Ansia,inquietudine,angoscia,paura,per quello che la guerra contro l'Ucraina è,per quello che ancor più una guerra atomica potrebbe essere.Ma anche rabbia,rancore,per chi ha scatenato l'immensa tragedia dell'Ucraina.Odio per il criminale del Cremlino,che sta trucidando senza scrupolo donne,bambini,anziani,prendendoli per fame e sete nei loro rifugi sotteranei.Queste sono i sentimenti che t'assalgono e ti salgono dentro,che vengono dal profondo dell'anima e del cuore,quando guardi in tv le immagini dei bombardamenti,la fuga dalla propria terra di milioni di ucraini,con le loro città rase al suolo.Quelle città d'Ucraina ricche di storia e di cultura,ora bombardate,massacrate e insanguinate dal macellaio Putin.Guardare a cosa sono ora le città ucraine dopo l'infame attacco del lestofante di Mosca è cosa che stringe il cuore.Ammassi di macerie ancora fumanti.Fuoco dai palazzi da poco bombardati,nell'aria ancora l'urlo delle sirene d'allarme che squarciano il silenzio.Da terra e dal cielo piovono in continuazione razzi e missili e bombe che bucano e distruggono case dove fino a pochi giorni prima c'era vita e c'era gente.A terra,nelle strade,tra gli scheletri delle case bombardate,girano le colonne dei thank,forse alla ricerca di un qualcosa ancora da distruggere,di quel poco che ancora non è stato bombardato.In cielo il rumore assordante delle pale degli elicotteri dai quali continuano incessanti le scariche di mitragliatici che colpiscono ogni cosa che si muove,non importa se è solo una donna anziana o un bambino che non si rassegnano a lasciare la vita.Ogni tanto sottili rivoli di auto private cercano di raggiungere feriti e malati.Dentro quelle città,nelle trappola di Mariupol,Kherkov,Kharkiv,Odessa,centinaia di migliaia di persone rifugiati nelle metropolitane,nei sottoscala,nelle cantine dei palazzi.E tutt'intorno a quelle città l’esercito russo che volutamente distrugge quel che d’indispensabile c'è per permettere ai civili di continuare a vivere.
L'infame bestia del Cremlino ha fatto bombardare scientemente gli impianti di riscaldamento lasciando le case gelate,le centraline elettriche nel buio,le antenne telefoniche tagliando così i contatti tra le persone,che sono rimaste senza pane,senza acqua,senza niente.E l’ha fatto con missili e bombe aeree,non importa quanto vicino alle case cadessero,non importa se colpissero anche ospedali.E poco importa,a loro,ai russi,se a essere colpiti sono bambini,che muiono sotto quelle bombe a grappolo che uccidono più di quanto una bomba uccide già.E da ultimo un bombardamento perfino su una centrale nucleare che poteva portare ad una immane catastrofe come e anzi peggio di quella di Chernobyl.E ogni ora di silenzio diventa ora di dolore.Per una voce che non senti più da giorni,per una persona che hai lasciato e chissà ora dov'è,se pure ancora E'.Intanto questo popolo immenso,fatto da eroi sconosciuti,fatto da gente che fino a ieri era un impiegato o un avvocato o un panettiere o un operaio e che mai avevano toccato un fucile,continua a combattere una battaglia disperata e impossibile.Combattono nelle strade,tra le case martoriate da bombardamenti infiniti.E se anche non avesse più armi questo eroico popolo orgoglioso continuerebbe a combattere a mani nudi,questo è certo.Combatterebbe per quelle strade rese buie,fredde e invisibili dai missili di Mosca dai quali arriva morte,dolore e sofferenza immensa.Senza acqua né pane e senza telefono sono rimasti gli ucraini.E senza telefono non si può neppure chiamare l’ambulanza per un ferito dai bombardamenti.Doveva essere tutto già "concluso",per i russi.Ed invece ancora dopo quasi 15 giorni,gli ucraini resistono e combattono per la propria terra.E per colpa dei bombardamenti russi che hanno raso al suolo le città,tanta gente è chiusa nelle cantine.I "fortunati",invece,sono stati costretti ad una fuga di dimensioni bibliche;una fuga di centinaia di migliaia di persone,già diventati milioni,oramai.Donne e bambini e disabili(gli uomini li accompagnano alla frontiera e poi tornano indietro per combattere)verso terre e verso un futuro sconosciuto e comunque disperato.
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