Stavo leggendo i giornali on line della vigilia di Natale e così ho appreso che "anche" lui,dopo l'allievo,se ne era andato,che era morto il professor Carlo Vittori,uno dei simboli dell'atletica leggera italiana(quella vera e pulita e perciò vincente)ma soprattutto storico Maestro di quel grande,umile,introverso"ragazzo del Sud" che fu Pietro Mennea.Tra loro si creò uno straordinario rapporto tra caratteri forti,mai domi,uno dei “binomi” tecnico-atleta più vincenti della storia dello sport italiano
Dapprima Vittori le cose le fece in proprio e le fece bene,per giunta,facendo parte della nazionale di atletica leggera per otto volte,dal 1951 al 1954,diventando campione italiano sulle distanze veloci e partecipando alle XV Olimpiadi di Helsinki come centometrista.Ma il meglio doveva ancora venire,perchè il meglio arrivò quando Vittori e Mennea si incontrarono sulle piste(allora pulite)dell'atletica leggera.Vittori e la Freccia del Sud si erano conosciuti nel 1970,e grazie a lui e alla sua ferrea volontà,l’orgoglio barlettano visse la sua età dell’oro,idealmente culminata, al di là degli straordinari successi di Pietro(il primato mondiale dei 200 metri di Messico 1979 in 19 secondi e 72 centesimi,l’oro olimpico di Mosca 1980 davanti a Valery Borzov,solo per ricordare i due momenti più alti)nella medaglia d’argento mondiale della staffetta 4×100 a Helsinki 1983,con il quartetto azzurro(Tilli,Simionato,Pavoni,Mennea, tutti allievi di Vittori) incastrato tra Stati Uniti di Carl Lewis e le maglie rosse dell’URSS.
Forse,chissà,da quel 21 marzo 2013,da quando Pietro Mennea fece l'ultima sua corsa lassù,Carlo Vittori ha continuato a seguirlo fino all'altro giorno quando ha deciso di lasciare la sua corsia terrena e raggiungerlo al traguardo della Vita.
Guardando quella foto che tutti i giornali hanno pubblicato con Vittori sopra una Vespa che continua a gridare a Mennea di fare il Mennea,mi son ricordato di quel bel film di Luigi Comencini con Gian Maria Volontè e Diego Abatantuono che proprio di un "Ragazzo del Sud" parlava,che parlava di un ragazzo del Sud che correva con le urla del suo "allenatore" dentro il cuore,contro il vento e contro i Tempi:come Vittori,come Mennea.
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