28 luglio 2018

UNA LUNA DIVERSA




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La notte del 27 luglio 2018 sarà ricordata nei decenni e nei secoli futuri.Milioni di persone in tutto il mondo sono infatti state con il naso all'insù per ammirare l'eclissi lunare più lunga del secolo,con una durata di ben 143 minuti.E non solo:c'erano anche ben 4 pianeti visibili a occhio nudo:Venere,Giove,Saturno e Marte.In realtà non s'è trattato nemmeno di una vera e propria eclissi,perchè la luna non è scomparsa,ma ha assunto un colore rosso mattone,venendo perciò appellata "Blood Moon" (Luna Rosso sangue").Luna rossa, Luna di sangue,Luna come Marte:non importa come la si voglia definire,s'è comunque trattato di uno spettacolo assoluto,capace di estasiare e far volgere lo sguardo di milioni di persone verso il cielo.Il totale dell'evento e' stato appunto di un'ora e 43 minuti,il piu' lungo del 21esimo secolo.Come era ovvio l'evento,oltre che spettacolare ha assunto una importanza straordinaria per tutta la comunità scientifica:astrofisici,astronomi,meteorologi.Ma anche per letterati,filosofi e teologi.Ma nel Villaggio Globale,nel Tempo del Virtuale,nella Società dell'Immagine e dei Social come Facebook e Instagram,l'evento non poteva che essere l' "Argomento" di giornata(per poi essere subito dimenticato dai Social che bruciano fatti e cose nel giro di qualche ora)venendo ripreso da smarthpone e videocamere per essere poi immediatamente messo in Rete.E allora   ci si interroga sul modo e sull'abitudine di questo nostro attuale modo di "vivere" questi splendidi momenti dietro al monitor di un dispositivo mobile come uno smartphone,intenti solo a riprendere questi elementi per poi caricarli sui social e poter dire:"Io c'ero","Io l'ho immortalato quel momento".Si perde il senso e l'emozione di vivere un momento magico,sempre più distratti da internet e più interessati all'immagine del fatto,piuttosto che al fatto in sé.Osservare una eclissi totale di Luna,(evento oltretutto raro,basti pensare che un analogo fenomeno si avrà solo nel 2121)dallo schermo di uno smartphone quando lo si ha davanti agli occhi,ci fa capire dove si sta muovendo il nostro mondo.Non si ha più il senso di "vivere" e "sentire" certe situazioni ed emozioni che andrebbero godute dal vivo e dal reale,mentre per tanti l'importante è partecipare all'evento immortalandolo tramite uno smartphone perdendosi l'atmosfera del reale.Forse sarebbe il caso di fare un passo indietro nel tempo, provando a riportare la realtà sul piano dell'esperienza e fuggendo da quello che si può considerare un voyeurismo tecnologico.
Ho pensato a come avrebbero vissuto questo momento scittori e poeti di tutti i tempi e tra i tantissimi ho scelto due poesie di Giacomo Leopardi, nelle quali alla luna egli " parla".Esse sono "Alla Luna" e  "Canto notturno di un pastore errante dell’Asia":
 
ALLA LUNA :

O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l'anno, sovra questo colle
io venia pien d'angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto apparia, che travagliosa
era mia vita: ed è, né cangia stile,
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l'etate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso,
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l'affanno duri!

CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA

Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E perir della terra, e venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi
Il perché delle cose, e vedi il frutto
Del mattin, della sera,
Del tacito, infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
Rida la primavera,
A chi giovi l’ardore, e che procacci
Il verno co’ suoi ghiacci.
Mille cose sai tu, mille discopri.

12 luglio 2018

VERMICINO, ITALIA

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Da pochi giorni  si è conclusa la vicenda dei 12 ragazzini "inghiottititi" nelle fauci della grotta Tham Luang in Thailandia.Sembra incredibile ma alla fine tutti i ragazzi sono usciti vivi da questa tremenda avventura."Non siamo sicuri se questo sia un miracolo o sia merito della scienza o qualcos'altro",hanno detto i soccoritori.Fatto sta che quello che nessuno si aspettava più è invece successo:i ragazzi sono usciti tutti vivi dalla grotta.Questa storia ha fatto ricordare a molti quello che accadde in Italia quasi 40 anni fa,quando un bambino,Alfredino Rampi,cadde in un pozzo a Vermicino,una località vicino Frascati,venendo estratto poi morto dopo 3 giorni.Quella vicenda è,per molti italiani,una ferita mai sanata,un lutto mai elaborato.Sembra un fatto secondario,eppure tra le tantissime tragedie della nostra storia nazionale,quella di Vermicino ha pure rappresentato un pezzo di storia nazionale,una ulteriore testimonianza delle tante,troppe cose che non vanno in questo Paese.Di tanti altri avvenimenti drammatici,conserviamo una sicura memoria personale e collettiva.Come ad esempio,i fatti di Ustica o di Piazza Fontana,sui quali,peraltro,ancora oggi non è stata fatta piena luce.Eppure,con le dovute proporzioni,anche la  tragedia di Alfredino Rampi è stata la narrazione di un certo modello del Paese Italia.Perchè in quel pozzo,nel pozzo di Vermicino,ci cadde anche l'Italia.Perché quella di Vermicino è una storia italiana.Una storia senza lieto fine.In un pomeriggio afoso del giugno 1981 il piccolo Alfredo Rampi,6 anni,cade in un pozzo artesiano,a Vermicino.Ma dentro quel budello ci finì tutta l´Italia.O almeno una certa Italia.Intorno a quel pozzo andò da subito in onda una diretta mediatica non stop che ipnotizzò la nazione intera per poi lasciarla inebetita e depressa quando il finale non fu quello atteso da tutti sperato e da tante autorità assicurato.Quella vicenda ha segnato profondamente tutti quelli che l´hanno vissuta,anche solo come spettatori.Nessuno l´ha mai dimenticata.Ed è perciò,che,vedendo le immagini provenienti dalla Thailandia,il ricordo risale dal profondo.La vicenda è nota.Il 10 giugno 1981,il piccolo Alfredo Rampi di 6 anni cade in un pozzo artesiano a Vermicino.I soccorsi sono affidati ai Vigili del Fuoco.Nel pozzo viene calato un microfono per comunicare con Alfredino.I pianti disperati del piccolo vengono trasmessi al Tg 2 delle 13 dell’11 giugno.Da quel momento la tragedia diventa un fatto nazionale,seguito da milioni di persone attaccate alla tv per ore intere.Era quella l'Italia del 1981.Un Paese nella tempesta. Sette mesi prima un terremoto aveva fatto 3.000 vittime in Irpinia. Interi paesi distrutti,soccorsi lenti e inefficienti.Il 13 maggio Papa Giovanni Paolo II era miracolosamente sopravvissuto all’attentato del turco Ali Agca.Lo scandalo P2 fa tremare l’Italia.Il governo Forlani è costretto alle dimissioni e il presidente della Repubblica Sandro Pertini affida l’incarico di formare il governo per la prima volta,dopo 35 anni di Repubblica,a un non democristiano,il  repubblicano Giovanni Spadolini.E intanto il terrorismo continua ad ammazzare.Le Brigate Rosse sequestrano Roberto Peci,fratello di Patrizio,primo pentito delle Br.Nelle mani dei terroristi ed anche Giuseppe Taliercio,Direttore del Petrolchimico di Porto Marghera.Dopo qualche tempo Peci e Taliercio saranno ammazzati dalle BR.Ma per tre giorni il Paese dimentica il resto e segue col fiato sospeso quanto accade a Vermicino.E attorno a quel pozzo c'è l'Italia dell'approssimazione,della superficialità,dell'irresponsabilità.A centinaia si accalcano e s'aggirano intorno al pozzo,intralciando il lavoro dei soccorritori,senza,però,che nessuno,forze dell'ordine o il Comune o la Prefettura intervenga per porre fine a quello scempio civile.E poi le Tv.Una presenza mediatica continua,pressante,quasi asfissiante per dare "la" notizia,anche perché la nazione,la gente vuole sapere di quel pozzo,del pozzo di Vermicino,diventato in quei giorni capitale d'Italia.I telegiornali non interrompono il collegamento e inizia così una diretta fiume,destinata a durare oltre 18 ore con tanti giornalisti inviati sul posto.Accorre anche il presidente della Repubblica,Sandro Pertini. Nelle case si rimane incollati alla tv.Sembra che, in mezzo a tante disgrazie,gli italiani possano finalmente assistere a un evento positivo.Ma la televisione italiana non è ancora attrezzata per dirette di questo tipo.C’è una sola telecamera Rai intorno al pozzo.L’inquadratura è fissa,per un piano sequenza interminabile e claustrofobico.Gli inviati non sanno bene come gestire la cronaca,ma devono esserci,devono raccontare la vicenda il cui epilogo per tutti gli spettatori non potrà che essere positivo.I sentimenti più avvertiti sono quelli di speranza,disperazione,illusioni,angoscia.Dalle 14.00 alle 20.00 del 12 giugno viene registrata una media di 12 milioni di telespettatori.Rai Uno e Rai Due seguono l’evento a reti unificate.È uno spartiacque per la storia della tv italiana.E' il primo (tragico)reality show.A tragedia conclusa, si scatena una polemica enorme sulla scelta della Rai.Era giusto fare una diretta così lunga?Le riprese hanno influenzato l’esito?Se ne parla ancora oggi.Ma all’alba del sabato dal microfono calato nel pozzo non si sente più nulla.Il bambino è morto.In tutto il Paese cala un silenzio cupo e disperato.La gente si sente tradita.Dallo Stato,dai soccorritori e dalla stessa tv che non ha dato la notizia tanto attesa e sperata.Un dolore collettivo,senza fine.Ma anche il disgusto.Attorno al pozzo,per altri due giorni,rimane una folla di curiosi e sciacalli.Ventimila persone decidono di passare il weekend sul luogo della tragedia,con tanto di venditori ambulanti di porchetta e panini.Da tutta la vicenda esce un’Italia diversa. È la conclusione amarissima di un decennio tragico. Di lì a poco cambierà tutto:la politica,la società,l’economia.E la televisione.Per la quale andrebbe poi fatto un discorso a parte e particolare.Per il ruolo svolto dalla tv pubblica,per il modo di gestione mediatica dell'evento e per certi modi di "assalire" la notizia,sembra oggi,a distanza di anni,di rivedere il film "L'asso nella manica" di Billy Wilder nel quale si racconta la storia di un giornalista disposto a tutto pur di raggiungere lo scoop.Proprio con questo film il regista americano anticipò il tema della spettacolarizzazione della cronaca,fino alla morte dei protagonisti,delineando un amaro spaccato della società contemporanea.Ecco perché ripensare a Vermicino,ripensare a quei terribili giorni del 1981 è doloroso,ma può rivelarsi utile.

04 luglio 2018

BACI E CULTURA


“Ma poi che cos’è un bacio? Un giuramento fatto poco più da presso,un più preciso patto, una confessione che sigillar si vuole,un apostrofo rosa messo tra le parole “T’amo”;un segreto detto sulla bocca,un istante d’infinito che ha il fruscio d’un’ape tra le piante,una comunione che ha gusto di fiore,un mezzo di potersi respirare un po’ il cuore e assaporarsi l’anima a fior di labbra.” (Edmond Rostand, Cirano di Bergerac)
 

Il 6 luglio si celebra il "Kissing Day",la Giornata Mondiale del Bacio,istituita nel 2005,anno in cui una coppia stabilì il record del bacio più lungo(31 ore e 30 minuti).Il bacio è sempre stato oggetto di grande attrazione nell'arte e nel pensiero umano in genere,nelle arti visive e nella letteratura.Di seguito richiamo qualcuna(ma in verità ce ne sarebbero altre decine e decine,da Picasso a De Chirico,da Munch  a Chagalle)da dover essere riportate) delle più formidabili opere d'arte nelle quali artisti di ogni epoca hanno dedicato attenzione a questo momento della vita umana.
 



GUSTAVE KLIMT – “Il bacio” famoso è certamente quello del grande artista austriaco realizzato nel 1907 e conservato a Vienna nella Osterreichische Galerie. Quest’opera, in pieno accordo con i canoni dello stile Liberty, è dipinta su tela con decorazioni e mosaici in color oro sullo sfondo. Rappresenta l’estasi che provoca l’amore. L’uomo e la donna sembrano appartenere ad un unico corpo che a sua volta diventa un tutt’uno con i fiori e i germogli della terra.
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FRANCESCO HAYEZ – “Il bacio” è un famoso dipinto di Francesco Hayez del 1859.E’ un quadro nel quale i due amanti si scambiano un bacio prima della fuga dell’uomo che è già con un piede sulla scala. Ma il quadro ha anche un grande significato risorgimentale: infatti l’uomo ha i colori della bandiera italiana mentre la donna ha i colori della Francia,nostra alleata e amata in quel periodo di storia risorgimentale italiana.Il quadro esprime il sentimento puro e passionale, tipico del Romanticismo italiano.
 
GIOTTO – L’Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d’Oro è un affresco di Giotto,databile al 1303-1305 circa e facente parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova. È l’ultimo delle Storie di Gioacchino e Anna nel registro più alto della parete destra, guardando verso l’altare. Il commovente e delicatissimo incontro può essere considerato come il primo bacio dipinto nella storia della pittura




RENÉ MAGRITTE – “Gli Amanti” è un dipinto del pittore belga surrealista René Magritte dipinto nel 1928. Il dipinto raffigura una coppia coperta da un velo che si abbraccia e si bacia. Ovviamente simbolico,molti hanno speculato sul perché la coppia sia velata, mentre altri hanno interpretato il dipinto in modi diversi; in ogni caso l’interpretazione più comune è ‘L’amore è cieco’.

AUGUSTE RODIN-Dedicò questa scultura all'amore impossibile tra i due cognati Paolo e Francesco riportata da Dante nella "Divina Commedia".La storia dei due amanti è nota.Nel cerchio dei lussuriosi Alighieri incontra infatti Paolo Malatesta e Francesca da Rimini,due amanti lì finiti per adulterio.Francesca era infatti sposata al fratello di Paolo,Gianciotto, ma leggendo con il cognato le storie di Lancillotto e Ginevra non seppe resistere alla tentazione dell’amore che tra i due stava nascendo
"Amor, ch’a nullo amato amar perdona"
è il celebre verso con cui Dante,tramite le parole di Francesca,spiega l’ineluttabilità del rapporto d’amore tra i due.Un rapporto iniziato con un bacio e sfociato poi nella morte per mano del marito di Francesca,Gianciotto.
 

E infine mi piace ricordare l'ultima scena del film "Cinema Paradiso" del regista Giuseppe Tornatore, nella quale il protagonista,divenuto adulto e famoso,rivede tutte le scene con i baci più belli dei tanti film che gli era stato impedito di vedere nei momenti in cui,da bambino,aiutava Alfio,il proiezionista del Cinema.