20 marzo 2013

LA POTENZA DELLA POVERTA'


L'elezione del Cardinal Bergoglio a Papa con il nome ("qui sibi imposuit")di Francesco e i primi atti del suo pontificato hanno fatto riprendere e rileggere  a molti il libro di Massimo Cacciari:"Doppio ritratto.San Francesco in Dante e Giotto" scritto giusto un anno fa.
Nel suo libro Cacciari cerca di mostrare un Francesco che và al di là di alcune (forzate e "politicamente" interessate) interpretazioni postmoderne,che hanno fatto di lui ora un profeta socialista,ora un rivoluzionario della "New Age".Per dimostrare il suo assunto Cacciari interseca le strade tracciate dai due «maggior fabbri del volgare europeo»,cioè Giotto e Dante.E racconta la diversa interpretazione che del Santo d'Assisi i due grandissimi artisti ne danno.
Giotto e Dante sono entrambi cattolici, nati una quarantina d'anni dopo la morte del Santo (1226).Giotto rappresenta Francesco negli affreschi della Basilica Superiore di Assisi e a Firenze nella Cappella Bardi in Santa Croce.Dante lo colloca nel Cielo degli spiriti sapienti (Paradiso, XI canto) e ne affida l'elogio a San Tommaso d'Aquino.
"Quella giottesca (argomenta Cacciari) sembra una visione più ingenua e fresca;in realtà è una precisa operazione politica»,sottolinea il filosofo-sindaco.Nel ciclo di affreschi della Basilica superiore di Assisi,infatti,manca l'incontro di Francesco con i lebbrosi,il dono delle stigmate e la scena del mantello donato (il quadro sopra il post,n.d.r.) al povero è edulcorata, sembra uno scambio tra cavalieri.Anche l'episodio della morte non mostra Francesco nudo sulla nuda terra della Porziuncola."In sintesi,dice Cacciari,una rappresentazione omogenea con le esigenze del primo Papa francescano (Niccolò IV):Francesco è in armonia con la Chiesa e si inchina ad essa".
In Dante la prospettiva è diversa. Francesco è l'<<alter Christu>>,che riceve le stigmate sulla Verna. Non si prostra,ma sottopone regalmente al Papa la sua Regola.Non fa miracoli,ma è il testimone di una religione "solare".In Dante,Francesco è in guerra con le forze che hanno trasformato il soglio di Pietro in una Babilonia e muore povero e nudo come «profeta» di un nuovo ordine e di una "nuova" Chiesa.
In conclusione Cacciari sembra preferire il "dipinto" di San Francesco che ne fa Dante,rispetto ai dipinti che ne fa Giotto,anche se per Cacciari nè Dante, e neppure Giotto, paiono comprendere sino alle estreme conseguenze la forza della rivoluzione della povertà:"Povertà è la violenza di chi vuole il Regno.Soltanto il povero è veramente potente" scrive Cacciari.

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