Qualche settimana fa è morto il giornalista sportivo Guglielmo Moretti che,insieme a Roberto Bortoluzzi e Sergio Zavoli fu ideatore della fortunatissima trasmissione Rai "Tutto il calcio minuto per minuto",dedicata al campionato italiano di calcio con radiocronache,interventi e commenti in diretta dai campi di gioco.Celebri radiocronisti furono Sandro Ciotti, Enrico Ameri e Alfredo Provenzali.E m'è tornato alla mente il "mio","Tutto il calcio". Per noi ragazzini di allora,che avevamo i nostri album dei calciatori dove incollavamo le mitiche figurine "Panini","Tutto il Calcio"era un appuntamento settimanale irrinunciabile.Ci si sedeva davanti a quelle splendide radio antiche di una volta,che oggi sono un reperto storico,costruite da marchi adesso scomparsi,come quella che avevo io,la radio "Allocchio Bacchini",e il rito cominciava.Oggi ci sono le cuffiette del walkman alle orecchie che non ci abbandonano per un istante:ma allora no,sedersi davanti la radio "Allocchio Bacchini" era come un rito sacro,con tutti i suoi preparativi e i suoi preliminari.Durante la radiocronaca c'era quel fruscio disturbato in sottofondo,al quale s'era ormai fatto l’abitudine.Anzi,quasi lo si voleva,per creare ogni domenica quell’atmosfera magica in cui ti bastava solo ascoltare la voce rauca di Sandro Ciotti e quella da gentleman inglese di Enrico Ameri per far correre la mente per i vari campi.Oggi sembra tutto così normale,con tv e moviole e tante trasmissioni di calcio in tv,ma non cambierei mai quei momenti di allora con quelli del mondo del calcio di adesso.Allora sentivi la voce di Alfredo Provenzali che elencava tutte le partite,dal campo principale a quelli delle serie inferiori e di fianco c'era la schedina da controllare,quella del "13",non tutte quelle dell'attuale mondo di scommesse,più o meno legittimo,che in un modo o nell'altro hanno corrotto innanzi tutto moralmente gli stessi ambienti del calcio.E c'era sempre il "campo principale",quello dello Stadio S.Siro(era così bello,perchè adesso lo chiamano il "Meazza"?)di Milano.Oppure il "Comunale di Torino o il "Dall'Ara" di Bologna o il "Luigi Ferraris" di Genova."Per tutti gli altri campi solo minuto e punteggio,linea ora al collega che stava parlando",era la frase tipica di Provenzali.E si ascoltavano le voci oramai familiari degli altri radiocronisti, che ormai s'era imparato a riconoscere dalla prima parola. “Attenzione è Bologna che deve intervenire,ha segnato Pascutti,pertanto al terzo minuto di gioco il punteggio cambia Bologna 1 Bari 0,linea a chi stava parlando.”Era un susseguirsi di emozioni che si rincorrevano;non vedevi il pallone rotolare ma è come se fossi li,a bordo campo.Le azioni si immaginavano nella mente,per poi prendere forma alle 18 quando in Tv cominciava "Novantesimo Minuto" con gli indimentivabili Paolo Valenti e Maurizio Barendson.La loro trasmissione mostrava le immagini reali,con i collegamenti dai campi con i corrispondenti locali(ah,quel mitico Tonino Carino da Ascoli)e vedevi le principale immagini delle partita(quelle che oggi,con termine inglesizzato,per così dire,si chiamno "highlights")e tutti i goal della giornata da poco conclusa.Ma intanto sentivi ancora la radio,e aspettavi il risultato della squadra del cuore,e per lunghi minuti non succedeva assolutamente nulla.Poi la voce di chi sta parlando veniva interrotta bruscamente,senza preavviso,e si sentiva un boato di sottofondo.Irrompeva la voce baritonale Sandro Ciotti:“Rivaaaa,Cagliari in vantaggio.Ha realizzato con freddezza dal limite dell’area di rigore dopo essersi liberato dal suo marcatore.Ripetiamo,Riva ha portato in vantaggio il Cagliari,il punteggio all’Amsicora dunque cambia,minuto 33,Cagliari 1 Sampdoria 0.” Magari c'era qualche domenica non eri a casa,eri in giro con amici per le vie del centro,o da qualche altra parte.Ma subito si cercava un bar dove c'era una radio ed è lì che l'atmosfera dello stadio veniva ricreata.Oggi non serve più,la partita la puoi vederla in diretta ovunque,con un tablet o uno smartphone.Ma non è la stessa cosa.Una volta la partita la vedevi e la "facevi" tu e la immaginavi solo nella tua mente.Ed era quello il bello del calcio,o almeno di "quel" calcio.L’azione da goal era imminente,non serviva vederla,bastava ascoltare.C'erano poi le frasi rimaste famose,come quella storica,quella del:“Clamoroso al Cibali” pronunciata da Sandro Ciotti il 4 giugno 1961.Lo si tira in ballo ancora oggi,riferendosi ad un risultato assolutamente imprevisto,paragonabile alla vittoria di quel Catania che nello stadio di casa,appunto il "Cibali",riuscì a battere l’Inter per 2 a 0."Tutto il calcio" fu sin dal 1959,anno della prima puntata,una trasmissione imprescindibile fatta di un linguaggio tecnico ma in fondo comprensibile a tutti.La cosa bella e magica era quella sua ineluttabilità,quella sua imprescindibilità.La certezza di ritrovare quell'appuntamento tra 7 giorni,con nuove attese e nuove speranze.In quei 90 minuti(90,senza recupero)c'era la gioia e l'ansia e le aspettative di tutta una settimana.Ed in "Tutto il calcio"c'erano tutte le speranze di noi ragazzi,le speranze di un partita vincente,quella della tua squadra,e leopardianamente,quelle della tua vita.E dalla "Allocchio Bacchini" ci veniva il racconto delle cose ed il riscontro ai sentimenti,alle speranze.E "Tutto il calcio" ci raccontava quello che per noi non era solo un gioco,ma un qualcosa da cui è impossibile staccarsi.Perché è vero,la partita,la vita non è sempre come ce l'eravamo immaginata,ma abbiamo comunque il diritto e il bisogno di viverla e di immaginarla come allora,minuto per minuto.