Ho da poco vista su Netflix la miniserie Adolescence di cui in questi giorni molto si parla.Lo confesso.Dopo una mezz'ora del primo episodio avevo smesso di guardare.Si perchè provate a immaginare che all'alba la polizia,in assetto antisommossa,sfondi la porta di casa vostra,entri e devasti casa vostra in cerca di qualcosa e che poi vada nella stanza di vostro figlio tredicenne,che lo arresti senza tante delicatezze per l'età e che poi il ragazzino,portato in caserma,venga fatto spogliare completamente nudo per le traumatiche procedure identificative.Scene molto dure,forse anche più del dovuto,che ho trovato un pò disturbanti ed eccessive perchè coinvolgevano un ragazzino.Poi,però,ho capito che quella serie "doveva" essere guardata,non si poteva non guardarla,perchè la storia di Jamie(il ragazzino tredicenne arrestato dalla polizia perchè accusato dell'omicidio di una coetanea)e la storia della famiglia di Jamie è una famiglia che assomiglia ad una delle nostre. Ed è questo che terrorizza.
Tutto, di questa serie britannica ideata da Jack Thorne e Stephen Graham (quest'ultimo interpreta anche Eddie, padre di Jamie)dà inquietudine.La trama di Adolescence è semplicissima:un tredicenne,Jamie,appunto,uccide a coltellate una coetanea.Difronte a questo fatto sconvolgente e apparentemente inspiegabile,la sua famiglia,i compagni di scuola del ragazzino e l'intera comunità in cui vive, si troveranno a fare i conti.
A generare una profonda angoscia nel pubblico è il riferimento costante al contesto sociale in cui è cresciuto Jamie(davvero sensazionale l'interpretazione di Owen Cooper che all'epoca delle riprese aveva solo 14 anni)che rende inizialmente inspiegabile quell'omicidio.Il protagonista,infatti ha un padre e una madre affettuosi e presenti, una sorella maggiore pronta per il college,ed è stato allevato come tanti altri bambini prima di lui. Jamie, insomma, potrebbe essere il figlio, il fratello, il compagno di classe di chiunque, anche il nostro.
Nonostante queste premesse socialmente tranquille, in una notte qualunque, il ragazzino accoltella e uccidere una sua coetanea,compagna di scuola.Nonostante le sue dichiarazioni di innocenza,la sua responsabilità è presto evidente e incontestabile,in quanto il fatto è stato ripreso dalle telecamere della zona.Ovviamente i genitori e la sorella sono gettati nella disperazione,scoprendo tutta un'altra persona rispetto a quella che avevano innanzi in casa tutti i giorni e da quel momento la loro vita cambia per sempre.
A questo punto ho capito perchè avevo smesso di guardare quella serie.La verità è che questa miniserie ci ha svegliati dal torpore, ci ha dato uno scossone non da poco: ci ha insegnato il significato di termini e significati fino allora poco conosciuti e ignorati:cultura incel e il mondo della manosfera, ovvero la sottocultura in cui, come scopriremo nel terzo episodio della serie,quello del colloquio di Jamie con la psicologa,è nato il gesto insensato del protagonista.
Insensato,in realtà,l'omicidio è solo per gli spettatori, per le persone vicine al ragazzino: Jamie continua a ripetere di non aver fatto nulla di sbagliato, riferendosi a un'etica per lui assolutamente lineare e ovvia. Un codice di comportamento guidato dai dettami della subcultura incel,appunto, alimentato dalla frequentazione di forum e spazi online dedicati e dal maschilismo sostenuto in quei siti che, a volte anche in modo inconsapevole, serpeggia anche nelle migliori famiglie.
Incel vuol dire involuntary celibates,cioè essere casti ma non per scelta: identifica l'insofferenza, l'odio, la frustrazione di un gruppo di uomini eterosessuali nei confronti delle donne, da cui si sentono rifiutati e scherniti.Ed è questo il caso di Jaime,che viene bullizzato e deriso dalla compagna che poi uccide.
In risposta a questo senso di rifiuto, vissuto come un vero e proprio atto di bullismo umiliante e intollerabile, gli incel tendono ad aggregarsi in quel mondo virtuale che delinea il fenomeno social della manosfera,costituita da un gruppo eterogeneo di comunità online che include gli attivisti per i diritti degli uomini,gli incel appunto,i "Men Going Their Own Way" e i Pick-Up Artist (PUA)e i gruppi per i diritti degli uomini e dei padri per discutere della loro posizione: quando questo dibattito esce fuori dallo schermo,la cultura incel può arrivare a trasformarsi in atti di violenza di genere, eventi che popolano le colonne della cronaca nera e che esplodono quasi senza avvisaglie, esattamente come accade in Adolescence.In epoca trumpiana il fenomeno, già noto sin dagli anni Settanta, è cresciuto a dismisura, fomentando una comunità sempre più violenta e schierata contro la cultura woke, il femminismo e la parità di genere.
«Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale,né demoniaco né mostruoso»,scrive Hannah Arendt ne La banalità del male, riferendosi alla strage dell'Olocausto e alle motivazioni alla base del nazismo. Una frase che ben si applica anche al mondo di Adolescence. Jamie, suo padre Eddie,sua madre Manda, la psicoanalista che deve tracciare un profilo psicologico dell'assassino, il detective che lo arresta ed è il primo a capire il movente dell'omicidio dopo aver parlato con i compagni di scuola di Jamie,reagiscono agli eventi come noi spettatori,cioè con angoscia,sgomento,sorpresa,negando prima ma poi provando ad accettare quanto è accaduto.
La miniserie ha toccato le corde emotive di milioni di persone, angosciando molto chi ha figli e generando un dibattito rimasto a lungo sopito che oggi è di stretta attualità. La puntata finale è dedicata interamente all'analisi del nucleo familiare di Jaime,che cerca di metabolizzare l'accaduto,ripensando al passato,all'educazione data al figlio e all'interrogativo su eventuali errori,su un qualcosa di diverso che si poteva forse fare per evitare quella tragedia.Per provare ad andare avanti i genitori di Jamie ripercorrono la sua infanzia per tentare di darsi una spiegazione e, soprattutto, un'assoluzione in quanto educatori. «Mio padre mi picchiava»,dice Eddie alla moglie in una scena,«ma io mi sono ripromesso di non farlo mai con i miei figli, e così è stato». In questa frase("ho scelto di non picchiarlo")c'è forse una formula autoassolutoria dei genitori perchè essi pensano che in fondo egli è cresciuto nello stesso ambiente della sorella maggiore che è una ragazza poco ribelle, mansueta, apparentemente equilibrata;proprio guardando al diverso destino della figlia i genitori di Jamie si dicono di aver fatto comunque un buon lavoro.Ma in questo modo il padre non dice che ha spinto Jaime a fare calcio e boxe, attività che Jamie ha portato avanti per non deludere il padre,che attraverso quegli sport voleva "fortificare" Jaime facendolo uscire dalla sua "comfort zone",mentre invece il ragazzo aveva sviluppate attitudini artistiche.
Sono, questi, segnali che presi singolarmente non lanciano alcuna avvisaglia: sono frasi che abbiamo ripetuto molte volte a tavola, che ci siamo detti in quanto educatori nella famiglia e nella scuola.Quelle frasi le riconosciamo come nostre e per questo ci fanno paura perché, pur provando un'umana empatia per tutte le persone coinvolte, ora ci risuonano in modo sinistro. Quello che abbiamo imparato con Adolescence, ormai è sicuro, non lo dimenticheremo più.