07 febbraio 2019

QUEL SOGNO CHIAMATO EUROPA




Sono oramai 10 anni che quel grande sogno d'Europa,come concepito nelle menti di De Gasperi,Adenauer,Spinelli,Schumann,Monnet,Spaak,sta malinconicamente declinando sotto i colpi degli interessi della grande finanza internazionale,che hanno devastato le economie di singoli Stati e le vite quotidiane delle genti d'Europa.In questo contesto si sono affermati in tutto il Vecchio Continente quei movimenti da sempre contrari all'idea di una Europa Unita.Sono quelle forze che si autodefiniscono "populiste" e "sovraniste" nella loro contestazione degli istituti di democrazia rappresentativa,dei  rappresentanti delle istituzioni,nella rivendicazione di una sovranità nazionale contro ogni organizzazione sovranazionale.Anche in Italia sono queste le caratteristiche dei due movimenti(Lega e 5 Stelle)che insieme hanno dato vita al "governo del popolo".E anche in Italia,come in Europa,c'è un altro elemento caratterizzante il populismo:lo statalismo,il moderno Leviatano di Thomas Hobbes.Già dopo la tragedia del ponte Morandi di Genova,gli esponenti del governo gialloverde affermarono che bisognava togliere la concessione ad Autostrade e nazionalizzare la rete autostradale italiana.Questo perché,nella narrazione pentaleghista,la presenza dello Stato è sempre rassicurante e "conveniente" per il "popolo".Il privato è da guardare sempre con diffidenza,mentre lo stato è un manager al di fuori di ogni sospetto.Quando poi in un Paese come il nostro,proprio la gestione diretta di attività economiche da parte dello Stato ha causato una colossale degenerazione del sistema politico ed economico(con relativa esplosione del debito pubblico).La cultura delle nazionalizzazioni è propria del populismo e del sovranismo.Infatti,se si guarda il contesto internazionale,si vede che lo statalismo costituisce una componente necessaria del sovranismo.Le forze politiche affermatesi con il rifiuto della globalizzazione economica,lo hanno fatto in nome del ritorno alla sovranità statale.I leader sovranisti,dove sono al potere,hanno proceduto alla nazionalizzazione delle principali imprese economiche e finanziarie.Il sovranismo porta con sé il controllo politico del governo delle risorse principali di un Paese.Basti pensare alla Turchia di Erdogan o al Venezuela di Maduro oppure,all’interno dell’Unione europea,all’Ungheria di Orban o alla Polonia di Kaczyński.Attraverso il controllo politico si rafforza il partito di governo,attraverso la proprietà pubblica si costruisce consenso,clientele e assistenzialismo,distribuendo posti e risorse(pubbliche)ai propri sostenitori(i provvedimenti di "reddito di cittadinanza" e "Quota 100" sono esemplari al proposito).Ma al di là delle favole delle narrazioni grilloleghiste c'è la realtà.E la realtà è che,ad esempio,nella Turchia di Erdogan o nel Venezuala di Maduro,il controllo statale ha condotto al tracollo delle rispettive monete nazionali e in Venezuela,c'è addirittura il paradosso che la popolazione di un Paese ricchissimo per i giacimenti petroliferi,è letteralmente ridotta alla fame.Nell’Ungheria di Orban o nella Polonia di Kaczyński, il controllo sovranista ha portato quei Paesi all’isolamento totale in Europa.Il consenso interno, conta,certo,ma questo non basta.Il governo sovranista ha fatto ampio ricorso alla retorica statalista.Lo stato deve controllare Autostrade e Alitalia e Ferrovie,e,se possibile,i principali servizi pubblici.I 5Stelle sono nati con i movimenti sui servizi pubblici locali(che hanno portato al controllo pubblico su quei servizi,ma anche all’indebitamento di 2/3 delle agenzie municipali di gestione).Il governo sovranista del "cambiamento",nonostante le promesse dei suoi leader,non ha cambiato le pratiche dei precedenti governi,per il controllo delle principali istituzioni finanziarie del Paese(dalla Cassa Depositi e Prestiti alla Rai,fino addirittura al Consiglio Superiore di Sanità)nominando persone affidabili e "controllabili".Per i sovranisti lo Stato deve riaffermare il controllo della sovranità territoriale(fino all'assurdo,magari,di sequestrare una propria nave militare-la "Diciotti"- se il suo Comandante è rispettoso del diritto internazionale piuttosto che del volere del ministro dell’Interno italiota).Sembra che “la rivoluzione sovranista” del 4 marzo e il governo del "cambiamento" sia stata fatta per restaurare il passato piuttosto che per promuovere il futuro.Del resto la cultura statalista è sempre stata molto diffusa in Italia.Ed anche oggi,ed anche all’esterno del governo,essa trova adesioni nella sinistra radicale di Liberi e Eguali(e in componenti del Pd)e nella destra nazionalista di Fratelli d’Italia.Comunque sia, questo statalismo ci sta già portando in rotta di collisione con l’Europa.Si deve però pur dire che il ritorno allo statalismo assistenziale riflette una richiesta da parte degli stessi cittadini,che si sono sentiti penalizzati economicamente.Per loro,lo Stato è la garanzia per avere un lavoro oppure un reddito.Lo statalismo populista non sa realmente rispondere a quelle esigenze.Occorre invece,trovare risposte in avanti,e non all’indietro, per quel malessere.Creando alleanze con gli altri Stai per riformare l’Europa,dotandola di strumenti e risorse per promuovere politiche di solidarietà sociale.E c'è da riformare profondamente l’economia italiana,per coniugare l'intrapresa privata con le regole di una Pubblica Amministrazione meno burocratica e pachidermica.Tenendo anche conto delle esigenze sociali e ambientali che il Nuovo Mondo ha portato in rilievo,tenedo conto che il profitto abbisogna di una legittimazione sociale e non solo aziendale.Populismo e sovranismo sono il passato e perciò stesso sono destinati a perdere.Ma per contrastare lo statalismo sovranista occorre la cultura e i protagonisti di un nuovo riformismo europeista.Protagonisti come  De Gasperi,Adenauer,Spinelli,Schumann,Monnet,Spaak,appunto,che seppero realizzare quel sogno chiamato Europa.

Nessun commento: