Nonostante le minacce,Anna Politkovskaja non voleva fargliela passare liscia all'Hitler del nuovo millennio.Per amore della democrazia combattè armata solo della sua penna,l'arma più temuta da Putin.L'assassinio della Politkovskaja doveva essere il momento per prendere le distanze ed evitare che la dipendenza dai rifornimenti energetici fosse arma di ricatto da parte di chi uccide i propri oppositori.Invece Putin venne riconosciuto partner commerciale privilegiato per lo scambio delle materie prime,facendo incrementare la crescita economica russa e la nascita degli oligarchi che trasferivano fiumi di denaro in occidente.Difronte alla tragedia ucraina,cosa racconterebbe oggi Anna Politkovskaja ?Probabilmente le stesse cose che scriveva ai tempi dell'invasione russa della Cecenia.Ci racconterebbe,probabilmente,di quello che avveniva in Cecenia e che oggi si ripete in Ucraina.Di quello che succede nelle città ucraine di Mariupol,Bucha,Kharkiv e delle altre che in queste settimane abbiamo imparato a conoscere mentre vengono dilaniate e rase al suolo dalle bombe e dai missili del criminale del Cremlino.Ci racconterebbe le storie della gente d'Ucraina,che sono poi quelle della gente cecena:volti di civili e ragazzi uccisi,picchiati,torturati,macellati,di donne violentate.Ci racconterebbe di Mariupol,la città martire d'Ucraina devastata e rasa al suolo,come Grozny in Cecenia.Oppure delle storie di anziani in fila per prendere il pane,che vengono sterminati dalle bombe a grappolo.
Leggere Anna Politkovskaja guardando la tragedia ucraina,significa capir meglio chi è quell’uomo che,al di sopra di ogni legge,getta a terra,sfigura,brucia,strazia una Terra e un popolo.E nessuno può essere così cinico o indifferente da far finta di niente,da non vergognarsi,perché se ancora qualcosa di umano abbiamo,quell'umano deve tremare difronte all'orrore che dall'Ucraina arriva ai nostri occhi.Un orrore che ci fa impallidire e dà raccapriccio.
“Proibito parlare” è una sua raccolta di articoli pubblicati sulla “Novaja Gazeta”.Quegli articoli potrebbero forse come sottotitolo:"Lettere per l’Uomo".Lettere per quell'Uomo ieri ceceno,oggi quello ucraino e per tutti quelli oppressi in qualche parte del mondo da qualche dittatore.Quell'Uomo povero,indifeso,maltrattato,"SOMMERSO" o "UMILIATO ED OFFESO"(per usare i titoli di due capolavori dello scrittore russo Dostoevskij).Difronte alla tragedia ucraina le parole della Politkovskaja sarebbero ancor oggi,così come ieri per la Cecenia,le stesse parole.Le parole,rivolte ad un brutale assassino come Putin,servono a questo:far sì che quel che viene descritto non rimanga lettera morta,ma siano spinta a denunciare e a sapersi indignare,a non guardare dall'altra parte.Perchè se si tace difronte a corpi dilaniati,a uomini torturati,a donne violentate,a bambini ai quali viene rubato il futuro,significa allora che siamo già morti dentro prima di morire davvero.
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