06 giugno 2024

ESSERE LIBERALE








Molti studiosi e storici ritengono che ssi volesse stabilire un'analogia  tra "questa" Europa così come oggi è,con l'Europa dei secoli scorsi,questa analogia la si può  rintracciare con l'Europa di fine Ottocento.

Fu in quell'epoca,infatti,che il liberalismo democratico del tempo si dimostrò non all’altezza delle sfide che poneva la società di massa che in quel tempo si andava sviluppando.Fu in quel tempo che mentre da un lato cresceva la sfiducia nel parlamentarismo e nella politica,dall'altra i populismi guadagnavano sempre più terreno.Allargando poi lo sguardo oltre oceano,la guerra ispano-americana per il controllo di Cuba mostrò tutta la marginalità e l'irrilevanza dall’Europa nel mondo.

Ci fu dunque una complessiva debolezza del sistema parlamentare e delle istituzioni liberaldemocratiche,e nel contempo ci si accorse dell’inadeguatezza del sistema internazionale organizzato sulle singole nazioni fino allora dominanti(Francia,Spagna,Inghilterra)tutte incapaci a far fronte ai pressanti problemi di carattere sovranazionale, posti da un mondo sempre più interconnesso, con la rivoluzione dei trasporti e dei mezzi di comunicazione.La disgregazione di quel mondo ci fu anche da un punto di vista morale e culturale.Quel mondo stabile e sicuro in cui le menti avevano avuto la possibilità di indirizzarsi verso la libera ricerca della cultura e della conoscenza,ora quel mondo veniva sconvolto e poi cancellato dalla I Guerra Mondiale,dal crollo delle monarchie storiche,dalla crisi delle ideologie e, infine,dal tetro affermarsi del nazismo. 

Di fronte alla crisi dei valori del liberalismo democratico,autori del livello di Benedetto Croce,Thomas Mann,Ortega y Gasset e Paul Valery posero il proprio impegno per ripensarne alcune nozioni chiave,come quelle di individuo, felicità,responsabilità.Le loro riflessioni nell’immediato non valsero a scongiurare la tragedia della seconda guerra mondiale,ma costituirono più tardi il presupposto,negli anni '60,per la costruzione di un'Europa del benessere sociale e di una crescita economica e culturale.

E di nuovo,in questo quarto di secolo del nuovo millennio(ed è qui l'analogia con quella Europa in crisi)il dibattito politico e culturale è tornato a vertere sugli attacchi contro le democrazie liberali.Sta risorgendo,cioè,in Europa quel tempo illiberale già vissuto all'inizio del secolo scorso,sul quale quei grandi pensatori di cui si diceva,avevano sviluppato le loro riflessioni e che perciò tornano attuali nel dibattito sull'Europa di oggi e sul rapporto fascismo/populismo. 

La prima delle riflessioni di quegli intelletti fu che l'essere illiberale è una questione,prima ancora che di contenuti,di toni e di stile.Le sguaiate,volgari e squallide esternazioni della Premier Meloni e del suo degno compare Salvini di questi anni e di questi giorni hanno dimostrato ampiamente questo assunto.La cosa triste è che questi toni illiberali danno alla gente l'impressione che le forze populiste siano capaci di essere più concrete,franche e determinate.Tornano qui le considerazioni di Carl Schmitt quando egli constatava che le dittature appaiono più decisioniste che non le democrazie,le quali,invece,devono necessariamente attraversare processi decisionali e di rispetto dei meccanismi di "checks and balances".

Al polo opposto del populismo e dell’illiberalismo sta,per Croce,Mann,Ortega e Paul Valery,il liberalismo,cioè quell’ideale etico di apertura mentale, disponibilità al dialogo e larghezza di vedute.Chi fa esercizio di liberalità,chi accetta di ascoltare le ragioni dell’altro, rispetta i molti modi di essere o di pensarsi felici,e desidera un mondo che consenta alle inclinazioni e attitudini di ciascuno di fiorire. Gli ostacoli alla realizzazione delle proprie inclinazioni sono molti,ma è qui che la politica deve darsi il compito di rimuoverli. Questo è alla fin fine il più ambizioso obiettivo della democrazia liberale, ovvero di quel tipo di democrazia che cerca di far posto a tutti, anche a coloro che non fanno parte della maggioranza.

Difronte a queste considerazioni si comprende come la democrazia liberale non può ridursi alle sue pratiche istituzionali, presupponendo invece un insieme di condotte etiche,mentali e pratiche,che ognuno di noi,in prima persona,è tenuto a mettere in essere giorno dopo giorno,facendoci davvero democratici e liberali nella condotta quotidiana, prima ancora che nella vita di cittadini e nel rapporto con le istituzioni.Questo digifica essere liberali,per usare il titolo di un libro del grande pensatore americano Robert Walzer.E questo farsi liberale viene ancor più in evidenza col voto europeo,perchè questo è uno degli spartiacque del prossimo parlamento europeo e cioè l’accettazione dello stato di diritto democratico-liberale. 

Essere e farsi liberale signifa anche proporsi la domanda:“che tipo di uomo,che tipo di società vogliamo”.Paul Valéry riteneva,soprattutto in una delle sue grandi opere, In morte di una civiltà. Saggi quasi politiciche gli uomini si differenzino dagli altri animali per la capacità di “sognare”.Questo dunque bisogna chiedere alla politica,a queela "vera",almeno:concepire nuovi sogni e nuove visioni,oltre che creare le condizioni per realizzarli.Le visioni dei “conservatori europei” pretendono invece di costringere la nostra comprensione del mondo entro concetti vecchi e trapassati.La quotidianità delle nostre vite deve al contrario essere quella di una società aperta e inclusiva.Nuovi sogni come quelli che le grandi menti europee di Adenauer,Schumann,De Gasperi,Einaudi e Spinelli ebbero l’audacia di elaborare,pensando ad un'Europa che includeva un’unione energetica,militare e politica di cui constatiamo ancora oggi tutta la necessità.

I traumatici eventi delle guerre da cui l’Europa è circondata e l’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto dovrebbero fari capire l'urgenza di dare una risposta su quello che vogliamo essere,dell'idea di una nuova Europa che si vuole costruire,ma l'ondata crescente delle destre estreme,sovraniste e populiste,con le loro idee xenofobe,emarginatrici e violente,non sono certo un bel segnale.

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