Dopo la morte di Papa Francesco e a pochi giorni dall'apertura del Conclave per l'elezione del suo successore,inevitabile è la domanda:cosa è stato,cosa rimane del pontificato di Francesco?
La prima cosa da dire è che il pontificato di Bergoglio è stato caratterizzato da una forte dose di populismo,un tratto tipico del resto,del cattolicesimo argentino.Bergoglio ne incarnava i tratti fondamentali con quella pulsione a sacralizzare il “popolo”.Un popolo puro per definizione,un “popolo mitico” innocente e virtuoso,messo in pericolo da una élite,dai ceti secolari pronti a traviarlo e contaminarlo.Bergoglio non ha mai avuto dubbi su chi fosse il responsabile della corruzione della purezza originale del popolo:“l’élite corrotta” è quella che discende dalle idee di Calvino e Locke e dalla Riforma protestante che condusse al razionalismo,all’illuminismo e al liberalismo.Sono l'Occidente e il liberalismo visti come il male e artefici del sistema di potere economico e finanziario,della ricchezza,dell’individualismo,della proprietà,mentre il bene è rappresentato dagli ultimi,dagli oppressi e dai migranti.
Una visione certo attenta alla denuncia delle gravi diseguaglianze economico-sociali causate dal sistema economico occidentale,meno ai diritti civili e individuali,alle lotte per le democrazie politiche con un silenzio quasi totale su altri sistemi che del pari generano povertà, discriminazioni e fomentano conflitti.Eppure proprio le liberaldemocrazie,con tutti i loro difetti e nella crisi che stanno attraversando dovuta alla globalizzazione e al neo-autoritarismo,rimangono ancora l’unica cornice all'interno della quale sia possibile una piena attuazione delle libertà e dei diritti civili, politici e sociali e di tutela di tutte le minoranze nazionali,culturali,di genere o religiose.E non a caso è proprio verso l’Occidente che milioni di persone si dirigono,cercando una vita e un destino migliore.Ma il Papa si è unito spesso al coro critico dei valori occidentali,a quella parte di mondo che descrive l’Occidente come militarista,avido e guerrafondaio.
La geopolitica bergogliana è stata dunque antiliberale e antioccidentale.Non c’è stato un viaggio nel Sud del mondo in cui Francesco non abbia ammonito i “poveri” a non cedere alle sirene tentatrici del progresso occidentale.Perchè tali sono le radici del suo antiamericanismo,della sua attrazione per il populismo russo e dell’accomodante ricerca d’intesa con l’Islam,mentre invece il nemico per lui è sempre stato l’Occidente secolare.E proprio sull'Islam si ricordano le sue parole a proposito della strage compiuta da Al Qaeda nella redazione della rivista satirica francese "Charlie Hebdo" che aveva pubblicato vignette ironiche sull'Islam:"se uno dice una parolaccia contro la mia mamma,lo aspetta un pugno! Ma è normale! Non si può provocare. Non si può insultare la fede degli altri. Non si può prendere in giro la fede”.
Ci si è chiesto in questi giorni se Bergoglio sia stato un progressista e se il suo pontificato sia stato “rivoluzionario” oppure,al contrario,"conservatore".Ma queste,in realtà,sono etichette inadeguate.Forse qualcuno troverà “progressista” l’opposizione del popolo alle élite,del plebeo all’intellettuale.Ma certo non può definirsi "progressista" quel malcelato disprezzo per la ragione,la predica pauperista e paternalista,la resistenza all’autodeterminazione dell’individuo.
In realtà sulle grandi questioni della politica internazionale,Papa Francesco ha mantenuto posizioni molto ambigue.Ad esempio l’Ucraina. Non ha mai espresso una reale solidarietà verso chi resiste all’invasione russa. Nessuna parola chiara sulle stragi di civili a Bucha e Mariupol. Mentre accadevano atrocità indicibili,lui rilanciava la narrativa per cui era la Nato a fare pressione,ad "abbaiare" ai confini russi e piuttosto che condannare l'aggressore russo,chiedeva all'aggredita Ucraina di "di alzare bandiera bianca e di negoziare".
Sull'altro conflitto in corso a Gaza Papa Bergoglio ha giustamente denunciato le morti civili,ma non ha mai chiesto ad Hamas di arrendersi,di liberare gli ostaggi, di smettere di usare i bambini come scudi umani.Non ha mai detto una parola chiara su questo,giungendo,anzi,a chiedere di verificare se Israele non stesse compiendo un "genocidio".
Anche in altri campi e su altri temi Bergoglio ha mostrato la sua ambiguità.Nei suoi 12 anni di pontificato,egli ha saputo comunicare,anche rompendo i riti ingessati della Chiesa guadagnandosi così un favore popolare.Così,ad esempio,come quando,rispondendo alla domanda di un giornalista affermò: “Se uno è gay e cerca il Signore,chi sono io per giudicarlo? Non si devono discriminare queste persone”.Quelle parole sembravano un’apertura della Chiesa cattolica alle persone della comunità LGBTQI+.Anni dopo,però,si scatenò una bufera mediatica per altre sue parole,per quel richiamo a tenere fuori dai seminari le persone gay,perché lì “c’è già troppa frociaggine”.Parole che asfaltavano quella precedente,presunta apertura.
Anche sulla benedizione delle coppie divorziate o conviventi Bergoglio assunse dichiarazioni ambigue.Se in una prima fase poteva sembrare che ci fosse la possibilità della benedizione alle “coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso sesso",subentrò poi un'altra ed opposta posizione secondo la quale:"Si tratta di evitare che si riconosca come matrimonio qualcosa che non lo è»(....)e perciò sono inammissibili riti e preghiere che possano creare confusione tra il matrimonio,quale «unione esclusiva,stabile e indissolubile tra un uomo e una donna,aperta a generare figli e ciò che lo contraddice".
Nè c'è stato un significativo cambiamento nella Chiesa su temi come l'eutanasia o l'aborto.Francesco,infatti,bollò più volte l’eutanasia come un “crimine” e contro l’aborto,arrivando a definire “sicari” i medici che lo praticano.Con buona pace della laicità di uno Stato come quello italiano che nel 1978 approvò la legge 194,per il rispetto della salute e della dignità della donna e della libertà sia della donna che del medico,che può sempre avvalersi dell’obiezione di coscienza.
E allora,al di là dei tanti luoghi comuni e degli "strattonamenti" fatti in questi giorni dalla politica e dai media,si può dire che Francesco lascerà un’impronta meno profonda di quanto promettevano i suoi grandi propositi:troppo contraddittorio, retorico e confusionario e inconsistente.La sua popolarità non lascerà un segno di trasformazione reale della Chiesa. È destinato a spegnersi con la sua morte. O a essere inglobato dalla comunicazione di un nuovo pontefice magari altrettanto presenzialista.Bergoglio ha avuto molti primati dalla sua:il primo pontefice gesuita,il primo dall’America del sud,il primo a scegliere il nome di san Francesco.Ma non certo quello di aver riformato realmente il suo gregge.
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