In fondo non c'è bisogno di ricorrere a chissà quali grandi esperti di riviste geopolitiche per fare previsioni in merito:già da ora si può dire che la seconda presidenza di Donald Trump negli Stati Uniti non avrà alcun tipo di vincolo o legame o,dal suo punto di vista,"intralcio" istituzionale o costituzionale.
Quello di Trump sarà un potere che non dovrà rendere conto praticamente a nessuno;nè al Parlamento(il Partito Repubblicano di Trump ha la maggioranza sia alla Camera che al Senato),nè a nessun magistrato(che oltretutto negli USA sono designati dal Presidente).Dopo il giuramento del 20 gennaio avvenuto in quello stesso Congresso,in quella stessa Capitol Hill contro la quale 4 anni fa il tycoon mandò all'assalto delle istituzioni democratiche i suoi violenti,fanatici squadroni,inizierà non solo il nuovo mandato presidenziale ma anche una nuova era,quella della "post-democrazia" americana,secondo il termine coniato dal sociologo e politologo inglese Colin Crouch(sotto nell'immagine).
Inizierà,cioè,quel sistema politico che,pur essendo formalmente regolato da elezioni,istituzioni e norme democratiche verrà in realtà ad essere una vera oligarchia,pilotato da grandi lobby finanziarie,economiche e politiche e con la manipolazione dei mass media e social media.Così,alla fine,la concreta applicazione delle regole democratiche nella prassi politica,sociale ed economica verrà progressivamente svuotata.
Ma il fenomeno,a ben vedere,è più ampio e complessivo.Una nuova destra radicale sta emergendo ed espandendosi in tutto il mondo sfruttando una crisi delle democrazie,discendente da crisi sociali ed economiche di natura globale,e da una sfiducia crescente nella politica e nel principio di rappresentanza parlamentare.E ora questa nuova destra ritiene di dover assolvere ad un compito storico, che va ben oltre la presa tradizionale del potere con la vittoria elettorale.Questo è un sentimento diffuso in Europa come in America e che emerge univoco dai regimi dispotici come la Russia putiniana e da quelle democrature insediate ovunque,come i sistemi neoautoritari dell’Ungheria di Orban e la Turchia di Erdogan.
Cresce,insomma,un populismo di destra con atteggiamenti di dileggio verso la democrazia,presentata come inganno e confisca della volontà popolare.L’obiettivo è chiaro:la contestazione e la fuoriuscita dalla cultura liberal-democratica,fino ad oggi considerata come ispirazione ed espressione della democrazia reinsediata grazie alla sconfitta dei totalitarismi e che ha dato forma alle costituzioni moderne con la riconquista dei diritti con la lotta all'oppressione nazifascista.
Ma è proprio questo che la nuova destra respinge.Questa cornice di regole, vincoli e controlli costituzionali è vista dalla destra come qualcosa di sorpassato e inadeguato rispetto ai rapidi cambiamenti sociali ed economici.Con la contestazione di quel complesso di regole e controlli si vuole sfuggire a quel sistema di "checks and balances" dei poteri dello Stato,finalizzata all'esercizio senza limiti di un potere che si ritiene aver conquistato una volta e per sempre con la vittoria elettorale.
Questa è la "narrazione" della destra:la democrazia troppo regolata è dannosa, perché si riduce a vuota procedura,ad un insieme di vincoli senza anima di cui non c'è più bisogno.Meglio,allora,eliminare ogni intermediario(il Parlamento)lasciando spazio solo a due soggetti, il cittadino e il leader,mettendoli l’uno di fronte all’altro, senza più intercapedini o controllo tra poteri. Il cittadino vota, il leader incarna il suo consenso dispiegando finalmente la sua autorità senza vincoli;per la destra,cioè,l’epoca in cui viviamo ha bisogno di nuovi circuiti di rappresentanza e di nuovi leader, portatori di una politica fuori dalla tradizione.S’incontrano in questo discorso populismo,leaderismo e reazione.Il leader è insieme la guida del sistema e l’irregolare estraneo alla nomenklatura;è il vertice istituzionale ma anche l’underdog che rassicura la rabbia degli esclusi, perché viene dal loro universo e non lo dimentica,con in più un sentimento di rivincita e rivalsa di questa destra che rivendica con orgoglio la propria diversità,proponendo un contromondo che non si lascia assimilare dal Potere.
È una mentalità fortemente identitaria che nel Palazzo non cerca gli strumenti del governo ma i segni del comando, come se la dotazione legittima di potestà che la Costituzione assegna ai vincitori delle elezioni non bastasse più e occorresse una quota supplementare di autorità che si può ottenere soltanto stressando il sistema, forzandolo, portandolo a superare i suoi limiti. Da qui la richiesta di "pieni poteri" reclamati a suo tempo da Salvini e il progetto di premierato in Italia,fortemente "preteso" dalla Meloni.
In questo quadro arriva la vittoria di Trump il quale,rafforzato dalla potenza tecnologica di Elon Musk,propone,un nuovo modello di assalto al sistema liberaldemocratico,dopo quello del 6 gennaio 2021.Quello di Trump,ora,è un assalto culturale a quel sistema.Un assalto fondato su un tecnopopulismo illiberale che si propone di realizzare proprio quella post-democrazia,trasformando il sistema costituzionale in puro comando senza limiti e controlli.Questo assalto alla cultura liberaldemocratica da parte delle oligarchie tecnocratiche e postdemocratiche attira i grandi potentati economici mondiali ed i nuovi pionieri della tecnodestra sul carro del vincitore Trump.Non a caso,in questa fuoruscita dalla regola liberal-democratica,gli imprenditori digitali della Silicon Valley stanno facendo una corsa a chi arriva primo a prostrarsi e baciare la pantofola del nuovo/vecchio Presidente americano:dal padrone di Facebook,Instagram e Whatapps,Mark Zuckemberg a quello di Amazon Jeff Bezos,da Tim Cook di Apple a Sundar Pichai di Google,tutti esponenti di quel capitalismo digitale della Silicon Valley una volta avversari di Trump.
È la tecnica che si fa politica, l’innovazione che rivede,modifica e forse un giorno cancellerà le Costituzioni.La tecnologia che prepara il suo modello di società,secondo i propri interessi.Per loro,perciò,Trump è una occasione storica.Attraverso Trump questa nuova aristocrazia tecnocratica sta prendendo posto alla nuova ricchissima tavola dei nuovi poteri e dei guadagni sconfinati,assegnando a se stessa la gestione di una ricchezza sconfinata e dall'incontrollato mondo della super-conoscenza.
Ma questi nuovi aristocratici del Potere scopriranno presto il segreto della vera modernità che non accumula il potere in un pochi luoghi e fra poche persone,ma lo frantuma disperdendolo nelle molteplici articolazioni del sociale.Dunque il potere si può conquistare, ma non possedere,e ritorna ogni volta in gioco.
Nel XVII secolo un re e tutta l'aristocrazia che gli stava intorno potevano fare quello che volevano,non esisteva il diritto,non esisteva la legge se non quella emanata dal sovrano di turno. Un potere assoluto e senza regole che ricorda molto quello dei Trump e dei Bezos o Zuckerberg del nostro tempo.Eppure anche quel potere crollò e venne il tempo dei Lumi,e venne il trionfo della Ragione, intesa come chiave etica per redistribuire poteri e ricchezze in un mondo profondamente diseguale.Oggi,perciò,c'è bisogno di un nuovo Illuminismo, per regolare attraverso l’etica un mondo,quello virtuale, che abitiamo da così poco tempo e che al momento si fa strada con l'arroganza del danaro e la prepotenza di un potere senza controlli e limitazioni e senza rispondere a nessuno.