La notte del 27 luglio 2018 sarà ricordata nei decenni e nei secoli futuri.Milioni di persone in tutto il mondo sono infatti state con il naso all'insù per ammirare l'eclissi lunare più lunga del secolo,con una durata di ben 143 minuti.E non solo:c'erano anche ben 4 pianeti visibili a occhio nudo:Venere,Giove,Saturno e Marte.In realtà non s'è trattato nemmeno di una vera e propria eclissi,perchè la luna non è scomparsa,ma ha assunto un colore rosso mattone,venendo perciò appellata "Blood Moon" (Luna Rosso sangue").Luna rossa, Luna di sangue,Luna come Marte:non importa come la si voglia definire,s'è comunque trattato di uno spettacolo assoluto,capace di estasiare e far volgere lo sguardo di milioni di persone verso il cielo.Il totale dell'evento e' stato appunto di un'ora e 43 minuti,il piu' lungo del 21esimo secolo.Come era ovvio l'evento,oltre che spettacolare ha assunto una importanza straordinaria per tutta la comunità scientifica:astrofisici,astronomi,meteorologi.Ma anche per letterati,filosofi e teologi.Ma nel Villaggio Globale,nel Tempo del Virtuale,nella Società dell'Immagine e dei Social come Facebook e Instagram,l'evento non poteva che essere l' "Argomento" di giornata(per poi essere subito dimenticato dai Social che bruciano fatti e cose nel giro di qualche ora)venendo ripreso da smarthpone e videocamere per essere poi immediatamente messo in Rete.E allora ci si interroga sul modo e sull'abitudine di questo nostro attuale modo di "vivere" questi splendidi momenti dietro al monitor di un dispositivo mobile come uno smartphone,intenti solo a riprendere questi elementi per poi caricarli sui social e poter dire:"Io c'ero","Io l'ho immortalato quel momento".Si perde il senso e l'emozione di vivere un momento magico,sempre più distratti da internet e più interessati all'immagine del fatto,piuttosto che al fatto in sé.Osservare una eclissi totale di Luna,(evento oltretutto raro,basti pensare che un analogo fenomeno si avrà solo nel 2121)dallo schermo di uno smartphone quando lo si ha davanti agli occhi,ci fa capire dove si sta muovendo il nostro mondo.Non si ha più il senso di "vivere" e "sentire" certe situazioni ed emozioni che andrebbero godute dal vivo e dal reale,mentre per tanti l'importante è partecipare all'evento immortalandolo tramite uno smartphone perdendosi l'atmosfera del reale.Forse sarebbe il caso di fare un passo indietro nel tempo, provando a riportare la realtà sul piano dell'esperienza e fuggendo da quello che si può considerare un voyeurismo tecnologico.
ALLA LUNA :
Ho pensato a come avrebbero vissuto questo momento scittori e poeti di tutti i tempi e tra i tantissimi ho scelto due poesie di Giacomo Leopardi, nelle quali alla luna egli " parla".Esse sono "Alla Luna" e "Canto notturno di un pastore errante dell’Asia":
O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l'anno, sovra questo colle
io venia pien d'angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto apparia, che travagliosa
era mia vita: ed è, né cangia stile,
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l'etate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso,
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l'affanno duri!
CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA
Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E perir della terra, e venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi
Il perché delle cose, e vedi il frutto
Del mattin, della sera,
Del tacito, infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
Rida la primavera,
A chi giovi l’ardore, e che procacci
Il verno co’ suoi ghiacci.
Mille cose sai tu, mille discopri.