29 agosto 2025

LA FOLLIA DELL' UOMO






A poco più di 60 anni dall'uscita nelle sale cinematografiche,si può ancor'oggi dire che Il Dottor Stranamore di Stanley Kubrick rimane un "unicum" nella cinematografia mondiale,impossibile da inquadrare in un genere specifico.Esso infatti è un mix tra commedia, thriller geopolitico e narrazione distopica,restando un esempio di cinema capace di interpretare i tempi e più ancora le criticità di una precisa epoca storica, quella della guerra fredda. Di essa rappresenta l'icona di quel tempo in cui il mondo era col fiato sospeso difronte all'incubo nucleare.

Quando pensò di portare sullo schermo il  romanzo "Il Dottore Stranamore" dello scrittore gallese Peter George, Stanley Kubrick aveva inizialmente pensato di fare un film molto serio. Tuttavia,mano a mano che andava avanti, in lui si formò la certezza che serviva un taglio diverso,che sarebbe stato meglio ricorrere a una ironia quasi demenziale, per poter dire apertamente quella verità di cui molti ormai,erano coscienti: l'olocausto nucleare era una minaccia reale e né l'Occidente né l'URSS potevano vantare alcun tipo di superiorità morale.Erano quelli gli anni della corsa agli armamenti,della proliferazione nucleare,con il militarismo che soggiogava anche la politica ed un fascismo di ritorno di cui erano pregne le classi politiche e militari mondiali e in particolare americana.L'America,infatti,in quegli anni era reduce dalla fobia maccartista, da una ottusa teorizzazione di una cospirazione mondiale comunista pronto ad attaccare l'Occidente dall'interno, tramite fiancheggiatori, spie e traditori.

Ma più ancora, gli Stati Uniti erano il Paese in cui l'eredità della vittoria del secondo conflitto mondiale,aveva lasciato al potere tutta una generazione di generali e politici,nei quali era ferma la convinzione che lo scontro armato con il blocco comunista era inevitabile. Il Dottor Stranamore uscì all'inizio del 1964,a pochi mesi dall'assassinio di John Fitzerald Kennedy,la cui Presidenza fu impegnata non solo nella crisi cubana,che aveva spinto gli USA a un passo dal conflitto nucleare con l'URSS, ma anche in una lotta tra il clan dei Kennedy e i vertici militari, industriali e l'intelligence.Ad esempio,uomini come Edgar J. Hoover,Direttore dell'FBI e uno dei più accaniti sostenitori della teoria della c.d. paura rossa,attuò,tramite l'Agenzia che dirigeva,campagne repressive,creando programmi, legali e non, per contrastare e limitare le opposizioni politiche nel Paese.

Il protagonista principale del film è un formidabile Peter Sellers,che con tutto il suo straordinario talento offrì alcune tra le sue "performances" più belle,nell'interpretazione dei 3 personaggi:il Colonnello Mandrakeil Presidente degli Stati Uniti Merkin Muffley e soprattutto il Dottor Stranamore. Se il primo è un militare in realtà ragionevole e arguto, sono Muffley e Stranamore ad aver un ruolo centrale nell'esprimere il messaggio di Kubrick e cioè che l'America e l'Occidente, pur di vincere contro l'URSS non ebbero alcuno scrupolo ad utilizzare metodi pesantemente repressivi ed illiberali.Il film,infatti,ci parla del fascismo che seppure sconfitto,tuttavia informa la politica americana di quegli anni.Simbolo ne è il generale psicopatico,fanatico militarista complottista e squilibrato, che mette in moto l'attacco che porterà all'olocausto nucleare.

Nel film Stranamore è un nazista che rappresenta la follia del mondo che va verso l'autodistruzione."Il Dottor Stranamore" è però anche un capolavoro distopico e di complottismo quando fa sue le teorie più strampalate,interprete del sentimento dell'opinione pubblica nei confronti del nemico.Un qualcosa di incredibilmente attuale se si pensa alle teorie complottiste sul Covid 19(ad es. quella del "no vax").Nemmeno i sovietici sono migliori:appaiono un mix di ignoranza,ingenuità e pericolosità.Kubrick è assolutamente perfetto nel ricordarci il totale isolamento e la visione alterata che i sovietici avevano della realtà e dell'Occidente. 

 Kubrick aveva grande fiducia nelle masse,perchè furono proprio esse che in quel tempo vedevano la bomba atomica come una forma di sicurezza,ignorando il messaggio che 20 anni prima Robert Oppenheimer (uno degli scienziati che lavorò alla bomba atomica di Hiroshima,per poi pentirsene amaramente)aveva indicato come principale pericolo:la mancanza di consapevolezza del reale pericolo che l'atomo rappresentava.Il film è dunque anche monito contro una tecnologia senza controllo,in quella folle corsa agli armamenti, che ci ricorda che progresso e avanzamento tecnologico sono grande risorsa ma anche immenso pericolo.

Nel film c'è una bomba che non si può fermare,un computer che decide della vita della gente;entrambe le scene anticipano quel cinema che avrebbe poi parlato  del dominio delle macchine sull'umanità, con una visione del futuro conflittuale e apocalittica, che avrebbe avuto in Matrix,il momento più importante.E' chiaro,perciò,che Il Dottor Stranamore non è stato semplicemente un film con cui ridere di una paura collettiva, ma un'approfondita e mirata analisi sulla società, sul suo futuro, sull'incapacità dell'uomo a fermare la propria follia.

"Stranamore" è ancora oggi un capolavoro perchè riesce a rendere credibile l'incredibile e che l'Apocalisse è possibile.Negli anni a venire ci sarebbero stati altri film come WargamesThe Day After ed altri ancora che continuarono sul solco tracciato da Kubrick.Forse quello che sta accadendo ai giorni nostri con un conflitto nel cuore dell'Europa con l'aggressore russo in possesso dell'arma atomica,e tante altre Nazioni in giro per il mondo(dal Pakistan,all'India all'Iran alla Corea del Nord,a Israele)che già hanno o possono avere l'ordigno dell'Apocalisse,ci fa pensare come poi Il Dottor Stranamore a 60 anni di distanza,sia un film non così distopico,ma drammaticamente realista.

25 agosto 2025

IL RACCONTO (ATTUALE) DI ORWELL





80 anni fa,nell'agosto del 1945,veniva pubblicato per la prima volta il romanzo distopico "La Fattoria degli animali" del grande scrittore inglese George Orwell,al quale avrebbe fatto seguito,qualche anno dopo,l'altro suo capolavoro,anch'esso di genere distopico,"1984".

Nella lettura e nella coniugazione di queste due famosissime opere si colgono i principi che informano tutta l'opera di Orwell, nonché la sua visione della vita, ossia l’orrore che egli provava per ciò che definì “il dominio di un uomo su un altro uomo” e dall'altro lato l'incessabile ricerca di una verità che fosse il più possibile obiettiva,non manipolata dal potere e dalla stampa ad esso asservita.Un ideale di assoluta integrità etica ed intellettuale.

Orwell maturò quest'ideale nel vissuto delle proprie esperienze.Vide di persona,come funzionario,il colonialismo inglese in Birmania;scelse di condividere la vita degli emarginati a Londra e a Parigi;partì volontario per la Guerra Civile in Spagna,per combattere contro il regime franchista,in un momento in cui su tutta l'Europa si addensavano le neri nubi della tirannia.Fu proprio l'esperienza spagnola a mostrargli l’azione violenta e brutale dei comunisti russi in Spagna con la loro volontà prevaricatrice per imporsi sugli altri schieramenti che combattevano contro i franchisti.E fu lì che cominciò a conoscere gli orrori staliniani.

Eppure quegli orrori erano taciuti nella narrazione che in Occidente si faceva della Rivoluzione Russa.E proprio di questo Orwell rimase disgustato,in particolare di quella stampa colpevole di presentare una versione distorta di ciò che accadeva.La colpa era poi ancor più grave quando a essere distorti non era solo la cronaca,ma eventi che diverranno storia,come la guerra civile spagnola o i crimini nell’Unione Sovietica.Il dovere dello scrittore perciò è per Orwell quello di riferire la realtà e smascherare la menzogna.E' quello che Orwell descriverà con cruda (e crudele)lucidità in 1984,nel quale al protagonista del romanzo, Winston Smith,impiegato presso il "Ministero delle Verità",viene imposto di riscrivere la Storia censurando o rimuovendo tutto ciò che è difforme dalla linea del regime per adattarla alla "verità" divulgate dal Grande Fratello (la verità,ovviamente,dell’unico partito).

Ed e' anche quello che accade anche ne "La Fattoria degli Animali",con la quale Orwell mostra il “tradimento della rivoluzione” bolscevica e il suo trasformarsi in un regime totalitario che annichilisce ogni libertà individuale.Egli scelse la forma della favola:il romanzo si chiamava infatti "Animal Farm-Fairy"(favola)con animali parlanti e pensanti che vivono assieme agli esseri umani.La favola ha in sé una universalità e un valore morale,perchè per lo scrittore  in ogni sistema di potere è presente una componente di corruzione,quella dell’animo umano, che investe sia chi il potere lo esercita sia chi lo subisce.

La struttura del romanzo è nota.La vicenda si svolge in una campagna inglese,nella fattoria padronale del vecchio fattore Jones,e protagonisti sono gli animali che vivono nella fattoria.Un giorno un maiale, chiamato il Vecchio Maggiore, riceve in sogno una visione e riunisce gli animali per raccontarla a tutti.Nel sogno il Vecchio Maggiore ha visto una fattoria in cui gli animali non venivano più sfruttati dall’uomo e vivevano in una comunità in cui tutti erano uguali e i prodotti del loro lavoro erano equamente divisi secondo i bisogni di ognuno.Come fa notare a tutti il Vecchio Maggiore:“l’uomo è l’unica creatura che consuma senza produrre.Sfrutta il lavoro e i prodotti di noi animali,senza fare niente".Così,per il Vecchio Maggiore la conclusione è:“Si tolga l’uomo e sarà tolta la causa della fame e della fatica.”.

Alla morte del Vecchio Maggiore due maiali,Napoleon e Palla di neve,si pongono a capo di quella che sarà una vera e propria rivoluzione. Tuttavia, dopo aver scacciato gli uomini dalla fattoria, le cose prendono una piega ben diversa.La Rivoluzione di Napoleon degenera in una feroce dittatura che gli animali, meno liberi e più sfruttati di prima, non riescono ormai a distinguere da quella umana. 

I personaggi del romanzo sono palesi proiezioni dei protagonisti della rivoluzione bolscevica: il Vecchio Maggiore è Lenin(e sullo sfondo,l’ombra di Marx)teorico della rivoluzione; Napoleone è Stalin, Palla di Neve è Trozky, il signor Jones è lo zar Nicola II. Gazzettino/Squealer rappresenta il sistema della propaganda del partito comunista e i 9 cani allevati segretamente rappresentano la polizia al servizio di Stalin. Il cavallo Boxer è colui che crede ciecamente negli ideali della rivoluzione e lavora incessantemente,non mettendo mai in discussione l’azione di chi comanda.C'è solo Benjamin,l'asino,che rappresenta lo spirito critico tra tutti gli animali,non credendo più nella rivoluzione.

Chiaro scopo del libro è dunque di mostrare all’Europa ciò che l’Unione Sovietica è davvero, ossia uno stato che distrugge la libertà individuale; è sollevare il velo di chi non vuole vedere, di chi con piena coscienza nega il vero.Orwell raffigura la deriva degli ideali della rivoluzione,che sono poco a poco sostituiti da anti-ideali liberticidi e oppressivi.E' appena avvenuta la ribellione contro il signor Jones,che già i maiali esercitano il potere con la forza e la prevaricazione.L'idea rivoluzionaria,quando è pratica di potere,degenera e si corrompe.

Così i maiali modificano,uno a uno e a proprio vantaggio,i comandamenti della rivoluzione,usando la forza della propaganda(incarnata da Squealer/Gazzettino).Questi erano i 7 Comandamenti originari:

1. Tutto ciò che cammina su due gambe è un nemico.
2. Tutto ciò che cammina su quattro gambe, o che ha le ali, è un amico.
3. Nessun animale indosserà abiti.
4. Nessun animale dormirà in un letto.
5. Nessun animale berrà alcolici.
6. Nessun animale ucciderà un altro animale.
7. Tutti gli animali sono uguali.

Ma quando i maiali cominciano a dormire nei letti e scoprono il gusto della birra, i comandamenti vengono mutati a convenienza di Napoleon fino a giungere alla modifica più grave,quella del 6° comandamento,che condanna l’uccisione di un altro animale.Ed invece ci sarà la prima strage compiuta dagli sgherri di Napoleon(chiara allusione alle purghe staliniane).
Le idee della rivoluzione degenerano e si arriva alla materiale negazione di quelle idee e quei comandamenti,come viene proclamato nella famosissima frase che rimane come unico comandamento: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri”.

Sia in "Animal Farm" che in "1984" due sono i punti che Orwell sottolinea:la lingua e la memoria,poiché è la voluta,consapevole e violentemente perseguita manipolazione di lingua e memoria che permette ai maiali di dominare gli altri animali. Come Orwell scriverà in 1984, chi controlla il passato controlla il presente e controlla il futuro. Sempre in 1984, il partito/regime costruisce una nuova lingua(la "neolingua") il cui fine(eliminando molte parole e modificando il significato di altre) è modellare la mente e impedire idee e opinioni che non collimino con quelle del Partito.Per esprimere il reale o il personale,infatti,sono necessari strumenti quali la vista, la mente,il pensiero,la parola,ma se questi strumenti sono manipolati e modificati,viene a mancare la pluralità dell’espressione e delle opinioni,ossia il significato stesso dell’essere umano che è,in sé, pluralità e molteplicità.E' l'Uomo stesso ad essere negato e se la manipolazione del pensiero non basta interviene la soppressione fisica.

Ecco perchè il Potere ha bisogno di negare e manipolare la Storia.In "Animal Farm" ogniqualvolta i maiali fanno qualcosa che va contro i comandamenti, alcuni animali vanno a controllare le scritte sulla parete del granaio(sulla quale i "comandamenti" erano scritti), ma le trovano modificate. E la loro memoria vacilla:era davvero così?Non era diverso? Ed è proprio di questa labilità della memoria che il potere approfitta.Un verbo spesso usato da Orwell è parere: agli animali pareva di ricordare che…...ma ogni volta interviene il personaggio di Squealer/Gazzettino, il quale, a ogni manifestazione di dubbio da parte degli altri animali, è sempre presente (come onnipresente è la voce del partito, mediante i teleschermi, in 1984) per giustificare,velare la verità con la menzogna,per ingannare distorcendo il vero,con una persuasione che, spesso, si accompagna alla minaccia.Nel momento in cui la memoria individuale vacilla ed è sostituita da una memoria collettiva imposta, ecco che cessa la libertà personale e il libero pensiero.

"La Fattoria" è dunque la lucida analisi del perverso meccanismo del totalitarismo:dalla manipolazione dell’informazione,alla cancellazione degli organi di rappresentanza, dal controllo applicato alla Storia, all’uso sistematico della violenza.Ma quello che fa di un’opera qualcosa di più ed insegnamento universale per tutti, in tutti i luoghi e in tutte le epoche, è proprio il carattere di atemporalità che “La fattoria degli animali” con le analisi profonde che furono proprie di George Orwell.Perché come scrisse lo stesso Orwell: “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”.

19 agosto 2025

PIPPO BAUDO E LA "SUA" ITALIA




E così,anche Pippo se n'è andato.Il "Pippo nazionale","Superpippo","Sua Pippità",come negli anni è stato variamente chiamato per dire della sua popolarità,della sua capacità coinvolgente e la presa immediata sul pubblico.Pippo Baudo è morto all'età di 89 anni.E su X qualcuno ha scritto che solo lui poteva uscire di scena di sabato sera in prima serata 

In oltre mezzo secolo di carriera,Baudo non è stato semplicemente la televisione italiana:è stato l’Italia. È stato il ragazzo del Sud laureato in legge e,a suo modo, l’emigrante fortunato che da Militello-Catania-Sicilia-Italia,partì per Roma in cerca di fortuna.È stato il classico dipendente pubblico che, negli anni Ottanta, ha avuto una sbandata per il privato(a Canale 5)comprendendo subito,però,da buon meridionale, che non c'è niente di meglio del posto statale.È stato lo scopritore di schiere di soubrette, battaglioni di cantanti, falangi di comici, qualcuno dei quali destinato a un discreto futuro politico(Beppe Grillo,tanto per non fare nomi).Come lui direbbe: «Li ho inventati io». 

Perchè poi,in fondo,tutti ricordiamo Pippo con le vallette o con l'operaio che minacciava di suicidarsi durante un Festival di Sanremo,buttandosi giù da una balconata del teatro Ariston;oppure, Pippo con Beppe Grillo,con Katia Ricciarelli,con Roberto Benigni e con Bruce Springsteen e i Duran Duran e Whitney Houston.Altri magari,con meno conformismo osannatorio,ricorderanno il cosiddetto Scandalo Telepromozioni,per il quale,insieme a Mara Venier,venne condannato per aver richiesto  profitti ulteriori ed illeciti alle ditte per le quali faceva pubblicità.

Quello che è più difficile ricordare è quanto Pippo Baudo sia stato "Il Centro" di questa nazione, e non solo dal punto di televisivo e scenico.Anche politico.Aveva una predisposizione naturale a essere al "centro",a governare lo spettacolo:a differenza di Mike Bongiorno,per il quale Umberto Eco scrisse una "Fenomenologia",dicendo che voleva fingersi meno intelligente dello spettatore medio,Baudo era personaggio dalla forte presenza scenica,con un'innata capacità di attirare l'attenzione e coinvolgere il pubblico,"impossessandosi" del palco e della telecamera.

Al di là delle tante trasmissioni che condusse,da "Fantastico" a "Domenica In",fu con il Festival di Sanremo che la sua figura assunse proporzioni colossali e definendo un’epoca.Tantissimi i presentatori cui Sanremo è stato affidato nei secoli,ma la Sacra Kermesse della Canzonetta Italiana ha maturato il suo strapotere mediatico negli anni ’80 proprio grazie a lui.Decine di milioni di spettatori sapevano che quando Baudo entrava in scena non si stava guardando semplicemente un presentatore:chi ammirato e soggiogato,chi contrariato e infastidito,ma tutti erano consapevoli di star assistendo a un magistrale esercizio di potere. Fors'anche perciò Baudo si proclamava senza problemi democristiano(«Non significa appartenere a un partito: è un modo di intendere la vita»)E forse per questo il suo partito lo sfruttò ma non lo protesse granché, pur essendo la DC il più centrale dei partiti.Come quella "famosa" volta in cui il presidente socialista della Rai, Enrico Manca,lo accusò con sprezzo di fare programmi "nazionalpopolari",anche se poi era proprio quello che Baudo voleva fare.Manca non ebbe la percezione che Baudo era interprete dei sentimenti e della sensibilità di una società che cambiava e che lui accompagnava al cambiamento con la scorta di un portato culturale.

Baudo ha sempre avuto una visione morale della televisione. Non moralista: morale. Sapeva che in video si esercita un potere, e quindi ci voleva responsabilità. Per questo i suoi programmi non erano mai del tutto scemi. Non c’era trash. C’era sempre dentro una regia che sapeva tenere insieme un’idea precisa di servizio pubblico, non nel senso stretto dell’ente ma in quello largo della funzione.Non a caso lui,centro televisivo,coinideva con la DC,centro della politica italiana.Poi però con Tangentopoli è finito il Grande Centro della politica.E con il Centro politico finì il Grande Centro della televisione.Anche perchè già stavano sopraggiungendo altri modelli di comunicazione,quelli di internet e dei social.Ed è finito anche il potere di Baudo,come del resto di qualunque personaggio tv.

Con lui se ne va l'ultima figura paterna di un Paese che non vuole più conduttori amichevoli,ma influencer di quartiere e sguaiati tiktoker,moderatori in cerca di like.Resta così il vuoto che solo ora riconosciamo: il vuoto di una voce che non chiedeva consenso ma lo incarnava, che non si specchiava nel pubblico ma lo disciplinava, che era sempre un padre, un padre televisivo e rassicurante.

La cronaca  oggi ci consegna la notizia della morte di Pippo Baudo.Tuttavia per gli studiosi la notizia vera è un’altra: Pippo Baudo resta un caso di scuola per capire come il generalismo italiano abbia educato intrattenendo – e spesso incluso attraverso lo spettacolo – generazioni di spettatori e come questo abbia cambiato la società italiana.

Dalla lezione del maestro Manzi alla lezione di palcoscenico, c’è continuità di missione pubblica.La tv che ci ha alfabetizzati ha poi alfabetizzato sé stessa davanti a noi: regole, tempi, conflitti, gusti, memoria.In tutto questo, Pippo Baudo non è un’icona soltanto; è un pedagogo che ha trasformato il lnguaggio televisivo in formazione civica. E questo, al di là di ogni culto della personalità, è un contributo strutturale alla cultura mediale e all'evoluzione sociale dell’Italia.

06 agosto 2025

RICORDATEVI DELLA VOSTRA UMANITA'



"Enola Gay" e "Little Boy" e "Fat Man".No,non sono i nomi di qualche videogioco.Erano i nomi,invece,che,se legati ad altri due nomi,quelli della città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki,ci raccontano di una delle più immani,devastanti,orribili mostruosità che l'uomo è stato capace di compiere sull'uomo:il lancio della prima bomba atomica su delle città.La bomba più devastante e distruttiva che fu mai lanciata su uomini donne,bambini che in quel giorno divennero,nel giro di pochi secondi,solo polvere,cenere,ombre sui muri.No,non erano videogiochi:"Enola Gay" era il nome dell'aereo che trasportava quella bomba atomica;"Little Boy",era il nome della prima bomba;"Fat Man",quello della seconda su Nagasaki;nomi così carini,graziosi,come se si fosse trattato di giocattoli innocenti "donati" ai bambini giapponesi.

Era il 6 agosto 1945,giusto 80 anni fa,e accadde in Giappone,un Paese allora in guerra contro gli Stati Uniti.Questi,per finire prima la guerra con l'impero nipponico,ricorsero a quell'arma tremenda.La bomba fu sganciata sulla città di Hiroshima e dopo qualche giorno su Nagasaki.Ma da allora quelle città non sono più solo città.Sono una separazione drammatica della Storia,dell'Umanità,della Scienza;e della Fisica,da sempre definita la "regina delle scienze".Perchè la Fisica è la scienza che esamina leggi e teorie astratte ma che poi studia in concreto la materia,l'energia,lo spazio,il tempo e le loro interazioni.Quella divaricazione della Storia e dell'Umanità tra un "prima" e un "dopo",furono segnati da un "prima" e un "dopo" della Fisica."Prima" la fisica era stupore, bellezza,perchè la fisica è nata per capire come funziona il mondo.Dalla mela di Newton ai quanti di Planck.Una disciplina che svela e spiega l’universo pezzo dopo pezzo.Chi studia fisica lo fa per migliorare la vita delle persone.Ma il dramma è che la fisica ha avuto anche un "dopo":e il momento tra quel prima e dopo avvenne in quella data:il 6 agosto 1945.

"Prima" del 6 agosto 1945 la Fisica era Bellezza,apprendimento,conoscenza del mondo;come tale anch'essa concorreva ad aiutare l'uomo,a "salvare il mondo",secondo la splendida frase di Dostoevskij."Dopo" è stata terrore,senso di colpa,gravame di responsabilità.Nell’universo c'è meraviglia e stupore.Ma nell'universo ci sono anche gli uomini e,peggio ancora,uomini in divisa da generali che del senso tragico della guerra sembrano infischiarsene,come cantava Francesco De Gregori nella sua celebre canzone "Generale".

Il paradosso è tutto qui:la scienza è conoscenza,implica un rapporto con persone e cose e perciò costruisce ponti verso gli altri e l'Altro da sè.Ma quella conoscenza può essere usata anche per lanciare bombe su quei ponti."Progetto Manhattan" fu chiamato il lavoro di quel pool di fisici e scienziati,tra cui i due Premi Nobel italiani,Enrico Fermi ed Emilio Segrè,i Premi Nobel ungheresiLeo Szilard e Edward Teller,gli americani Ernest Lawrence e Robert Oppenheimer,quest'ultimo interpretato dall'attore Cillian Murphy nell'omonimo film.

Tutti quei fisici,abituati a maneggiare simboli e particelle,ebbero come un momento di vertigine quando le loro teorie si fecero fuoco e luce immensa.Ma poi tra quegli stessi scienziati ci fu smarrimento e ci fu chi si pentì e chi provò a fermare tutto e ci fu anche chi firmò una petizione(la petizione Szilárd,dal nome dello scienziato componente il Progetto che la promosse);la petizione rivolta al Presidente Harry S. Truman chiedeva che la bomba fosse sganciata in mare e non sulle città e a solo scopo dimostrativo nei confronti del Giappone.Perchè i fisici capivano quello che poteva succedere,e che poi successe.Ma poi c'erano i politici e i militari,che si impossessarono irresponsabilmente del "Progetto Manhattan" e lo misero tragicamente in atto.E venne l'abisso.

Così il 6 agosto 1945 alle ore 8,15 una città si sveglia.Il cielo è terso.Una giornata limpida. Poi una luce.Ma non era la luce del Sole;era una luce sbagliata,quella malvagia dell’uomo.Era "Little Boy" che cadeva.E non era un bambino.Era un ordigno progettato con l’intelligenza più raffinata del mondo.Duecentomila morti,tra Hiroshima e Nagasaki.Corpi evaporati,ombre impresse sui muri.Per la prima volta l’uomo vide cosa succede quando la teoria incontra l’intenzione bellica. Hiroshima non fu un errore.Fu una scelta. Una dimostrazione pratica che l’Uomo è capace di tutto, anche del proprio annientamento.Il fungo nucleare cambiò il senso stesso della scienza.E dell'Umanità.Da allora ci portiamo dietro la domanda: «Che uso ne faremo?».Una domanda che oggi ci poniamo anche per l’Intelligenza Artificiale. Eppure quella stessa bomba, che ha fatto centinaia di migliaia di vittime, ha finito per salvare milioni di vite durante la Guerra Fredda. Perché da Hiroshima in poi, nessuno ha più osato usarla.L’hanno costruita,mostrata,testata,ma mai più sganciata.Così viviamo da 80 anni in un equilibrio instabile, mantenuto non dal dialogo,ma dal terrore.80 anni dopo Hiroshima, c’è ancora chi parla di “bomba atomica” con ostentazione,come fosse uno svago.Trump l’ha fatto più volte;Putin la minaccia continuamente;Kim Jong-un la porta in giro come un trofeo.Nel frattempo, altri piccoli capi di Stato sognano testate nucleari come qui da noi si sognava la Vespa negli anni '60.Perché si nomina tanto facilmente la bomba? Perché fa paura. E la paura è potere. Usare la bomba come minaccia è un modo per farsi temere.

Nel 1955, due uomini decisero che era il momento di parlare. Non con le armi. Non con i dati ma con la ragione.Quegli uomini erano  Bertrand Russell, filosofo e matematico, e Albert Einstein,il più grande scienziato del XX secolo che rivoluzionò la visione di spazio, tempo e gravità


Insieme scrissero un Manifesto.Un appello all’umanità: «Si apre difronte a noi un continuo progresso, in felicità, conoscenza e saggezza.(Ma noi)sceglieremo invece la morte perché non sappiamo mettere fine alle nostre contese. Ci appelliamo come esseri umani ad altri esseri umani, ricordate la vostra umanità, e dimenticate tutto il resto. Se riuscirete a farlo, la via sarà aperta verso un nuovo paradiso; se non ci riuscirete, vi aspetta il rischio della morte universale».

Non si può non sottoscrivere anche oggi un manifesto come questo,facendosi,però una domanda.Cosa abbiamo imparato in questi 80 anni? Che la scienza può salvare o distruggere e che non è il volume delle armi a renderci forti, ma la misura della nostra umanità.E che non tutto ciò che possiamo fare si può fare.