Un tempo, era d’estate,
era a quel fuoco, a quegli ardori,
che si destava la mia fantasia.
Inclino adesso all’autunno
dal colore che inebria,
amo la stanca stagione
che ha già vendemmiato.
Niente più mi somiglia,
nulla più mi consola,
di quest’aria che odora
di mosto e di vino,
di questo vecchio sole ottobrino
che splende sulla vigne saccheggiate.
Sole d’autunno inatteso,
che splendi come in un di là,
con tenera perdizione
e vagabonda felicità,
tu ci trovi fiaccati,
vòlti al peggio e la morte nell’anima.
Ecco perché ci piaci,
vago sole superstite
che non sai dirci addio,
tornando ogni mattina
come un nuovo miracolo,
tanto più bello quanto più t’inoltri
e sei lì per spirare.
E di queste incredibili giornate
vai componendo la tua stagione
ch’è tutta una dolcissima agonia.
Tra le altre sue tante, "Ottobre" non è forse una delle poesie più conosciute di Vincenzo Cardarelli.Eppure è una poesia che diventa il manifesto di una fase dell’esistenza umana;essa non è solo una poesia che parla e che dice di un tempo dell'anno,ma racconta di un tempo dell'uomo,quello in cui si arriva all’età matura e si finisce per accettare il proprio presente stato attuale e le proprie fragilità.Del pari,però,nella poesia non c’è nostalgia sterile né rimpianto,ma emerge una visione disincantata e serena del tramonto del proprio tempo,e il ricordo di quell'altro tempo che fu,in altro modo vissuto,con altre vite e destini incrociatosi,con la consapevolezza serena di avviarsi sul sentiero del tramonto della vita,vissuto però,senza angoscia o paura.
Il poeta, che affidò sempre alle stagioni il compito di raccontare l'umano percorso terreno,in questi versi ritrova nell’autunno un’immagine fedele di sé:un mese e una stagione che ha già dato i suoi frutti,e che ora si avvicina alla fine con malinconia eppure con sorprendente,inaspettata dolcezza.Il declino fisico e la morte non sono più angoscia,ma diventano rivelazione,miracolo che si rinnova ogni giorno sotto il “vecchio sole ottobrino”.
Ottobre fu scritta nel 1934 e fa parte della raccolta Opere complete. Il tema è quello ricorrente nelle poesie di Cardarelli, ovvero lo scorrere inesorabile del tempo e la ricerca del senso della vita che passa e che inizia a finire."Ottobre" è perciò una poesia di Vincenzo Cardarelli che riesce a trasformare ’autunno da stagione dell'anno a stagione dell'uomo e quindi in metafora esistenziale. Non è più il tempo ardente della giovinezza,dei sogni,dei progetti,delle speranze,ma è il tempo della maturità,in cui resta la consapevolezza del limite.Eppure è proprio dentro questo limite e in questo crepuscolo che il poeta trova un miracolo inatteso.Ogni nuovo giorno è dono, ogni raggio di sole è segno di bellezza,sia pur fragile e irripetibile.L’autunno non è più soltanto malinconia,ma diventa “dolcissima agonia”, capace di insegnare ad accettare il tempo senza paura.
Ottobre è l’invito ad accettare e valorizzare serenamente il tempo maturo e l'arrivo di una nuova fase della vita dotata di altra,diversa bellezza,struggente nella sua unicità.Il poeta non vive l’autunno(metafora della sua età avanzata) come una perdita o una fine dolorosa, ma come una stagione in cui trova una corrispondenza con il proprio essere.
Il poeta dà qui un insegnamento che va oltre la poesia e tocca la condizione universale dell’uomo,l’importanza di riconoscere che c'è una bellezza anche nel tempo che declina. Il poeta,guardando l’autunno,non si limita a descrivere un paesaggio, ma compie un qualcosa che è molto di più. Trasforma la stagione autunnale in una categoria dell’anima,in un luogo interiore dove ogni uomo, prima o poi, è chiamato a sostare.
Il “vecchio sole ottobrino”, fragile e superstite, diventa il simbolo di ciò che resta quando l’energia si attenua. È un sole che non abbaglia, non impone la sua forza, ma consola con la sua discreta presenza quotidiana. La sua luce è tanto più preziosa proprio perché destinata a spegnersi.Occorre saper guardare oltre,ci dice il poeta,saper capire che il valore della vita non risiede nella durata o nella potenza, ma nell’intensità e nella capacità di dare senso anche all’istante più effimero.
La “dolcissima agonia” che conclude la poesia non è un qualcosa di angoscioso,ma una verità esistenziale. L’agonia è il tempo del passaggio, il lento declinare, che è dolce perché porta con sé consapevolezza, memoria, gratitudine.In questo c'è la lezione più attuale di Cardarelli:non terrorizzarsi e angosciarsi al pensiero della morte, ma inserirla nel ritmo della vita,perchè è così che si comprende meglio il valore e il significato della vita stessa come dono di incommensurabile bellezza e dolcezza.
L’autunno,cioè,è il miracolo dell’ordinario.Così come il sole di ottobre torna ogni giorno a illuminare vigne ormai spoglie, anche l’uomo può scoprire che, nonostante la stanchezza e il tempo che avanza, resta sempre un motivo per stupirsi, per sorridere, per sentirsi vivi.Quando s'era giovani l’estate era il simbolo dell’esistenza, la stagione calda e festosa, tipica di quel tempo altro.Allora la lunghezza delle giornate illuminava le anime che avevano voglia di vivere la vita con pienezza ed energia. Adesso invece,nel tempo maturo,emerge un’idea diversa della vita.A “ottobre” la bellezza sta nelle cose inattese, come il sole che ha perso calore ma che mette nei colori della nuova stagione altra,uguale bellezza.Ottobre è il mese in cui si prende coscienza del miracolo della vita,perchè solo con la maturità ci si rende conto di quanto le piccole cose siano davvero importanti.
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