25 maggio 2015

"QUESTO" MONDO





Cent'anni fa,il 24 maggio 1915,l'Italia,proclamando guerra all'Austria,entrava in uno dei più sconvolgenti e spaventosi conflitti bellici che la Storia abbia mai vissuto:la Prima Guerra mondiale.Essa vide coinvolti dapprima quasi tutti i Paesi europei,ma ben presto ne vennero coinvolti moltissimi altri,come gli Stati Uniti ed il Giappone,per ricordarne solo i più importanti.Bastano solo alcuni numeri per descrivere la drammaticità della Grande Guerra": le cifre più accettate parlano di un totale,tra militari e civili,compreso tra 15 milioni e più di 17 milioni di morti e di 1 milioni e 240mila italiani,tra militari e civili.
Sicuramente una delle voci che meglio raccontò l'orrore di quella guerra e di tutte le guerre in genere,fu quella dello scrittore americano Ernest Hemingway nl suo famoso romanzo:"Addio alle armi".Le descrizioni del primo conflitto mondiale che Hemingway fa sono crude e lancinanti.Quando descrive la realtà non la edulcora,lascia che sia il lettore a rendersi conto,ad inorridire davanti alla drammaticità dei fatti.Un esempio su tutti di questa particolare caratteristica si trova nelle pagine dedicate alla ritirata,una fuga insieme lenta (fisicamente) e precipitosa (a livello mentale).Lo scrittore non lo dice direttamente,ma è proprio la descrizione di questa fuga caotica e sconvolta che ci mostra quanto la guerra sia insensata, attraverso frasi come "La sera dopo incominciò la ritirata. [...] Non c'era più disordine che in un'avanzata".E' una palese polemica contro la guerra e solo chi non ha la forza e la voglia di "pensare" non riesce a chiedersi per quali motivi si combatta e soprattutto quale possa essere l'interesse nel continuare a farlo.Perchè il combattere non è un dovere verso la patria o la famiglia,o come il sostegno ad un'ideologia:tutti i soldati sono esseri umani,che combattono perché sono lì, perché fuggire è pericoloso e potrebbero imprigionarti,fucilarti,in sintesi perché era un dovere imposto con ferocia.Nessuno, in Addio alle Armi, sente la guerra come qualcosa di giusto.Solo come qualcosa che esiste da abbastanza tempo da dover essere accettata.
Il titolo del romanzo sembra voler simboleggiare due cose:la diserzione di Henry,il protagonista del romanzo,non è solo il rifiuto della guerra,ma è anche la storia di un uomo che si allontana dal conflitto bellico alla ricerca di una nuova vita attraverso l'amore per un'altra persona.
Senza la spinta della guerra,l'uomo deve trovare un nuovo insieme di valori a cui aggrapparsi;nel caso di Henry può essere l'amore per Catherine Barkeley a "liberarlo".
Ma evidentemente un'altra vita l'Uomo non è(ancora)riuscita a darsela e non riesce a darsela o non vuole  darsela,se è vero che un'altra spaventosa guerra(la Seconda)di lì a qualche anno sarebbe scoppiata;se ancora oggi altre spaventose guerre e conflitti etnici,religiosi,nazionalistici continuano a sconvolgere il Mondo,"Questo" nostro Mondo.

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