Nell'autunno del 2015 era venuto alla luce il sistema malefico messo in atto da ministri,dirigenti, allenatori e atleti,un "doping di stato" con l'aiuto(a quanto pare)perfino dei servizi segreti.La federazione internazionale aveva comunquealla Russia Dopo mesi e mesi,la Russia ha consegnato agli ispettori della Wada il materiale richiesto.Ma questo materiale si è rivelato falso:dati manipolati,file spariti e una serie di mail taroccate."il comunicato della WADA.Da qui la decisione di bandire la Russia:4 anni di stop tra divieti di partecipazione ai grandi eventi(Olimpiadi e Mondiali di calcio)e inibizioni di dirigenti e funzionari.
Vieni a sapere di notizie come queste e - grande - ti assale la delusione,lo sconforto,la disillusione,perché siamo ancora in tanti a guardare allo sport come una "ancora di salvezza",un anelito e una ricerca di certezze,un pezzo di mondo nel quale rifugiarsi per dimenticare,sia pure per poco,le ingiustizie e le tante bruttezze della vita.E invece un giorno vieni a sapere che lo sport,che così tante emozioni e passioni sa suscitare,che ti coinvolge e che ti fa esultare quando vedi una partita di calcio,di volley,di basket,o una corsa di ciclismo,oppure la continua sfida che l'Uomo ingaggia contro il Tempo o gli Spazi nelle piscine di nuoto o sulle piste di atletica leggera,ecco un giorno vieni a sapere che anche nello sport c'è l'inganno e l'imbroglio,che anche nello sport tutto è falso,che anche lo sport è assoggettato agli interessi economici o alle ideologie politiche di qualche dittatura del pianeta.Ma poi succede che in qualche altro posto del pianeta qualcosa ti commuove e ti ridà speranza.Perché un giorno capita di leggere di quella bambina filippina,Rhea Bullos,che di anni ne ha solo 11 e che però a quell'età ha già una incredibile passione per l'atletica leggera e già corre da qualche anno.Rhea è di Balasan e frequenta le scuole elementari di quel suo paesino così povero come povera è la sua famiglia,che non può certo permettersi di comprarle un paio di scarpe magari di ultima generazione,con i tacchetti che aderiscono alle piste di atletica senza traumi.Ma lei di certo non s'arrende,perchè troppo grande è la passione.E così è lei stessa che si fa le sue "scarpette":si fascia le dita e le piante dei piedi con delle normalissime bende che compatta con del gesso e poi,con la naturalezza dell'età,e per non sfigurare davanti alle sue amiche,prende un pennarello e disegna su quelle bende il "baffo" della Nike,anche se poi a 11 anni,neppure sa cosa sia il "baffetto" della Nike.Il finale è quasi un film,natalizio si potrebbe dire,considerato il periodo.Sì,perchè Rhea con quelle sue "scarpette" fai da te e fatte di bende,vince le finali dei 400,800 e 1500 metri della sua Regione.E subito le sue foto diventano virali con le immagini dei piedini della piccola fasciati con bende "Nike",per così dire.Chissà.Mi piace pensare che,tramite proprio il web,quelle immagini siano finite anche in Russia,in quei laboratori e in quei posti dove lo sport viene drogato e falsificato.Certo,nessuno è così ingenuo da non sapere quanti affari e affarismi ci siano oggi anche nel mondo dello sport,che è null'altro che il riflesso della nostra società così degenerata e priva di valori e ideali.Ma finché ci saranno tante altre Rhea lo sport continuerà ad essere quello che deve essere,cioè il posto per dare sogni a grandi e piccini e poter sperare che una vita diversa è ancora possibile.
La storia di Rhea mi ha fatto ricordare il film di Luigi Comencini:"Un ragazzo di Calabria",nel quale si racconta la storia di Mimì,un ragazzino figlio di poveri contadini di un paesino della Calabria,ma che sogna di diventare un atleta,nonostante la volontà contraria del padre(Diego Abatantuono)che vuole farlo studiare per sottrarlo alla miseria della sua condizione.Ma il ragazzo,appassionato per la corsa,per allenarsi e inseguire il suo sogno,arriva addirittura a correre scalzo per non rovinare le scarpe,aiutato da Felice(Gianmaria Volontè),un autista di corriera,che,intuite le sue qualità,diventa il suo "allenatore",con l'aiuto del quale vincerà poi i Giochi della Gioventù nazionali.
La storia di Rhea mi ha fatto ricordare il film di Luigi Comencini:"Un ragazzo di Calabria",nel quale si racconta la storia di Mimì,un ragazzino figlio di poveri contadini di un paesino della Calabria,ma che sogna di diventare un atleta,nonostante la volontà contraria del padre(Diego Abatantuono)che vuole farlo studiare per sottrarlo alla miseria della sua condizione.Ma il ragazzo,appassionato per la corsa,per allenarsi e inseguire il suo sogno,arriva addirittura a correre scalzo per non rovinare le scarpe,aiutato da Felice(Gianmaria Volontè),un autista di corriera,che,intuite le sue qualità,diventa il suo "allenatore",con l'aiuto del quale vincerà poi i Giochi della Gioventù nazionali.