25 aprile 2025

AGAPE E SAM : DUE PARTIGIANI, DUE LIBERALI

















Probabilmente non molti li conoscono.Ma noi liberali certo che li conoscevamo e sappiamo quanto importanti nella vita civile e politica e nella Resistenza italiana furono entrambi.Per parlare di loro,di "Sam" e Agape Quilleri,si potrebbe mutuare il titolo del libro di Benedetto Croce:"Una famiglia di patrioti",nel quale il grande filosofo celebrava la famiglia dei Poerio,letterati e patrioti risorgimentali.Per Samuele Quilleri(da tutti chiamato "Sam")e sua moglie Agape si può parlare di una famiglia di partigiani e liberali,che vissero insieme il loro attaccamento per la libertà prima impegnandosi direttamente nell'attività partigiana e poi il loro comune "sentire" liberale,con l'adesione al Partito Liberale.Agape era nata in una famiglia dalle forti convinzioni liberali. Visse un’infanzia di impegno sportivo a livello agonistico.Dopo lo scoppio della guerra e la morte del fratello Giuseppe in Montenegro,cominciò anche lei ad interpretare le radicate posizioni antifasciste della famiglia e maturò una radicale convinzione contro il regime fascista,responsabile della progressiva distruzione  fisica,ideale e morale dell’Italia.
Era ancora una studentessa liceale 17ettenne quando iniziò a svolgere i primi incarichi di supporto al nascente movimento resistenziale. La crudele esecuzione di Giacomo Perlasca aumentò la sua indignazione contro il fascismo (fu sospesa da scuola per essersi rifiutata di fare il saluto fascista al Preside).E cominciò la sua coraggiosa attività partigiana:accompagnò in Valcamonica uomini in fuga dai fascisti,trasportò volantini e stampa clandestina, ma anche vestiti, cibo e persino armi e munizioni per i ribelli della zona.Senza aspettare alcuna investitura divenne una tra le più attive staffette partigiane della Brigata "Fiamme Verdi",la stessa di Giacomo Perlasca. Non scelse mai un nome di battaglia: fu per tutti semplicemente Agape.Il 18 agosto 1944 fu arrestata con l’accusa di aver consegnato un carico d’armi in Valle Camonica e fu rinchiusa nel carcere di Brescia come detenuto politico. Alcuni giorni subirono la stessa sorte anche i familiari (il padre Lodovico, la madre, le sorelle Mariuccia e Rosetta,il piccolo nipote Ennio e la suocera di Rosetta), poi internati nel lager di Gries,presso Bolzano.Nel carcere di Brescia Agape venne interrogata da Erik Priebke, il famigerato boia delle Fosse Ardeatine.Eppure quando Priebke fu detenuto nelle carceri italiane,per due volte Agape Quilleri chiese al presidente della Repubblica, prima Ciampi e poi Napolitano, la grazia per l’ex comandante delle SS. «Non è una questione di perdono—ella disse- ma di lasciarci tutti alle spalle l’odio che in quegli anni ci aveva avvelenato la vita».
Nella prigione di Brescia Agape condivise la sorte con le altre detenute.Accanto ad esse, sperimentò anche la vicinanza delle suore attive a sostegno della Resistenza e dei numerosi sacerdoti partigiani,conoscendo quel mondo antifascista cattolico silente e operoso.Il 24 aprile 1945 riuscì a liberarsi dal carcere insieme alle altre prigioniere e subito si diresse a casa del vice comandante della Brigata Fiamme Verdi “X Giornate” Sam Quilleri,che sarebbe diventato di lì a poco suo marito,compagno oltre che di vita,anche nelle molte battaglie politiche,sociali e civili del dopoguerra.
"Sam",come lei spesso diceva dopo la sua morte,è stato un marito fantastico;con lui ho condiviso il pensiero,il modo di vivere,di interpretare la realtà e la religione».Sam,classe 1922,già ufficiale alpino reduce dalla Russia,partigiano delle Fiamme Verdi,anche lui dai profondi convincimenti liberali.Ed infatti sia Sam che Agape condividevano le cose fondamentali:i valori della libertà,della giustizia e del sociale,la compassione per i più deboli,il rispetto per l'eguaglianza sociale.In entrambi c'era pietà per l’essere umano,con i suoi pregi e i suoi difetti.Aiutare gli altri,aver cura di loro.
Nel 2009 fu chiamata alla presidenza dell’Associazione Fiamme Verdi: «le mie Fiamme Verdi», come amava chiamarle.
Agape aveva una grande preparazione intellettuale,saldezza ideale,dirittura morale,ma con un atteggiamento schivo e talvolta severo,con quel suo caratteristico,ostinato rifiuto verso ogni forma di servilismo o adulazione.Agape Quilleri fu una donna veramente e pienamente libera,sostenuta da un’incrollabile fede per la libertà,capace di richiamare tutti e ognuno alla responsabilità individuale e collettiva nei confronti della società, senza scuse e senza fronzoli.
Anche per questo Agape e Sam non potevano non essere compagni di vita e di impegno civile nella stessa fede politica liberale.Sam aveva partecipato da volontario alla campagna di Russia per la quale ottenne una medaglia al valor militare.Mentre è sul fronte russo, dove scarseggiava tutto, perché Mussolini mandò allo sbaraglio un esercito di uomini male armati e male equipaggiati,Quilleri scrive al fratello Ettore: “Nella vita tutto passa e rimane solo quello che si ha operato disinteressatamente per un ideale.Conserva queste parole:(....)ogni cura mortale, denaro, etc. qui non hanno alcun valore: c’è l’uomo nudo con la sua generosità che potrebbe anche spingerlo al massimo sacrificio”.Un avverbio e un sostantivo: disinteressatamente e ideale, scritti dal fronte russo, mentre è in gioco la vita, sono i termini che rendono superfluo ogni commento sul percorso politico di Quilleri, in quanto le azioni successive sono la conseguenza di una presa di coscienza capace di indirizzare una vita.
Rientrato dalla Russia dopo l'8 settembre,entra in contatto con le Fiamme Verdi della Divisione “Astolfo Lunardi”.E’ Vicecomandante della Brigata “X Giornate”;in questa veste è Ufficiale di collegamento tra le brigate partigiane,il Cnl bresciano e gli Alleati. Collabora con i servizi segreti americani ( l’OSS – Office of Strategic Services), in particolare per la cattura di esponenti nazifascisti e per il disarmo delle formazioni partigiane dopo la fine del conflitto. Minacciato dai partigiani comunisti,corse gravi rischi per la propria incolumità e solo la presenza delle truppe alleate gli ha consentito di portare a termine il suo compito. La sua attività durante la Seconda Guerra Mondiale gli fa meritare la Croce di Guerra al Merito ed il Certificato di Patriota conferito dai governi alleati.
Poi per Quilleri arriva l’impegno politico. Il primo partito ad offrirgli un seggio in Parlamento è la Dc e anche dal fronte della sinistra erano arrivate proposte.Ma il suo credo(come quello di Agape del resto)era solo e soltanto quello liberale.Altre strade,peraltro più facili da percorrere,non erano per lui,non potevano essere per lui.
La sua scelta fu quella del Partito liberale.Quilleri diventa da subito un esponente di primo piano del Partito liberale,e tra il ‘68 e il ‘76 è in Parlamento per il Pli. Tra le sue tante battaglie in quei momenti c’è stata anche quella sulla vigilanza Rai per la libertà d’opinione e la proposta di legge sugli sprechi nella costruzione dell’edilizia pubblica.C'è un frase di "Sam" che si può dire essere la cifra dello spessore morale e civile suo e della moglie Agape che con coraggio e convinzione lottarono contro il fascismo:

gli avvenimenti si allontaneranno e la storia omologherà tutti gli episodi ma, mi auguro, non il ricordo di alcuni uomini che in condizioni difficili hanno sentito il senso del dovere e del mantenimento della parola data, anche a costo della vita. E che oggi, superstiti, provano soltanto un enorme senso di pena nel ricordo di quanti, amici e nemici, sono stati privati, per una follia collettiva, di quanto spettava loro di vita normale e serena…”

15 aprile 2025

UN GIORNO LO RINGRAZIEREMO

 





Parafrasando l' "Amleto" di Shakespeare si potrebbe dire che c'è qualcosa di positivo nella schizofrenia con la quale Donald Trump ha imposto cambiamenti economici e geopolitici nello scenario internazionale da quando,appena 2 mesi e mezzo fa,si è insediato alla Casa Bianca.Soprattutto l'Europa sta constatando come le politiche di Trump stanno avendo effetti positivi a proprio favore.Trump,cioè,ha fatto riscoprire al Vecchio Continente l'importanza e il valore delle ragioni che furono alla base della sua nascita.Sì,se l'Europa sta rinascendo il "merito" è di quel truculento personaggio di Donald Trump che con il suo stile gangsteristico si accorda con gli altri boss mafiosi del pianeta,da Putin a Orban,dai neonazisti tedeschi di AFD a Nethaniau e ricatta gli ucraini,dà mano libera alle stragi Nethanyau a Gaza,minaccia gli alleati,ma alla fine lede gli stessi interessi economici dei piccoli risparmiatori americani.Sì,l'Europa dovrà un giorno ringraziare Trump per aver costretto l’Europa a ritrovare le ragioni dell'unità,la riscoperta della propria identità e dei propri valori.Volenti o nolenti ora ci sentiamo più europei.Stiamo prendendo atto che questo(fortunatamente)è il nostro destino e che non è certo roba di poco conto.Stiamo insomma cominciando a capire che l’Europa ci protegge meglio e di più delle singole nazioni,anche se l'avremmo già dovuto imparare dalla lezione della pandemia e del PNNR.

Ma i veri europeisti questo lo sanno.Sanno bene che cosa significhi il fatto che Paesi che si sono scannati per secoli,da 80 anni,invece,hanno scoperto l'importanza della pace e l'utilità della collobazione.Sì,da 80 anni l'Europa fa la fatica quotidiana di discutere e di comprendere le ragioni di tutti su tutto,anche dei famosi tappi delle bottigliette,perché anche nelle cose apparentemente marginali c’è il senso dell’Europa:stare insieme,perchè insieme ci si protegge meglio.

Quella fatica di discutere,quella volontà di capire le ragioni dell'altro anche nelle divergenze tra nazione e nazione(che del resto ci sono anche all'interno dei singoli Stati)è stata all’improvviso cancellata da Trump.L'America,l’amico di sempre ha cominciato a trattarci da nemici,a sbeffeggiarci,a dirci addirittura che qui da noi,in Europa,non c'è democrazia e che siamo solo "parassiti".Ed è qui che è scattato l'orgoglio europeo,la rivendicazione della nostra identità,della nostra comune grande,millenaria cultura;è stata questa la spinta che ci ha costretti a reagire.E nel farlo, abbiamo constatato che l’Europa non è solo un’istituzione ma anche un poderoso movimento politico,economico e culturale che si muove grazie ad alcune avanguardie più coraggiose e più lucide.Chi invece rimane chiuso in gretti e rozzi nazionalismi rimane indietro,nella sua incapacità di capire il mondo globalizzato che cambia.

Queste avanguardie più aperte e lungimiranti oggi in Europa sono la Francia,l'Inghilterra e la Germania,ed è grazie a loro se l'Europa fa altri passi avanti sulle due "D":Difesa e Debito,nel momento in cui il vecchio amico americano tradisce gli alleati europei,privilegiando il rapporto con le dittature e le autocrazie del resto del mondo.Proprio questo fa (ri)scoprire l'importanza dello stare insieme di popoli e di Stati come l'avevano pensata i Grandi Padri europei.E le due D diventano una nel momento in cui la Commissione Ue programma di fare debito comune per riarmare l’Europa,nome sul quale tante anime pure  si scandalizzano ma che dà il senso della gravità del momento.

Del resto la necessità di una difesa e un esercito europeo appare tanto più necessaria proprio ora,per non accettare passivamente le nefandezze della nuova amministrazione americana.E infatti quei leader lungimiranti di Francia,Inghilterra e Germania hanno risposto agli insulti del vicepresidente USA Vance e dello stesso Trump che tradisce la martoriata ed eroica Terra d'Ucraina,aggredendo personalmente Zelensky,privilegiando il rapporto col criminale del Cremlino.Difendere l’Ucraina significa proteggere noi stessi,ma anche riaffermare i nostri valori.

I leader di Francia,Inghilterra e Germania hanno accolto alla lettera l’appello accorato dei più importanti e prestigiosi statisti europei,Mario Draghi,che con quel suo "do something" quasi gridato davanti all’Europarlamento ha come imposto all'Europa di "svegliarsi".Così Macron, Starmer e Merz hanno preso iniziative dall’enorme significato,con i primi progetti di un contingente militare europeo,per ora solo franco-britannico,mentre la Germania rompeva lo storico tabù del debito per riarmarsi.

Questo nuovo,sconcertante scenario mondiale fa saltare ogni modello di sovranismo e nazionalismo,con la straniante scoperta che l’unica vera entità proponibile è quella europea:si potrebbe quasi parlare di un "sovranismo europeo",un ossimoro che supera e va oltre il becero sovranismo nazionalistico,capace solo di ripetere all'infinito i soliti slogan di "Europa dei burocrati che misura le vongole e il diametro delle zucchine.Ed invece proprio il nazionalismo di Trump,il suo "America First",ha squassato il "sovranismo doc",che adesso si trova davanti un'Europa più salda e dal forte orgoglio identitario.Non foss'altro che per questo a Trump bisognerebbe dare il "Premio Carlo Magno", che ogni anno viene assegnato  alla persona che ha dato il maggior contributo all'unità europea.

E l'Italia?L'Italia è la solita italietta,che traccheggia e galleggia,che assume i soliti atteggiamenti cerchiobottisti e opportunistici,aspettando di capire da che parte buttarsi.Così questa svolta dell’Europa ha evidenziato le difficoltà dei due campi politici italiani.Da un lato Meloni è stata letteralmente spiazzata dalle posizioni trumpiane.Contava di avere un ruolo(peraltro auto-assegnatosi)di «ponte» tra Europa e l'America del suo "amico" Trump.Ma proprio per compiacere le nuove posture antieuropeiste di Trump,la Meloni rischia di compremettere il suo europeismo,dimostrato col sostegno all’Ucraina.Adesso ha scelto di non scegliere,e trova sempre qualcosa che non va nelle iniziative degli alleati europei:sì a truppe in Ucraina ma con l’egida dell’Onu;riarmo sì,però,debito comune si,forse,ma.Così,mentre ai tempi di Biden la Premier italiana era centrale nello scacchiere internazionale ,oggi Merz, Macron e Starmer contano molto più di lei,nello stesso rapporto con Trump.

Dall'altro lato c'è il solito ondivago atteggiamento del PD,con Elly Schlein che ha perso clamorosamente l'occasione per ribadire l’europeismo del Pdà.E allora frasi come «noi non siamo con Trump e il suo falso pacifismo e non siamo con l’Europa per continuare la guerra»è solo un compromesso tra le varie anime del PD,come pure la critica al piano di riarmo di Ursula von der Leyen,votato da tutti gli altri Partiti Socialisti Europei.E non a caso un "padre nobile" del PD,Romano Prodi ha marchiato come "pacifismo imbelle" le posizioni assunte dalla Schlein sul piano di riarmo europeo.Piano che si può migliorare ma non si può bocciare come ha fatto il Pd, unico tra i partiti socialisti europei.

Con questa classe politica,allora,il rischio di un’Italia marginale è forte.Attualmente,infatti,il Paese degli europeisti De Gasperi e Spinelli,di Einaudi ed Ernesto Rossi si ritrova ad essere umiliato dal vergognoso sovranismo italiota.La "fortuna" è che adesso c'è Trump che ha tolto ogni alibi,che con la sue posizioni antieuropeiste costringe tutti a scegliere dove stare.Il resto d'Europa l'ha fatto e noi?

10 aprile 2025

ADOLESCENCE

 







Ho da poco vista  su Netflix la miniserie Adolescence di cui in questi giorni molto si parla.Lo confesso.Dopo una mezz'ora del primo episodio avevo smesso di guardare.Si perchè provate a immaginare che all'alba la polizia,in assetto antisommossa,sfondi la porta di casa vostra,entri e devasti casa vostra in cerca di qualcosa e che poi vada nella stanza di vostro figlio tredicenne,che lo arresti senza tante delicatezze per l'età e che poi il ragazzino,portato in caserma,venga fatto spogliare completamente nudo per le traumatiche procedure identificative.Scene molto dure,forse anche più  del dovuto,che ho trovato un pò disturbanti ed eccessive perchè coinvolgevano un ragazzino.Poi,però,ho capito che quella serie "doveva" essere guardata,non si poteva non guardarla,perchè la storia di Jamie(il ragazzino tredicenne arrestato dalla polizia perchè accusato dell'omicidio di una coetanea)e la storia della famiglia di Jamie è una famiglia che assomiglia ad una delle nostre. Ed è questo che terrorizza.

Tutto, di questa serie britannica ideata da Jack Thorne e Stephen Graham (quest'ultimo interpreta anche Eddie, padre di Jamie)dà inquietudine.La trama di Adolescence è semplicissima:un tredicenne,Jamie,appunto,uccide a coltellate una coetanea.Difronte a questo fatto sconvolgente e apparentemente inspiegabile,la sua famiglia,i compagni di scuola del ragazzino e l'intera comunità in cui vive, si troveranno a fare i conti.

A generare una profonda angoscia nel pubblico è il riferimento costante al contesto sociale in cui è cresciuto Jamie(davvero sensazionale l'interpretazione di Owen Cooper che all'epoca delle riprese aveva solo 14 anni)che rende inizialmente inspiegabile quell'omicidio.Il protagonista,infatti ha un padre e una madre affettuosi e presenti, una sorella maggiore pronta per il college,ed è stato allevato come tanti altri bambini prima di lui. Jamie, insomma, potrebbe essere il figlio, il fratello, il compagno di classe di chiunque, anche il nostro.

Nonostante queste premesse socialmente tranquille, in una notte qualunque, il ragazzino accoltella e uccidere una sua coetanea,compagna di scuola.Nonostante le sue dichiarazioni di innocenza,la sua responsabilità è presto evidente e incontestabile,in quanto il fatto è stato ripreso dalle telecamere della zona.Ovviamente i genitori e la sorella sono gettati nella disperazione,scoprendo tutta un'altra persona rispetto a quella che avevano innanzi in casa tutti i giorni e da quel momento la loro vita cambia per sempre.

A questo punto ho capito perchè avevo smesso di guardare quella serie.La verità è che questa miniserie ci ha svegliati dal torpore, ci ha dato uno scossone non da poco: ci ha insegnato il significato di termini e significati fino allora poco conosciuti e ignorati:cultura incel e il mondo della manosfera, ovvero la sottocultura in cui, come scopriremo nel terzo episodio della serie,quello del colloquio di Jamie con la psicologa,è nato il gesto insensato del protagonista.

Insensato,in realtà,l'omicidio è solo per gli spettatori, per le persone vicine al ragazzino: Jamie continua a ripetere di non aver fatto nulla di sbagliato, riferendosi a un'etica per lui assolutamente lineare e ovvia. Un codice di comportamento guidato dai dettami della subcultura incel,appunto, alimentato dalla frequentazione di forum e spazi online dedicati e dal maschilismo sostenuto in quei siti che, a volte anche in modo inconsapevole, serpeggia anche nelle migliori famiglie.

Incel vuol dire involuntary celibates,cioè essere casti ma non per scelta: identifica l'insofferenza, l'odio, la frustrazione di un gruppo di uomini eterosessuali nei confronti delle donne, da cui si sentono rifiutati e scherniti.Ed è questo il caso di Jaime,che viene bullizzato e deriso dalla compagna che poi uccide.

In risposta a questo senso di rifiuto, vissuto come un vero e proprio atto di bullismo umiliante e intollerabile, gli incel tendono ad aggregarsi in quel mondo virtuale che delinea il fenomeno social della manosfera,costituita da un gruppo eterogeneo di comunità online che include gli attivisti per i diritti degli uomini,gli incel appunto,i "Men Going Their Own Way" e i Pick-Up Artist (PUA)e i gruppi per i diritti degli uomini e dei padri per discutere della loro posizione: quando questo dibattito esce fuori dallo schermo,la cultura incel può arrivare a trasformarsi in atti di violenza di genere, eventi che popolano le colonne della cronaca nera e che esplodono quasi senza avvisaglie, esattamente come accade in Adolescence.In epoca trumpiana il fenomeno, già noto sin dagli anni Settanta, è cresciuto a dismisura, fomentando una comunità sempre più violenta e schierata contro la cultura woke, il femminismo e la parità di genere.

«Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale,né demoniaco né mostruoso»,scrive Hannah Arendt ne La banalità del male, riferendosi alla strage dell'Olocausto e alle motivazioni alla base del nazismo. Una frase che ben si applica anche al mondo di Adolescence. Jamie, suo padre Eddie,sua madre Manda, la psicoanalista che deve tracciare un profilo psicologico dell'assassino, il detective che lo arresta ed è il primo a capire il movente dell'omicidio dopo aver parlato con i compagni di scuola di Jamie,reagiscono agli eventi come noi spettatori,cioè con angoscia,sgomento,sorpresa,negando prima ma poi provando ad accettare quanto è accaduto.

La miniserie ha toccato le corde emotive di milioni di persone, angosciando molto chi ha figli e generando un dibattito rimasto a lungo sopito che oggi è di stretta attualità. La puntata finale è dedicata interamente all'analisi del nucleo familiare di Jaime,che cerca di metabolizzare l'accaduto,ripensando al passato,all'educazione data al figlio e all'interrogativo su eventuali errori,su un qualcosa di diverso che si poteva forse fare per evitare quella tragedia.Per provare ad andare avanti i genitori di Jamie ripercorrono la sua infanzia per tentare di darsi una spiegazione e, soprattutto, un'assoluzione in quanto educatori. «Mio padre mi picchiava»,dice Eddie alla moglie in una scena,«ma io mi sono ripromesso di non farlo mai con i miei figli, e così è stato». In questa frase("ho scelto di non picchiarlo")c'è forse una formula autoassolutoria dei genitori perchè essi pensano che in fondo egli è cresciuto nello stesso ambiente della sorella maggiore che è una ragazza poco ribelle, mansueta, apparentemente equilibrata;proprio guardando al diverso destino della figlia i genitori di Jamie si dicono di aver fatto comunque un buon lavoro.Ma in questo modo il padre non dice che ha spinto Jaime a fare calcio e boxe, attività che Jamie ha portato avanti per non deludere il padre,che attraverso quegli sport voleva "fortificare" Jaime facendolo uscire dalla sua "comfort zone",mentre invece il ragazzo aveva sviluppate attitudini artistiche.

Sono, questi, segnali che presi singolarmente non lanciano alcuna avvisaglia: sono frasi che abbiamo ripetuto molte volte a tavola, che ci siamo detti in quanto educatori nella famiglia e nella scuola.Quelle frasi le riconosciamo come nostre e per questo ci fanno paura perché, pur provando un'umana empatia per tutte le persone coinvolte, ora ci risuonano in modo sinistro. Quello che abbiamo imparato con Adolescence, ormai è sicuro, non lo dimenticheremo più.