Quest'anno son 70 anni da quando,nel 1948,il fumettista e scrittore Giovanni Luigi Bonelli e il fumettista Aurelio Galleppini crearono"Tex Willer",l'eroe di una serie a fumetti western destinata a diventare un mito nell'immaginario dei lettori italiani di fumetti.Non ha età Tex.Lo leggevano e lo continuano a leggere gente di tutte le età.Tex Willer,in sella al suo fedele cavallo Dinamite,continua a percorrere le praterie della nostra fantasia,da quel lontano 1948,quando l’Italia era appena uscita dalla tragica esperienza della seconda guerra mondiale.Tutto si consuma in fretta,in Italia,tranne la passione per la pizza,per la mamma e per la squadra del cuore.E per Tex.Già,perchè un fumetto che arriva trionfalmente ai 70 anni di vita,è qualcosa di assolutamente eccezionale,come,per dire,un governo italiano che giunga sino al termine della legislatura.Un “re” dei fumetti come il mitico ranger Tex Willer,con i suoi inseparabili pards:Tiger Jack, indiano della tribù Navajo fratello di sangue di Tex, Kit Willer, figlio di Tex e Kit carson,non regna per un tempo così lungo senza avere dei meriti speciali,che ne spieghino la longevità e ne giustifichino l’inalterato favore del pubblico.Ecco,appunto:perché Tex si fa amare in una maniera così viscerale?Probabilmente il fascino di Tex,ranger dalla pistola implacabile e capo bianco della tribù dei Navajos,ha a che fare con la situazione sociale propria del pubblico al quale si rivolge,cioè con l’Italia quale fenomeno sociologico,culturale, spirituale.Questa caratteristica di Tex Willer è la lotta senza quartiere,non solo contro ogni forma di ingiustizia,ma specificamente contro le ingiustizie dei potenti,degli arroganti,dei "pezzi grossi",dei "politicanti" e di ogni sorta di mascalzoni altolocati.In questo senso Tex opera nei lettori una sorta di "transfert";una funzione di giustiziere,per interposta persona,delle loro quotidiane frustrazioni,contro un capufficio stupido e insolente,un impiegato pubblico scortese e presuntuoso,o – peggio – con il mondo anonimo,ma ancor più opprimente e prevaricante delle banche,dell’amministrazione pubblica e delle mille disfunzioni e lungaggini dello Stato,a fronte della rapace avidità del sistema fiscale.Il cittadino che si sente impotente ed inerme davanti ad una municipalità che non sa nemmeno smaltire i rifiuti,ad una regione che non assicura un minimo di efficienza nella viabilità stradale,ad uno Stato che gli centellina avaramente i diritti mentre gli fa pesare come un macigno i doveri,si vede, per così dire, "vendicato" dal pistolero infallibile,mosso da un senso rigoroso, di onestà e giustizia.I nemici più acerrimi di Tex ,infatti,sono i grossi trafficanti d’armi,gli sceriffi corrotti,i maggiori dell’esercito imbecilli,i banchieri senza scrupoli,i disonesti proprietari dei grandi allevamenti bovini ed i boss della malavita che agiscono dietro una facciata di apparente rispettabilità,mentre intrallazzano con i peggiori sgherri della società.
Davanti ai "pesci piccoli",alla bassa manovalanza,Tex è disposto a chiudere un occhio e a concedere loro una via di scampo,a patto che spariscano dalla circolazione;ma nei confronti dei veri banditi,quelli del potere economico e politico,non concede nulla.Questo,però,conservando quella sua simpatia di fondo,come quando lui e Kit Carson ordinano al proprietario della locanda enormi bistecche,contornate da montagne di patatine fritte.Sì,questo è Tex:l’istintiva solidarietà con gli umili,l’istintiva benevolenza verso i piccoli;e,viceversa,l’altrettanto istintiva avversione per i potenti malversatori,delle loro losche amicizie,dei loro privilegi.Egli si schiera sempre dalla parte della giustizia,quando però la giustizia è veramente giusta e fatta applicare in modo giusto da sceriffi onesti.Non ha pregiudizi etnici ed è talmente lampante la sua imparzialità nello spedire al Creatore i cattivi, che può anche permettersi di sfogare un bel po’ di malumore razzista verso bianchi neri e gialli,non risparmiandoci nemmeno frequenti discorsetti edificanti,nei quali tesse le lodi della tolleranza e celebra il valore della umana comprensione.In fondo al lettore piace in Tex anche quella filosofia della giustizia fai-da-te,pronta e inesorabile come la mano del Signore.Quella "giustizia fai da te" che si avverte quasi come una necessità in molte parti d'Italia ,quando,difronte ad uno Stato e una magistratura incapaci di tutelare il cittadino,questo si trova pure imputato di omicidio o eccesso di legittima difesa se spara contro malviventi penetrati di notte in casa sua.
In quell'italico personaggio di Tex Willer c'è quel qualcosa che, probabilmente, un tedesco, un francese o un inglese stenterebbero a capire.Perché,in un Paese dove la legge fosse presa sul serio da tutti i cittadini e lo Stato non fosse visto come il nemico da cui difendersi;in un Paese dove non imperversassero i particolarismi campanilistici, la corruzione sistematica, la malavita organizzata,ecco,in un Paese e uno Stato come questo,forse un tipo come Tex perderebbe un poco del suo smalto.Tex è un eroe che agisce in circostanze eccezionali,quando la legge stenta a farsi strada,quando c’è il rischio che i delitti rimangano impuniti e che i mascalzoni la facciano franca;in un Paese serio e bene amministrato, che ci starebbe a fare Tex?"Sventurato quel popolo che ha bisogno di eroi",diceva Bertolt Brecht.Ma in Italia,purtroppo,abbiamo ancora bisogno di eroi e Tex,perciò,nel nostro immaginario collettivo continua ad essere,un piccolo,grande eroe italiano.
P.S. L'IMMAGINE RIPORTATA SOPRA IL POST E' STATA RIPRESA DAL WEB
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