Fu una esistenza intensa e ricca,ma anche tragica quella di Pasolini: la guerra, il fratello partigiano ucciso, il complesso rapporto con il padre e il viscerale legame con la madre Susanna,le difficoltà economiche, gli spostamenti con la famiglia dall’Emilia al Friuli a Casarsa,vicino Pordenone,paese di origine della madre,il luogo dove visse a lungo e con il quale mantenne un rapporto d’amore costante)fino poi al trasferimento a Roma.
Proprio il periodo friulano fu quello in cui Pasolini si avvicinò alla lingua e alle tradizioni del mondo contadino,all’impegno politico nel Partito Comunista e all’esperienza dell’insegnamento scolastico.E sono anche di quegli anni anche la presa di coscienza della propria omosessualità e le prime avventure amorose con alcuni ragazzi del posto.Poi c'è il trasferimento a Roma ed arrivano le amicizie con intellettuali del rango di Alberto Moravia, Dacia Maraini,Bernardo Bertolucci,Enzo Siciliano,Natalia Ginzburg e Laura Betti (che per tutta la vita lo amerà di un amore impossibile) e con giovani del sottoproletariato urbano, di estrazione popolare e di scarsa scolarizzazione come i fratelli Franco e Sergio Citti o Ninetto Davoli. Prendere dall’alto e dal basso, mescolare, imparare e insegnare.Questa era la filosofia di vita di Pasolini uomo e artista.
Una vita costellata da denunce, piccoli e grandi guai giudiziari, ostilità che spesso sfociarono in odio da parte della società politica e culturale perbenista dell'epoca.Episodi di vita vissuta, accuse per aver realizzato opere oscene come il romanzo Ragazzi di vita ,o i film Teorema , Il fiore delle Mille e una notte, I racconti di Canterbury e Salò o le 120 giornate di Sodoma sequestrati per scandalo e successivamente assolti perché giudicati opere d'arte. Polemiche accese sui suoi lavori e per i temi trattati,sferzanti giudizi sulla sua omosessualità dichiarata:di certo Pier Paolo Pasolini ebbe più nemici che amici.
Ma sarebbe sbagliato ricordarlo solo per gli eventi estremi, compresa la morte tragica sul Lido di Ostia il 2 novembre 1975.Su quell'episodio ancora oggi non è stata fatta chiarezza:dalla tesi del brutale omicidio per rapina commesso dai “ragazzi di vita”,al delitto di gruppo,alla vendetta,al desiderio di tacitare per sempre una indagine scomoda su oscure vicende legate all’Eni di Eugenio Cefis.
E' stato detto che:"Si fa presto a seppellire un poeta commemorandolo".Ma per Pasolini non è così;perchè alcuni poeti(e tale lo considerava il suo amico Alberto Moravia quando lo definì uno dei 3-4 poeti che in ogni secolo nascono)come appunto Pasolini, continuano a porre domande scomode anche dopo la morte, stimolando una riflessione critica che va oltre la semplice celebrazione.E per capire davvero Pasolini bisogna scavare nel profondo. Pasolini non ha certezze eterne, ma da uomo libero e geniale è capace di riconoscere errori, di mutare opinione. In qualche momento finiva anche per rassegnarsi quando vedeva l'impossibilità del cambiamento:"Ho finito con l'accettare l'Italia come è diventata.Una immensa fossa dei serpenti dove, salvo qualche eccezione,tutti gli altri sono appunto dei serpenti, stupidi e feroci, indistinguibili, ambigui, sgradevoli".
Sull'Italia,poi,Pasolini seppe fare analisi lucide e impietose.Pasolini ebbe una capacità d'analisi straordinaria del nostro Paese,per il quale vide un futuro cupo,per le distorsioni del periodo successivo al boom economico,sul consumismo e sulla televisione ma anche delle proteste studentesche del '68.Così considerava i ragazzi che nel '68 scendavano nelle piazze a manifestare anche in maniera violenta:"Ho passato la vita a odiare i vecchi borghesi moralisti,e adesso devo odiare anche i loro figli... La borghesia si schiera sulle barricate contro sé stessa,i "figli di papà" si rivoltano contro i "papà".Sono dei borghesi rimasti tali e quali ai loro padri,sono profondamente conformisti"
Probabilmente Pier Paolo Pasolini è uno degli scrittori più dotati che l'Italia abbia avuto.Ogni sua attività,dal romanzo alla critica,alla poesia, è prova di un impegno estremamente serio ed offre risultati che onorerebbero chiunque.Ne era ben consapevole Giuseppe Ungaretti che nel 1956 scrisse una toccante "Lettera ai Giudici" in cui difese il romanzo di Pasolini,"Ragazzi di vita", per il quale fu processato per oscenità. Ungaretti lodò la veridicità del linguaggio di Pasolini e la sua opera per il realismo nel descrivere la realtà dei poveri e dei diseredati. La lettera contribuì all'assoluzione di Pasolini e da allora tra i due intellettuali si strinse una solidarietà culturale.
Pasolini sperimentò tutti i diversi linguaggi dell’arte (cineasta, romanziere, poeta, linguista, pittore, traduttore e saggista), ma la produzione cinematografica resta comunque quella più popolare e può essere considerata quella che più custodisce memoria e testimonianza dei mutamenti culturali e sociali italiani generati dal rapido passaggio dal mondo contadino e sottoproletario a quello industriale.E proprio nel cinema è possibile fare un confronto con l'altro grande Maestro della cinematografia italiana,Federico Fellini;con lui Pasolini ebbe un rapporto complesso ma collaborativo,caratterizzato da una profonda ammirazione reciproca e da un'intensa frequentazione intellettuale.Collaborarono alla sceneggiatura de Le notti di Cabiria,con Pasolini che contribuì anchee a La dolce vita.Ma nonostante l'ammirazione sincera,i due avevano approcci artistici differenti.Entrambi esplorarono nelle loro opere le esistenze ai margini della società. Fellini ritraeva spesso il mondo circense, gli artisti e la provincia, mentre Pasolini si concentrava sul sottoproletariato delle borgate romane.Sia Fellini che Pasolini offrivano una visione spesso critica della società italiana,mirando entrambi a svelare le contraddizioni e le ipocrisie del loro tempo.Ma mentre in Fellini prevaleva la dimensione del sogno, in Pasolini era presente il racconto della crudele impietosa realtà.In definitiva, Pasolini e Fellini furono due forze opposte e complementari del cinema italiano, uniti da una profonda stima intellettuale ma divisi da approcci artistici e visioni del mondo radicalmente differenti. Il loro "dialogo a distanza" ha arricchito in modo significativo la cultura e il cinema del Novecento.
Dopo film come Mamma Roma o "Uccellacci uccellini"(una rivisitazione drammatica del personaggio di Totò)tappa centrale della produzione cinematografica pasoliniana è la "Trilogia della vita" diretta dal regista tra il 1971 e il 1974: Il Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore delle Mille e una notte.Dalla Trilogia della vita, che celebra l’immediatezza di una vitalità perduta, Pasolini torna con lo sguardo sull’attualità più bruciante del degrado umano. Ne nasce Salò o le 120 giornate di Sodoma (girato nel 1975 e uscito postumo nelle sale), primo di una "Trilogia della morte" mai però conclusa.
Al tempo stesso Pasolini porta avanti la sua opera poetica e narrativa,la scrittura dei contributi critici per numerose testate e una marginale ma presente produzione pittorica.Tra le raccolte poetiche emergono i titoli più celebri ma non unici: Poesie a Casarsa "La meglio gioventù", Le ceneri di Gramsci,e altre ancora. Tra le opere di narrativa il già citato Ragazzi di vita, Una vita violenta, Teorema Negli ultimi anni lavorò a un grande romanzo-affresco sulla società italiana, Petrolio, di cui verrà pubblicato postumo l’abbozzo nel 1992 da Einaudi.
Oggi,a 50 anni dalla scomparsa,si può senz'altro dire che Pasolini fu davvero uno dei più sferzanti e dolorosi autori della sol'cietà italiana del Novecento.Pasolini è oggi diventato un'icona: da alcuni venerata,da molti altri usata, consumata, abusata,non rispettata.Ancora oggi troviamo traccia nella società italiana di quei fenomeni da lui tanto profondamente analizzati e denunciati come ad esempio quei giovani che “non vogliono nulla”e preferiscono “perdersi”.O come l'identikit del nostro Paese tracciato negli anni finali del boom economico:"L’Italia sta marcendo-scrisse su una rivista-in un benessere che è egoismo, stupidità,incultura,pettegolezzo,moralismo,coazione,conformismo.Pagine cariche di profonda,cupa amarezza.Da allora sono trascorsi 50 anni,mezzo secolo di storia nazionale,e siamo ancora orfani di Pasolini e della sua geniale intelligenza.E nel guardarci intorno,nel guardare il panorama politico,sociale,mediatico ma anche al nostro essere con gli altri,ci accorgiamo che la situazione non è affatto migliorata e che quelle sue parole di allora sono utilizzabili anche e forse di più in questi nostri giorni.Ecco perchè oggi servirebbe ancora il coraggio di un Pasolini.



