12 dicembre 2019

DOPO QUEL 12 DICEMBRE

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Erano le 16,37 di "quel" 12 dicembre 1969,di quel dicembre di 50 anni,quando dentro la Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano,scoppiò una bomba che fece 17 morti e 88 feriti:la scena che videro i primi soccoritori fu raccapricciante:un enorme buco al centro della sala,devastazione dappertutto,morti e corpi orrendamente mutilati,grida e lamenti da ogni parte.Seguirono poi le indagini,indirizzate verso gli ambienti anarchici milanesi.E ci fu la morte dell'anarchico Pinelli(suicidio?Omicidio?)nella questura dii Milano.E ci fu l'omicidio del Commissario Calabresi.E ci furono poi una serie incredibile di processi con i coinvolgimenti dei personaggi più disparati.Il Tribunale di Milano che trasmette gli atti a quello di Catanzaro mentre nel Veneto si aprivano indagini e processi nei confronti di una cellula neonazista,con l'incriminazione di Franco Freda,un avvocato che aveva acquistato a Padova la borsa dove era stata nascosta la bomba.Decenni e decenni di processi che mai hanno chiarito completamente i fatti e i responsabili di quel giorno.Ma quel 12 dicembre fu anche qualcosa di più.Quel giorno segnò,infatti,anche un pezzo importante della storia di questo Paese.Perchè quel giorno fu una fine e un inizio.Fu la fine di un periodo di pace sociale e di sviluppo economico di cui la giovane Repubblica aveva goduto per oltre vent'anni.E fu l'inizio.L'inizio di un diffuso malessere sociale,di una voglia di cambiamento manifestata dapprima con le contestazioni studentesche del '68,gli scioperi selvaggi,lo spontaneismo sindacale incontrollato e anarcoide,la stessa creazione di gruppuscoli rivoluzionari erano stati sintomi di un'insofferenza verso i difetti di un regime di governo ingessato nella sua verbosità vescovile.I rituali della politica italiana,le soporifere omelie dei premier DC come Moro,Rumor,Fanfani e altri notabili democristiani sembravano surreali a un mondo,soprattutto quello giovanile,eccitato dalle novità di Berkeley e della Sorbona.E l'Italia si ritrovò in un tempo nuovo e in una nuova dimensione mentre si avviava verso una trasformazione civile,sociale e culturale.Eppure il c.d. "establishement" ancora pensava che tutto questo subbuglio ideologico,tutte queste nuove istanze che salivano dalla società,potevano essere contenute e governate,nell'ambito di una difficile ma sostanzialmente pacifica evoluzione civile,senza degenerare nella lotta violenta.In fondo l'elezione di Nixon negli USA e la plebiscitaria riconferma di De Gaulle in Francia,avevano dimostrato che le maggioranze silenziose nelle democrazie potevano efficacemente farsi sentire attraverso gli strumenti elettorali. Invece l'Italia conobbe il triste primato di veder convertire una parte minima,ma attivissima,di queste opposizioni in movimenti armati.E questo fu l'inizio di un decennio di delitti che flagellarono il Paese."La strategia della tensione" la chiamò il giornale britannico "The Obervator".Dalla bomba di Piazza Fontana l'estremismo leninista trasse la convinzione che,a quella che considerava una strage di Stato,si dovesse rispondere solo imbracciando le armi.Questo velleitario militarismo trovò vari stimoli che ne incrementarono i programmi eversivi: le lotte di liberazione dell'America Latina,le imprese guerrigliere di Mao e seguaci e,soprattutto il mito della Resistenza tradita,che portò alla costituzione delle prime cellule delle Brigate Rosse.Il decennio dell'eversione rossa e nera,debuttò con gli espropri proletari,proseguì con i sequestri di persona e si alzò di livello,con una serie interminabile di omicidi,culminati nell'uccisione di Moro e della sua scorta.Ma le vittime furono tante anche tra i politici,i magistrati,i giornalisti,gli avvocati,le forze dell'ordine.Mai, nemmeno durante la guerra civile,l'Italia aveva assistito a esecuzioni quasi giornaliere di persone diversissime per estrazione sociale e convinzioni politiche,unite,nell'ottica perversa dei terroristi,dalla funzione di strumenti del Capitale.E se il terrorismo rosso era contrassegnato dall'estrema accuratezza nella scelta delle vittime, evitando di colpire individui estranei agli obiettivi simbolici,quello nero era indistinto e impersonale,essendo diretto contro bersagli casuali con lo scopo di sollevare il panico e provocare un intervento dittatoriale.Da destra si voleva forse replicare quello che era successo in Grecia,dove 2 anni prima,i militari avevano preso il potere con la forza sopprimendo libertà e democrazia.In tutto ciò Piazza Fontana rappresenta il simbolo di un travagliato periodo che costò all'Italia lacrime e sangue.Quando agli inizi degli anni 80,dopo l'orrenda strage della stazione di Bologna e la liberazione del generale americano Dozier,entrambi gli estremismi furono duramente colpiti fino a dissolversi,l'Italia ritrovò quella via intrapresa nell'immediato dopoguerra,con nuove energie.Ma non ci fu del pari un nuovo buongoverno.Ci fu,anzi,malgoverno, perché il cancro del terrorismo fu sostituito dalla corruzione,altrettanto grave e di ancor più difficile sradicamento.Quest'ultimo compito fu affidato alla magistratura che sulla corruzione e sul malcontento dei cittadini verso un sistema corrotto dei partiti costruì le proprie fortune,coltivando però ad un certo punto,l'intento di affievolire e sostituire il ruolo della politica in una sorta di devoluzione alle toghe della gestione degli interessi collettivi.E anche questa è una debolezza di cui soffre la Democrazia italiana.

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