Ha ragione lo storico americano Alvin Rosenfeld, quando sostiene,a proposito del "giorno della Memoria,a proposito del ricordo dell'Olocusto che:"La morte di milioni di uomini è stata trasformata in intrattenimento popolare,in una forma di liturgia in cui le istituzioni e i governi di tutto il mondo si promettono,ogni anno, un vago:"MAI PIU".Rosenfeld,nel suo ultimo libro "The end of the Olocaust" ("La fine dell'Olocausto") manifesta tutto il suo sdegno verso coloro che fanno del 27 gennaio un giorno di vuota retorica.E denuncia la “volgarizzazione”, la “banalizzazione” e i rischi della giornata della memoria.Già.I rischi.Perchè il termine ‘Olocausto’per Rosenfeld,ha perduto significato,è stato svuotato della sua valenza etica e quasi "religiosa".Retorica.Tanta retorica.Retorica di pubblica e vuota pietà” che ha fatto sì che l’enormità della Shoah venisse alla fine “disumanizzata”. Una memoria vuota,facilmente politicizzabile a fini antiebraici.In questo modo l’Olocausto diventa banale”, afferma Rosenfeld. “Una versione della storia ancora ricolma di sofferenza, ma una sofferenza senza peso morale, più facile da sopportare”.
E c'è anche un paradosso in questa mistica ritualità del 27 gennaio.Nonostante tutti i musei, i libri, i film, gli articoli di giornale e le visite guidate ai campi, la memoria dell’Olocausto è diventata una sorta di sacrario laico delle buone intenzioni per ipocrite promesse di “never again”. Mai più.E il paradosso,per Rosenfeld è proprio qui.La vittima principale di questa operazione è proprio lo stato d’Israele. “La memoria dell’Olocausto,lungi dall’essere una profilassi, è stata capace di provocare nuove forme di ostilità antiebraica. In pochi presero Hitler sul serio. Il risultato fu Auschwitz, un avvertimento per il passato, il presente e il futuro”.E il titolo dell’ultimo capitolo del libro non poteva essere più chiaro: “Un nuovo Olocausto”.
Duro,provocatorio,il libro di Rosenfeld.E chissà quante polemiche scatenerà.Ma forse serve più un libro come questo che tanti inutili luoghi comuni