi ha passato la vita in laboratori e corsie d'ospedale.Così il telespettatore,davanti a tesi contrapposte può essere attratto dal più bravo nello storytelling o da quello che grida più forte.Ogni conduttore o conduttrice di talk show sa che è bene invitare qualccuno a blaterare qualsiasi stupida idea priva di dignità e contenuto,affinché questa persona posso dare spettacolo con le proprie fantasie e i propri slogan in modo tale da provocare la reazione delle persone che esprimono,invece,competenze e conoscenze,idee correlate ai fatti e ai dati.Così,alla fine,si accende nello studio tv uno sguaiato dibattito urlato con improperi e insulti,fatto di nulla che però fa schizzare la trasmissione nelle classifiche dell'audience.Del resto il Presidente Mediaset,Fedele Confalonieri,ha detto senza ipocrisie:"Il talk-show deve fare casino,sennò chi lo guarda?".Ma con la scelta di questo modello di talk si giunge poi a dar voce alle bestialità di certa gente,tipo quel sacerdote,don Paolo Pasolini,secondo il quale:"Ci sono donne ingravidate da aziende statali o private per farle abortire,asportare loro il feto e usarne gli organi per la sperimentazione dei vaccini anti-Covid".Oppure quel portuale di Trieste,tal Puzzer,che ubriacato dalle telecamere e dalle interviste,chiede che Draghi e Mattarella vadano a conferire con lui.Sì è proprio di Trieste quel tizio lì,la città dove Franco Basaglia liberò i matti dai manicomi.E questo accade mentre in tutta Europa arriva in forma cruenta la quarta ondata del virus.E così in Austria proclamano un nuovo lockdown nazionale e in Germania la Cancelliera uscente,Angela Merkel,afferma che la situazione è "tragica e drammatica" e il Ministro della Sanità tedesco dice una frase choc:"quasi tutti i tedeschi alla fine dell’inverno saranno vaccinati,guariti o morti”.
In un’ottica liberale si potrebbe dire che non si può certo vietare ad altri di esprimere idee diverse.Ma qui anche Voltaire si rifiuterebbe di difendere quelle idee.Qui si vorrebbero far passare come liberali e libertarie,le idee deliranti di questi personaggi.No,non si tratta di libertà di esprimere idee diverse e di manifestare.Perchè poi quelli che invocano le libertà dal vaccino e dal green pass sono gli stessi che per primi quelle libertà non rispettano,e,anzi,minacciano gli scienziati costringendoli a girare con la scorta,aggrediscono i giornalisti,deridono e insultano le istituzioni.Di questa prepotenza di minoranze organizzate,i populisti nostrani si fanno difensori e proprio costoro trovano spazio inappropriato i talk show televisivi.E proprio a questa gente forniscono armi ideologiche uomini di cultura come i filosofi Cacciari e Agamben o lo storico Barbero.La comunicazione,perciò,deve fare un esame di coscienza:essa,durante la pandemia,ha avuto un vizio di partenza:quello,appunto,di ritenere che chiunque potesse parlare e mettere in discussione la scienza.Ma il tema urgente e di fondo della democrazia,in questo momento così drammatico,è quello di difendere il diritto delle persone alla vita e alla salute,non certo quello di far parlare una minoranza di cretini che,in nome di un fantomatico attacco alla libertà,pensano di poter dire qualsiasi cosa,contrapponendo il loro pensiero complottista alla ricerca scientifica.Max Weber diceva che in democrazia c'è un'etica dei principi e un'etica della responsabilità.E' giunto il momento in cui prevalga un'etica di responsabilità.I massmedia che sono chiamati a diffondere conoscenza e consapevolezza è quest'etica che devono rispettare e non certo quello di far parlare tutti.Financo Puzzer e don Pasolini.



11 novembre 2021

L'UOMO DEL SOTTOSUOLO




Quest'anno ricorrono i 200 anni dalla nascita di Dostoevskij.Dostoevskij nacque infatti a Mosca l'11 novembre del 1821 ed è considerato uno dei più grandi scrittori della letteratura mondiale.Del pensiero di Dostoevskij sono note le grandi direttrici:il Bene e il Male,il libero arbitrio,cioè la libertà che Dio lascia all'Uomo di scegliere tra l'uno o l'altro(famose sono le pagine sul personaggio del "Grande Inquisitore" nei "Fratelli Karamazov")una tendenza all’analisi interiore dei personaggi dei suoi romanzi,che sembrano anticipare Freud e la psicoanalisi.Celebrare i 200 anni dalla nascita di Dostoevskij,significa riflettere sull’uomo contemporaneo,al tempo stesso lacerato dalla propria mancanza di certezze e ugualmente teso verso un sistema di valori in grado di dare senso alla propria vita.E' per questo che Dostoevskij è considerato l'antesignano del moderno Esistenzialismo,erede del padre dell'Esistenzialismo filosofico,il danese Soren Kierkegaard.I romanzi di Dostoevskij ancora oggi rappresentano il tentativo di capire chi siamo e chi vorremmo essere.I suoi più grandi capolavori furono: Delitto e castigo LIdiota I demoni  I fratelli Karamazov e "Memorie dal sottosuolo".I personaggi dei suoi romanzi mostrano una profonda inquietudine spirituale che racchiude nella stessa persona caratteri contrastanti.La vita di Dostoevskij,così piena di dolori,contribuì sicuramente alla creazione di romanzi che scandagliano le profondità dell'animo umano.Nelle sue opere c'è il tormento interiore dei suoi personaggi.Alcolisti,prostitute, contadini,uomini costretti a condurre esistenze infami,sono i protagonisti assoluti delle opere di Dostoevskij.Tuttavia in questi personaggi si assiste ad una ricerca incessante della spiritualità che lo scrittore russo riteneva insita nell’uomo.Da qui nasce la tragedia esistenziale dei suoi personaggi.La lettura delle sue opere influenzò anche la formazione culturale di Freud, il quale dedicò un saggio("Dostoevskij e l'uccisione del padre" ) per analizzare la personalità dello scrittore russo.
Dostoevskij soffrì di epilessia,malattia che segnò la sua esistenza.E questo male caratterizza alcuni dei suoi personaggi.Eppure,nonostante questo e nonostante tutto il dolore della propria esistenza(gli morirono la prima moglie e un figlio e fu condannato ai lavori forzati in Siberia,dopo  aver rischiato la condanna a morte per cospirazione)Dostoevskij ebbe una profonda fede,riscontrabile soprattutto nel suo capolavoro,“I fratelli Karamàzov“.Una fede che nasce dal dubbio e dal perenne conflitto tra Credo e libero arbitrio.Fu questo personale conflitto interiore a caratterizzare tutti i suoi personaggi,dilaniati da una tensione tra il Bene e il Male.Per Dostoevskij l’uomo che può giungere al divino è per lo più il cosiddetto “peccatore” perché ha più sofferto(sembra qui di rileggere la pagina evangelica del Figliuol prodigo).Così in "Delitto e castigo" Raskòl'nikov accetta la propria condanna per l'omicidio dell'usuraia anche grazie all'aiuto dell'amore di Sonja).
Uno dei più importanti romanzi dello scrittore russo,fondamentale per comprendere il suo pensiero,è indubbiamente “Memorie del sottosuolo“.L’uomo del sottosuolo è un uomo smarrito e sordido("Io sono un uomo malato.Sono un uomo malvagio" è l'incipit del romanzo)che analizza in modo impietoso le sue contraddizioni e le sue grettezze,alla ricerca di qualcosa che riesca ad illuminare la propria esistenza.L'uomo del sottosuolo dostoevskijano è un individuo a disagio con se stesso,incapace di instaurare relazioni con la società.Ed è in quel sottosuolo nel quale cerca se stesso,scrutando i suoi lati oscuri,che si può rintracciare la vicinanza alle teorie di Freud con l'analisi del proprio Io per poter superare o almeno convivere con le proprie macerazioni interiori.Quell'uomo ristretto nel proprio "sottosuolo",non riesce a trovare delle risposte nella propria incapacità di vivere,rimanendo,così,in quel luogo infimo in cui si allontana dagli altri e dove tenta di nascondere la sua angoscia di vivere.Un romanzo che rappresenta quasi una sintesi del pensiero di Dostoevskij sulla drammaticità esistenziale dell'Uomo.Ma è ne “I fratelli Karamazov” che emerge tutto il pensiero filosofico di Dostoevskij,in cui le tematiche inerenti il conflitto tra bene e male e la questione religiosa vengono trattati nel grande dialogo del "Grande Inquisitore" con Gesù.
Dostoevskij è attuale ancora oggi.Perchè,in fondo,Dostoevskij non ha mai smesso di parlare all’uomo di ogni tempo e alla sua anima."L’uomo è un mistero,egli diceva."Io mi occupo di questo mistero,poiché voglio essere un uomo".

30 ottobre 2021

EINAUDI OGGI


60 anni fa,il 30 ottobre 1961,moriva Luigi Einaudi.Era nato nel 1874,cioè nel secolo XIX.Eppure il suo pensiero,la sua opera,i suoi progetti rimangono tuttora validi.Luigi Einaudi fu molte cose:finissimo intellettuale,economista di fama mondiale,cattolico,liberale,Governatore della Banca d'Italia,componente dell'Assemblea Costituente,senatore del PLI.Fu anche  opinionista del "Corriere della Sera" e "The Economist".E poi,proprio lui,che nel referendum del 1946 aveva votato per la monarchia,diventò Presidente della Repubblica.Tanta parte della sua vita fu dedicata alla produzione di scritti,politici ed economici.Ma il meglio di sé lo diede con le sue virtù civili,oggi così rare.Al di là delle ideologie,egli fu incarnazione delle virtù pubbliche italiane,con un'etica rigorosa e quasi religiosa di servizio dello Stato,tipica di chi sa mettere al primo posto non la propria carriera personale,ma gli interessi generali,la solidità e il prestigio delle Istituzioni che rappresenta.In questo egli fu un grandissimo,un vero padre della Patria.Per avvertire ancora oggi la vitalità del pensiero di Einaudi basterebbe fare solo questo:immaginare che cosa potrebbe dire e scrivere oggi,in una situazione che pare rimettere in discussione molte delle sue convinzioni e dei suoi insegnamenti.Se lo si fa con la sua onestà e limpidezza intellettuale,si comprende bene quanto sia utile leggere le sue "Prediche inutili",tanto più oggi quando sembra prevalere proprio quel mondo politico,morale e intellettuale così lontano dalle sue idee.Attraverso Einaudi possiamo capire cosa sono e come affrontare i problemi che oggi minacciano le condizioni della libertà,le prospettive del mondo aperto,l’idea stessa della democrazia,il destino della politica,le sorti dell’Europa,la lotta ai sovranismi da lui tanto odiati.Ancor più,poi, in presenza delle problematiche connesse alla crisi pandemica.
Democratici illiberali,no vax,antipatizzanti del mercato,neo-statalisti di ritorno,nazional-populisti,euro-scettici,giornalisti conformisti e conduttori tv cinici cadrebbero sotto i suoi strali e le sue critiche espresse sempre con precisione di argomentazioni.Ai facinorosi di ogni risma che gridano nelle piazze e sguaiano nei talk televisivi,Einaudi certamente riproporrebbe la sua visione della libertà come "fatto morale".E farebbe giustizia della deformazione di certa stampa,poi amplificata nelle piazze,di chi identifica la libertà col sopruso e chi non riconosce i limiti alla propria libertà nel rispetto di quella altrui.
Agli oppositori del mercato,Einaudi spiegherebbe che la visione della libertà non può essere svincolata dai vincoli morali:per lui, la libertà – in politica e in economia – non può mai trasformarsi in lotta di tutti contro tutti,perchè è solo così che si costruisce un'etica e una moralità,individuale e pubblica.Quella moralità che si realizza nel poter perseguire il proprio disegno di vita,la propra capacità creativa senza essere ostacolato dalle pastoie e dalle protezioni dello Stato-Moloch e degli interessi organizzati,restando ancorato a una visione morale basata su virtù quali l’intelligenza,l’operosità,il rispetto per le idee e i beni degli altri,il rifiuto dell’odio sociale.In questo senso certamente a Einaudi non piacerebbero molte quelle deviazioni del capitalismo moderno e neanche quell'assistenzialismo statale nel voler difendere,più che gli spiriti basati sul coraggio,l’innovazione e il rispetto reciproco,quelle posizioni acquisite,i  privilegi oligopolistici e le fruttuose collusioni con la politica.
C'è oggi in Italia un numero incredibile di crisi aziendali,con conseguenti gravi pericoli occupazionali,aggravati dall'arrivo del Covid.Queste crisi sono in gran parte la conseguenza di avventati modelli di sviluppo industriale e di svendite "politiche" a privati di Aziende (si pensi all'ENI e all'IRI)e di un'economia assistita dalla mano pubblica.Eppure ancora oggi si continua ad invocare,per ciascuna di queste crisi(da Monte Paschi di Siena,all'Ilva,all'Alitalia,ad Autostrade)l'intervento "salvifico" dello Stato.A costoro Einaudi spiegherebbe che il modello liberale riserva allo Stato un posto importante."Lo Stato non deve stare con le mani in mano",egli scriveva,ma non deve governare direttamente l’economia,fonte fatale di "corruzione politica e amministrativa per ottenere favori dallo stato che si interessa di tutto".Lo Stato,invece,deve garantire quei presupposti di libertà,competizione e iniziativa che nella sua visione rappresentavano le condizioni irrinunciabili per spingere verso l’alto l’ascensore sociale e realizzare una società più equa.
C'è poi la crisi dell'istituto proprio di ogni liberaldemocrazia,cioè lademocrazia rappresentativa.A quei tanti,a quei troppi che per delusione o scoraggiamento,disertano in numero sempre crescente le urne e più in generale la politica,Einaudi probabilmente ricorderebbe che in una democrazia liberale sono insostituibili  la garanzia di una società plurale,il dibattito e il confronto,nonché le procedure per garantirli e per condurli a decisioni d’intesse comune.Le scorciatoie violente e intolleranti,il rifiuto delle competenze(perchè Einaudi ben sapeva che uno non vale uno),il dileggio delle istituzioni possono solo sfociare nel successo dei demagoghi.E di questi già troppi ne abbiamo visti sul teatrino della politica italiana.
Infine già ai suoi tempi Einaudi volse la sua azione a contrastare ogni tipo di populismo e nazionalismo,che tanto piede hanno preso ai giorni nostri.Egli,infatti,nella Costituente,affermava che:"il nemico numero uno della civiltà,della prosperità(..…)è il mito della sovranità assoluta degli Stati".E certo ancora oggi ribadirebbe che:"gli Stati esistenti in Europa sono polvere senza sostanza.Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma.Solo l’unione può farli durare.Il problema non è fra l’indipendenza e l’unione.È fra l’esistere uniti e lo scomparire".Ecco,c'è da rimaner semplicemente esterefatti dinanzi alla lungimiranza e perciò all'attualità del pensiero einaudiano,che egli espresse,oltre che nelle sue "Prediche inutili" e nel suo "Scrittoio del Presidente" anche nel sostegno ad attività editoriali come quella visionaria ed eroica di Piero Gobetti.Ecco perchè,oltre che attuale, davvero Einaudi è un patrimonio di tutti.

14 ottobre 2021

RIFARE L'ITALIA E L'EUROPA




L’assalto alla sede romana della Cgil da parte di alcuni manifestanti No Green Pass,aizzati da forze di estrema destra tra cui Forza Nuova,movimento neofascista guidato dai leader nazionale Roberto Fiore e romano Giuliano Castellino ,riportano le lancette della Storia italiana indietro di un secolo,agli inizi dell’epoca fascista.Son giusto 100 anni,infatti,da quel cosiddetto biennio nero(1921-22)segnato dagli attacchi ripetuti delle squadracce fasciste di Mussolini al movimento operaio e alle istituzioni dello Stato liberale.Assalti,saccheggi,devastazioni si susseguirono con cadenza quasi giornaliera,culminando il 28 ottobre del 1922 con la marcia su Roma e la conseguente presa di potere da parte di Mussolini,senza che lo Stato e l'imbelle monarchia si opponessero.Il fascismo infatti appariva alla classe dirigente italiana come l’unica forza in grado di tener testa al movimento operaio e di riportare l’ordine nel Paese agitato da grandi scioperi e dall’occupazione delle fabbriche del 1920-21.Alle devastazioni delle Camere del lavoro,dei partiti,dei giornali e delle sedi istituzionali,seguirono subito dopo gli omicidi politici,come quello del deputato socialista Giacomo Matteotti e le morti dei liberali Giovanni Amendola e Piero Gobetti,








vittime dei pestaggi delle bande armate fasciste.
Così,quando sabato 9 ottobre 2021,si son viste in tv le immagini dell'assalto e della devastazione della sede della CGIL e gli scontri dei manifestanti contro la polizia davanti al Parlamento e Palazzo Chigi,è stato come rivedere dei "frame" di filmati dell'epoca del primo ventennio fascista.Quei facinorosi che sfondavano porte e finestre per assaltare la sede nazionale della Cgil,che penetravano all'interno,che sfasciavano tutto quel che trovavano,che distruggevano computer e strumenti di lavoro,non hanno fatto altro che replicare lo squadrismo che violentò l'Italia cent'anni fa,aprendo la via al regime fascista.Incursioni,devastazioni,distruzioni,abusi e soprusi furono la cifra caratterizzante del fascismo.Certamente oggi nessuno pensa che si possa replicare quell'avventura che trascinò il Paese nella tragedia.Tutto è diverso:più forti le istituzioni repubblicane,più salda la consapevolezza e la coscienza democratica,e c'è poi oggi l'inserimento del nostro Paese nel contesto di un'Europa che,pure con i suoi mille difetti,ci sta garantendo e proteggendo economicamente in questo tempo pandemico.E tuttavia fa impressione vedere una minoranza di gente trasformarsi in forza violenta nelle mani dei capi fascisti di Forza Nuova,che usano il No Green Pass per suscitare una disobbedienza organizzata,per trasformare la protesta in rivolta anti Stato.Attorno gente esasperata ma strumentalizzata,magari anche gente "normalmente" tranquilla,che manifesta in buona fede,ma che protesta confusamente un pò contro tutto:No Vax,No Mask,No Green Pass,No tamponi.Ci sono poi i politici della destra sovranista e populista che soffiano sul fuoco,alimentando il malcontento,sobillando,anche solo con le parole,la rabbia delle piazze.
In questi episodi si saldano egoismo,rabbia,invidia sociale per disuguaglianze accentuate dalla pandemia,divenute insopportabili,e un ceto medio impoverito,escluso e deluso.Viene alla luce una realtà finora nascosta dal buio della pandemia:ci sono movimenti violenti come Forza Nuova,che vuole fare prove tecniche di sovversione del sistema e che trova  nel virus una straordinaria occasione politica.La lotta alla pandemia,infatti,mette sotto stress la tenuta del sistema,per via delle restrizioni alla libertà e della riduzione di ogni autonomia individuale.La regola democratica soggiogata allo "stato d'eccezione" di Carl Schmitt.C'è poi la demagogia e l'irresponsabilità della destra populista,alla quale non sembra vero sfruttare senza scrupoli questo stato di cose per aizzare le piazze,contestando qualsiasi decisione l'esecutivo adotti per proteggere la salute della comunità nazionale l'economia e il lavoro.
C'è dunque uno sfruttamento politico del virus,della sua pressione emotiva sui cittadini,che si sentono esposti ad un governo,ritenuto incapace di tutelare la gente.Da qui una diffidenza per la scienza,un rigetto per le élite,una sfiducia per la politica,fino alla sconfessione della competenza,così come già segnalava lo studioso e scrittore americano  Tom Nichols nel suo saggio:"La conoscenza e i suoi nemici".
La carica antipolitica e antistatuale di questi movimenti,spinge questo indistinto ceto sociale ad attaccare il Palazzo politico,ma anche il sindacato.Perchè il sindacato viene visto come incapace di dar voce, difronte al Governo,a questo malessere sociale;anzi esso viene ritenuto complice con le politiche governative.Così,mentre i dati Istat ci dicono che dilagano povertà e disoccupazione,i movimenti fascisti,sfruttando anche la violenza verbale della destra sovranista e populista di Salvini e Meloni,cercano uno spazio nel malcontento sociale.La questione del green pass viene presa a pretesto per dare sfogo a un malcontento che ha radici ben più profonde,come,per esempio,lo sfacelo dello Stato sociale squassato dalla pandemia.Ed è inutile chiedere a questa destra di condannare le violenze e di rinnegare le sue amicizie e affinità con le destre totalitarie e illiberali europee di Orban in Ungheria e Morawiecki in Polonia,Paesi nei quali sono soppresse democrazia e libertà.Del resto Salvini e Meloni già rifiutarono di sottoscrivere un documento di condanna del Parlamento europeo  per l'assalto al Congresso Americano(Capitol Hill) da parte dei sovranisti trumpiani americani.
Salvini e Meloni,in questi anni,hanno fatto dell'odio contro gli immigrati e i diversi,della violenza verbale,della demagogia,della faziosità e della falsa informazione deviante il loro tratto identificativo.E questo tratto non vogliono cambiarlo,perchè è da lì che nascono che le loro fortune politico-elettorali.
Così,mentre continua la lotta contro il covid,ci si rende perciò conto della necessità di battere sovranismi e i populismi e con essi le violenze da essi strumentalmente istigate.C'è un solo modo per sconfiggere il sovranismo e liberare questo Paese da ogni violenza,razzismo e assicurare una crescita culturale,civile:spezzare le reti corporative che imprigionano la società italiana,la giungla degli interessi e delle rendite parassitarie.Fare le riforme,il cui elenco è sempre più lungo e cogente,ma la cui attuazione diventa sempre più urgente anche alla luce dei vincoli imposti dall'Europa con il PNRR.Le sta tentando Mario Draghi.Ma si tratta di un tentativo al quale l’attuale maggioranza anti-sovranista si limita a dare un appoggio alternato a riserve mentali e furbizie demagogiche.Perciò è necessario fare un un nuovo e deciso "appello ai liberi e forti" di sturziana memoria,per la costituzione di un polo liberale,cattolico e socialista,un polo come quello che si costituì all'indomani della fine della guerra,e che diede vita alla rinascita del Paese ed elaborò l'idea e il sogno di una grande Europa dei popoli,unita e solidale.Utilizzare,cioè,la tragedia della pandemia per costruire una nuova Italia e una nuova Europa. 

 

12 ottobre 2021

GLI OCCHI NEL DOLORE DEL MONDO




Come sta accadendo oramai da un pò di tempo,anche quest'anno l'Accademia di Svezia ha assegnato,a sorpresa,il Premio Nobel per la letteratura al di fuori di quella cerchia di scrittori di grande popolarità,che sembravano essere i grandi favoriti.Tra queste forse la sorpresa più grande fu quella del 2016,quando il Premio Nobel per la letteratura fu assegnato al cantante americano Bob Dylan.Anche quest'anno i bookmakers avevan dato grosse probabilità di vittoria allo scrittore giapponese Haruki Murakami(tra le sue opere più famose  1Q84 e Kafka sulla spiaggia )oppure la scrittrice canadese Margaret Atwood(L'assassino cieco)e la scrittrice francese Annie Ernaux,già vincitrice del Premio Strega europeo nel 2016 per il romanzo "Gli anni",nonchè Premio Marguerite Yourcenar 2017 alla carriera e del  Premio Hemingway per la letteratura 2018.C'era,poi,chi addirittura non escludeva l'assegnazione del Nobel  al "politicamente scorretto" Michel Houellebecq,noto  soprattutto,per la narrativa con Sottomissione e per la poesia "La ricerca della felicità" e "La vita è rara".Ed invece il Premio Nobel 2021 per la letteratura è stato assegnato allo scrittore tanziano Abdulrazak Gurnah,con questa motivazione:"Per il suo approfondimento appassionato e senza compromessi sugli effetti del colonialismo e sul destino dei rifugiati al confine fra le culture e i continenti(.....)e per "la sua intransigente e compassionevole penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato tra culture e continenti".Gurnah è il 5° scrittore africano che vince il Premio Nobel per la letteratura,dopo il nigeriano Wole Soyinka nel 1986,l'egiziano Naguib Mahfouz nel 1988,la scrittrice sudafricana Nadine Gordimer nel 1991 e l'altro sudafricano John Maxwell Coetzee nel 2003.

Nato nel 1948 a Zanzibar,Gurnah è arrivato nel 1968 nel Regno Unito con lo status di rifugiato.La sua riflessione è stata sempre rivolta ai temi del postcolonialismo africano,caraibico e indiano.Forse il suo romanzo più importante è "Paradise" (del 1994),storia delle violenze subite da un giovane ragazzo tanzaniano,Yusuf,che agli inizi del '900 è venduto a un mercante arabo e,al seguito della sua carovana,esplora i contrasti vivissimi di mondi e culture diverse e amori contrastanti,alla vigilia della prima guerra mondiale e della leva forzata che l’esercito tedesco impose alla popolazione locale.In Paradise l'impegno di Gurnah è quello di una lotta ai preconcetti e quello di mostrare quanto diversificata sia la cultura africana.


Tra gli altri  libri di Gurnah i più importanti sono "By the Sea" ("Sulla riva del mare") del 2001


e "Desertion" ("Il disertore") del 2005


In tutti i suoi romanzi Gurnah esplora lo sradicamento dei rifugiati,un tema che attraversa tutta la sua opera a partire da quando egli stesso si trovò ad essere rifugiato all’età di 21 anni in Inghilterra.Quasi tutti i personaggi dei suoi libri sono rapiti,venduti,costretti a combattere battaglie altrui,a volte anche guerre contro le proprie genti.Essi sono protagonisti sradicati,che però vogliono costruire un’immagine di sé che sia veritiera e mai riflessa dall’occhio della distorsione coloniale:sono figure che viaggiano fra continenti e culture diverse,conservando,però la memoria delle proprie radici.Appartenenza,rottura,dislocamento:sono le parole del "fuori" per Abdulrazak Gurnah,a cui corrispondono quelle del di "dentro":perdita,dolore,recupero.Con i suoi libri e in alcune interviste Gurnah ha invitato l’Europa a cambiare la sua visione dei rifugiati dall’Africa e in generale della crisi migratoria:"Molte di queste persone vengono in Europa per necessità,fuggono da guerre,fame  e carestie e hanno qualcosa da dare.Non arrivano a mani vuote.Molte hanno talento ed energia".La migrazione e lo spostamento,dall’Africa all’Europa,sono al centro di tutti i romanzi di Abdulrazak Gurnah.I suoi personaggi,spesso dei rifugiati o degli espatriati,talvolta figli di immigrati,vivono una costante scissione tra un passato doloroso e un presente in cui non riescono mai a realizzarsi pienamente né come individui né come cittadini,anche a causa di pregiudizi,razzismo e delle invalicabili barriere tra la cultura di provenienza e quella di approdo.Se solo si guardano le date di pubblicazione dei suoi romanzi ("Paradise" è del 1994,"By the sea" del 2001,"Desertion" del 2005)si comprende come Gurnah sia un anticipatore di quella letteratura della migrazione e della multiculturalità oggi così attuale.Infatti,nello scrivere i suoi libri Gurnah ha saputo "leggere" un mondo che sarebbe venuto e che infatti è venuto,ha saputo vedere fenomeni ancora in divenire,poi esplosi in tutta la loro forza deflagrante.I bambini dei suoi libri,venduti e "arruolati" dalle truppe colonialistiche,sembrano raccontarci anche della sorte dei bambini somali o iraniani o afghani,tolti ai loro giochi e alla loro età per farne soldati bambini,a volta piccoli,poveri inconsapevoli esseri di morte con una cintura di bombe addosso.E Gurnah ha anticipato anche altri temi sui quali oggi si discute e che coinvolgono il senso stesso del presente e del futuro dell'Europa.Come,ad esempio,la migrazione di interi popoli che fuggono dalla fame e dalle guerre,le cui vicende pure in questi ultimi tempi abbiamo mediaticamente osservate attraverso le immagini che ci venivano dall'Afghanistan.Una migrazione di gente disperata in cerca di un incerto futuro che passa attraverso i campi di violenze e di tortura libici,o lungo le strade ghiacciate della rotta balcanica o che spesso finisce in una morte atroce in barconi inghiottiti dalle acque del Meditarraneo.E intanto l'Europa costruisce muri culturali e materiali sempre più alti fondati sull'odio e l'intolleranza di populismi e nazionalismi sempre più feroci.Ma il fenomeno migratorio non si ferma innanzi ai muri,perchè rappresenta un fatto storico ineluttabile che costringe a fare i conti con quello che noi europei siamo stati e abbiamo fatto contro l'Africa,dei saccheggi materiali e culturali delle terre e delle culture africane e del Medio e dell'Estremo Oriente.E probabilmente ha ragione Gurnah quando dice che:"c'è una sorta di avarizia dietro al motivo per cui è così difficile per gli Stati europei fare i conti con questa realtà".Ecco perché  in certo qual modo dobbiamo ringraziare la giuria di Stoccolma:anche se inatteso,è quanto mai opportuno l'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura ad Abdulrazak Gurnah:perché costringe noi europei a guardare al dolore del mondo,al di là di ogni odio ed egoismo.