14 luglio 2013

"SEMPLICEMENTE" UN LIBERALE





La storia del Pensiero umano deve molto all'Irlanda.Da quelle terre,infatti,provengono alcune delle più grandi menti che hanno dato senso all'Esistenza umana.Irlandese era Jonathan Swift,per esempio.Irlandese era Oscar Wilde,per esempio.Come irlandese era George Bernard Shaw.E James Joyce.E Samuel Beckett,ancora.E pure irlandese,forse un pò meno celebrato,ma anch'egli straordinariamente importante fu Edmund Burke,statista e pensatore politico.Un intellettuale dal genio sottile,ma travolgente nella passione delle idee.
A partire dal 1765 si dedicò alla politica.Eletto alla Camera dei Comuni tra le fila del partito Whig,cioè quello liberale,e si distinse per le sue battaglie a difesa della popolazione indiana oppressa dai rappresentanti della Corona.Ancora più clamorosa,poi,fu la seconda battaglia liberale di Burke quando si schierò a favore dei coloni americani e del loro diritto ad essere rappresentati, difendendoli dalle pretese di dispotismo fiscale del re Giorgio III.
Molti pensarono,forse ancor'oggi pensano,che quest’indomito irlandese fosse un progressista,se non addirittura un estremista:in realtà, egli era semplicemente un liberale in senso moderno e riconosceva i diritti di tutti gli uomini,purché fossero ancorati a situazioni ed esigenze non astratte,non ideologiche,ma reali e rispettose dell’equilibrio sociale.
Di Burke è utile parlare proprio oggi.Proprio il 14 luglio:il giorno della presa della Bastiglia,il giorno dell'inizio della  Rivoluzione francese.Perchè Burke nei confronti della Rivoluzione francese fece "riflessioni" non convenzionali,per niente scontate.Burke,infatti,vide nella Rivoluzione Francese l’atto violento con cui i cittadini,pure mossi da pretese giustificate,commisero crimini inauditi (come le stragi nelle carceri,il regicidio,il periodo del Terrore)sconfinando nella peggiore delle ipotesi possibili:l’astrattismo,il dogmatismo,la tabula rasa.La reazione di Burke fu feroce:rispondendo violentemente a politici e intellettuali inglesi,che avevano accomunato la gloriosa Rivoluzione inglese con la Rivoluzione francese,Burke,sdegnato,sviluppò feroci “Riflessioni sulla Rivoluzione francese”,un testo di straordinaria importanza per la Storia del pensiero politico moderno.
E' vero,diceva Burke,gli inglesi avevano reagito ai soprusi del re,ma più ancora per difendere la Costituzione e la Tradizione.I francesi,invece,stavano calpestando ogni regola,ogni principio,trasformandosi in “architetti della rovina” come egli scrisse. Gli inglesi avevano ristabilito il sano equilibrio politico, mentre i francesi stavano cancellando la loro Storia,polverizzando le basi della convivenza civile.E anche se liberale,ma forse proprio perchè autenticamente liberale,Burke condannò la ragione individualista e razionalista per difendere quella collettiva e religiosa.Per lui la “libertà ordinata” non può essere irrispettosa violazione delle regole storicamente affermate.E così dicendo Burke già immaginava,già prevedeva che la lanterna illuminista francese si sarebbe spenta nel sangue della ghigliottina.
 Ecco perché proprio il 14 luglio,quando molti,quando tanti,quando troppi,forse,si sentono in dovere di esaltare conformisticamente i pricipi "Libertè,Egalitè,Fraternitè",è ancora utile rileggere Burke.Perché un liberale, non può fare a meno di ispirarsi a colui che nel suo servizio politico ebbe il coraggio di difendere i diritti di libertà e l'intelligenza di conservare l'orgoglio dell'identità individuale e collettiva proprio della  Tradizione di un Popolo.
In Francia,invece,ci fu "altro".Ci furono le violenze della Rivoluzione;la difficoltà di ricostruire una nuova unità ed identità nazionale;ci fu il vuoto di potere e l’instabilità di istituzioni nuove,create astrattamente.Burke morì nel 1797,ma già prima di allora aveva previsto ogni risvolto futuro.E,cosa ancor più sorprendente,anche i problemi più attuali,quelli dei nostri giorni,sembrano essere delineati:il laicismo che rigetta i valori religiosi,il capitalismo selvaggio che calpesta le tradizioni.Burke,insomma,aveva realmente colto la nascita dei demoni dell’Occidente,quelli che hanno fatto smarrire a "questo" Occidente il senso della propria appatenenza culturale,della propria storia,della propria ragion d'essere.

2 commenti:

Julia ha detto...

Ciao Clem, un post interessante..
Burke l'ho visto citato nei libri di storia ma non ho mai letto niente di suo..

Hai ragione, dovremmo alzare la testa.
Essere italiani, oggi, significa accettare l’evento epocale della globalizzazione sapendo che non la si può evitare, ma anche che non si deve farsene divorare. E che l’unico modo per mantenere la nostra identità è, appunto, volerne avere una, rispettarla, proteggerla. Significa continuare a subire l’Europa unita (perché l’abbiamo subita, non voluta) senza cedere all’appiattimento che l’Ue vuole imporre a tutti i popoli europei per formarne un altro, gigantesco e astratto, senza radici e senza coscienza di sé.

Sono sicura ti farà piacere leggere questo articolo, sembra perfetto per il tuo post

http://www.libreidee.org/2013/07/cardini-giustizia-la-rivoluzione-che-lumanita-attende/

Buon tutto Clem, ti auguro giorni estivi felici
Julia

Clem ha detto...

Sì,certo.La globalizzazione,le relazioni interetniche che ne derivano non possono essere ignorate.Ma nemmeno può essere ignorata l'identità di cultura di idee,di storia che un Paese possiede.Il che non equivale a richiamare e rivendicare "nazionalismi" antistorici,ma soltanto consapevolezza della forza delle idee e della coscienza della formazione della propria storia collettiva.L'Europa oggi non è niente di tutto questo.Con "questa" Europa,con una Europa solamente monetaria e finanziaria,si soffocano le più grandi e le più straordinarie culle di pensiero come quella greca e quella italiana.
Grazie per la segnalazione,Julia.Molto interessanti le considerazioni che Cardini fa.Forse non a caso Cardini è uno fra gli storici più contestati (o quanto meno discussi)in Italia.
Anche a te buone vacanze estive.
Ciao,Clem