21 marzo 2025

LA NUOVA FRONTIERA AMERICANA







Eppure più di uno l'aveva detto durante lo svolgimento della campagna elettorale per le presidenziali americane:il ritorno al potere di Donald Trump avrebbe comportato seri rischi per la tenuta delle istituzioni democratiche degli Stati Uniti.Così adesso ad appena due mesi dall'insediamento di Trump alla Presidenza USA e alla luce di quanto sta accadendo,si può dire che quelle previsioni si stanno avverando.
In queste giorni e in queste settimane stanno tenendo banco le iniziative di politica estera di Trump:dal tentativo di riavvicinarsi alla Russia a danno dell’Ucraina ad appelli sempre più espliciti per la pulizia etnica a Gaza(immorale e disgustoso il video di Elon Musk che pensa di costruire sulle macerie di Gaza un grande resort,con soldi che piovono dal cielo e drink bevuti a bordo piscina da Trump e Nethanyau).



E ancora Trump non perde occasione per continuare a riaffermare le proprie mire espansionistiche sul Canale di Panama,la Groenlandia("ce la prenderemo anche con la forza")mentre il Canada è considerato già come il 51° Stato americano.
C'è poi tutto il discorso sulle tariffe e sui dazi,che risponde a un’idea di esercizio di un potere autoritario e sottomissorio di relazioni estere in cui chi si piega è risparmiato e chi resiste viene punito.In quel suo "elogio dei dazi" Trump esprime chiaramente la sua idea d'Europa:un linguaggio sprezzante,offensivo e oltraggioso verso l'Europa considerata come "parassita",nata solo per "fregare" gli USA. 

Ma non meno spregiudicata e allarmante è l'azione di governo sul fronte interno.La volontà di Trump e della sua cricca che lo circonda è quella di subordinare ai propri concreti interessi economici l'attività degli organi istituzionali con l'indebolimento del sistema di pesi e contrappesi che caratterizza la democrazia americana:ad esempio il Congresso e le Corti;le agenzie indipendenti che dovrebbero prevenire la concentrazione monopolistica di potere ed evitare conflitti di interesse e un'azione di controllo da parte della libera stampa.

Nell'ambito di questo smantellamento del sistema di "check and balances" assume un'importanza fondamentale una figura senza carica formale, il multimiliardario Elon Musk, che dirige un ufficio, il famigerato Dipartimento per l’Efficienza del Governo (DOGE), al quale Trump ha dato un’autorità senza precedenti. Il DOGE ha avuto accesso a informazioni sensibili di milioni di cittadini americani,arrogandosi il diritto di licenziare centinaia di migliaia di funzionari governativi,"colpevoli" di non essere "allineati".Così,dalla sera al mattino,Dipartimenti federali che perseguono finalità contrarie all’agenda ideologica dell’amministrazione come USAID, l’agenzia che fornisce assistenza allo sviluppo economico e all'assistenza umanitaria,o il Dipartimento per l'Istruzione sono stati cancellati con un tratto di penna presidenziale, nonostante fossero stati costituiti per legge dal Congresso e solo da quest’ultimo eliminabili.E poi Agenzie indipendenti create per garantire il rispetto di standard di salute, ambiente e lavoro e per la protezione dei consumatori, alcune delle quali avevano avviato indagini contro le aziende di Musk, sono state di fatto passate sotto il controllo della Casa Bianca.Così,alla faccia di ogni conflitto di interessi,e in questo quadro di indebolimento degli organi istituzionali,le aziende di Musk continuano ad assicurarsi ricchissime commissioni pubbliche.E Musk non è l’unico multimiliardario dell’high-tech che si sta adeguando alla logica clientelare che domina la Casa Bianca di Trump. Jeff Bezos,ad esempio,proprietario di Amazon,in campagna elettorale, ha impedito al Washington Post, di cui è pure è proprietario, di pubblicare raccomandazioni di voto per Kamala Harris,ordinando poi che la pagina degli editoriali affrontasse solo tematiche gradite all’amministrazione in carica. Il caso è emblematico perchè racconta di una stampa intimidita e indebolita,proprio quella libera stampa che ha ha sempre svolto un controllo sugli abusi del potere a tutela di ogni forma di libertà(furono proprio il Washington Post e il New York Time a scoprire lo scandalo dei documenti segreti del governo sulla guerra in Vietnam)al quale si è ispirato l'omonimo film "The Post" con Meryl Streep


Questo attacco allo stato di diritto si è anche allargato agli studi legali accusati di lavorare a sostegno di cause che la trucida amministrazione americana ritiene "distruttive" come l'immigrazione e la discriminazione razziale e sessuale.Questi studi legali sono stati banditi e messi all'indice,rischiando di non poter più rappresentare i loro clienti.Uno di questi studi, Paul, Weiss, Rifkind, Wharton & Garrison,è andato a baciare la pantofola,ritirando tutte le cause contro l'amministrazione,offrendosi di difendere "pro bono"(cioè gratuitamente)il governo.

E poi c'è la feroce campagna contro l'immigrazione,con la deportazione di centinaia di venezuelani (accusati di essere membri di una gang) in base a una legge addirittura del 1798,avvalendosi della quale sono stati scatenati veri e propri rastrellamenti casa per casa e nei locali pubblici.Gli arrestati(che alla fine poi erano chi un cantante,chi un cameriere,chi un muratore)sono stati rispediti in Venezuela con l’accusa di essere membri della gang criminale:incatenati,umiliati,rasati a zero e infine espulsi,caricati sugli aerei come bestie tra gli sbeffeggiamenti via social del presidente-delinquente. 












Tutta questa spregiudicatezza dell’azione intimidatoria dell’amministrazione ha tramortito sia gli oppositori che i sostenitori.Il Partito Democratico,privo di una leadership autorevole e unificante,è in minoranza in entrambe le camere del Congresso e quindi incapace di opporre un argine legislativo. I Repubblicani sono docilmente allineati alla linea dell’amministrazione.Pertanto, nessuna opposizione degna di questo nome arriva dal Parlamento.

In questo pauroso clima autoritario,che mai si sarebbe potuto nemmeno lontanamente immaginare nel Paese della democrazia e delle libertà,non è possibile al momento prevedere quello che accadrà e se le isituzioni riusciranno a reggere questo tremendo "stress test" democratico. 

Forse,però,la speranza per abbattere la rozza,brutale e violenta azione di devastazione della democrazia americana da parte della banda di delinquenti che oggi spadroneggia alla Casa Bianca risiede nella straordinaria capacità della società americana di autorigenerarsi,di sviluppare anticorpi contro ogni forma di autoritarismo,di rinnovare l'impegno per una "Nuova Frontiera" della democrazia,secondo le parole cdi J.F. Kennedy pronunciò nel 1960:"Siamo sul bordo di una Nuova Frontiera, la frontiera delle speranze incompiute e dei sogni. Al di là di questa frontiera ci sono le zone inesplorate della scienza e dello spazio, problemi irrisolti di pace e di guerra, peggioramento dell'ignoranza e dei pregiudizi,nessuna risposta alle domande di povertà ed eccedenze.»

Quelle parole esplicavano l'azione politica rinnovatrice iniziata dall'amministrazione Kennedy, sia nella distensione e nel disarmo degli armamenti nucleari, che in politica interna con i progetti di guerra alla povertà e alla disoccupazione, un benessere materiale e fisico, più solido e più largamente distribuito, le leggi contro la discriminazioe razziale per rinforzare,così,anche tutte le altre lotte per i diritti civili.

E' una strada oggi difficile da seguire,ma è la strada che ha sempre saputo percorrere la democrazia americana anche nei momenti più bui:esprimere nuove visioni del mondo e dell'individuo,che recuperino e ridiano spazio a diritti individuali e collettivi e sappia imporre limiti e doveri precisi al potere.L'America tornerà ad essere l'America che conoscevamo solo con la solidarietà verso i deboli e gli ultimi e solo tornando ad aiutare chi difende la propria libertà,come l'eroico popolo Ucraino sta facendo da tre anni.Oggi profonde tenebre sono scese sulla democrazia americana.Una cosa tremenda per la Terra della libertà ma anche per tutti noi che in quella Libertà,rappresentata da quella Statua,ancora cocciutamente continuiamo a credere.

11 marzo 2025

DA MONACO A MONACO





Anche quest' anno, come tutti gli anni e da 61 anni, si è riunita in Germania la Conferenza di Monaco per la Sicurezza mondiale,che ha lo scopo di discutere sui temi della sicurezza,sul clima e sulle questioni della politica internazionale.E com'è ovvio al centro del dibattito non poteva non esserci la guerra in Ucraina.

Ma quest'anno,con l'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti,la Conferenza ha segnato una svolta nei rapporti tra USA ed Europa e ha fatto registrare una rottura profonda sui valori comuni che sono sempre stati alla base delle relazioni transatlantiche.A Monaco si è avvertito lo spirare di  un vento ideologico e populista di attacco alla costruzione europea da parte delle forze politiche e dei governi sostenitori di Trump che considerano l'Europa come un orpello del passato e un fastidioso ostacolo alle nuove aggressive dottrine del tycoon americano.

Anzi.L'Europa si è dovuta sentire anche impartire una lezioncina di democrazia dal vice presidente Vance che ha accusato il Vecchio Continente di liberticidio,di mancanza di rispetto della democrazia,della libertà di espressione e religiosa e di essere il maggiore nemico degli Stati Uniti piuttosto che Cina e Russia.In più Vance è andato poi a offrire,alla vigilia delle elezioni tedesche,uno sfacciato sostegno alla leader del partito neo nazista germanico,ignorando tutte le regole del rispetto e non ingerenza nella politica interna di un Paese alleato.

Ovviamente le affermazioni di Vance sono apparse come musica alle orecchie del Cremlino che ha sempre visto l'Europa come un "nemico" politico e culturale.Con queste prospettive, dopo tre anni di guerra nei quali l'Ucraina si è battuta con immenso coraggio ed eroismo per la propria libertà e per la propria Terra,ma in fondo per tutta l'Europa,si è capito che è in arrivo una resa dei conti piuttosto salata anzitutto per l’Ucraina ma anche per la stessa Europa.Il Presidente USA ha promesso infatti a Putin una serie di importanti concessioni,fatte sulla testa degli ucraini,prima ancora che il negoziato sia ancora iniziato.

Così,a meno di 2 mesi dall'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca,è caduto l’isolamento nel quale  finora era il Presidente russo,pienamente riabilitato da Trump nonostante i suoi crimini consumati in Ucraina,dove sono stati trucidati e gettati in fosse comuni migliaia di civili,stuprate donne,deportati in Russia decina di migliaia di bambini:tutti crimini che hanno portato la Corte Penale Internazionale ad emettere un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti.Crimini che si aggiungono agli altri,tanti crimini compiuti dal tiranno russo,come i genocidi in Cecenia e Siria o gli omicidi di giornalisti ed intellettuali che contestavano il suo trucido regime,da Anna Politkovskaya,a Sergei Yushenkov,da Alexander Litvinenko ad  Alexei Navalny.

In questo contesto la situazione del presidente ucraino appare disperata.Egli non dispone infatti di contrappesi negoziali da opporre a Putin e allo stesso tempo deve giustificare a cosa sono valsi tre anni di guerra che hanno provocato morti e distruzioni del suo Paese destinato adesso ad essere smembrato di parte del suo territorio.Ma non migliore è la situazione dell'Europa che cullandosi sotto lo scudo americano e della Nato,ha coltivato l’illusione di piegare la resistenza di Putin e di imporre una pace giusta. Adesso i leader europei dovranno spiegare alle loro rispettive opinioni pubbliche a cosa sono serviti tre anni di guerra e quale è il risultato ottenuto per l’Europa.

Così ora l’Europa si trova per la prima volta,dopo ottanta anni di pace e stabilità nel Continente, a dover fronteggiare da sola la minaccia russa e a farsi carico della sicurezza di quel che resterà dell’Ucraina.Il pericolo russo è concreto e ora si sa che non si può più contare sull’impegno americano.Appare assolutamente necessario che i Paesi dell’Unione Europea insieme alla Gran Bretagna mettano a punto un piano di difesa comune che rappresenti un forte deterrente nei confronti di Putin. Il rischio è infatti che si delinei una nuova Yalta che tracci le zone di influenza tra Russia ,Stati Uniti e Cina. L’Europa deve allora tutelere il futuro proprio e dell’Ucraina utilizzando tutti i mezzi di cui dispone sul piano diplomatico,economico e commerciale per impedire che Putin emerga come il vincitore indiscusso di questa guerra per impedire che un'Ucraina smilitarizzata e privata di un quinto del suo territorio diventi una nuova Bielorussia con la conseguenza di un aumento della minaccia russa.

Alla luce di questi fatti non si può non ricordare quell'altra Conferenza di Monaco,quella del settembre del 1938,quando i leader di Regno Unito,Chamberlain,Francia,Daladier,Italia,Mussolini e della Germania,Adolf Hitler si incontrarono per discutere le rivendicazioni del Führer,sulla regione tedescofona dei Sudeti,nel territorio della Repubblica della Cecoslovacchia.Nel tentativo di "calmarlo" i tre capi di Stato consentirono ad Hitler di imporre al governo di Praga una mutilazione territoriale,pensando così di salvare la pace,contribuendo,invece,allo scoppio della 2° Guerra Mondiale.L’unico a comprendere la vera natura dell’accordo fu Churchill, che dichiarò: «Hanno scelto il disonore per evitare la guerra,avranno il disonore e la guerra».

Ad 85 anni di distanza,il fantasma di quella Conferenza di Monaco è di nuovo tra noi.Allora,con la scusa della tutela della popolazione germanofona sudeta,fu permesso a Hitler di invadere prima la Repubblica Ceca,e poi mezza Europa.Oggi, sempre a Monaco,gli Stati Uniti decidono di abbandonare l’Ucraina,alla quale viene imposto di rinunciare al suo destino europeo ed euro-atlantico, perdere definitivamente i territori occupati, regalare a Trump le terre rare.E come Hitler,anche Putin già pensa di allargare il suo dominio,magari con governi fantocci a lui ossequienti,a Lituania,Estonia,Georgia e Romania.

Eppure,e nonostante tutto,l’esito della partita non è ancora scontato, anche se bisogna agire in fretta: l’Europa è chiamata a diventare adulta e a fare finalmente l’Europa, mettendo in cantiere alcune decisione in tempi brevi per permettere a Volodymyr Zelensky di non accettare alcuna imposizione americana o peggio ancora russo-americana.

Anzitutto deve essere fuori discussione il destino europeo di Kyjiv.Va accelerato il percorso di integrazione europea dell’Ucraina, creando una corsia preferenziale e a tappe forzate. Il Parlamento Europeo deve accogliere da subito un gruppo di deputati ucraini indicati dal parlamento di Kyjiv, anche senza diritto di voto, ma con diritto di parola.Perchè l’Ucraina è Europa, geograficamente, culturalmente e storicamente e una sua sconfitta militare con un esito a sovranità limitata è una minaccia esistenziale per l’Europa stessa.Ed ancora.Se il veto dell’attuale Amministrazione Usa ha interrotto il processo di avvicinamento dell’Ucraina nella Nato,allora,per il momento,vanno realizzati accordi militari bilaterali, sotto l’egida europea, fra l’Ucraina e i singoli Stati membri, più il Regno Unito. Accordi ampi che prevedano un processo costante di forniture belliche;realizzazione di joint venture euro-ucraine per la produzione bellica sul suolo ucraino;apertura di basi militari permanenti sul suolo ucraino degli eserciti dei paesi europei firmatari.Perchè poi,anche con un disimpegno americano dalla Nato,l’Europa ha pur sempre due potenze nucleari (Francia e Regno Unito,che fanno parte anche del Consiglio di Sicurezza ONU con diritto di veto);e ci sono due paesi leader nella produzione bellica (Italia e Germania); un paese che ha già superato il cinque per cento del proprio PIL nella difesa (la Polonia); nazioni che hanno già conosciuto la dittatura comunista e che proprio perciò sono pronti a difendere la propria libertà (Lituania,Estonia,Lettonia,Cechia,Romania,Bulgaria).

È tempo di agire.Ce lo ha ricordato proprio Zelensky,proprio in quest'ultima Conferenza di Monaco,un grande leader di una nazione che da tre anni resiste alla barbara e brutale invasione militare della Russia: «Vi esorto ad agire – per il vostro bene, per il bene dell’Europa – per i popoli d’Europa, per le vostre nazioni, per le vostre case,per i vostri figli e per il nostro futuro condiviso».Perchè questo è il significato di aiutare l'Ucraina:rivendicare la nostra civiltà,le ragioni storiche e culturali e con esse l'orgoglio di essere europei veramente.

27 febbraio 2025

IL SEME DEL FICO SACRO

 






E' da poco uscito nelle sale cinematografiche italiane il nuovo film del regista iraniano Mohammad Rasoulof.Ormai non mi meraviglio più quando vado a vedere un film iraniano.Non mi meraviglio perchè in ognuno di essi ritrovo sempre una ricchezza intellettuale,un grande patrimonio culturale che si trasfonde nel coraggio,nella forza della denuncia di un clima politico e sociale opprimente e nella conseguente ribellione,morale,prima ancora che materiale, contro la brutale violenza del regime sanguinario degli ayatollah.
"Il seme del fico sacro" è il titolo del film di Rasoulof.La forza  della pellicola è chiara sin dal titolo allegorico:come viene spiegato all'inizio del film i semi dell'albero detto "Fico sacro"("Ficus religiosa" il suo nome scientifico)germogliano e crescono sul corpo di una pianta morente fino a sostituirsi ad essa:è,come ovvio,una metafora che si riferisce alle nuove generazioni,ai nuovi semi che nascono nel regime degli ayatollah e che un giorno lo sostituiranno e lo cancelleranno.

Il film è stato presentato al festival di Cannes 2024.Alcuni critici lo hanno ritenuto capolavoro assoluto al pari del precedente film del regista:"Il male non esiste".(There is no evil),Orso d’oro a Berlino nel 2020(sotto il trailer del film)




Con "Il seme del fico sacro" Mohammad Rasoulof ha dovuto fare di necessità virtù: impossibilitato a girare il proprio film a causa della censura e dei processi a suo carico per i lungometraggi precedenti, ha scelto di realizzarlo di nascosto, clandestinamente,optando per una storia che si svolge in interni,scegliendo di fare delle dinamiche familiari il centro della propria storia.In realtà,però,la vita che si svolge all'interno di quella famiglia è allegoria dell'intera vita dell'attuale società iraniana.
Ma anche se le scene vengono dall'interno di una casa la denuncia,l'atto di accusa verso il regime degli ayatollah rimane comunque forte perchè il regista ha scelto di inserire le scene di realtà violenta e cruda nella forma di video reali,realizzati e veicolati sul web tramite cellulari dai ragazzi che parteciparono alle proteste del 2022 dopo la morte di Masha Amini per opera della famigerata Polizia Morale,represse nel sangue dal regime islamista perché contrari alla propaganda ufficiale.

Si tratta,come detto,di un racconto ambientato soprattutto in interni avente la famiglia come centro della narrazione:il film tratteggia in modo mai banale sia le dinamiche interne al nucleo familiare sia le personalità che la costituiscono, divisa fra i genitori (il marito e padre, Iman,che dopo molti anni diventa giudice,ma che presto rimane turbato e scosso perchè costretto a firmare le condanne a morte di ragazzi talora della stessa età delle figlie)la madre, completamente identificata nel suo ruolo di angelo del focolare e sottomessa al marito,e infine le due figlie, una ventenne e l'altra adolescente, desiderose di maggiore libertà e che simpatizzano con la protesta contro quel regime la cui brutalità si realizza proprio attraverso il lavoro del padre.
La famiglia diventa quindi l'allegoria dell'Iran: lo Stato teocratico e le sue strutture sociali si replicano nelle relazioni patriarcali interne alla famiglia. In particolare, il padre è il centro della famiglia,perché è colui che stabilisce le regole di comportamento delle figlie.Inoltre Iman,a causa delle rivolte, e delle responsabilità per il nuovo lavoro e alla perdita della pistola di ordinanza(che per lui potrebbe significare la perdita della carriera oltre che il carcere)incrinerà pian piano i rapporti con la moglie e le figlie,sostituendo sempre più i normali rapporti famigliari con metodi di coercizione e di controllo violenti, divenendo così il perfetto duplicato dello Stato teocratico,repressivo e brutale.

Il film dunque si concentra sul microcosmo della famiglia,nella quale vive,però,il macrocosmo della società iraniana:dalle pressioni che vengono fatte al marito sul posto di lavoro, alle urla della folla in rivolta che si sentono dalle finestre e si vedono sui video dei cellulari.E così il nucleo familiare di Iman è via via sconvolto,impossibilitato a distinguere il privato dal politico,e l'antagonismo generazionale tra un vecchio sistema teocratico e le nuove generazioni,trova il suo specchio nella famiglia dove il padre,integralista religioso,trova l'opposizione delle figlie sensibili a una mentalità più aperta e libera contraria al sistema.

Nel film si illustra la differenza fra la propaganda ufficiale del regime, trasmessa e diffusa dai canali televisivi, e le riprese tramite videocamera delle proteste effettuate dagli stessi partecipanti a queste ultime, poi rese virali attraverso la diffusione nei social network.E proprio quelle immagini registrate dai cellulari e montate nel film,frutto di riprese realizzate durante la partecipazione alle proteste,diventano sempre più macabre man mano che la trama procede: mostrano violenze di ogni genere sui partecipanti ad opera dell'esercito e della polizia e rappresentano un preciso atto d'accusa del regista iraniano.
Quelle immagini,in particolare,simboleggiano non solo la crudeltà di un regime che pratica impunemente la violenza, ma anche l'irruzione della realtà cruenta nell'ambito familiare: dopo queste scene, infatti, il comportamento del padre si farà sempre più disumano e violento, finendo con l'applicare alle figlie e alla moglie le pratiche riservate ai dissidenti politici. I rapporti familiari giungono così a un punto di non ritorno rompendosi e venendo sostituiti da dinamiche più simili a quelle che si troverebbero in un carcere: vige un clima cupo di sospetto e di controllo, culminante con la lotta di tutti contro tutti.

Il film si articola su molteplici filoni:all'inizio viene accennato il problema etico che attanaglia Iman per le condanne a morte che deve comminare;poi vengono affrontate le proteste dei giovani iraniani e il dramma dell'amica delle figlie,uccisa durante una protesta di piazza,in seguito subentra la scomparsa della pistola e le progressive reazioni scomposte del padre. Se l'ambientazione in interni é scelta obbligata con l'analisi delle dinamiche della famiglia,è anche vero che in quella famiglia possiamo vedere la realtà e la drammaticità dei problemi che vivono oggi le giovani generazioni iraniane.Il padre rappresenta la brutalità del potere,la madre,invece,è simbolo di chi crede nella tradizione e nella sottomissione all'ideologia religiosa e al maschilismo ed infine le figlie intente a relazionarsi al mondo esterno e all'aspirazione a quella libertà contenuta nell'inno:"donne,vita e libertà".
Forse è proprio questa caratteristica narrativa, insieme alla denuncia politica, ciò che permette di collegare "Il seme del fico sacro" al grande cinema iraniano d'autore: l'apparente semplicità del racconto perseguita anche tramite la somma di micro-episodi in grado di mostrare vari e diversi aspetti della società che si vuole rappresentare,con i quali avere una ribellione morale contro il regime sanguinario e oppressivo ma che non riesce a capire e vedere che la propria fine è prossima perché un nuovo seme sta crescendo.

19 febbraio 2025

LA POESIA DI VAN GOGH







Scrissi un post su Van Gogh poco meno di due anni fa,in occasione della mostra organizzata a Roma nel 170° anniversario dalla sua nascita.Andai a visitare quella mostra,rimanendo ancora una volta e per l'ennesima volta sbalordito difronte a quei dipinti che,oltre che raccontare della sua immensa arte,ne ripercorrevano i momenti di una vita angosciata e travagliata,oltre che una sensibilità umana difficile da trovare.Mi piace tornare a parlarne oggi,nei giorni in cui la Nexo Film propone un docufilm sul grande artista olandese.La "politica" culturale della Nexo Studios,primo network italiano di sale digitalizzate connesse via satellite,che quest'anno compie i suoi 15° anni di vita,è quella di proporre eventi cinematografici dedicati alle più varie forme espressive dell'arte,dalla musica alla pittura,dall'opera lirica ai film classici restaurati,.
Adesso,dopo il primo appuntamento degli inizi di febbraio dedicato al pittore piemontese Pellizza da Volpedo la Nexo propone,nei prossimi giorni del 4 e 5 marzo nelle sale il secondo appuntamento della nuova stagione della Grande Arte al Cinema di Nexo Studios.



Questo secondo appuntamento è dedicato al grande pittore olandese Vincent Van Gogh,e si intitola:"Van Gogh,Poeti e Amanti". Il film offre la possibilità di visitare,per così dire,da remoto e grazie al cinema, la mostra della National Gallery di Londra,che ha conquistato il pubblico di tutto il mondo, riscrivendo la storia di un artista sui cui si pensava di conoscere già ogni dettaglio,permettendo ai visitatori di guardare le nuvole e i cipressi che ondeggiano al vento, fermarsi nel parco preferito da Van Gogh, il Giardino dei Poeti, o sotto un albero ombroso a Saint-Rémy.

La National Gallery ha celebrato,nello scorso anno 2024 il bicentenario dalla sua fondazione e per la mostra di Van Gogh ha raccolto un incredibile "sold out" che ha convinto gli organizzatori a proporre, per la seconda volta nella sua storia dopo quanto avvenuto per la mostra dedicata a Leonardo da Vinci,un’apertura straordinaria notturna per accogliere un maggior numero di visitatori.Una scelta,si potrebbe dire,quanto mai opportuna nel caso di Van Gogh,essendo l'artista olandese autore del celeberrimo capolavoro: "Notte stellata".

Il film indaga nello specifico il rapporto del pittore con la poesia e l’amore, la sua ricerca artistica instancabile, l’uso rivoluzionario del colore(in particolare il giallo,quello da lui preferito)e il suo stile unico.Il film si sofferma inoltre sui veri motivi del trasferimento di Van Gogh nel Sud della Francia e sugli esiti di una scelta che cambiò per sempre la sua vita.
Oltre a offrire uno sguardo approfondito sulla salute mentale di Van Gogh,che fu ricoverato ad Arles all’Hôtel-Dieu reso immortale nei suoi dipinti(si pensi al famoso giardino), l’appuntamento al cinema mette in luce l’intelligenza acuta e la passione bruciante che alimentarono una carriera straordinaria. Come la mostra racconta, in soli due anni di permanenza tra Arles e Saint-Rémy, Van Gogh rivoluzionò il suo stile in una sinfonia di colori che assunsero la forma di vera poesia.
Van Gogh si ispirò a poeti, scrittori e artisti. Quello trascorso qui fu un periodo decisivo della sua carriera, raccontata alla National Gallery in una mostra che riunisce alcuni dei dipinti più amati di Van Gogh – da Notte stellata sul Rodano (1888) a La casa gialla (1888), dai Girasoli (1888) a La sedia di Van Gogh (1889) – alcune opere raramente esposte e una selezione di straordinari disegni.

La National Gallery è uno dei musei d’arte più importanti del mondo. Fondata nel 1824, ospita la collezione nazionale di dipinti della tradizione dell’Europa occidentale, dal tardo XIII secolo ai primi anni del XX secolo.La collezione include opere di Artemisia Gentileschi, Bellini, Cézanne, Degas, Leonardo, Monet, Raffaello, Rembrandt, Renoir, Rubens, Tiziano, Turner, Van Dyck, Van Gogh e Velázquez. Gli obiettivi principali della Galleria sono prendersi cura della collezione, arricchirla e garantire il miglior accesso possibile ai visitatori.
Davvero si può dire che "La Grande Arte al Cinema" è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Studios nel quale vengono esaltate due delle più importanti arti visive,la pittura ed il cinema.I successivi appuntamenti sono previsti per l’8 e il 9 aprile con L’alba dell’Impressionismo. Parigi 1874 e il 6 e 7 maggio con Andy Warhol. American Dream.