27 gennaio.Il giorno della Memoria,il giorno della Shoah. Eppure c'è chi non vuole ricordare, c'è chi vuole dimenticare,vuole perdere "quella" memoria.Come Elena Lowenthal,per esempio.Scrittrice e traduttrice italiana di origini ebree,ella si scaglia in maniera impietosa contro la celebrazione del Giorno della Memoria.Come si fa a fare i conti con una vicenda così?A pensare che possa lasciarti in pace anche soltanto un momento?Te la trascini dietro,invece,inevitabilmente.Sai che ci stai dentro e non ne esci più”.Altro che Giorno della Memoria.Ci vorrebbe quello dell’oblio.Non perché sia vuoto,anzi.L’oblio non si fa con il vuoto,ma con il pieno,come il troppo pieno.È una forma di difesa dall’angoscia,è una pulsione di vita, l’oblio".Questo l’amaro sfogo della scrittrice che così inizia il suo "Elogio dell’Oblio".....Chissà.Forse davvero il dolore,quello vero,ha bisogno solo di silenzio,di rispetto,di una riflessione ed elaborazione personale,non di discorsi e parole roboanti e magniloquenti come quelli che si fanno ogni 27 gennaio di ogni anno,solo per coprire un’imbarazzante vuoto di contenuti.Anche il filosofo Adorno la pensava così:“scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie”.Ma allora dobbiamo mettere a tacere oltre sei milioni di morti,che,come scrive Hannah Arendt ne "La banalità del male",pure accuseranno nel silenzio dell’aldilà i loro boia e i loro carnefici?Certo che no.Probabilmente,però,quello che la Lowenthal contesta non è tanto la memoria in sé,quanto la strumentalizzazione,la politicizzazione che di questa è stata fatta:si ha memoria della "Memoria" solo per organizzare eventi, incontri,celebrazioni.E quasi tutti questi eventi sono intitolati:“Ricordare perché non accada mai più”.Ma dopo la Shoah sono forse cessati i genocidi e le pulizie etniche?A Srebrenica non è successo niente?Allora, perché ricordare?Così la Lowenthal.Ma c'è chi,invece,vuole ricordare,o,per meglio dire,vuole "inciampare" nella Memoria".Così come ha fatto l'artista tedesco Gunter Demnig con le sue "Pietre d'inciampo" (in tedesco Stolpersteine).Le "Pietre" sono poste in diversi paesi europei in memoria dei deportati nei campi di sterminio tedeschi.Per Demnig la memoria consiste in una piccola targa d'ottone della dimensione di un sampietrino posta davanti alla porta della casa in cui abitò il deportato, sulla quale sono incisi il nome della persona,l'anno di nascita,la data e il luogo di deportazione e la data di morte,se conosciuta,per ricordare chi si voleva ridurre soltanto a un numero.Un inciampo non fisico,dunque,ma visivo,mentale,proustiano quasi,per "obbligare" a far fermare e a far riflettere chi vi passa vicino.Ecco.Riflettere,non tanto ricordare è il verbo da usarsi.Fermarsi,rifletterci,pensarci.Ed invece continuiamo a "camminare"nelle nostre vite.Evitando accuratamente di "inciampare" nella Memoria.Evitando di riflettere,di pensare anche solo per un pò su quello che l'Uomo è stato.