03 ottobre 2018

AUTOBIOGRAFIA DI UNA NAZIONE



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Quella foto di Luigi Di Maio,che insieme agli altri ministri grillini,saluta dal balcone di Palazzo Chigi con la "V" di vittoria i parlamentari 5Stelle radunati nella piazza sottostante,lascia increduli e allibiti.Da un palazzo delle istituzioni(e non da una sede di partito)i rappresentanti del Movimento pentastellato festeggiano lo "straordinario" risultato di aver inserito nel documento economico-finanziario(DEF)il primo punto del loro programma elettorale,cioè il reddito di cittadinanza.E fa niente se questo provvedimento,insieme alla flat tax e a quello sulle pensioni,comporta un clamoroso sfondamento dei limiti del rapporto deficit-pil,che già attualmente viaggia su livelli iperbolici.Ma quello che qui interessa non è tanto l'aspetto economico della manovra di bilancio del governo grillo-leghista(che pure ha immediatamente avuto devastanti conseguenze sulle Borse,con lo spread verso cifre altissime e crolli di titoli bancari).Ma quello che colpisce è l'atteggiamento culturale e ideologico,che il Movimento pentastellato mostra nell'approccio ai problemi del Paese e nella gestione del potere.Il modo di considerare le istituzioni,la cosa pubblica e financo l'idea stessa di democrazia.Del resto è lo stesso Grillo ad aver detto che la Democrazia è concetto superato.Così la "scena del balcone" è solo l'ultimo di una serie di comportamenti indicativi del modo di "sentire" lo Stato e ancor di più lo Stato di diritto.Il concetto di "popolo",ad esempio.La Costituzione italiana attribuisce la sovranità al popolo che la esercita per mezzo dei rappresentanti da esso eletti e che ad esso devono politicamente dar conto.I 5Stelle,pur eletti dal popolo secondo "questa" previsione costituzionale,non ritengono che al popolo debbano dar conto per lo svolgimento della loro azione politica.Nella concezione  ideologica pentastellata,ispirata alla filosofia di Rousseau(che,per la verità,troppo amante della democrazia non era)il popolo è solo una "moltitudine cieca",inconsapevole,che perciò deve essere guidata da un "Legislatore",misteriosa ed inquietante figura che richiama il "Leviatano" in un pericoloso Stato Etico.Ecco perché per loro c'è bisogno di un "avvocato del popolo" come premier,perchè il loro è il "governo del popolo",e questa manovra economica è la "Manovra del popolo". Proprio il concetto opposto di quello di Alexis de Tocqueville:"Al di sopra di questa folla,vedo innalzarsi un immenso potere tutelare,che si occupa da solo di assicurare ai sudditi il benessere e di vegliare sulle loro sorti.È assoluto,minuzioso,metodico,previdente,persino mite.Ma, al contrario,non cerca che di tenerli in un'infanzia perpetua.Lavora volentieri alla felicità dei cittadini,ma vuole esserne l'unico agente,l'unico arbitro.Provvede alla loro sicurezza,ai loro bisogni,facilita i loro piaceri,dirige gli affari,le industrie:non toglierebbe forse loro anche la forza di vivere e di pensare?".A questo cultura di uno stato etico si unisce poi l'arrogante considerazione che i grillini hanno delle istituzioni,soprattutto quando queste non si acconcino ai loro desideri.Incredibili(ma nessuno ne parla)le parole di Casalino,uno degli ideologi del Movimento,quando in un audio promette coltellate per eliminare uno a uno i "funzionari (m...) del ministero dell'Economia che non gli trovano subito i soldi per il reddito di cittadinanza.Oppure quelle di Luigi Di Maio quando dice,a proposito del Ministro dell'Economia Tria che "un ministro serio deve saper trovare le risorse". Deve cioè consentirgli di mantenere le promesse lunari che ha fatto agli italiani .Considerando,perciò,Tria poco serio.Questo loro modo di ragionare,privo di ogni minimo senso dello stato,trova il suo fondamento nella sub-cultura di internet.Già dagli anni '90 Grillo teneva spettacoli in cui aizzava il risentimento popolare contro banchieri,politici e giornalisti.Ed ancora:sfiducianei media tradizionali ed esaltazione di internet quale sola fonte di informazioni attendibili.Tesi dello svuotamento delle istituzioni rappresentative destinate ad essere sostituite da nuovi processi decisionali nella Rete.Un ambiantalismo radicale ed estremo e una cultura antimodernista.Il NO come negazione della modernità in un mondo che comunque cambia e col quale bisogna fare i conti.Per i grillini,invece è tutto un NO:no Tav,No TAp,No Vax,No alle Olimpiadi,No al ponte alternativo di Genova.In questa furia ideologica ne discende naturale l'attacco alla stampa.Difronte ad opinioni diverse e contrarie alla "Manovra del Popolo",come quelle espresse in questi giorni su vari giornali("Sull’euro una partita pericolosa ”dell'economista Lucrezia Reichlin sul Corriere della Sera),“Mattarella, primo stop al governo" e “I diritti dopo di noi”(su Repubblica),“La classe media dimenticata”(La Stampa),“La tassa di cittadinanza”(Il Giornale)a Di Maio è saltato il self control istituzionale;già,perchè al signor Di Maio non basta andare in Tv a fare monologhi,senza mai un contraddittorio;perchè per lui e per i 5Stelle comunque rimane l’avversione ideologica contro i media che è nel Dna del Movimento fin dal suo esordio.Anni fa Beppe Grillo già si scagliava contro la "vergognosa" stampa.Così,anche per l'"allievo" Di Maio:il giornalismo è solo propaganda che difende interessi particolari e perciò,a mò di intimidazione,afferma che è opportuno intervenire con adeguate restrizioni sugli editori.In questa"Weltanschauung" grillina essi pensano che la Rete sia il Tutto,che in essa possa essere declinata la parola Democrazia.Da bordo della "Piattaforma Rousseau",pensano seriamente che con la "Manovra del Popolo" sia stata "abolita la povertà".Proprio nel momento in cui gli istituti di ricerca socio-economica attestano un drammatico estendersi delle fasce sociale di povertà.Nonostante tutto,però,gli italiani sono come inebriati e ubriacati dalla parola dei Nuovi Demiurghi e ritengono che essi siano la palingenesi,la soluzione di tutti i problemi.Ma in fondo se abbiamo questi attuali governanti è perché essi vengono da un antico comportamento degli italiani.Quel comportamento che Piero Gobetti,giudicando l'adesione degli italiani al fascismo,denunciava nel suo "Elogio della ghigliottina",come l'autobiografia di questa Nazione:l'unanimismo,la comodità del conformismo,la mancanza di uno spirito di sacrificio,una cortigianeria,un asservimento al potere,una pigrizia culturale ad intentare una lotta,un impegno politico che sappia cambiare veramente questo Paese.
 
 
DA "ELOGIO DELLA GHIGLIOTTINA" DI PIERO GOBETTI

 Il fascismo in Italia è un’indicazione di infanzia perché segna il trionfo della facilità,della fiducia, dell’entusiasmo. ….. Ma il fascismo è stato qualcosa di più;è stato l’autobiografia della nazione. Una nazione che ….rinuncia per pigrizia alla lotta politica, dovrebbe essere guardata con qualche precauzione.In Italia c’era gente che si faceva ammazzare per un’idea(….) con Mussolini ci si offre la prova dell’unanimità,ci si attesta l’inesistenza di minoranze eroiche,la fine delle eresie. Certe ore di ebbrezza valgono per confessioni e la palingenesi fascista ci ha attestato inesorabilmente l’impudenza della nostra impotenza.A un popolo di dannunziani non si può chiedere spirito di sacrificio. ….gli Italiani hanno bene animo di schiavi.Eppure(….)c’è chi ha atteso ansiosamente che venissero le persecuzioni personali perché dalle sofferenze rinascesse uno spirito,perché nel sacrificio dei suoi sacerdoti questo popolo riconoscesse se stesso(….).Non possiamo illuderci di aver salvato la lotta politica:(…..)bisogna sperare (ahimè) che i tiranni siano tiranni,che la reazione sia reazione,che ci sia chi avrà il coraggio di levare la ghigliottina:chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli,chiediamo il boia perché si possa veder chiaro.



        


















    










 

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