QUANDO C'ERA IL PARLAMENTO
Fino a qualche anno fa accadeva che il Governo italiano,quando c'era una questione importante,si presentava nelle Aule Parlamentari e riferiva sulle vicende di politica interna o internazionale che erano in discussione e poi c'era l'opposizione che interveniva nel dibattito parlamentare che ne seguiva.Sì,più o meno così,funzionava la dinamica parlamentare,era così che l'aveva prevista quel pezzo di carta straccia che oggi è diventata la Costituzione italiana.E invece l'altro giorno nel Parlamento italiano è avvenuta una roba tutt'affatto diversa.E' avvenuto che tal Giuseppe Conte,che pare che sia il Premier italiano,è andato in Parlamento a riferire sulla vicenda "Moscopoli" nella quale sembrerebbe coinvolto il vicepremier Salvini,per dei presunti finanziamenti illeciti della Russia alla Lega.Piccolo particolare:in Aula riferiva Conte e non Salvini,vicepremier e capo della Lega,il quale era proprio il referente politico e istituzionale diretto di quella vicenda.Salvini,invece,in Parlamento nemmeno si è sognato di andarci.Ed è accaduta anche un'altra cosa curiosa:mentre il premier parlava,i vicepremier parlavano a loro volta;però da un'altra parte.Poi,mentre Conte prendeva la parola al Senato su "Moscopoli" e dintorni,i senatori a 5 Stelle alzavano i tacchi e se ne sono andati.E, come se non bastasse,Salvini,richiesto di un commento sulle parole di Conte,rispondeva che a lui interessano "meno di zero".Ora non so se un giorno si farà anche con Conte quello che si "faceva" ai tempi di Spadolini,Moro e Craxi e si pubblicheranno anche per lui i suoi(pochi,invero)discorsi parlamentari.E chissà se il curatore del volume vorrà riportare, per definire il momento storico,il giudizio del Capitano leghista:"meno di zero".Ma come!Era in Parlamento,parlava dai banchi del governo!Niente,per Salvini,Conte vale meno di zero.Perché è così che funziona la storia oggi in Italia.Salvini può ben dire che tutta questa storiaccia di Savoini al Metropol non lo riguarda né poco né punto.Ma impressiona il fatto che lui,per rispondere alle interrogazioni delle opposizioni,non ritenga di dover portare la sua tesi in Parlamento.Piuttosto,va sui social e comunica quello che vuole lui,come vuole lui e quando dice lui,tanto lì,sui social,non c'è dibattito parlamentare e lui può straparlare senza paura di essere contestato.E Di Maio?Certo,e mica lui poteva tacere nel giorno in cui parlano gli altri due,e così fa la stessa cosa:dice la sua,per mettere insieme un abbozzo di spiegazione sul perchè i senatori grillini hanno abbandonato l'aula quando Conte cominciava a parlare.Ma la spiegazione anche lui non la dà in parlamento,ma si affida alle risorse che gli mette a disposizione Mark Zuckerberg.Eh sì,dovrò aggiornare il mio Manuale di Diritto Costituzionale:dovrò appuntarmi che,invece della centralità del Parlamento,ora c'è la centralità di Facebook e di Twitter.Pare niente,ma le cose cambieranno anche per tutti noi che deputati o senatori non siamo:invece di elettori saremo follower,cioè seguaci e magari adoratori del Capo/Capitano.Perchè è questo che sta accadendo:è in atto il declino del Parlamento,che sta diventando sempre più aula sorda e grigia come ai tempi "suoi",i tempi del Duce.Se si pensa al modo in cui si è giunti a definire gli equilibri di una democrazia costituzionale,alla funzione dei suoi organismi rappresentativi,a quel sistema di pesi e contrappesi costituzionali(checks and balances)si comprende cosa sta accadendo.Ci sono voluti decenni di battaglie politiche e culturali per assorbire le tante diffidenze nei confronti della democrazia rappresentativa(è divenuta famosa la frase Churchill:"la democrazia è la peggior forma di governo,eccezion fatta per tutte quelle che si son sperimentate finora").Ma la democrazia e l'azione di governo vanno innervate con un processo di formazione delle ragioni,che la libertà non è compromessa ma anzi rafforzata dal confronto reciproco delle opinioni.Se, in nome dell'uguaglianza,togli di mezzo il Parlamento,perdi tutta la sostanza razionale della decisione politica(e non si può non richiamare qui la famosa osservazione di Alexis de Tocqueville sulla "dittatura della democrazia").Oggi,invece,ogni leader politico se ne sta con il suo gregge di follower,che invece che usare il cervello sa cliccare solo like,cuoricini e faccine.Nessuno risponde agli altri.Certo non si può tornare indietro e i social sono parte integrante del nuovo mondo del consenso e dell'espressione politica.Il problema sarà come inventare nuove articolazioni della sfera pubblica che arricchiscano e non impoveriscano i tradizionali luoghi della democrazia.Ma gli ultimi giorni mostrano purtroppo un'altra cosa,e cioè che sono gli stessi leader politici a costruire questa contrapposizione,a scegliere di connettersi alla Rete invece che alle istituzioni repubblicane.Si discute in questi giorni della riduzione del numero dei parlamentari.Poi,però,arrivano momenti come quelle dell'altro giorno e ti vien fatto di pensare che la riduzione è ancora poco,perchè con quello che è successo,saranno ancora tanti,troppi gli onorevoli,se già quelli che contano in Parlamento non ci vanno.Ed in più fanno anche la guerra a quelli che ci vanno.Salvini, insomma,non c'era,e più che con l'opposizione,se l'è presa con Conte,che aveva scelto di esserci proprio in nome e per conto di Salvini stesso.Ma davvero siamo a questo punto,che si può scegliere di tener conto o meno del Parlamento?E qual è il punto successivo?Oggi è:io non c'ero.E se domani fosse il Parlamento a non esserci più,perchè nel frattempo è arrivato qualcuno che ha detto:"questa è solo un'Aula sorda e grigia buona per un bivacco di manipoli"?
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