26 dicembre 2022

LA FORZA DELLE SOCIETA' APERTE





A guardare indietro,nei mesi e nei giorni di questo 2022 appena finito,ci si rende conto di come l’umanità sia del tutto incapace di evitare le tragedie da essa stessa causate.Siamo nel mezzo di una guerra scoppiata nel centro della civilissima Europa,con il carico delle infinite barbarie e degli inauditi crimini che Putin sta facendo.In Iran la ribellione popolare,divenuta ormai rivoluzione,vede le donne,protagoniste di quella rivoluzione,stuprate e uccise in nome di un velo liberticida.Venti di guerra tornano a soffiare tra Serbia e Kosovo e tra le due Coree,mentre la Cina volteggia come un avvoltoio su Taiwan.E se questi sono i conflitti aperti o latenti dei giorni nostri,forse ci siamo quasi dimenticati di altre immagini e altre tragedie.In Siria si combatte da 12 anni con 30 mila bambini uccisi in un genocidio senza fine.Altri 11mila bambini massacrati nello Yemen.Ed ancora dalla Nigeria al Maghreb,dal Medio Oriente al Pakistan è un susseguirsi di roghi,stupri,mutilazioni.Ed é anche il clima a pensarci(ma anche qui,ovviamente,la colpa é dell'uomo).In Somalia,per esempio,dove la siccità mette a rischio la vita di 8 milioni di persone.E l'elenco potrebbe continuare.E' come se il mondo fosse un'unica orribile e tragica Guernica dipinta in ogni angolo della Terra.

Difronte a tutto questo orrore c’è la domanda:serve ancora l’Onu?Fondata nel 1945,essa recava nella sua Carta costitutiva queste parole:"salvare le future generazioni dal flagello della guerra",dopo che questa,nel '900,aveva sconvolto per ben due volte l’Umanità.E parole altrettanto forti e chiare dettava la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.Peccato però che tutte quelle belle parole siano rimaste sulla carta,come la storia di questi quasi 80 anni di esistenza dell'ONU hanno dimostrato,con conflitti estesi in varie parti del mondo,con stragi e genocidi e pulizie etniche consumatesi dalla Cambogia al Ruanda dei Tutsi,alla stessa "civilissima" Europa con le stragi di Srebrenica.Ed oggi,nietzschenamente,la Storia ripercorre la strada del suo eterno ritorno.La Russia,dopo Georgia e la Crimea,invade l’Ucraina con la lunga,orrenda,turpe scia di sangue che sta macchiando quella Terra.

E dunque il mondo appare oggi impotente davanti alle tante tragedie che lo attraversano.Ci siamo dati le regole giuste,ma esse restano solo sulla Carta,di fatto inapplicate e financo inapplicabili.Ma allora si deve per forza continuare così?Non ci sono proprio altre e diverse strade da percorrere?

E' vero.In definitiva,il mondo dal 1945 ad oggi è andato avanti senza avere un vero Organismo regolatore della pacifica coesistenza,visto quello che l'ONU é che,ancor più,non é stata.Un'assenza grave,quasi complice,ma che,dopo il febbraio 2022 non é ulteriormente ammissibile.Da qui ne discende la necessità che l'Onu sia profondamente riformata,per perseguire l'originaria visione wilsoniana della Società delle Nazioni,dalle cui ceneri essa nacque,ridefinendo anche le procedure decisionali che sono figlie di un’epoca storica ormai tramontata.Non potrà che essere lungo il percorso da intraprendere,ma pure esso va intrapreso.Nel frattempo,però,in tempi più brevi un altro obiettivo é concretamente perseguibile.Quello,per la precisione,che,in passato George W. Bush,e oggi Joe Biden,hanno definito:"l’Alleanza delle Democrazie".E’ giunto,cioé,il tempo che le democrazie liberali si uniscano in un’organizzazione politica multilaterale,agendo in modo coordinato(come del resto hanno dimostrato di saper fare difronte all'aggressione russa all'Ucraina)tra di loro.Con il coinvolgimento primario dell'Unione Europea.Negli scorsi decenni abbiamo pensato che la globalizzazione avrebbe agito positivamente anche sull'evoluzione democratica delle autocrazie.Così non è stato.E forse non può essere così,considerata l'essenza stessa delle autocrazie.Stanno nascendo,invece,nuove sfide che mutano la geopolitica del pianeta,dal cambiamento climatico fino alle problematiche relative alle fonti di approvigionamento.Alle democrazie liberali occidentali spetta,perciò,un compito simile a quello del secondo dopoguerra:la costruzione di una società nuova,capace di interpretare le nuove esigenze derivanti da un mondo radicalmente trasformato ed ancora oggi in continua trasformazione.Una società,dunque,che non può non essere che una società aperta secondo la concezione di Karl Popper,elaboratore di questo modello politico e sociale.Una società,cioè,che dia la massima libertà di espressione all'individuo e nella quale nessuno spazio venga concesso a nessuna forma di autoritarismo e di autocrazia.

Ma per far questo le democrazie liberali mondiali devono avere la consapevolezza della forza che ha una società aperta,avendo altresì la visione e il coraggio di aprire il proprio sguardo al futuro mettendo in campo le regole della Società aperta nelle quali ogni democrazia liberale ritrova la sua ragion d'essere.

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