05 febbraio 2013

PAROLE COME QUELLE

Sono parole come "quelle" che ti fanno capire come "loro",come i politici si sentano cosa altra,cosa alta,rispetto al cittadino,alla gente comune,alla gente che quotidianamente elabora e rielabora le proprie esistenze sofferenti per continuare a dare speranze ad una vita massacrata dalle angherie di uno Stato sempre più padrone di quelle vite.
Sono parole come "quelle",come quelle pronunziate da "loro",dai politici,che ti danno l'esatta percezione della distanza dei politici dal vivere quotidiano,della loro distanza dalle vite delle persone reali,che nella realtà di ogni giorno vivono la problematicità di un tempo senza orizzonti di luce.Sono parole come "quelle" che ti fanno capire come "loro",come i politici,non capiscano quello che accade là fuori,fuori dal Palazzo alla gente "normale".Perchè alla gente normale  accade di dover campare anche se un lavoro non lo ha più,anche se un lavoro i loro figli proprio non riescono ad averlo.Perchè alla gente normale accade che debba pagare il mutuo della casa e l'IMU sulla casa.E accade che in famiglia la gente normale abbia un anziano,un disabile,un figlio tossicodipendente,un malato dei quali lo Stato nemmeno si preoccupa,ai quali non dà idonea assistenza sociale o sanitaria,domiciliare od ospedaliera.
Ed invece ti tocca sentire parole come "quelle",come quelle pronunziate dai politici.Come quelle parole pronunziate da Gabriele Albertini,ad esempio.Il quale ai suoi avversari dice che in campagna elettorale "vuole competizioni reali e non con disabili".E nel sentirle,quelle parole,quello che veramente ti fa male è l’inconsapevolezza con cui l’aggettivo disabile diventa,per Albertini,indicativo di un minus habens.Ecco.Appunto."Loro",i politici,nemmeno sanno cosa significa assistere giornalmente un "disabile",soprattutto poi quando lo Stato ed i politici non si prendono cura e carico della drammaticità della gestione di queste situazioni.
Oppure ti capita di ascoltare quelle altre parole,quelle pronunziate dalla senatrice del PD Anna Finocchiaro,che in una trasmissione televisiva dice:"Siamo  deputate della Repubblica Italiana,mica bidelle"...Già.Bidelle.Evidentemente per la Finocchiaro essere bidella,invece che parlamentare,è cosa disdicevole,mortificante.Perchè,evidentemente,nella  concezione della Finocchiaro,le bidelle sono l'ultima ruota del carro,una categoria miserevole.Ma forse le bidelle,al contrario dei deputati nazionali e regionali,un pochino pure lavorano,anche se poi non possano permettersi case a Montecarlo,"traslochi" di danaro pubblico su conti esteri.
E poi ci sono altre parole.Parole come quelle di Nunzia De Girolamo,deputata campana del PDL.Per lei,per la De Girolamo,"l'Italia non è tanto un paese con una mentalità provinciale,ma piuttosto con una mentalità di contadini".Forse la De Girolamo non ha pensato o forse più probabilmente non conosce parole come quelle che diceva Carlo Levi,che pure qualche "passeggiata" proprio in Campania,proprio nella terra della De Girolamo ed in altre terre del Sud l'ha fatta.Levi diceva che "per i contadini lo Stato è più lontano del cielo e più maligno, perché sta sempre dall'altra parte",dalla parte che dai contadini è più lontana.E dello Stato la De Girolamo,in quanto deputata pure fa parte.
Sì,è vero,signori politici.Rispetto a noi,gente comune siete cosa altra.Ma non siete cosa "alta".E noi,gente comune,siamo davvero contenti di essere "altro" da voi.Proprio perchè siamo gente comune,proprio perchè siamo gente "normale".

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