18 novembre 2022

FINE PENA MAI





Da circa 1 mese Alfredo Cospito,un anarchico condannato per reati di terrorismo,detenuto nel carcere di Sassari,ha iniziato uno sciopero della fame contro il regime di "carcere duro",cui è sottoposto ai sensi dell' 41-bis Legge sull'ordinamento penitenziario,introdotto per combattere le associazioni mafiose.Inizialmente Cospito era stato condannato in primo e secondo grado a 20 anni di carcere,per  un attentato contro la Scuola allievi carabinieri di Fossano del 2006,in cui fortunatamente non vi furono né morti né feriti.Per questo tipo di reato(strage)il Codice Penale non prevede la comminazione dell'ergastolo,salvo che non sia stata cagionata la morte di persone.La Corte di Cassazione,però,ha deciso di riqualificare tale atto non come strage,ma come strage contro la sicurezza dello Stato,reato,peraltro,non applicato neppure per le stragi di Piazza Fontana e della Stazione di Bologna.Con questa  ridefinizione del reato,Cospito sarà condannato non solo all’ergastolo ma a quella particolare fattispecie,tutta italiana,dell'ergastolo ostativo .Quest'ultimo,come si sa,non permette al condannato di fruire di alcun tipo di beneficio,come semilibertà,permessi premio o libertà condizionale.La "ratio" di tale norma risiede nel fatto che i soggetti ai quali la pena è inflitta sono ritenuti altamente pericolosi per aver commesso delitti particolarmente gravi,come sequestro di persona a scopo di estorsione o associazione di tipo mafioso.Ed è per questo che l'ergastolo ostativo è definito "fine pena mai".

Ora è indubbio che uno degli indici per misurare la civiltà di un Paese è rappresentato anche da come è trattato l'individuo in stato di restrizione(la nostra Costituzione stabilisce,all'art. 27,che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato")e alla proporzionalità tra reato commesso e pena inflitta.Perciò i magistrati,nel giudicare e condannare l'imputato,hanno una responsabilità tremenda,per la quale il grande giurista,Piero Calamandrei ammoniva:"Non disdice all'austerità delle aule giudiziarie il Crocifisso:soltanto non vorrei che fosse collocato,come è,dietro le spalle dei giudici(....)ma si vorrebbe che fosse collocato proprio in faccia a loro,ben visibile nella parete di fronte,perché lo considerassero con umiltà mentre giudicano,e non dimenticassero mai che incombe su di loro il terribile pericolo di condannare un innocente".

Il modo di amministrare la giustizia in Italia è invece l'esatto opposto.Essa,infatti,è esercitata senza tener conto delle sofferenze che produce e finisce col contraddire fondamentali diritti umani.Non a caso il nostro Paese è stato più volte condannato a livello internazionale per il nostro regime carcerario,trasformatosi ormai in crudele giustizialismo.
Eppure l’opinione pubblica appare del tutto insensibile a tali questioni,senza rendersi conto di come esse facciano invece parte di una civiltà giuridica appartenente a tutti e ad ognuno e che non sono certamente democratiche le logiche "sicuritarie" con le quali sono state affrontate in questi anni le emergenze di questi anni,dall’immigrazione,all'ordine pubblico,alla crisi economica.
Ora,con la sentenza emessa nei confronti di Alfredo Cospito,pare quasi che ci sia una nuova emergenza,un nuovo pericolo democratico.Quello,incredibile a dirsi,dell'anarchia.
Che c’entrano infatti l'art. 41 bis e il carcere ostativo con Alfredo Cospito e quindi con gli anarchici?Già,perchè a nessuno risulta che il movimento anarchico abbia mai compiuto reati tali da poterlo parificare a Cosa Nostra,per combattere la quale l'art.41 bis era stato creato.L'Anarchia non pare mai essere stata una associazione malavitosa,dedita al commercio di droga,capace di infiltrarsi nella politica e negli apparati pubblici per la gestione "sporca" del pubblico danaro.L'Anarchia è "semplicemente" una diversa filosofia della politica,una tipologia di organizzazione sociale basata sull'ideale libertario di un ordine politico e sociale fondato sull'autonomia degli individui,contrapposto a ogni forma di potere costituito,compreso quello statale.Questa è l'Anarchia,nata dal pensiero dei Proudhon,Bakunin e dello stesso Lev Tolstoji.

E allora proprio l'ergastolo ostativo ci dice quale sia il livello di civiltà giuridica di questo Paese.Quando si toglie a una persona ogni libertà di muoversi e comunicare,ogni possibilità di vita di relazione,ciò è sintomo di una pauroso imbarbarimento della nostra civiltà giuridica.

Difronte a pene come quelle inflitte agli anarchici c’è da chiedersi una volta di più come sia ammissibile un sistema carcerario come quello italiano,la cui insostenibilità ha causato così tanti suicidi tra i detenuti(nel solo 2022 sono già 77).E vien da chiedersi,altresì,quale sia ancora il significato e il fine della stessa detenzione.E' forse applicato,nel caso dell'ergastolo ostativo,il disposto dell'articolo 27 della Costituzione sullo scopo rieducativo della pena?E' proprio in un caso come questo,nel quale un accusato di reati di natura essenzialmente politica viene trattato da criminale mafioso,che si può misurare la distanza tra l’ideologia del reinserimento sociale predicata dalla Costituzione,e la realtà dei fatti.Sembra quasi che chiudendo l’anarchico in una prigione senza porte o finestre si possa nascondere l’anarchia sociale e politica nella quale vive oggi l'Italia,nella quale ogni volta si "tamponano" i nostri atavici malanni.Il sistema politico-partitico italiano tira avanti senza sapere affrontare problemi e contraddizioni,se non passando da una emergenza all'altra inventando sempre nuovi capri espiatori.
Ma il Paese che per sentirsi più "sicuro" riduce ambiti di libertà e diritti individuali e non sa far altro che ricorrere alla prigione aggravandone anzi il regime,corre il rischio di trovarsi un giorno "prigioniero" della propria richiesta di sicurezza,e trovarsi ad essere "detenuto" da quell'uomo forte che la Storia talvolta impone.Come accadde 100 anni fa,con quella Marcia dell'ottobre 1922.  

Nessun commento: