Il 25 febbraio 1866 nasceva a Pescasseroli Benedetto Croce,uno tra i massimi filosofi e storici del pensiero contemporaneo,esponente del neoidealismo e dello storicismo,ideologo del liberalismo politico italiano(famosissima la disputa intellettuale che ebbe con Luigi Einaudi,l'altro grande liberale italiano,sul rapporto tra liberalismo e liberismo)venendo poi proclamato Presidente a vita del Partito Liberale Italiano.E pur da diversissima sponda,anche Antonio Gramsci,il più elevato intelletto marxista italiano,ne riconobbe la grandezza culturale e morale definendolo “il papa laico della cultura italiana”.Croce visse nel tempo nel quale l’Italia risorgimentale lasciava definitivamente il posto a quella unitaria e poi nel tempo nel quale si stava dando forma all'architettura del nuovo Stato repubblicano attraverso l'Assemblea Costituente,della quale fu componente,assieme al cattolico De Gasperi e al comunista Togliatti.Abruzzese di nascita,visse soprattutto a Napoli.Era in ferie nell’isola d’Ischia,quando i 90 secondi del terremoto di Casamicciola lo resero orfano di entrambi i genitori.Ad aiutarlo fu lo zio Silvio Spaventa,intellettuale di elevatissimo livello,presso il quale andò a vivere a Roma.Qui fu allievo di Antonio Labriola("il mio maestro" lo definiva Croce).Proveniente da questo empireo di esperienze culturali,quando tornò a Napoli,Croce andò ad abitare nella casa in cui aveva vissuto Giovan Battista Vico e nella quale il filosofo e storico aveva elaborato la sua teoria sui "corsi e ricorsi storici".Fu in quella casa che,attorno a "Don" Benedetto,si raccolsero intellettuali,politici e giovani,che svilupparono riflessioni storiche e filosofiche sulla rivista culturale "La Critica",da lui fondata.All’avvento del fascismo,non ne avvertì da subito i pericoli,ritenendo che l’intervento di Mussolini nella difficile e malferma situazione politica degli anni ’20,potesse rappresentare il passaggio necessario ma provvisorio,per ricondurre il paese agli ideali originari.Un “incidente della storia” lo definirà,un evento provvisorio,“un ponte per la restaurazione di un più severo regime liberale”.Ma non tardò a capire la vera natura del fascismo,a ripugnarlo e a combatterlo,scrivendo,su invito dell'altro liberale Giovanni Amendola,il “Manifesto degli intellettuali anti-fascisti” immediatamente subendone le conseguenze,dovendo vedersi la casa devastata dalle squadracce del regime fascista.La sua opposizione al fascismo determinò la rottura del suo sodalizio culturale,oltrechè amicale,con Giovanni Gentile ,l’altro grande della filosofia idealista del tempo.In considerazione della sua autorevolezza,però,Mussolini dovette tacitamente consentire che Croce continuasse a pubblicare "La Critica",una sorta di “alibi” del Duce per difendersi da chi, soprattutto all’estero, ne accusava l’oscurantismo intellettuale.Ma Croce non lesinò critiche ed opposizione in senato,come quando, nel 1929,da assertore del principio cavouriano di “libera chiesa in libero stato”,disapprovò il Concordato tra Italia e Santa Sede che a quest’ultima e all’organizzazione ecclesiastica nazionale riconosceva non pochi privilegi.Croce non era anticlericale ma quando più tardi,nel 1942,scrisse "Non possiamo non dirci cristiani",essa non fu professione di fede,come qualche storico e critico letterario ha pure sostenuto,ma solo il riconoscimento del ruolo storico del cristianesimo nelle coscienze e nella società occidentale.Alla Liberazione,il prestigio personale travalicava le frontiere nazionali;in Europa e negli Stati Uniti,ebbe numerosi estimatori tra i quali Albert Einstein che con lui trattenne corrispondenza costante.Significativi, in proposito,i giudizi espressi dal premier inglese Winston Churchill e dal presidente Usa Franklin Delano Roosvelt e le richieste di suoi scritti che gli fece il "New York Times".Dopo il fascismo tornò come capo dei Liberali italiani.Famosa la sua lettera,scritta nel 1951,un anno prima della sua morte, rivolta ai "liberali e a coloro che si determinano ad iscriversi al Partito Liberale",nella quale esternò il perché il Partito Liberale possa mai definirsi "di Destra o "di sinistra".Semmai "partito di Centro",pur trattandosi di un centro mobilissimo di volta in volta rivolto "cioè con atti,a seconda delle esigenze,di progresso,anche spinto,o di conservazione".
Quanto c'è di Croce ai giorni nostri?Tanto,praticamente tutto,se si considera il suo concetto di "Libertà"."L'idea liberale-egli diceva-"ha natura religiosa",perché solo considerando la libertà come esigenza religiosa e morale è possibile interpretare la storia nella quale questa esigenza si afferma(la storia come storia di libertà:"Storia dell'Europa nel secolo decimonono").La libertà,come coscienza morale,si ritrova in tutte le età ed epoche storiche,perchè essa è esigenza spirituale dell'uomo che si oppone ad ogni forma di oppressione e sopraffazione.La libertà è un qualcosa di "metastorico",un qualcosa che dura sempre e permane oltre le vicende storiche concrete.Ecco dunque l'attualità crociana.E' il concetto "metastorico" di libertà che lo rende attuale.La libertà non è acquisita in modo perpetuo e definitivo,ma è ricerca continua e costante,proprio perché è "esigenza morale",bisogno spirituale insito nella stessa natura dell'Uomo.E la libertà non può che essere una libertà liberale,come hanno scritto alcuni studiosi del pensiero liberale,perchè il liberalismo limita quella che Croce chiamava la "Statolatria" o "Stato etico" ed è grazie a questa limitazione che possono poi esplicarsi le libertà plurali dell'individuo,come la libertà di disposizione di se,del proprio corpo,dei propri beni,quelle di professare in pubblico le proprie idee filosofiche,religiose, politiche,per quanto sgradite tali idee risultino al potere politico ed ecclesiastico.
Attuale e moderna la "Religione della Libertà" di Benedetto Croce. Ma quanto è faticoso e difficile,in questa attuale "Notte" italiana,praticare quella religione.Ci sarebbe forse ancor oggi bisogno di un sacerdote laico come Piero Gobetti.
Quanto c'è di Croce ai giorni nostri?Tanto,praticamente tutto,se si considera il suo concetto di "Libertà"."L'idea liberale-egli diceva-"ha natura religiosa",perché solo considerando la libertà come esigenza religiosa e morale è possibile interpretare la storia nella quale questa esigenza si afferma(la storia come storia di libertà:"Storia dell'Europa nel secolo decimonono").La libertà,come coscienza morale,si ritrova in tutte le età ed epoche storiche,perchè essa è esigenza spirituale dell'uomo che si oppone ad ogni forma di oppressione e sopraffazione.La libertà è un qualcosa di "metastorico",un qualcosa che dura sempre e permane oltre le vicende storiche concrete.Ecco dunque l'attualità crociana.E' il concetto "metastorico" di libertà che lo rende attuale.La libertà non è acquisita in modo perpetuo e definitivo,ma è ricerca continua e costante,proprio perché è "esigenza morale",bisogno spirituale insito nella stessa natura dell'Uomo.E la libertà non può che essere una libertà liberale,come hanno scritto alcuni studiosi del pensiero liberale,perchè il liberalismo limita quella che Croce chiamava la "Statolatria" o "Stato etico" ed è grazie a questa limitazione che possono poi esplicarsi le libertà plurali dell'individuo,come la libertà di disposizione di se,del proprio corpo,dei propri beni,quelle di professare in pubblico le proprie idee filosofiche,religiose, politiche,per quanto sgradite tali idee risultino al potere politico ed ecclesiastico.
Attuale e moderna la "Religione della Libertà" di Benedetto Croce. Ma quanto è faticoso e difficile,in questa attuale "Notte" italiana,praticare quella religione.Ci sarebbe forse ancor oggi bisogno di un sacerdote laico come Piero Gobetti.