17 dicembre 2019

LE "SCARPETTE" DEI SOGNI


Rhea e la sua fantasia nell’aver disegnato il baffo della Nike sulle bende





















Una stangata pesantissima e senza precedenti.E' la punizione più pesante nella storia dello sport comminata dalla Wada,l'Agenzia mondiale antidoping allo sport russo.Solo un passo indietro per meglio capire.Nell'autunno del 2015 era venuto alla luce il sistema malefico messo in atto da  ministri,dirigenti, allenatori e atleti,un "doping di stato" con l'aiuto(a quanto pare)perfino dei servizi segreti.La federazione internazionale aveva comunque concesso alla Russia l'opportunità di rivedere i propri illeciti comportamenti,a patto di consegnare tutti i dati di laboratorio riferiti agli eventi sportivi contestati.Dopo mesi e mesi,la Russia ha consegnato agli ispettori della Wada il materiale richiesto.Ma questo materiale si è rivelato falso:dati manipolati,file spariti e una serie di mail taroccate."Alla Russia è stata offerta ogni opportunità per mettere ordine in quanto accadeva e ricongiungersi alla comunità antidoping ma ha scelto di continuare nella sua posizione di inganno e negazione":questo il comunicato della WADA.Da qui la decisione di bandire la Russia:4 anni di stop tra divieti di partecipazione ai grandi eventi(Olimpiadi e Mondiali di calcio)e inibizioni di dirigenti e funzionari.
Vieni a sapere di notizie come queste e - grande - ti assale la delusione,lo sconforto,la disillusione,perché siamo ancora in tanti a guardare allo sport come una "ancora di salvezza",un anelito e una ricerca di certezze,un pezzo di mondo nel quale rifugiarsi per dimenticare,sia pure per poco,le ingiustizie e le tante bruttezze della vita.E invece un giorno vieni a sapere che lo sport,che così tante emozioni e passioni sa suscitare,che ti coinvolge e che ti fa esultare quando vedi una partita di calcio,di volley,di basket,o una corsa di ciclismo,oppure la continua sfida che l'Uomo ingaggia contro il Tempo o gli Spazi nelle piscine di nuoto o sulle piste di atletica leggera,ecco un giorno vieni a sapere che anche nello sport c'è l'inganno e l'imbroglio,che anche nello sport tutto è falso,che anche lo sport è assoggettato agli interessi economici o alle ideologie politiche di qualche dittatura del pianeta.Ma poi succede che in qualche altro posto del pianeta qualcosa ti commuove e ti ridà speranza.Perché un giorno capita di leggere di quella bambina filippina,Rhea Bullos,che di anni ne ha solo 11 e che però a quell'età ha già una incredibile passione per l'atletica leggera e già corre da qualche anno.Rhea è di Balasan e frequenta le scuole elementari di quel suo paesino così povero come povera è la sua famiglia,che non può certo permettersi di comprarle un paio di scarpe magari di ultima generazione,con i tacchetti che aderiscono alle piste di atletica senza traumi.Ma lei di certo non s'arrende,perchè troppo grande è la passione.E così è lei stessa che si fa le sue "scarpette":si fascia le dita e le piante dei piedi con delle normalissime bende che compatta con del gesso e poi,con la naturalezza dell'età,e per non sfigurare davanti alle sue amiche,prende un pennarello e disegna su quelle bende il "baffo" della Nike,anche se poi a 11 anni,neppure sa cosa sia il "baffetto" della Nike.Il finale è quasi un film,natalizio si potrebbe dire,considerato il periodo.Sì,perchè Rhea con quelle sue "scarpette" fai da te e fatte di bende,vince le finali dei 400,800 e 1500 metri della sua Regione.E subito le sue foto diventano virali con le immagini dei piedini della piccola fasciati con bende "Nike",per così dire.Chissà.Mi piace pensare che,tramite proprio il web,quelle immagini siano finite anche in Russia,in quei laboratori e in quei posti dove lo sport viene drogato e falsificato.Certo,nessuno è così ingenuo da non sapere quanti affari e affarismi ci siano oggi anche nel mondo dello sport,che è null'altro che il riflesso della nostra società così degenerata e priva di valori e ideali.Ma finché ci saranno tante altre Rhea lo sport continuerà ad essere quello che deve essere,cioè il posto per dare sogni a grandi e piccini e poter sperare che una vita diversa è ancora possibile.


La storia di Rhea mi ha fatto ricordare il film di Luigi Comencini:"Un ragazzo di Calabria",nel quale si racconta la storia di Mimì,un ragazzino figlio di poveri contadini di un paesino della Calabria,ma che sogna di diventare un atleta,nonostante la volontà contraria del padre(Diego Abatantuono)che vuole farlo studiare per sottrarlo alla miseria della sua condizione.Ma il ragazzo,appassionato per la corsa,per allenarsi e inseguire il suo sogno,arriva addirittura a correre scalzo per non rovinare le scarpe,aiutato da Felice(Gianmaria Volontè),un autista di corriera,che,intuite le sue qualità,diventa il suo "allenatore",con l'aiuto del quale vincerà poi i Giochi della Gioventù nazionali.

13 dicembre 2019

PEL TRATTURO ANTICO AL PIANO



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Il comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco,riunitosi a Bogotà,ha proclamato all'unanimità la transumanza patrimonio culturale immateriale dell’umanità.La transumanza rappresenta la migrazione stagionale delle greggi,delle mandrie e dei pastori che,insieme ai loro cani e ai loro cavalli,si spostano in differenti zone climatiche, percorrendo le vie semi-naturali dei "tratturi".

Dalla fine dell’estate  e sino ai primi rigori autunnali,si estende  il periodo della transumanza,(dal latino  “trans”,al di là e “humus”,terra)praticata  nelle aree montane della penisola e delle isole italiane sin dalla preistoria e che costituisce la forma di migrazione stagionale  e temporanea  delle greggi,delle mandrie e dei pastori,in transito  dai pascoli in quota verso quelli delle pianure,percorrendo le vie naturali dei tratturi.Questa attività,che nei secoli ha costituito occasione di contatto e di scambi commerciali,mantiene il ricordo,con l'organizzazione del viaggio e il raduno dei pastori,di antichi riti sociali  consolidati,rientrando tra gli eventi più significativi del calendario agro-pastorale.Ad oggi,per quanto sempre più sostituite da moderni mezzi di spostamento,dalla strada ferrata agli autocarri,le antiche consuetudini esistono ancora in diverse parti d'Italia.In Piemonte,lungo le pendici delle Alpi Marittime,la secolare transumanza ha unito le popolazioni delle montagne liguri e  cuneesi,mentre nel Trentino Alto Adige in numerose località viene festeggiata la desmontegada,la demonticazione.Le mucche,come i cavalli,le pecore e le capre,in segno di ringraziamento per una buona stagione estiva,vengono addobbati con  ghirlande di fiori e rami e immagini di santi per ricevere la protezione del Cielo.Nell’appennino tosco-emiliano,dal Medioevo agli anni ’50 del secolo scorso,dal versante emiliano e romagnolo,il flusso della transumanza si snodava verso la Maremma toscana,mentre nel sud Italia l’attività continua a persistere  principalmente tra l'Abruzzo e il Tavoliere delle Puglie,con diramazioni sia verso il Gargano che verso le Murge,passando per il Molise e la Basilicata.In Sardegna,le comunità pastorali coinvolte negli spostamenti   si muovono dal massiccio del Gennargentu,mentre in Sicilia l’attività è collocata  nelle Madonìe e sui monti Nebrodi.Indispensabili per conservare  una cultura identitaria  profondamente radicata,sono i cosiddetti "tratturi",sentieri  erbosi,pietrosi o in terra battuta di notevole ampiezza,derivanti  dal passaggio e dal calpestio delle mandrie e delle greggi sono individuabili  come una struttura di rete.La transumanza,che racchiude in sé una storia millenaria,ha ispirato nei  secoli scrittori e poeti,da Terenzio(nel "De re rustica,) a  Virgilio (nelle Georgiche)a  Plinio il Giovane,da Torquato Tasso a  Gabriele D’Annunzio(“Settembre, andiamo è tempo di migrare..” da “I pastori”).
E' proprio quest'ultima poesia,che mi è rimasta addosso,fin dai giorni nei quali la imparai sui banchi di scuola.Una poesia malinconica,eppure solare,che,attraverso le parole di D'Annunzio,ogni volta mi fa indugiare col pensiero,alla dura vita dei pastori e alla loro solitudine,spirituale e materiale;quella solitudine che,per altro verso,i fratelli Taviani raccontarono nel loro capolavoro cinematografico "Padre padrone".
Di seguito la poesia "I Pastori" di Gabriele D'Annunzio

Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natía
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh’esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l’aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.
Ah perché non son io co’ miei pastori?




12 dicembre 2019

DOPO QUEL 12 DICEMBRE

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Erano le 16,37 di "quel" 12 dicembre 1969,di quel dicembre di 50 anni,quando dentro la Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano,scoppiò una bomba che fece 17 morti e 88 feriti:la scena che videro i primi soccoritori fu raccapricciante:un enorme buco al centro della sala,devastazione dappertutto,morti e corpi orrendamente mutilati,grida e lamenti da ogni parte.Seguirono poi le indagini,indirizzate verso gli ambienti anarchici milanesi.E ci fu la morte dell'anarchico Pinelli(suicidio?Omicidio?)nella questura dii Milano.E ci fu l'omicidio del Commissario Calabresi.E ci furono poi una serie incredibile di processi con i coinvolgimenti dei personaggi più disparati.Il Tribunale di Milano che trasmette gli atti a quello di Catanzaro mentre nel Veneto si aprivano indagini e processi nei confronti di una cellula neonazista,con l'incriminazione di Franco Freda,un avvocato che aveva acquistato a Padova la borsa dove era stata nascosta la bomba.Decenni e decenni di processi che mai hanno chiarito completamente i fatti e i responsabili di quel giorno.Ma quel 12 dicembre fu anche qualcosa di più.Quel giorno segnò,infatti,anche un pezzo importante della storia di questo Paese.Perchè quel giorno fu una fine e un inizio.Fu la fine di un periodo di pace sociale e di sviluppo economico di cui la giovane Repubblica aveva goduto per oltre vent'anni.E fu l'inizio.L'inizio di un diffuso malessere sociale,di una voglia di cambiamento manifestata dapprima con le contestazioni studentesche del '68,gli scioperi selvaggi,lo spontaneismo sindacale incontrollato e anarcoide,la stessa creazione di gruppuscoli rivoluzionari erano stati sintomi di un'insofferenza verso i difetti di un regime di governo ingessato nella sua verbosità vescovile.I rituali della politica italiana,le soporifere omelie dei premier DC come Moro,Rumor,Fanfani e altri notabili democristiani sembravano surreali a un mondo,soprattutto quello giovanile,eccitato dalle novità di Berkeley e della Sorbona.E l'Italia si ritrovò in un tempo nuovo e in una nuova dimensione mentre si avviava verso una trasformazione civile,sociale e culturale.Eppure il c.d. "establishement" ancora pensava che tutto questo subbuglio ideologico,tutte queste nuove istanze che salivano dalla società,potevano essere contenute e governate,nell'ambito di una difficile ma sostanzialmente pacifica evoluzione civile,senza degenerare nella lotta violenta.In fondo l'elezione di Nixon negli USA e la plebiscitaria riconferma di De Gaulle in Francia,avevano dimostrato che le maggioranze silenziose nelle democrazie potevano efficacemente farsi sentire attraverso gli strumenti elettorali. Invece l'Italia conobbe il triste primato di veder convertire una parte minima,ma attivissima,di queste opposizioni in movimenti armati.E questo fu l'inizio di un decennio di delitti che flagellarono il Paese."La strategia della tensione" la chiamò il giornale britannico "The Obervator".Dalla bomba di Piazza Fontana l'estremismo leninista trasse la convinzione che,a quella che considerava una strage di Stato,si dovesse rispondere solo imbracciando le armi.Questo velleitario militarismo trovò vari stimoli che ne incrementarono i programmi eversivi: le lotte di liberazione dell'America Latina,le imprese guerrigliere di Mao e seguaci e,soprattutto il mito della Resistenza tradita,che portò alla costituzione delle prime cellule delle Brigate Rosse.Il decennio dell'eversione rossa e nera,debuttò con gli espropri proletari,proseguì con i sequestri di persona e si alzò di livello,con una serie interminabile di omicidi,culminati nell'uccisione di Moro e della sua scorta.Ma le vittime furono tante anche tra i politici,i magistrati,i giornalisti,gli avvocati,le forze dell'ordine.Mai, nemmeno durante la guerra civile,l'Italia aveva assistito a esecuzioni quasi giornaliere di persone diversissime per estrazione sociale e convinzioni politiche,unite,nell'ottica perversa dei terroristi,dalla funzione di strumenti del Capitale.E se il terrorismo rosso era contrassegnato dall'estrema accuratezza nella scelta delle vittime, evitando di colpire individui estranei agli obiettivi simbolici,quello nero era indistinto e impersonale,essendo diretto contro bersagli casuali con lo scopo di sollevare il panico e provocare un intervento dittatoriale.Da destra si voleva forse replicare quello che era successo in Grecia,dove 2 anni prima,i militari avevano preso il potere con la forza sopprimendo libertà e democrazia.In tutto ciò Piazza Fontana rappresenta il simbolo di un travagliato periodo che costò all'Italia lacrime e sangue.Quando agli inizi degli anni 80,dopo l'orrenda strage della stazione di Bologna e la liberazione del generale americano Dozier,entrambi gli estremismi furono duramente colpiti fino a dissolversi,l'Italia ritrovò quella via intrapresa nell'immediato dopoguerra,con nuove energie.Ma non ci fu del pari un nuovo buongoverno.Ci fu,anzi,malgoverno, perché il cancro del terrorismo fu sostituito dalla corruzione,altrettanto grave e di ancor più difficile sradicamento.Quest'ultimo compito fu affidato alla magistratura che sulla corruzione e sul malcontento dei cittadini verso un sistema corrotto dei partiti costruì le proprie fortune,coltivando però ad un certo punto,l'intento di affievolire e sostituire il ruolo della politica in una sorta di devoluzione alle toghe della gestione degli interessi collettivi.E anche questa è una debolezza di cui soffre la Democrazia italiana.