23 febbraio 2012

LA CADUTA DI RE GIORGIO

Eppure non è passato molto tempo.Solo pochi mesi fa la rivista "Wired" lo eleggeva "uomo dell'anno".E solo pochi mesi fa New York Times poi lo considerava e lo "incoronava" addirittura come Re.Re Giorgio.Re Giorgio Napolitano.Come in in Italia,del resto, dove come tale è stato sempre considerato Re Giorgio.In Italia non se ne può,non se ne deve che può che parlare bene di Giorgio,Presidente e Re d'Italia.E' un "politically correct" parlarne bene.Soprattutto da parte della sinistra,ovviamente,ma anche il centrodestra si è uniformato al coro con belante zelo.
Qualsiasi cosa dica,in qualsiasi posto la dica,in qualsiasi modo la dica,va comunque bene,non può che essere "cosa buona e giusta".E così se parla con i giovani? "Bisogna dare un futuro a questi giovani" le sue sacrali parole.Interviene ad incontri con la stampa?"Bisogna sempre combattere per la libertà di stampa",il suo fondamentale pensiero.E' presente al CSM o all'inaugurazione dell'Anno Giudiziario?"Deve essere rispettata l'autonomia della Magistratura".Relazione del Governatore della banca d'Italia? "Assicurare una crescita al Paese, uno sviluppo equilibrato nel contesto di un mutato scenario economico internazionale".E via così con altre banalità e ovvietà del genere.Non parliamo poi del pistolotto a reti unificate nella sera di Capodanno.Concetti triti e ritriti buoni per tutte le occasioni,ripetuti tutti gli anni ad ogni fine anno.Roba da rovinarti il cenone.E una lunga schiera trasversale di lacchè politici giù con lodi sperticate per "l'alto insegnamento" del Re.Un"modello" per le giovani generazioni.Una garanzia per il rispetto dei sacri valori ccostituzionali.
Ma arriva il momento in cui il trono di Re Giorgio comincia a traballare.Accade cioè quello che non ti aspetti.Lui,il New York Times'King va all'Università di Bologna per prendersi una laurea "ad honorem" e si becca invece le contestazioni di gruppi di giovani (mica tanto pochi come la stampa italiana di regime vorrebbe far credere) che gli gridano che lui altro che Re,è l'espressione e il rappresentante del potere bancario italiano.
Poi il Re/Presidente se ne va in visita ufficiale in Sardegna.E anche lì nuove contestazioni,ancora più dure di Bologna.Addirittura c'è chi gli grida:"buffone vattene,non ti vogliamo".
Dunque adesso,nonostante le "lodi" italiane ed internazionali la contestazione ha raggiunto anche la carica più alta,quella che dell'unità di tutti gli italiani dovrebbe essere l'espressione.E invece no.Ma dietro le contestazioni a Napolitano c'è però qualcosa di più grave e significativo.I provvedimenti economici adottati in Italia ed imposti dall'Europa della Merkel stanno provocando un grave e diffuso malessere sociale.Tutte le istituzioni ne escono con le ossa rotte.Dei partiti non ne parliamo proprio,praticamente scomparsi dalla scena politica,ma anche la Banca d'Italia,che teoricamente ed indirettamente dovrebbe tutelare piccole imprese e famiglie si vede assediata da "indignados" vari.Il Parlamento,materialmente attaccato da autotrasportatori e pescatori.I sindacati,contestati dai loro stessi iscritti.Ecco.Tutti questi soggetti non sono avvertiti più come rappresentanti da tutta una miriade di piccoli movimenti di protesta.L'augurio è che questo malessere,questo crescente scontento sociale dovuto alla grave crisi economica, non dia spazio a strumentalizzazioni politiche estreme come quelle vissute negli anni di piombo.Ma certamente si può dire che siamo difronte ad una scomposizione del quadro politico e sociale del Paese.Ed ancora non si intravedono nuovi soggetti e nuovi modelli capaci di esprimere legittime istanze e interessi.
Caduto un Re,come è successo con Napolitano,se ne fa un altro.Ma caduto un sistema Paese cosa accadrà?

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