Era una parola che non conoscevamo,o tutt'al più che avevamo sentito nei Tg che raccontavano che in Cina stava accadendo qualcosa,c'era una strana infezione che proveniva da topi o pipistrelli.Ma la Cina è lontana,ci dicevamo,cosa vuoi che sia,un problema "loro" quel "coronavirus",ecco la parola.Ma poi quel virus arrivò anche in Italia,e conoscemmo i nomi dei paesi di Codogno e Vò Euganeo,in Lombardia e Veneto,dove per prima arrivò quel virus,il coronavirus,dove ci furono i primi contagiati e i primi morti.E per colpa di quel virus.or giusto un anno fa,conoscemmo un'altra parola,facemmo una nuova esperienza di(non)vita che mai avevamo vissuto prima:lockdown era quella nuova parola,che voleva dire chiusura totale e generale delle vite singole e di una Nazione.E vennero i Dpcm,e vennero gli hashtag #iorestoacasa e #insieme ce la faremo e #andratuttobene,convinti come eravamo che sarebbero bastate poche settimana di sacrificio e poi saremmo tornati alla vita di "prima".Come poi è andata lo sappiamo bene.Ma adesso che un anno è passato,che non è ancora finita,che non è andata per niente tutto bene,che più di 100.000 persone sono morte e che questa vita "chiusa" continuiamo a vivere,fatta di drammi economici ed esistenziali,le immagini di un anno fa ci tornano negli occhi,al cuore e alla mente riproducendo oppressione e angoscia di vita incerta e indefinita.E,come sempre,sono le immagini che "parlano" più di qualsiasi parola,anche perchè forse parole non riusciamo più a trovare e a dire,difronte a questo tempo in cui quasi sembra che il buon Dio abbia dimenticato i suoi figli,se non fosse,in realtà,che questi suoi figli già da tempo avevano dimenticato il loro Padre.
Codogno e Vò Euganeo,dove tutto ebbe inizio:
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