17 aprile 2021

LA VERSIONE DI BORDIN



"Buon giorno agli ascoltatori di Radio Radicale e benvenuti alla rassegna di Stampa e Regime".Era sempre con questo celeberrimo attacco che Massimo Bordin iniziava la sua rassegna stampa,dalla storica sede della Radio di Largo Argentina.Negli ultimi tempi aveva lasciato quel suo consueto appuntamento mattutino,a causa di una lunga malattia che se lo portò via due anni fa,quel 17 aprile 2019,quando quella sua voce calda e roca(interrotta da quei feroci colpi di tosse)non ebbe più a sentirsi.E quella mattina di due anni fa il tema del Requiem di Mozart che da sempre accompagnava le trasmissioni di Radio Radicale,ebbe un suono tristemente diverso.



"Una notizia che non avremmo mai voluto dare",disse Alessio Falconio, il direttore di Radio Radicale annunziando la scomparsa del giornalista:"una delle voci più celebri e stimate dell’emittente"egli disse.Era proprio così.Bordin era un Giornalista con la "G" maiuscola.Sin dal 1991,anno dal quale fu Direttore di Radio Radicale,accompagnò intere generazioni(alcuni si sintonizzavano sulle frequenze del network solo per ascoltare lui e la sua rassegna stampa e la domenica sera anche per le sue conversazioni con Marco Pannella,che spesso finivano in risse verbali,per il forte carattere dei due).Erano sempre riflessioni e commenti importanti per la società civile,per i politici e per tutto il mondo della stampa,almeno per quello libero da servilismi politici e giudiziari.Riflessioni e commenti talvolta anche sarcastici e sferzanti quelli che faceva Bordin dopo la lettura di un articolo di giornale,che si concludeva con quel suo indimenticabile:"vabbè".Riflessioni e commenti di uomo di cultura raffinata,di spessore morale e intellettuale diverso e più alto.Le 7,35 era l'orario di "Stampa e Regime":e Bordin aveva ideato quel modello di rassegna stampa in modo del tutto innovativo,una analisi, una "versione" interpretativa dei fatti e della politica diversa dal solito modo di fare rassegna stampa.Raccontare il Potere e il Palazzo,stando fuori dal Potere e dal Palazzo.Soprattutto dai palazzi giudiziari e anzi sempre contro quella cultura forcarol-manettara-giustizialista che da anni pervade l'Italia e le redazioni di certi giornali divenuti uffici stampa delle Procure.Era capace di vedere sempre più in là:ed infatti il "caso Palamara",raccontato nel libro di Alessandro Sallusti,dimostra,parafrasando Shakespeare,che c'è del marcio in quegli ambienti giudiziari.Bordin non faceva mai sconti a nessuno.Le sue invettive,sempre eleganti,colte e educate,erano talvolta delle vere e proprie "scudisciate" ai "colletti bianchi",ai lobbisti,alle congiure del malaffare e alla Casta potente della magistratura italiana capace di distruggere la vita e la dignità degli uomini,come ad esempio,nel caso di Enzo Tortora che solo i Radicali,come Farinata degli Uberti con Firenze,"difesero a viso aperto",difronte alla malagiustizia italiana.Bordin associava alla sua grande cultura la conoscenza di dati,di informazioni,di notizie,che permettevano ai suoi affezionati ascoltatori una comprensione delle dinamiche politiche,storiche e sociali di questa nostra Italia.Tra tanti quotidiani che leggeva,però,raramente riusciva a trovare qualche "voce" o trafiletto che riguardasse i radicali,che pure tante battaglie avevano fatto per i diritti civili,per la libertà del Tibet e del Dalai Lama,per una "Giustizia giusta" e per i tanti innocenti che finivano ingiustamente tra le ruote mostruose della macchina giudiziaria.Perchè poi non dar voce ai radicali significava non dar voce agli ultimi,agli emarginati,ai carcerati,ai dimenticati dal regime.Per circa 40 anni Bordin ha proposto,anche solo attraverso la lettura dei giornali,una sua diversa "versione" dei fatti,una visione del mondo diversa,regalando agli ascoltatori una nuova testata giornalistica:la sua,una sorta di quotidiano-Bordin.Inesistente nelle edicole ma reale nelle sue lucide analisi.Era come se s’inventasse ogni giorno un nuovo quotidiano,mettendo insieme articoli presi un po’ qua e un po’ là,tra le pubblicazioni di destra,di centro,di sinistra.La rassegna Stampa e Regime è sempre stata un punto di forza per la storica radio fondata dall’amico,a tratti "nemico",Marco Pannella,con il quale ogni domenica condivideva la consueta chiacchierata pomeridiana.


Chi li ascoltava,si immaginava quella saletta di Radio Radicale avvolta nel fumo del sigaro di Massimo e delle "Celtic",le sigarette preferite da Marco.Pannella era un amico che Bordin riprendeva spesso,rimproverandolo per gli errori politici commessi;ma lui era Bordin e solo lui  poteva permetterselo,con Pannella che si incavolava di brutto.Ma Bordin sottolineava anche tutto quello che Pannella aveva significato nella storia politica e sociale italiana:dai referendum per il divorzio e l'aborto,alle battaglie per una "Giustizia Giusta",combattuta a fianco di Enzo Tortora o dei carcerati per la rivendicazione dei diritti dei detenuti.Quella chiacchierata che ogni domenica Radio Radicale proponeva al pubblico,sino alla scomparsa di Pannella,era motivo di stima da parte di molti ascoltatori che apprezzavano la grande capacità dialettica del conduttore con il leader radicale.Pannella e Bordin affrontarono insieme battaglie civili,misero passione in quello che facevano,profusero ogni energia per difendere i diritti umani e civili,la laicità dello Stato,la parità di genere.Bordin fu un giornalista autonomo,indipendente;la sua intelligenza umana e politica,la sua ricerca costante per la verità,hanno fatto di lui un giornalista vero e serio,un punto di riferimento per chi amava ragionare fuori dai pregiudizi,dalle ideologie e dalle chiese di partito.Bordin ha insegnato il coraggio della coerenza,l'importanza di appartenere ad una comunità basata sul valore umano e perciò capace di distinguersi in un oceano di mediocrità,menzogne,bassezze,falsità di cui solo è capace la società e la politica italiana.Tutti quelli che lo ascoltavano sono sicuramente diventati,forse senza neanche accorgersene,più consapevoli della realtà che li circonda e più capaci di sviluppare,grazie a lui,gli "anticorpi" contro i tanti,troppi opportunismi e convenienze di cui è fatta questa politica e questa società italiana.E' proprio per questa sua "singolarità" che lui ci mancherà,anche se di lui non potremo dimenticare mai la sua "versione" e la sua lezione.

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