19 agosto 2025

PIPPO BAUDO E LA "SUA" ITALIA




E così,anche Pippo se n'è andato.Il "Pippo nazionale","Superpippo","Sua Pippità",come negli anni è stato variamente chiamato per dire della sua popolarità,della sua capacità coinvolgente e la presa immediata sul pubblico.Pippo Baudo è morto all'età di 89 anni.E su X qualcuno ha scritto che solo lui poteva uscire di scena di sabato sera in prima serata 

In oltre mezzo secolo di carriera,Baudo non è stato semplicemente la televisione italiana:è stato l’Italia. È stato il ragazzo del Sud laureato in legge e,a suo modo, l’emigrante fortunato che da Militello-Catania-Sicilia-Italia,partì per Roma in cerca di fortuna.È stato il classico dipendente pubblico che, negli anni Ottanta, ha avuto una sbandata per il privato(a Canale 5)comprendendo subito,però,da buon meridionale, che non c'è niente di meglio del posto statale.È stato lo scopritore di schiere di soubrette, battaglioni di cantanti, falangi di comici, qualcuno dei quali destinato a un discreto futuro politico(Beppe Grillo,tanto per non fare nomi).Come lui direbbe: «Li ho inventati io». 

Perchè poi,in fondo,tutti ricordiamo Pippo con le vallette o con l'operaio che minacciava di suicidarsi durante un Festival di Sanremo,buttandosi giù da una balconata del teatro Ariston;oppure, Pippo con Beppe Grillo,con Katia Ricciarelli,con Roberto Benigni e con Bruce Springsteen e i Duran Duran e Whitney Houston.Altri magari,con meno conformismo osannatorio,ricorderanno il cosiddetto Scandalo Telepromozioni,per il quale,insieme a Mara Venier,venne condannato per aver richiesto  profitti ulteriori ed illeciti alle ditte per le quali faceva pubblicità.

Quello che è più difficile ricordare è quanto Pippo Baudo sia stato "Il Centro" di questa nazione, e non solo dal punto di televisivo e scenico.Anche politico.Aveva una predisposizione naturale a essere al "centro",a governare lo spettacolo:a differenza di Mike Bongiorno,per il quale Umberto Eco scrisse una "Fenomenologia",dicendo che voleva fingersi meno intelligente dello spettatore medio,Baudo era personaggio dalla forte presenza scenica,con un'innata capacità di attirare l'attenzione e coinvolgere il pubblico,"impossessandosi" del palco e della telecamera.

Al di là delle tante trasmissioni che condusse,da "Fantastico" a "Domenica In",fu con il Festival di Sanremo che la sua figura assunse proporzioni colossali e definendo un’epoca.Tantissimi i presentatori cui Sanremo è stato affidato nei secoli,ma la Sacra Kermesse della Canzonetta Italiana ha maturato il suo strapotere mediatico negli anni ’80 proprio grazie a lui.Decine di milioni di spettatori sapevano che quando Baudo entrava in scena non si stava guardando semplicemente un presentatore:chi ammirato e soggiogato,chi contrariato e infastidito,ma tutti erano consapevoli di star assistendo a un magistrale esercizio di potere. Fors'anche perciò Baudo si proclamava senza problemi democristiano(«Non significa appartenere a un partito: è un modo di intendere la vita»)E forse per questo il suo partito lo sfruttò ma non lo protesse granché, pur essendo la DC il più centrale dei partiti.Come quella "famosa" volta in cui il presidente socialista della Rai, Enrico Manca,lo accusò con sprezzo di fare programmi "nazionalpopolari",anche se poi era proprio quello che Baudo voleva fare.Manca non ebbe la percezione che Baudo era interprete dei sentimenti e della sensibilità di una società che cambiava e che lui accompagnava al cambiamento con la scorta di un portato culturale.

Baudo ha sempre avuto una visione morale della televisione. Non moralista: morale. Sapeva che in video si esercita un potere, e quindi ci voleva responsabilità. Per questo i suoi programmi non erano mai del tutto scemi. Non c’era trash. C’era sempre dentro una regia che sapeva tenere insieme un’idea precisa di servizio pubblico, non nel senso stretto dell’ente ma in quello largo della funzione.Non a caso lui,centro televisivo,coinideva con la DC,centro della politica italiana.Poi però con Tangentopoli è finito il Grande Centro della politica.E con il Centro politico finì il Grande Centro della televisione.Anche perchè già stavano sopraggiungendo altri modelli di comunicazione,quelli di internet e dei social.Ed è finito anche il potere di Baudo,come del resto di qualunque personaggio tv.

Con lui se ne va l'ultima figura paterna di un Paese che non vuole più conduttori amichevoli,ma influencer di quartiere e sguaiati tiktoker,moderatori in cerca di like.Resta così il vuoto che solo ora riconosciamo: il vuoto di una voce che non chiedeva consenso ma lo incarnava, che non si specchiava nel pubblico ma lo disciplinava, che era sempre un padre, un padre televisivo e rassicurante.

La cronaca  oggi ci consegna la notizia della morte di Pippo Baudo.Tuttavia per gli studiosi la notizia vera è un’altra: Pippo Baudo resta un caso di scuola per capire come il generalismo italiano abbia educato intrattenendo – e spesso incluso attraverso lo spettacolo – generazioni di spettatori e come questo abbia cambiato la società italiana.

Dalla lezione del maestro Manzi alla lezione di palcoscenico, c’è continuità di missione pubblica.La tv che ci ha alfabetizzati ha poi alfabetizzato sé stessa davanti a noi: regole, tempi, conflitti, gusti, memoria.In tutto questo, Pippo Baudo non è un’icona soltanto; è un pedagogo che ha trasformato il lnguaggio televisivo in formazione civica. E questo, al di là di ogni culto della personalità, è un contributo strutturale alla cultura mediale e all'evoluzione sociale dell’Italia.

Nessun commento: