E adesso che l'Italia è stata eliminata dai Mondiali di calcio che si svolgeranno in Russia nel 2018,ho provato a immaginare come vivranno gli italiani i giorni senza la Nazionale.Non ci saranno bandiere alle finestre,né maxischermi nelle piazze,nessuna "sfilata" notturna di macchine strombazzanti per le vie delle città.Su tutto questo antropologi,sociologi ed economisti avranno materia di studio.Sì,anche gli economisti,perchè l'esclusione dell'Italia dai Mondiali allontanerà sponsor,farà crollare i prezzi per l'acquisto di diritti televisivi,e l'industria del turismo subirà inevitabili ricadute(è stato calcolato che,tra annessi e connessi,l'esclusione dell'Italia dal Mondiale in Russia costerà al nostro Paese quasi un punto di Pil).E poi ho provato ad immaginare come avrebbero vissuto questo momento di "tristezza" nazionale,anche altri uomini che vissero in mondi a prima vista poco o punto contigui con quello del calcio,ma che invece di calcio si occuparono ed in maniera entusiasta per giunta.Ho pensato a scrittori che parlarono di calcio.A Pasolini più di tutti,grande appassionato di calcio,calciatore lui stesso,così innamorato del "suo" Bologna,e che in una intervista disse:"Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo.È rito nel fondo,anche se è evasione.Mentre altre rappresentazioni sacre,persino la messa,sono in declino,il calcio è l’unica rimastaci.Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro".E altrove scrisse:"Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici:si tratta dei momenti dei «goal».Ogni goal è sempre un’invenzione,è sempre una sovversione del codice:ogni goal è ineluttabilità,folgorazione,stupore, irreversibilità.Proprio come la parola poetica.Il capocannoniere del campionato è sempre il miglior poeta dell’anno".Quasi le stesse parole usate dal poeta spagnolo Manuel Montalban:"il calcio è una religione laica,con i suoi riti e le sue cattedrali(cioè gli stadi n.d.b.)le gioie e le delusioni".E oltre Pasolini,anche altri autori di altissimo spessore culturale si interessarono di questo sport."Il calcio è una metafora della vita,scrisse una volta Jean-Paul Sartre,mentre al contrario,per il filosofo Sergio Givone:"La vita è una metafora del calcio".Ed Albert Camus:"Tutto quello che so della vita l'ho imparato dal calcio".Ed ancora lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano,autore di "Splendori e miserie del gioco del calcio":"Per me,che arrivo dal Brasile-scrisse-il pallone rappresenta un’utopia,un riscatto,una opposizione al potere.Per quanto i tecnocrati lo programmino perfino nei minimi dettagli,per quanto i potenti lo manipolino,il calcio continua a VOLER essere l’arte dell’imprevisto.
Il calcio è appassionante,avvincente,coinvolgente.Fu così anche per Umberto Saba.Il poeta si avvicinò al calcio casualmente,una volta che accompagnò allo stadio la figlia che voleva vedere la squadra di casa,la Triestina.Fino a quel momento Saba non s'era mai interessato di calcio,e,anzi,gli davano fastidio tutti quei tifosi che deliravano o si disperavano per una sfera di cuoio.Ma da quel giorno per lui tutto cambiò;dentro quello stadio Saba si sentì coinvolto dal calore della folla,rapito da tutto quello spettacolo di vita.Continuò,così,a scrivere poesie sul calcio,prendendo spunto da alcuni momenti della partita che lo avevano colpito.Scrisse così la "Tredicesima partita"in occasione di un Padova-Triestina a cui il poeta assistette insieme a sua figlia,alla quale,con galanteria,due tifosi della squadra avversaria regalarono un mazzetto di fiori.Ma allora il clima non era quello di oggi,allora non si lanciavano motorini giù dalle gradinate dello stadio,né si sarebbe mai offesa la memoria di Anna Frank come è invece successo a Roma dove tifosi laziali hanno mappiccicato addosso ad una fotografia della ragazzina simbolo della persecuzione nazista,la maglietta della Roma con scritte antisemite del tipo "romanista ebreo".
Il calcio è appassionante,avvincente,coinvolgente.Fu così anche per Umberto Saba.Il poeta si avvicinò al calcio casualmente,una volta che accompagnò allo stadio la figlia che voleva vedere la squadra di casa,la Triestina.Fino a quel momento Saba non s'era mai interessato di calcio,e,anzi,gli davano fastidio tutti quei tifosi che deliravano o si disperavano per una sfera di cuoio.Ma da quel giorno per lui tutto cambiò;dentro quello stadio Saba si sentì coinvolto dal calore della folla,rapito da tutto quello spettacolo di vita.Continuò,così,a scrivere poesie sul calcio,prendendo spunto da alcuni momenti della partita che lo avevano colpito.Scrisse così la "Tredicesima partita"in occasione di un Padova-Triestina a cui il poeta assistette insieme a sua figlia,alla quale,con galanteria,due tifosi della squadra avversaria regalarono un mazzetto di fiori.Ma allora il clima non era quello di oggi,allora non si lanciavano motorini giù dalle gradinate dello stadio,né si sarebbe mai offesa la memoria di Anna Frank come è invece successo a Roma dove tifosi laziali hanno mappiccicato addosso ad una fotografia della ragazzina simbolo della persecuzione nazista,la maglietta della Roma con scritte antisemite del tipo "romanista ebreo".
o ancora di quel giocatore che,dopo aver segnato il gol della vittoria sul campo di Marzabotto esulta,facendo il saluto fascista e mostrando una maglietta nera con il simbolo della Repubblica di Salò.Sì,proprio a Marzabotto,la cittadina dove i nazi-fascista trucidarono 770 civili(tra cui anziani,donne e bambini) per rappresaglia contro la Resistenza partigiana.
E' questo l'ambiente mentale e,per così dire,"culturale" nel quale è degenerato il calcio oggi in Italia.Sono questi i riti perversi che oggi si celebrano nelle grandi "cattedrali" degli stadi calcistici,come pure nelle piccole "parrocchie" dei campi di provincia.E tutti noi,oramai,siamo cloroformizzati e assuefatti al linguaggio dei procuratori e degli sponsor,dei diritti tv e degli ingaggi e non c'accorgiamo che sono proprio questi i motivi che hanno portato l'Italia fuori dal Mondiale.
Altra cosa era quell'altro calcio,quello raccontato da Pasolini,che diceva che il goal era folgorazione e stupore,il dribbling una poesia e "il gioco del pallone la cosa più bella del mondo".
E' questo l'ambiente mentale e,per così dire,"culturale" nel quale è degenerato il calcio oggi in Italia.Sono questi i riti perversi che oggi si celebrano nelle grandi "cattedrali" degli stadi calcistici,come pure nelle piccole "parrocchie" dei campi di provincia.E tutti noi,oramai,siamo cloroformizzati e assuefatti al linguaggio dei procuratori e degli sponsor,dei diritti tv e degli ingaggi e non c'accorgiamo che sono proprio questi i motivi che hanno portato l'Italia fuori dal Mondiale.
Altra cosa era quell'altro calcio,quello raccontato da Pasolini,che diceva che il goal era folgorazione e stupore,il dribbling una poesia e "il gioco del pallone la cosa più bella del mondo".