08 agosto 2013

"QUELLA" GENTE D'ITALIA


In fondo l'industria belga fu scarsamente intaccata dagli effetti distruttivi della sceconda guerra mondiale.E nel primo dopoguerra il mercato industriale che il Belgio poteva sfruttare di più per espandere la propria economia era sicuramente quello del carbone,risorsa della quale il Paese era ricco.Però il Belgio,paese di piccole dimensioni,poteva contare su poca manodopera disponibile.E perciò il Belgio aumentò verso gli altri Stati la richiesta di manodopera, soprattutto per il lavoro in miniera.Anche all'Italia,se non soprattutto all'Italia fu fatta quella richiesta di manodopera.E l'Italia vi aderì.Perchè l'Italia,da parte sua,aveva un'industria completamente spazzata via dalla guerra.Perchè l'Italia era un Paese economicamente e letteralmente sotto le macerie,con un altissimo,inverosimile tasso di disoccupazione e con grave,tragica,tremenda miseria diffusa.
A giugno del 1946 fu quindi firmato un "Protocollo italo-belga" che prevedeva l'invio di 50.000 lavoratori in cambio  della fornitura annuale all’Italia di un quantitativo di carbone tra i due o tre milioni di tonnellate.Nacquero così ampi flussi migratori verso le miniere belghe.Nel 1956 fra i 142 000 minatori impiegati, 63 000 erano stranieri e fra questi 44 000 erano italiani.
L’accordo fu firmato dal governo di unità nazionale di De Gasperi Nenni e Togliatti.
Il primo “convoglio” con destinazione Belgio partì da Milano la sera del 12 febbraio 1946. Ma  già da quel primo "viaggio" si capì che la tragedia stava aspettando quegli uomini d'Italia.Quegli uomini d'Italia,infatti,viaggiarono per ore e ore,per giorni e giorni su carri merci,in piedi per ore e per giorni interi.Pensavano di essere assunti come muratori o manovali, non immaginando che si sarebbero trovati a scavare nel buio delle miniere,né che sarebbero andati ad abitare nelle vecchie baracche in lamiera lasciate libere dai prigionieri di guerra russi e tedeschi.Baracche bollenti d'estate,gelide d'inverno.Ed in quelle baracche,quando uscivano dal nero dei cunicoli delle miniere andavano a dormire,al buio,senza una lampada per vedere i propri visi,senza un fuoco per potersi scaldare.
Come bestie erano stati "trascinati" nelle terre del Belgio.Come bestie erano trattati dalla popolazione locale che li allontanava,che li emarginava,che isolava quegli sporchi "musi neri" come con disprezzo lì,in quelle terre di Belgio venivana chiamata  quella gente di Calabria e d'Abruzzo,di Veneto e di Puglia.E perciò costretta,quella gente d'Italia,a vivere nelle proprie solitudini,nei propri silenzi,nella loro notti umane oltre che nelle loro notti nella miniera,ma sempre con la speranza di ritornare presto alle loro terre,con qualche soldo,con qualche raggio di speranza "estratto" da quelle miniere.
E quando l'8 agosto 1956 successe la tragedia nella miniera di Marcinelle,quando in quella miniera  persero la vita 262 minatori,quando tutto il mondo si "accorse" di  Bois du Cazier,in fondo non c'era da meravigliarsi poi più di tanto.Perchè quella gente d'Italia era già morta da tempo.Perchè abbandonata e misconosciuta da tutti.Dalla gente del luogo;dallo Stato belga,dal governo italiano.Perchè in quei cunicoli era già stata uccisa la propria dignità di uomini,prim'ancora che la loro esistenza fisica.

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