02 marzo 2016

UN ALTRO TERRORISMO






Dopo il caso Apple si apre un nuovo fronte tra le autorita' degli stati nazionali e i colossi della Silicon Valley sull'equilibrio tra privacy e sicurezza. La polizia brasiliana ha arrestato,infatti, il vice presidente di Facebook per l'America Latina,Diego Dzodan, dopo che la compagnia aveva negato alla magistratura l'accesso ai dati di alcuni utenti di Whatsapp (la popolare applicazione di messaggistica controllata dall'azienda californiana) coinvolti in un'inchiesta riservata su un grosso giro di narcotraffico.La vicenda è quindi simile a quella che ha coinvolto Apple negli Stati Uniti con Tim Cook,il "patron" del gruppo di Cupertino che si era rifiutato di rispettare l'ordine di un tribunale che le aveva imposti di fornire all'Fbi i dati dell'iPhone di uno degli autori della strage di San Bernardino.
E allora la domanda si ripropone.La minaccia del terrorismo,dopo l'11 settembre 2001 non è più cosa lontana,non riguarda solo le popolazioni delle lontane terre afghane o irakene o mediorientali,ma è affare che riguarda la sicurezza,i modi e i modelli di vita del nostro quotidiano essere ed agire,infine del nostro esistere in una società tecnologicamente avanzata della quale fruiamo vantaggi ed opportunità,e tra queste i vantaggi di nuove forme di comunicazione,di colloquio virtuale singolo e collettivo,di interazione con altra gente e altri popoli.Sono i vantaggi dell'era informatica,dell'era di Internet,dei Social Network, di Skype di Whatsapp e del cellulare,della Rete,insomma,nella quale ogni giorno si muovono,agiscono privatamente e pubblicamente centinaia di milioni di persone.. Ma questi vantaggi, queste possibilità, che poi sono l'evoluzione moderna dei  Diritti inviolabili dell'Individuo possono essere affievoliti, diventare più deboli e limitati difronte alla necessità di combattere le minacce del terrorismo globale che ormai colpisce tutto il mondo evoluto e moderno,come gli attentati delle Twin Towers,e poi di Londra, di Madrid e adesso di Parigi hanno dimostrato?Può la Magistratura o un'autorità statale irrompere e intromettersi nella vita quotidiana di tutti noi, conoscere le nostre cose,i nostri affetti,i nostri rapporti con altra gente, conoscendo i nostri dati,le nostre "password" di accesso alla nostra vita?Certo,queste "intromissioni" sarebbero pure "giustificate" dalla necessità di combattere le forme estreme,violente, sanguinarie ed orribili del terrorismo globale,che le raccapriccianti immagini dell'Isis ci hanno costretto a conoscere.Ma la devastazione del nostro privato,delle nostre conoscenze e dei nostri rapporti con l'altro individuo,il nostro vivere quotidiano,non è essa stessa un altro Grande Fratello?Non è essa stessa un'altra e diversa forma di terrorismo?



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