Ai più giovani il suo nome non dirà molto.Ma non dirà niente nemmeno alla maggior parte dell'attuale classe politica italiana,una classe politica senza ideali e senza valori,senza talenti e senza spessore etico,morale e culturale,fatta di tanti "uomini senza qualità".E invece su Giovanni Malagodi ,a 110 anni dalla nascita,c'è da dire ancora molto,ancora tanto.La prima cosa che vien da dire è ovvia,scontata,quasi banale:Giovanni Malagodi fu uno dei più grandi esponenti di tutti i tempi del liberalismo italiano.Questo lo si può dire tranquillamente,senza nessun panegirico,nessuna esaltazione del personaggio.Del resto proprio lui,proprio in quanto "liberale",proprio perchè anticonformista per formazione morale e culturale,non gradirebbe di certo qualsiasi tipo di agiografia.Ed è allora l'analisi del suo percorso politico che dimostra quanto lungimiranti e quanto attuali siano state le sue idee,la sua visione politica ed economica.Proprio quel suo anticonformismo,quella sua visione di una società liberale aperta lo fecero schierare contro l’intera classe politica di allora.E da uomo coerentemente liberale,fu l’unico ad esprimere la sua contrarietà alle politiche di nazionalizzazione e di pianificazione economica del nascente centrosinistra che tanti danni avrebbero infatti provocato al nostro sistema economico.Certo.Gli anni '60 erano erano anni di “vacche grasse”,nei quali clientelismo e spesa pubblica poterono espandersi in maniera esponenziale e (quasi)tutte le parti politiche parteciparono alla spartizione di un bottino che si prefigurava assai appetibile. Eppure Malagodi,"vox clamans in deserto",la fece quella opposizione,a costo di alienarsi simpatie politiche o di corporazioni.
Malagodi,però,non ebbe modi vedere diversi,"liberali"solo in economia.Nell’Italia benpensante e cattolica degli anni ’60 fu tra i pochi a parlare di quello spauracchio,di quel tabu chiamato “divorzio”,una parola all’epoca impronunciabile anche nel P.C.I.Grazie al suo impegno,il Pli fu il primo partito a pronunciarsi per l’introduzione del divorzio e a condurre una lunga battaglia conclusasi 8 anni più tardi con il voto del referendum.Ma forse la cosa che dice quanto fosse intellettualmente e politicamente "visionario" fu la sua previsione sul progetto di istituzione delle Regioni.Se solo si pensa ai costi che tali Enti hanno portato alle tasche del cittadino,e di quanto tali Enti abbiano favorito il processo di degenerazione morale,di affarismo e corruzione del nostro Paese,si comprende quale sia,anche qui,l'attualità di Malagodi.Sfogliando alcuni suoi libri("Massa-non massa","La questione liberale")ho trovato un suo discorso pronunciato nel lontano 8 marzo 1962 (!):un discorso che sembra scritto oggi.Già 52 anni fa,lui,Giovanni Malagodi,aveva visto giusto,aveva visto lontano:
Malagodi,però,non ebbe modi vedere diversi,"liberali"solo in economia.Nell’Italia benpensante e cattolica degli anni ’60 fu tra i pochi a parlare di quello spauracchio,di quel tabu chiamato “divorzio”,una parola all’epoca impronunciabile anche nel P.C.I.Grazie al suo impegno,il Pli fu il primo partito a pronunciarsi per l’introduzione del divorzio e a condurre una lunga battaglia conclusasi 8 anni più tardi con il voto del referendum.Ma forse la cosa che dice quanto fosse intellettualmente e politicamente "visionario" fu la sua previsione sul progetto di istituzione delle Regioni.Se solo si pensa ai costi che tali Enti hanno portato alle tasche del cittadino,e di quanto tali Enti abbiano favorito il processo di degenerazione morale,di affarismo e corruzione del nostro Paese,si comprende quale sia,anche qui,l'attualità di Malagodi.Sfogliando alcuni suoi libri("Massa-non massa","La questione liberale")ho trovato un suo discorso pronunciato nel lontano 8 marzo 1962 (!):un discorso che sembra scritto oggi.Già 52 anni fa,lui,Giovanni Malagodi,aveva visto giusto,aveva visto lontano:
"Le regioni significano un’immensa spesa!E credo veramente che ci vogliamo prendere in giro fra noi se immaginiamo che,mentre il Comune di Roma spende 70 miliardi e quello di Milano più di 100 miliardi all’anno, per le regioni, tutte insieme, possiamo cavarcela,così come in questa Aula è stato detto,con la modica spesa di 57 miliardi all’anno. [...]Avremo invece una doppia burocrazia. [...] Anche quando si sono fatte le regioni a statuto speciale si è detto che si doveva riempire i ruoli con funzionari dello Stato,con personale già in servizio;al contrario, si sono aggiunti nuovi uffici statali per esercitare quegli scarsi controlli,che, nonostante tutto, la Costituzione permette ancora di esercitare.Ed è inutile che si venga a dire:ma noi faremo degli organi di semplice decentramento [...].Sono cose che costeranno nuove tasse e nuovi debiti, che sono economicamente dannose e socialmente inutili;sono cose che servono soltanto per iniziare la liquidazione dell’economia di mercato [...].
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