24 febbraio 2016

LA RELIGIONE DELLA LIBERTA'








150 anni fa, il 25 febbraio 1866,nasceva Benedetto Croce,una dei più alti ingegni del pensiero storico e filosofico di tutti i tempi.Ma anche una delle forme più eminenti del pensiero liberale.Di lui,del suo pensiero filosofico,storico,letterario e politico si sono scritti sterminate quantità di libri,tanto immenso,multiforme,esteso,profondo fu il suo pensiero.Qui,però,si vuole ricordare la disputa filosofico-economica che Croce ebbe con l'altro "Mostro sacro" del liberalismo italiano,vale a dire Luigi Einaudi.Come si sa,la polemica tra i due giganti del liberali verteva sul ruolo del libero mercato in una teorica liberale.Per Einaudi,la libertà imprenditoriale è,come la libertà politica,incorporata nel “liberalismo dei moderni”;per Croce,al contrario,il liberismo è uno “strumento” al servizio della Libertà,un mezzo per valutare l'adeguatezza dello strumento stesso al fine."La libertà,come la poesia,come la morale,come il pensiero,non si lega mai a nessuna particolare condizione di fatto,istituzione e  sistema economico,ma tutti adopera come mezzi pratici dell'opera sua": queste la parole di Croce sul rapporto tra libertà e liberismo.
Le argomentazioni di Einaudi erano altre:non è possibile una “società aperta” senza mercato, ingabbiata da uno stato protezionista all'esterno e dirigista all'interno.Innegabilmente vero.Ma dopo qualche tempo di "prevalenza" del pensiero einaudiano,ora anche l'analisi crociana riapparve in tutta la sua grandezza.C'è da considerare che Croce non era contemporaneo di Einaudi,ma,essendo uomo dell'Ottocento era più più vicino alla concezione liberale "classica",per così dire.La concezione di Alexis de Tocqueville,per esempio,il quale scriveva:"Chi cerca nella libertà altra cosa che la libertà stessa è fatto per servire.Essa soltanto è in grado di strapparli al culto dell'oro e alle meschine faccende giornaliere dei loro affari privati,per far loro sentire e vedere, in ogni momento,la circostante e sovrastante presenza della patria;essa soltanto può sostituire,all'amore del benessere,passioni più energiche ed alte,offrire all'ambizione scopi maggiori che non quello di far quattrini,creare la luce che permette di scorgere e giudicare i vizi e le virtù degli uomini".E questa,a ben vedere,è la stessa idea di libertà di Croce,quella che gli artefici del Risorgimento avevano vissuto come "un principio religioso,che rende forti i cuori e illumina le menti e redime le genti e le fa capaci di difendere i loro legittimi interessi".La Religione della Libertà,cioè.

Ciò che accomuna i due grandi padri del liberalismo italiano del Novecento è comunque la centralità dell’individuo e il rispetto per la sua libertà.Lo storico Croce,in particolare,rivendica un’idea di Storia il cui oggetto privilegiato è l’indagine dell’individo.Sul piano economico Einaudi difende,invece,l’individuo che lotta per realizzare un’impresa con le proprie forze e viene premiato secondo il suo merito.
Libertà e liberismo.Rispetto dell'Individuo e Stato di Diritto.Parole del tutto sconosciute nell'attuale dibattito  politico e culturale italiano.Al contrario di quanto diceva Alexis de Tocqueville quello che oggi prevale in Italia è solo la "cultura dell'oro",degli affari e dell'affarismo in uno Stato dirigista e corrotto che opprime e schiaccia la libertà individuale. "Libertà va cercando,ch’è sì cara,come sa chi per lei vita rifiuta” le parole che Virgilio rivolge a Catone l’Uticense presentandogli Dante nel I canto del Purgatorio.Ecco, appunto.E' la Libertà che in questa Italia esiste solo in forme distorte e apparenti.E' proprio quello che serve,invece, all'Italia per sperare in una vita altra e più alta. 





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