20 gennaio 2025

E' TEMPO DI UN NUOVO ILLUMINISMO


In fondo non c'è bisogno di ricorrere a chissà quali grandi esperti di riviste geopolitiche per fare previsioni in merito:già da ora si può dire che la seconda presidenza di Donald Trump negli Stati Uniti non avrà alcun tipo di vincolo o legame o,dal suo punto di vista,"intralcio" istituzionale o costituzionale.

Quello di Trump sarà un potere che non dovrà rendere conto praticamente a nessuno;nè al Parlamento(il Partito Repubblicano di Trump ha la maggioranza sia alla Camera che al Senato),nè a nessun magistrato(che oltretutto negli USA  sono designati dal Presidente).Dopo il giuramento del 20 gennaio avvenuto in quello stesso Congresso,in quella stessa Capitol Hill contro la quale 4 anni fa il tycoon mandò all'assalto delle istituzioni democratiche i suoi violenti,fanatici squadroni,inizierà non solo il nuovo mandato presidenziale ma anche una nuova era,quella  della "post-democrazia" americana,secondo il termine coniato dal sociologo e politologo inglese Colin Crouch(sotto nell'immagine).


Inizierà,cioè,quel sistema politico che,pur essendo formalmente regolato da elezioni,istituzioni e norme democratiche verrà in realtà ad essere una vera oligarchia,pilotato da grandi lobby finanziarie,economiche e politiche e con la manipolazione dei mass media e social media.Così,alla fine,la concreta applicazione delle regole democratiche nella prassi politica,sociale ed economica verrà progressivamente svuotata. 

Ma il fenomeno,a ben vedere,è più ampio e complessivo.Una nuova destra radicale sta emergendo ed espandendosi in tutto il mondo sfruttando una crisi delle democrazie,discendente da crisi sociali ed economiche di natura globale,e da una sfiducia crescente nella politica e nel principio di rappresentanza parlamentare.E ora questa nuova destra ritiene di dover assolvere ad un compito storico, che va ben oltre la presa tradizionale del potere con la vittoria elettorale.Questo è un sentimento diffuso in Europa come in America e che emerge univoco dai regimi dispotici come la Russia putiniana e da quelle democrature insediate ovunque,come i sistemi neoautoritari dell’Ungheria di Orban e la Turchia di Erdogan.

Cresce,insomma,un populismo di destra con atteggiamenti di dileggio verso la democrazia,presentata come inganno e confisca della volontà popolare.L’obiettivo è chiaro:la contestazione e la fuoriuscita dalla cultura liberal-democratica,fino ad oggi considerata come ispirazione ed espressione della democrazia reinsediata grazie alla sconfitta dei totalitarismi e che ha dato forma alle costituzioni moderne con la riconquista dei diritti con la lotta all'oppressione nazifascista.

Ma è proprio questo che la nuova destra respinge.Questa cornice di regole, vincoli e controlli costituzionali è vista dalla destra come qualcosa di sorpassato e inadeguato rispetto ai rapidi cambiamenti sociali ed economici.Con la contestazione di quel complesso di regole e controlli si vuole sfuggire a quel sistema di "checks and balances" dei poteri dello Stato,finalizzata all'esercizio senza limiti di un potere che si ritiene aver conquistato una volta e per sempre con la vittoria elettorale.

Questa è la "narrazione" della destra:la democrazia troppo regolata è dannosa, perché si riduce a vuota procedura,ad un insieme di vincoli senza anima di cui non c'è più bisogno.Meglio,allora,eliminare ogni intermediario(il Parlamento)lasciando spazio solo a due soggetti, il cittadino e il leader,mettendoli l’uno di fronte all’altro, senza più intercapedini o controllo tra poteri. Il cittadino vota, il leader incarna il suo consenso dispiegando finalmente la sua autorità senza vincoli;per la destra,cioè,l’epoca in cui viviamo ha bisogno di nuovi circuiti di rappresentanza e di nuovi leader, portatori di una politica fuori dalla tradizione.S’incontrano in questo discorso populismo,leaderismo e reazione.Il leader è insieme la guida del sistema e l’irregolare estraneo alla nomenklatura;è il vertice istituzionale ma anche l’underdog che rassicura la rabbia degli esclusi, perché viene dal loro universo e non lo dimentica,con in più un sentimento di rivincita e rivalsa di questa destra che rivendica con orgoglio la propria diversità,proponendo un contromondo che non si lascia assimilare dal Potere.

È una mentalità fortemente identitaria che nel Palazzo non cerca gli strumenti del governo ma i segni del comando, come se la dotazione legittima di potestà che la Costituzione assegna ai vincitori delle elezioni non bastasse più e occorresse una quota supplementare di autorità che si può ottenere soltanto stressando il sistema, forzandolo, portandolo a superare i suoi limiti. Da qui la richiesta di "pieni poteri" reclamati a suo tempo da Salvini e il progetto di premierato in Italia,fortemente "preteso" dalla Meloni.

In questo quadro arriva la vittoria di Trump il quale,rafforzato dalla potenza tecnologica di Elon Musk,propone,un nuovo modello di assalto al sistema liberaldemocratico,dopo quello del 6 gennaio 2021.Quello di Trump,ora,è un assalto culturale a quel sistema.Un assalto fondato su un tecnopopulismo illiberale che si propone di realizzare proprio quella post-democrazia,trasformando il sistema costituzionale in puro comando senza limiti e controlli.Questo assalto alla cultura liberaldemocratica da parte delle oligarchie tecnocratiche e postdemocratiche attira i grandi potentati economici mondiali ed i nuovi pionieri della tecnodestra sul carro del vincitore Trump.Non a caso,in questa fuoruscita dalla regola liberal-democratica,gli imprenditori digitali della Silicon Valley stanno facendo una corsa a chi arriva primo a prostrarsi e baciare la pantofola del nuovo/vecchio Presidente americano:dal padrone di Facebook,Instagram e Whatapps,Mark Zuckemberg a quello di Amazon Jeff Bezos,da Tim Cook di Apple a Sundar Pichai di Google,tutti esponenti di quel capitalismo digitale della Silicon Valley una volta avversari di Trump.


Ognuno di loro ha visto,nel ritorno di Trump,le prospettive della nuova frontiera non solo americana ma mondiale e spaziale:un territorio intatto da colonizzare.E se Musk vuole arrivare su Marte,tutti gli altri megaimprenditore delle big tech si "accontentano" di "ritoccare" alcuni meccanismi istituzionali secondo le loro visioni e interessi.E non solo interessi economici;figuriamoci,ognuno di loro ha patrimoni superiori a quelli del PIL di uno Stato.I loro interessi vanno dalla detassazione degli immensi utili ricavati,a quelli di una totale "deregulation" che li lasci agire senza controlli di ogni Agenzia antitrust nello sviluppo dell'Intelligenza Artificiale(AI).

È la tecnica che si fa politica, l’innovazione che rivede,modifica e forse un giorno cancellerà le Costituzioni.La tecnologia che prepara il suo modello di società,secondo i propri interessi.Per loro,perciò,Trump è una occasione storica.Attraverso Trump questa nuova aristocrazia tecnocratica sta prendendo posto alla nuova ricchissima tavola dei nuovi poteri e dei guadagni sconfinati,assegnando a se stessa la gestione di una ricchezza sconfinata e dall'incontrollato mondo della super-conoscenza.

Ma questi nuovi aristocratici del Potere scopriranno presto il segreto della vera modernità che non accumula il potere in un pochi luoghi e fra poche persone,ma lo frantuma disperdendolo nelle molteplici articolazioni del sociale.Dunque il potere si può conquistare, ma non possedere,e ritorna ogni volta in gioco.

Nel XVII secolo un re e tutta l'aristocrazia che gli stava intorno potevano fare quello che volevano,non esisteva il diritto,non esisteva la legge se non quella emanata dal sovrano di turno. Un potere assoluto e senza regole che ricorda molto quello dei Trump e dei Bezos o Zuckerberg del nostro tempo.Eppure anche quel potere crollò e venne il tempo dei Lumi,e venne il trionfo della Ragione, intesa come chiave etica per redistribuire poteri e ricchezze in un mondo profondamente diseguale.Oggi,perciò,c'è bisogno di un nuovo Illuminismo, per regolare attraverso l’etica un mondo,quello virtuale, che abitiamo da così poco tempo e che al momento si fa strada con l'arroganza del danaro e la prepotenza di un potere senza controlli e limitazioni e senza rispondere a nessuno.

14 gennaio 2025

I NEMICI DELLA DEMOCRAZIA




Tutta l'opinione pubblica italiana ha vissuto momenti di sentita partecipazione alla vicenda del sequestro,da parte del regime iraniano,della giornalista Cecilia Sala.E c'è stato un sentimento collettivo di sollievo ed entusiasmo alla notizia della sua liberazione.

Epperò la liberazione di Cecilia Sala rischia di far perdere di vista la problematicità del contesto in cui tale liberazione è maturata.E' certamente innegabile il successo ottenuto dalla premier Meloni con il blitz negli USA e l'incontro con Donald Trump ed Elon Musk.Con questa operazione la Meloni ha inteso rafforzare la narrazione secondo la quale,grazie a lei e al suo governo,l’Italia sta riacquistando il prestigio e l'autorevolezza che,a suo dire, aveva perduto a livello internazionale.Ma va detto che la questione richiede una visione più ampia,per le implicazioni che emergono dall’incontro di Meloni con Donald Trump ed Elon Musk.Infatti l'agenzia di stampa Bloomberg News,dopo quell'incontro ha riportato alcune informazioni secondo cui in questa occasione sarebbe stato  stretto un accordo con Elon Musk per l'adesione,da parte dell'Italia,al sistema satellitare di SpaceX,di proprietà dello stesso Musk,per la fornitura di un servizio di connettività internet per la copertura nelle località più remote del pianeta.Dunque ciò che è in gioco è qualcosa che va ben oltre la questione del sequestro della giornalista italiana,e riguarda la posizione dell’Italia di fronte alla rivoluzione che si è verificata nello scenario mondiale con l’ascesa di Trump al vertice del paese guida dell’Occidente e del ruolo assunto dal suo partner Musk.

Questo nuovo ruolo lo si può comprendere già dalle prime dichiarazioni di Trump fatte ancor prima di entrare in carica;dichiarazioni che non rientrano di certo nell'ambito della prassi delle democrazie occidentali.In particolare hanno colpito quelle sue affermazioni sul suo progetto di annessione agli USA della Groenlandia(che fa parte della Danimarca)e la riconquista del canale di Panama,in ordine alle quali egli non ha affatto escluso l’uso della forza militare.Un"pensiero" Trump lo ha fatto anche al Canada,nei confronti del quale ha detto di voler usare qui,però,"solo"(bontà sua)la "forza economica"(applicando cioè dazi)perchè il Canada prima o poi dovrà essere il 51° Stato americano.

I suoi strali sono andati anche agli alleati della NATO,ai quali ha "intimato" di aumentare le spese militari portandole al 5% del PIL,minacciando altrimenti la fuoriuscita degli Stati Uniti dalla NATO stessa.Perche' poi questa è la logica dei sovranisti:Orban in Ungheria,Wilders in Olanda,Trump negli Stati Uniti,ognuno fà gli interessi del proprio Paese e questo dovrebbero capirlo,al di ogni "trombonismo",i sovranisti italioti.

Come si vede siamo davanti a una visione che rinnega il concetto stesso di Occidente,così come costruito nella cultura e nella Storia dei rapporti tra Nuovo e Vecchio Continente.Parole come quelle di Trump cancellano il diritto internazionale e le sue fondamenta etiche,in nome di una «sicurezza nazionale» americana e dei suoi interessi economici.

Di questo sovranismo senza regole e senza morale,Musk è il profeta, con la sua rete di comunicazione di 70.000 satelliti di SpaceX e la sua onnipresenza mediatica su X(e probabilmente tra poco anche Tik Tok che vuole comprare  dai cinesi)e a lui si è ultimamente allineato anche l’altro grande padrone del mondo mediatico,Mark Zuckerberg,che ha capito che è meglio sottomettersi ai nuovi padroni d'America,per curare i propri(enormi)interessi.

Ormai è chiaro che Musk non è solo un imprenditore,ma un soggetto politico che interferisce, col suo potere economico e mediatico, nella vita interna degi Stati. Lo si è visto nelle critiche da lui mosse sui rilievi dei magistrati italiani al progetto del governo italiano per i centri migranti in Albania.Più di recente,poi,Musk si è espresso in favore di Alternative für Deutchland (AFD)il partito tedesco di ispirazione neonaziste,"allontanato" perfino dalla leader di estrema destra francese Le Pen.Anzi Musk ha fatto anche di più.Ha intervistato sulla propria piattaforma X la candidata di Afd alla Cancelleria, Alice Weidel,affermando poi che «I tedeschi devono votare nelle prossime elezioni di febbraio per il cambiamento,e quindi per la Afd.Solo Afd può salvare la Germania.Sempre in questa stessa logica neofascista,poi,Musk ha deciso di sostenere con ingenti finanziamenti l’estrema destra britannica.

E' chiaro,insomma,che si è davanti a un dichiarato progetto politico-ideologico, di cui Trump, negli Stati Uniti, è l’espressione istituzionale e Musk,a livello planetario,quella,diciamo così, culturale e finanziaria («la mente» e il «portafoglio»).

In questo contesto si è svolta la «missione» della Meloni,sulla quale Trump ha detto:«La premier Meloni è volata fin qui per poche ore solo per vedermi».Parole non proprio lusinghiere per la Meloni,perchè denotano più che un rapporto di collaborazione,un vero e proprio vassallaggio.Uno Stato sovrano non dovrebbe avere mai bisogno di chiedere il permesso a per negare l’estradizione chiesta da un altro Stato.Ma sono le leggi del sovranismo,bellezza:il sovranismo del Paese più potente coesiste con gli altri sovranismi solo sottomettendoli,che è l'esatto contrario del concetto di sovranismo.

Non è certo un caso che la premier,tanto osannata per il caso Sala, non si sia azzardata a dire una sola parola di critica al discorso di Trump nella sua conferenza stampa di inizio d’anno.Nè per la parte dell’eventuale attacco militare alla Danimarca,nè per la richiesta di investire il 5% del PIL in spese militari.E dopo il solito,infinito bla,bla,bla in favore dell'Ucraina e le dichiarazioni di appoggio incondizionato all’aggredito,la Premier niente ha detto sul fatto che gli USA di Trump non forniranno più armi all'Ucraina.Anzi,ha definito il presidente americano «una persona che quando fa una cosa,la fa per una ragione» e ha ripreso quasi alla lettera le sue argomentazioni,sul canale di Panama,dicendo che fu costruito a inizi del Novecento dagli USA.E in merito alla Groenlandia,ha detto che essa «è un territorio particolarmente strategico, ricco di materie prime strategiche. Per il Canada si potrebbe fare un ragionamento simile».Praticamente un altoparlante di Trump.Se questa è tutela di dignità nazionale.

E ovviamente grandi elogi della Meloni per Musk,nuovo "idolo" della destra nostrana e nessun pericolo può derivare per la nostra democrazia,a detta della Premier,per l’eventuale affidamento della sicurezza delle nostre comunicazioni militari alla rete satellitare Starlink del tecnopopulista americano.Quanto al sostegno ai neonazisti tedeschi di AFD,la Meloni ha risposto che ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero.Come se poi Musk fosse un qualunque privato cittadino,e non il detentore di un potere immenso,deciso ora a sfruttarlo senza scrupoli per un progetto politico in sintonia con quello ex nazista.

Difronte a questo quadro è d'obbligo chiedersi allora quale sia il futuro dell’Occidente e, in particolare,quello del nostro paese.Non si accresce il proprio prestigio riducendosi ad essere il valletto di un arrogante padrone come Trump o mettendosi sotto il controllo di Musk.E soprattutto in questo contesto e con questi soggetti non può sopravvivere tutto quello che chiamiamo democrazia.

10 gennaio 2025

UNA PAROLA PER SEMPRE



E' "rispetto" la parola che l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani ha scelto come parola dell'anno 2024.Una parola scelta,spiegano gli studiosi dell'Istituto,per la “sua attualità e rilevanza sociale”.Rispetto è un sentimento di stima,attenzione,nei confronti di una persona,ma anche verso un popolo,un'istituzione,una cultura,che si può esprimere con atti o fatti.Una parola che dovrebbe essere insegnata alle giovani generazioni fin dalla prima infanzia,per poi diffonderla nelle relazioni tra le persone,in famiglia,nel lavoro, nel rapporto con le istituzioni civili e religiose,nella politica e nelle relazioni internazionali.Ed  invece è proprio la parola "rispetto" che oggi è assente nelle relazioni internazionali ed interpersonali:è la mancanza di rispetto dei diritti dei popoli e della democrazia la causa delle guerre oggi in corso;è la mancanza di rispetto delle idee e dei diritti delle persone a generare la violenza contro le donne,contro chi ha un diverso colore della pelle o altre convinzioni religiose od orientamenti sessuali;è la mancanza di rispetto delle regole del diritto o delle leggi della natura a causare rispettivamente lo sfaldamento delle istituzioni o i disastri ambientali e l'alterazione dell'ecosistema  naturale.

Ma quando si parla di rispetto vengono subito alla mente quelle parole di Nelson Mandela:"Essere liberi non significa solo sbarazzarsi delle proprie catene,ma vivere in un modo che rispetta e valorizza la libertà degli altri".E allora accanto alla parola rispetto c'è un'altra parola che con essa fa quasi rima;quest'altra parola,però,non può essere parola di un solo anno, ma è parola di sempre e per sempre:"Libertà" è quella parola.Il termine «Libertà» è pieno di significati:comprende sentimenti ed aspirazioni;esprime ciò che ognuno vorrebbe essere ma spesso non può essere. Essere liberi o «liberi di essere» è un'esigenza imprescindibile per l’umanità tutta e per ogni singolo individuo.Su di essa si sono scritte Costituzioni e Dichiarazioni Universali,eppure ancora oggi si sente la necessità di parlarne.E allora la domanda è:cos’è la libertà?Ed esiste oggi nel concreto ?E siamo davvero tutti liberi?

La parola «Libertà» deriva dal latino "libertas" e la sua radice è la stessa di «figlio»(liberi)e «libro»(liber):indica perciò apertura alla vita,alle relazioni interpersonali,al sapere e alla conoscenza.E' una parola pronunciata spesso in questi tempi di prigionie mentali,di muri psicologici e fisici,di atmosfere lugubri,soppressive e oppressive di diritti,di arroganti pretese di supremazie di razza.Ed invece ciascuno di noi,ciascun individuo dovrebbe essere generatore di libertà,rispettare gli altrui diritti e far sì che questi si possano esplicare pienamente.Ma per fare questo occorre cambiare il nostro modo di vivere.Il che significa guardare e conoscere l’altro senza pregiudizi,odi,rancori e violenza contro il "diverso",quale che sia quella diversità:di idee,razza,religione od orientamento sessuale.

Libertà significa appunto questo:arricchire le vite degli altri,sapere che ci sono "anche" altrui diritti che vanno tutelati.Soprattutto quei diritti che oggi sono "ridotti" o del tutto annullati da parte della politica,della magistratura ma in fondo da parte di tutti noi:i diritti dei carcerati,dei migranti in fuga dalle guerre e dalla fame,i diritti delle donne,dei bambini,dei disabili e quelli degli anziani.Perchè proprio riconoscendo e tutelando ANCHE quei diritti si riemerge dai nostri abissi di egoismi,indifferenza ed insensibilità,dando invece anche agli altri le stesse opportunità che chiediamo siano date a noi.L'arricchimento dei diritti altrui è anche nostro arricchimento:arricchimento di conoscenza negli altri,conoscenza di storie e cultura,nel rispetto(ritorna la parola)ciascuno delle proprie culture e identità.Perchè ogni individuo esiste nella sua unicità,ma non può prescindere dall’altro,nell’ecosistema complessivo dell'Umanità.E' perciò che la libertà,come diceva Nelson Mandela,non può sussistere se non con il rispetto dell'altro,del suo diritto ad essere Umanità.

Tutti abbiamo bisogno di libertà:libertà per i popoli che vogliono essere liberi di vivere la propria storia,cultura e religione,senza prevaricazioni e oppressioni di altri Stati e di altri popoli.Libertà per le donne di essere sé stesse senza timori di violenze e pregiudizi.Libertà per ognuno di vivere la propria sessualità e di amarsi liberamente.Libertà di pensare e di agire con l’unico vincolo di rispettare l’altro,perché se nella relazione non c’è rispetto per l'altro non può esserci reciprocità, né costruzione di valori.

Libertà richiede però impegno,costanza e coraggio.È un valore assoluto, ma non ha validità assoluta:c’è sempre qualcuno o qualcosa che da un momento all’altro può sottrarcela.Impegnarsi,perciò,ad esercitare sempre il pensiero,che poi significa  "semplicemente" essere liberali.E avere coraggio:coraggio di sottrarsi al pensiero dominante e scoprire nuovi valori in cui credere; di scrollarsi di dosso le convenzioni che ci soffocano e costruire un rapporto autentico con gli altri e con sé stessi.Il "mestiere" di pensare e la determinazione di non accettare i conformistici comportamenti per ingraziarsi i potenti,dà consapevolezza di sé e dignità a ciascuno:è così che si semina speranza.Sperare,però,secondo le parole di Marco Pannella:"Spes contra spem",cioè "osare l’inosabile”,“essere speranza (spes)piuttosto che avere speranza (spem)”;essere,farsi speranza nella propria carne,attraverso il proprio corpo opposto al potere.Speranza attraverso la propria azione,senza rimanere immobili nel sogno e nella rassegnazione aspettando passivamente che qualcosa prima o poi si avveri. 

07 gennaio 2025

UN LIBERALE DAVVERO





8 anni fa,il 7 gennaio 2016,moriva Valerio Zanone.Valerio Zanone fu un grande liberale;un liberale davvero.Perchè i principi del liberalismo,quella laica Fede liberale lui la visse fin nel profondo e fino all'ultimo giorno.Un solo desiderio,infatti,aveva espresso:che sulla sua tomba fosse scritta una sola parola:"Liberale".Una parola che oggi tanti usano,della quale in così tanti oggi si appropriano,senza nemmeno conoscerne la valenza ed il significato.
Zanone,invece,la conosceva bene quella parola ed anzi la viveva e sopra ci rifletteva nei suoi tanti studi,scritti e discorsi.E forse proprio questo è il miglior modo di ricordare Valerio Zanone,perchè,al di là della carriera politica(tanti i suoi incarichi istituzionali:Consigliere Regionale PLI del Piemonte,Segretario del PLI dopo Malagodi,Sindaco della "sua" Torino,parlamentare per più legislature e Ministro dell'Ecologia,dell'Industria e della Difesa)fu anzitutto un fine e coltissimo intellettuale oltre che uomo con grande senso dello Stato,ma questo è del tutto normale per ogni vero liberale.Anzi si può dire che più che un politico,lui fu un intellettuale prestato alla politica.  Il liberalismo,per lui,era un'"mestiere" difficile.Agli amici "raccomandava" spesso:"Non diventare liberale,perchè in Italia è il modo migliore per complicarsi la vita".Come aveva ragione! La cosa più facile,infatti,in Italia era,è sempre stata quella di aderire  alle forze che gestiscono il potere,a quel sistema partitico dedito soltanto a spartirsi le prebende del sottobosco politico ed economico italiano,nell'ambito di un degrado ed una corruzione morale dei costumi istituzionali e politici.Del resto nulla di nuovo sotto il sole:queste cose continuano ad accadere ancora oggi,al tempo del dominante populismo nostrano.In questo sembrava riprendere le parole di Ernesto Rossi che nel suo libro "Elogio della galera" scriveva di essere in galera con i comunisti perché insieme a loro combatteva il regime fascista.Ma sentendoli ragionare,capiva che se quei comunisti avessero vinto,lui sarebbe finito in galera di nuovo.Come a dire:è difficile per un pensiero libero e liberale trovare spazio in Italia.
Dopo la stagione di Mani Pulite,che spazzò via i partiti della Prima Repubblica e quindi anche il "suo" PLI,Zanone non volle mai aderire a quella che lui chiamava "la grande truffa" berlusconiana.Così egli scriveva:"si è voluto regalare la bandiera liberale a un demagogo millantatore che fino ad allora aveva  fatto affari  di bassa lega con il partito socialista.L’etichetta di “liberale” a Berlusconi è servita per dare uno straccio di dignità politica a chi ne è totalmente sprovvisto.I complici sono molti:si va da Bertinotti alla stampa padronale, persino al Pd sempre incline all’inciucio e al compromesso di potere.(....)La “rivoluzione liberale” predicata da Gobetti e quella di Berlusconi,per i pennivendoli di Arcore,sono state la stessa cosa. Alcuni hanno avuto persino la faccia tosta di espungere Gobetti dalla storia del pensiero liberale per dare posto al monopolista di Arcore(....).Come ci  si possa,la mattina,guardare allo specchio senza ridere o vergognarsi, non si sa proprio(....).Ci si strofina su Meloni come  nel 1922 i fascioliberali su Mussolini".Incredibile,ma queste parole furono scritte da Zanone 15 anni fa,all'albeggiare del sistema di potere berlusconiano.
Di Zanone,però,non condivisi una scelta,quella cioè di non essere stato a fianco di Enzo Tortora,che pure del PLI faceva parte,ingiustamente ed indecentemente accusato dalla malagiustizia italiana.Ancora oggi non comprendo il perchè della rinuncia a combattere una battaglia tipicamente liberale per lo stato di diritto contro l'angheria di una giustizia ingiusta,arrogante e prepotente che già allora angariava la vita degli individui.Battaglia che invece poi fecero Marco Pannella e i Radicali.In ogni caso per noi liberali Valerio Zanone rimarrà sempre Valerio Zanone.E a mio avviso il modo migliore per ricordarlo è rileggere il suo "decalogo" liberale,quella sorta di Comandamenti Liberali,che lui enunciò in quel meraviglioso Congresso liberale di Firenze del 1981: 
  • Liberale è darsi una regola piuttosto di doverla ricevere.
  • Liberale è la società aperta che riconosce a ciascuno il diritto e la possibilità di diventare ciò che vuole essere.
  • Liberale è rinunciare all'illusione della società perfetta,ma cercare ogni giorno di correggerne qualche imperfezione.
  • Liberale è l'iniziativa individuale combinata con la responsabilità collettiva.
  • Liberale è il rifiuto di staccare nel tempo la libertà e la socialità;ai marxisti che promettono la libertà dopo la socialità,ai conservatori che promettono la socialità dopo la libertà,i liberali devono rispondere che la libertà e la socialità si guadagnano e si perdono insieme
  • Liberale è la sintesi difficile non impossibile,fra l'efficienza del mercato,le riforme della socialità, le regole della democrazia.
  • Liberale è chi non delega e non si sottomette,chi chiede al grande fratello pubblico il conto delle spese.
  • Liberale è chi,dopo aver letto il romanzo di Orwell,scopre che il fatidico "1984" è alle porte,e prepara la difesa contro la più illiberale delle diseguaglianze,quella che potrebbe instaurarsi fra una massa livellata e una oligarchia di livellatori
  • Liberale è il rifiuto di separare il tempo dalla propria vita,di scinderlo fra un tempo di lavoro senza fantasia e un tempo libero senza significato
  • Liberale è la voglia di cambiare ogni tanto lavoro e pensieri, di imparare qualcosa anche quando è finita la scuola.
  • Liberale è per noi, italiani, credere nella vivacità e opporci alle politiche che la mortificano, respingere le lamentazioni catastrofiche, avere fiducia in questo paese dissestato e grande; e cercare nelle ragioni della libertà le nostre ragioni di speranza".