"Le parole tra noi leggere cadono".Sono versi,questi tratti dalla poesia di Eugenio Montale "Due nel crepuscolo".Ma in questi nostri drammatici,tragici giorni le parole sono,purtroppo,tutt'altro che leggere.Specie quando si pronunciano con una qual certa superficialità e indifferenza rispetto a quello che realmente accade;guerra,genocidi,pulizia etnica,minaccia dell'arma atomica.E tuttavia non bisogna abituarsi,non bisogna accettare che l’impronunciabile diventi ordinario.Si dice,giustamente,che una guerra nucleare non può esistere perché nessuno la può vincere.Però la storia insegna che talvolta la "normalità" della pace è sconfitta dalla disperazione di un dittatore,dal fanatismo di una religione,dall’odio razziale o politico.Chi avrebbe potuto immaginare Auschwitz?Eppure la Shoah c'é stata e non è stata un accadimento improvviso e imprevedibile. Prima ci furono le parole dei discorsi antisemiti di Hitler e le leggi razziali del 1938 di Mussolini.Erano parole,anche quelle,scambiate all'inizio da molti per minacce che non avrebbero avuto mai seguito,ma che poi sono diventate forni crematori.E' per questo che l’evocazione ormai quotidiana della di una guerra nucleare o di un 3° guerra mondiale non va presa solo come una smargiassata mossa probabilmente dalla disperazione di una sconfitta militare in corso. Già solo il fatto di pronunciarle cambia radicalmente il mondo.In pochi mesi l’invasione dell’Ucraina, la crisi energetica,le tensioni sui mercati e l’aggravarsi dell’impoverimento di molte famiglie, in Russia come in Europa, hanno reso il pianeta e la nostra vita quotidiana, già sconvolta dalla pandemia mondiale, del tutto diversi da prima.
Ma tutto questo avviene nel totale silenzio delle opinioni pubbliche.Nel momento in cui le istituzioni europee ed internazionali reagiscono e (sia pure in mezzo a mille contraddizioni ed egoismi economici e nazionalistici)dove sono finite le parole e l'indignazione dei cittadini e delle organizzazioni pacifiste?E gli intellettuali?Quante manifestazioni popolari nelle piazze si sono svolte per difendere il diritto all’integrità dell’Ucraina?Quanti appelli di intellettuali per la pace sono stati firmati per il rifiuto della logica dell’escalation nucleare?Silenzio, solo silenzio.
Allo stesso modo e con lo stesso cinico disinteresse si guarda in tv alle disperate proteste delle ragazze iraniane.Al taglio delle loro ciocche di capelli,diventate simbolo di libertà.
In questo contesto é perciò utile ricordare il rapporto tra due grandi scrittori e intellettuali,cioé George Orwell,fervente difensore di libertà contro ogni autoritarismo,ed Henry Miller, scrittore più impegnato nel racconto delle relazioni umane.I due si incontrarono a Montparnasse durante il viaggio di Orwell verso la Spagna dove questi andava a combattere contro il dittatore fascista Franco,per quel suo connaturato amore per la libertà che lo spinse poi ad opporsi allo stalinismo.
Miller non capiva la ragione di tanto impegno.Orwell più tardi scrisse un magnifico apologo intitolato "Nel ventre della balena",immaginando quel posto come il luogo in cui quelli come Miller si rifugiavano in comodità:"Eccoti lì,nello spazio buio e imbottito(.....)con metri di grasso tra te e il mondo…".E poi:"Andiamo incontro a un’era di dittature totalitarie,un’era in cui la libertà di pensiero sarà in un primo tempo un peccato capitale e poi insulsa astrazione".Queste erano le parole di angoscia di Wilde.Quelle stesse parole che lo porteranno a scrivere 1984 e la Fattoria degli animali. Orwell sapeva benissimo che anche la libertà di chi,come Miller,preferisce vivere "nel ventre della balena",è minacciata dagli autoritarismi.Ma intanto tutti quelli che scelgono il ventre della balena,che rifiutano di pensare o ribellarsi o che vogliono astrattamente parlare di amore, giustizia e libertà,devono pur sempre avere la libertà per poterlo fare.Ma é proprio qui che sta l'inghippo,come direbbe il Sommo Bardo.Occorre accendere in tutte le persone,la consapevolezza che le parole di Putin li riguardano direttamente e che il ventre della balena non mette al riparo da nulla. Solo una grande mobilitazione civile per la pace e le libertà in Russia,negli Usa e in Europa,può evitare che la violenza e la guerra,come è spesso accaduto nella storia umana,prevalgano sulla Ragione.