E' bastata una tempesta di sabbia,o forse la manovra sbagliata dell'equipaggio e tutto il mondo è andato in crisi.Quel portacontainer,l'Evergiven,messo lì di traverso,tra le due sponde del Canale di Suez,ha impedito per due settimane il transito di quasi 400 navi,con il blocco di traffici,commerci e trasporti su scala mondiale.Quella nave incastrata ha dato la plastica dimostrazione che nessuna tecnologia,nessun sofisticato dispositivo,nessun ricorso al web,ha potuto impedire e risolvere il problema creato da quel blocco,che ha comportato grandi ricadute economiche e geopolitiche sui governi e sulle Nazioni che su quel canale hanno costruito fortune e ricchezze,dichiarato guerre,sacrificato vite umane.Suez,come pure gli altri "Stretti" del mondo,come Hormuz,Malacca,i Dardanelli,Panama e Gibilterra,sono quei "colli di bottiglia",quei passaggi obbligati attraverso i quali le parti del mondo sono più rapidamente collegate e dai quali passa l'80% delle merci del pianeta ed il cui controllo diventa perciò strategico.Gli inglesi,popolo di grande tradizione marinara e commerciale,già 200 anni fa fondavano la potenza del loro Impero sul controllo degli snodi marittimi più importanti,soprattutto per la Rotta delle Indie.Attraverso il Canale di Suez passa ogni giorno tanta parte dell'economia mondiale,con enormi risparmi se si pensa che prima il trasporto di merci avveniva mediante la circumnavigazione dell'intera Africa.Proprio perciò questo angolo del mondo desta così grandi interessi nelle potenze mondiali.Da un lato c'è la Cina che finanzia il raddoppio di una parte del Canale,per potersi assicurare uno "hub" privilegiato per le proprie merci.Dall'altro c'è la Russia che prosegue la sua geopolitica per "affacciarsi" nel Mediterraneo,costruendo proprio in Egitto,grandi zone industriali.Quella nave incastrata sta perciò a dimostrare quanto gli Stretti delle varie del mondo incidano sull'economia mondiale,mettendo in rilievo,oltretutto,la dipendenza dell'economia Occidentale dalle molteplici catene di approvvigionamento e la conseguente vulnerabilità del Vecchio Continente.Come sempre antenna sensibile di questa situazione è stato il prezzo del greggio:nei giorni del blocco,nel giro di poche ore,c'è stato un rialzo del prezzo del 5%,allo stesso modo di quanto accade quando c'è un incidente o un attentato nel Golfo Persico.Lo stesso vale per ogni altro tipo di commercio e componentistica industriale e informatica.Ogni ora di ritardo nella consegna delle merci può dar fuoco ai prezzi al consumo in un periodo,poi,di una economia mondiale già devastata dalla pandemia.Del resto l'alternativa al Canale sarebbe soltanto il periplo dell'Africa,come accadeva un secolo e mezzo fa,con ritardi e ricadute pesanti sui prezzi.Ecco l'importanza degli stretti nella circolazione continua del commercio,dell'industria e del trasporto mondiale.E subito le grandi potenze e le grandi economie mondiali hanno cercato di approfittarne ai propri fini,muovendo le proprie pedine sullo scacchiere geopolitico mondiale.La Russia ha rilanciato il famigerato "Passaggio a Nord Est",la rotta nel Mare del Nord che farebbe risparmiare 7400 km,allungandosi lungo la costa artica della Siberia.Un percorso una volta proibitivo perché bisognava passarci con le navi rompighiacci,ma ora più percorribile a causa del riscaldamento globale e quindi dello scioglimento dei ghiacci.La Cina,invece,sta cercando di implementare i suoi collegamenti economici e tecnologici con l'Europa attraverso la sua "Belt Road Initiative"(la "Via della Seta")che,interessando anche l'Italia,riuscirebbe a bypassare lo stretto di Malacca,controllato virtualmente dagli USA,la cui chiusura anche per un solo mese,strozzerebbe l'economia cinese.Tutto un gioco di grandi potenze,di economia e geopolitica mondiale.Che alla fine,però,finisce per colpire i popoli e le genti in tutto il mondo.Aumentando,per esempio,la povertà e la fame dei popoli africani costretti a migrazioni verso il Nord del mondo.Ma che adesso incide anche sulla vita e l'economia della di tanti popoli,messi in ginocchio e così impoverita in questi tempi di pandemia mondiale.
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