01 marzo 2013

PRICIPE DA 500 ANNI...


È forse l’opera della letteratura italiana più diffusa al mondo per numero di edizioni e lingue in cui è stata tradotta."Il Principe" di Niccolò Machiavelli,compie quest'anno 500 anni  dalla sua composizione originaria.Ma non li dimostra.Proprio per niente.Tante le manifestazioni,le mostre,i dibattiti già previsti in giro per l'Italia.Tra le più importanti quella dell’Istituto Treccani,che ha organizzato una straordinaria mostra:"Niccolò Machiavelli:"Il Principe" e il suo tempo:1513-2013"in programma al Vittoriano dall’ultima settimana di aprile.
Il dibattito sull'opera di Machiavelli è sempre stato acceso,per le diverse interpetrazioni che di esso si danno.Per alcuni il libro incarna la capacità di conquistare il potere con la scaltrezza,la perfidia,il cinismo ed è per questo che il libro dello scrittore fiorentino è stato visto come il manuale per antonomasia dei tiranni.La leggenda vuole,non a caso,che fosse proprio quello l’unico libro sempre presente sulla scarna scrivania di Stalin.
La pace è fondata sulla forza,sulla guerra,teorizza infatti il Machiavelli.E dalla guerra deriva e dalla forza consegue la sopravvivenza di qualsiasi Stato (democratico,repubblicano o aristocratico)e la possibilità di esercitare il suo potere.Lo Stato quindi deve detenere il monopolio legittimo della violenza,per assicurare sicurezza interna e per prevenire una 'potenziale' guerra esterna.
Per altri commentatori,al contrario,"Il Principe" rappresenta il riferimento della libertà dei popoli.Libertà,però,non intesa come nell'accezione moderna di affermazione e tutela dell’individualismo,ma come una situazione che riguarda gli equilibri di forze nello stato.Per Machiavelli la libertà si ha allorché i diversi gruppi o ceti che compongono lo stato sono tutti COINVOLTI  nella gestione della decisione politica.Libertà,dunque,nell'accezione dello scrittore fiorentino,non è la libertà del singolo dal potere dello stato,ma è un concetto più vicino  all’idea di libertà antica,che si ha quando s’interviene come comunità nelle decisioni politiche.Libertà di intervenire e dunque di partecipare.E l'intervento del singolo e della comunità,la loro partecipazione,dà dinamicità al dibattito politico,lo mantiene vitale.Ed è così che si lasciano aperti spazi di libertà che consistono nella prerogativa di ciascuno d’intervenire nelle  decisioni politiche magari anche confliggendo dialetticamente con altre parti.
Il dibattito sul "Principe" rimane ovviamente aperto.Epperò va sottolineato che la volontà di scrivere il Principe,e quindi di parlare di monarchia,sia stata mossa in Machiavelli dall'aggravarsi della situazione in Italia.Difatti alla fine del 400 ed inizio del 500 l'Italia si trovava in un periodo di continue lotte interne e Machiavelli,con il suo trattato,avrebbe voluto incitare i principi italiani a prendere le redini del paese, ormai sommerso da queste continue guerre,credendo che l'unico modo per riacquistare valore,per l'Italia, in quel preciso periodo,fosse proprio un governo di tipo monarchico.
Analogie di quell'Italia con "questa" Italia?Poche,forse nessuna.Nei fatti,però,anche l'Italia di questi ultimi 20 anni vive un periodo di feroci lotte.Nella politica.Nella comunicazione massmediatica.Nella finanza e nelle banche.Nel mondo del lavoro tra industriali e sindacati.E con la sempre presente ed occhiuta oppressione di una magistratura che continua a voler stravolgere,con precisi e premeditati disegni,il percorso della democrazia italiana.
E perciò anch'oggi,mai come oggi,c'è bisogno di riformare l'architettura dello Stato italiano.Creando un nuovo modello di governo,buttando all'aria una Costituzione che sa di muffa,che andava bene (forse) 60 anni fa,non certamente oggi,in presenza di tanti e radicali  cambiamenti nel villaggio globale.
Ed è forse proprio da qui che bisogna ripartire.Da quello che Machiavelli proponeva.Dando spazio ampio ed esteso alla partecipazione ed al coinvolgimento dell'individuo e dei popoli nelle decisioni degli Stati nazionali.Ma oggi,anche e più che mai,ad una partecipazione delle decisioni delle istituzioni sovranazionali,come l'Europa,ad esempio.Dove invece a decidere sono soltanto banche,finanza ed eurocrati senza legittimazione democratica e popolare.Ma la gente d'Europa non c'è,non è coinvolta,non è ammessa a partecipare e a parlare sulle decisioni che si vanno a prendere.Anche se quelle decisioni sono prese sulla testa e sulla pelle della gente d'Europa.
 
 

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